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29-05-2006, 13.28.39 | #2 |
Ospite abituale
Data registrazione: 28-05-2006
Messaggi: 119
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Ciao Heraclitus, sono entrata da poco nel forum e per prima cosa vorrei rispondere a te dato che trovo il tuo intervento molto interessante...diciamo che anch’io a tempo debito mi sono posta le tue stesse domande...e dato che non sono più un’adolescente ...diciamo anche che ho trovato la risposta.
Per prima cosa bisogna tener presente che il Pelagianesimo e il Protestantesimo, come anche tante altre variazioni sul tema, derivano tutte da quell’unico testo che chiamiamo Bibbia, perciò è molto importante aprirlo e provare a leggerlo, magari con l’aiuto di qualcuno, se resta difficile farlo da soli. Questo lo dico non per te, perché magari lo conosci e lo leggi già, ma per tutti coloro che a volte parlano di qualcosa ma non sanno né da dove viene né tanto meno si documentano in primis ma parlano per sentito dire... Detto questo torniamo a noi. Quando all’inizio dice che Questo problema consiste nel conciliare A) un dio infinitamente buono verso tutti (qui onnipotenza e onniscienza sono di secondaria importanza) con B) il medesimo dio che nell'aldilà infligge ad alcuni uomini sofferenze eterne di durata e di insopportable intensità (qui non importa cosa hanno fatto in vita perchè ne parleremo in seguito). trascuri una posizione molto importante che ritroviamo all’inizio della Bibbia...Nella Genesi si parla del serpente (Adamo ed Eva) che più tardi viene definito il “seduttore del genero umano”, “colui che è omicida fin da principio” e anche il “menzognero”...poi nel Nuovo Testamento Gesù stesso parla di Satana...(questo lo ritrovi in tutti i Vangeli)...se vuoi puoi vedere il sito http://www.laparola.net/ in cui basta dare una parola e ti cerca tutti i passi in cui se ne parla.... Senza dilungarmi troppo a dire cosa si dice a proposito di Satana e dell’Inferno nella Bibbia provo a riassumere così: a) Satana era un angelo, è una creatura di Dio che, ribellatasi a Dio, ha perso la grazia ed è caduta (caduta significa che quando una creatura perde la grazia di Dio “cade” poiché Dio, nel rispetto della libertà delle sue creature, si allontana da lei). b) L’inferno è quella condizione in cu Dio è assente...è la mancanza di Dio... cfr. anche Sant’Agostino sul problema del male c) Ogni creatura vive in sé la lotta tra il bene ed il male in cui la stessa è chiamata a scegliere da che parte stare, se con Dio o con il Maligno... cfr. libro di Giobbe d) Satana tenta l’uomo al male per invidia dell’uomo, perché per salvare l’uomo Cristo è morto in croce. Satana è invidioso della salvezza che all’uomo spetta in quanto Figlio di Dio. Il peccato degli angeli ribelli è quello di essersi messi al posto del Creatore. A questo peccato degli angeli ribelli non serve come rimedio il sacrificio di Cristo, come molti teologi contemporanei pensano. Cioè gli angeli non potranno mai andare in paradiso, l’uomo invece sì anche se è vissuto tutta una vita in peccato mortale ribellandosi a Dio...cfr. il ladrone sulla croce a cui Gesù dice “oggi sarai con me in Paradiso”. e) In ultima analisi rispetto alla tua domanda: Possiamo dire quindi che se dio è infinitamente buono verso tutti allora nessun uomo può essere mandato da dio all'inferno e che se qualcuno è mandato da dio all'inferno allora dio non è infinitamente buono verso tutti? Se no, perché? Mi sento di aggiungere qualcosa che tu hai trascurato: Dio è infinitamente buono e non manda all’Inferno nessuno... Ma l’uomo è libero di scegliere da che parte stare...Dio con la sua grazia salva Tutti ma stà a noi accoglierla oppure no! Diciamo meglio che se “Dio è Amore” (Vangelo di Giovanni) e l’amore è libertà, gratuità, allora non fa parte dell’amore la costrizione...L’uomo di fronte a Dio può accogliere il suo messaggio di Amore infinito e salvarsi, oppure lo può rifiutare, come hanno fatto gli Angeli ribelli, e decidere quindi per sé l’inferno, cioè quella condizione di assenza di Dio di cui dicevamo sopra. Quindi non è Dio che ti condanna ma siamo noi da soli a decidere liberamente da che parte stare. Così si concilia il libero arbritrio con il problema della grazia di Dio e del male...certo che il mio intervento non esaurisce la quastione ma vuole solo dare una piccola sintesi a ciò che dice il Vangelo a riguardo... |
30-05-2006, 13.37.52 | #5 |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Epicurus scrive
la storiella "ma siamo noi che decidiamo liberamente se stare con dio o no. siamo noi che lo rifiutiamo e andiamo all'inferno, lui invece ci vorrebbe" lascia il tempo che trova. infatti nessuno (a parte lucifero e altre creature celesti), alla domanda "vuoi stare nella serenità in paradiso e nella dannazione e sofferenza eterna dell'inferno?" sceglierebbe la seconda opzione ------ Che dici Epicurus?… se tu fossi malato e uno sprovveduto ti chiedesse di seguirlo dicendoti che potrebbe salvarti la vita , tu lo rifiuteresti pur volendo aver salva la vita con tutto te stesso!…ma se quell'ignorante si trasformasse in un uomo che ti mostra credenziali da oncologo…agiresti diversamente…. Il problema non e’ quello a cui vogliamo arrivare, nessuno vuole il proprio male, il difficile e’ “credere” alle credenziali di chi ti vuole mostrare la via giusta per arrivarci. Saluti Ultima modifica di and1972rea : 30-05-2006 alle ore 13.40.04. |
30-05-2006, 15.40.11 | #6 |
Utente bannato
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
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La condizione del scegliere o non scegliere però lasciandoci nel dubbio mi pare una cosa sadica, non buona! Posso comprendere la caduta per tentazione da parte di Satana. Non posso comprendere però come Dio non abbia semplicemente ristabilito la santità di Adamo ed Eva che non hanno peccato d'orgoglio o chissà cosa ma solo di curiosità! Curiosità di cui Dio è colpevole avendoli tenuti nell'ingnoranza!
Se manca la conoscenza, non può esserci colpa. La caduta è una rappresentazione simbolica. Come l'inferno. |
30-05-2006, 15.46.16 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Citazione:
Il Libro della Genesi è sufficiente per smentire quest’affermazione. Non è vero che siano la caduta e la conseguente perdita della Grazia di Dio ad aver determinato il soggiacere dell’uomo alla tentazione, egli fu tentato già prima della sua caduta; fu tentato dal serpente quando ancora dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male non s’era cibato, vero atto prometeico di cui l’umanità deve essere perennemente grata. La creazione è un atto imperfetto, che reca in sé i germi della corruzione, di questo gli uomini devono chiedere conto a Dio. Se la creazione e la sua creatura più bella e fulgida fossero state perfette, la tentazione non avrebbe plasmato il cosmo, e il peccato e il male, che già adombravano la Luce divina, sarebbero rimasti relegati nel cantuccio a loro destinato, avrebbero, cioè, riguardato solo gli angeli ribelli (ed anche su questo versante vi sarebbe tantissimo di cui discutere); l’uomo non avrebbe ceduto alla tentazione. La Genesi fa esprimere Dio in questi termini: <<1, 31: Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.>>. ‘Molto buona’ sta’ ad indicare che non si trattava di opera perfetta, ma di un grado o livello di bontà eccelsa, però non perfetta. Dio, dopo la caduta, maledì la terra e i suoi abitatori, dopo di che distolse lo sguardo dalle cose dell’uomo, limitando il proprio coinvolgimento nella storia all’ammonizione insita nella legge affidata a Mosé. Entrò con forza ed irruenza nello scorrere del tempo e nelle cose dell’uomo con l’avvento di Gesù, suo Logos redentore non per la salvezza dell’uomo, ma per espiare la sua inemendabile colpa di aver creato l’abnorme ed avervi immerso l’intera creazione. La venuta del figlio dell’uomo iscrisse lo scorrere del tempo entro una linearità ed un’attesa escatologica che trova il suo epilogo nell’adempimento della promessa dell’ultimo giorno e la rivelazione del Dio del settimo giorno; spezzò così la ciclicità del tempo scandita dal succedere delle stagioni e di un eterno ritorno. A fronte del patimento cui aveva sottoposto la creazione, Dio offrì alla Terra la consolazione di una promessa che non vale l’attesa, non lenisce il dolore e non tacita il pianto e il lamento che erompono diafani come un rigurgito da ogni luogo e da ogni tempo. Da ciò l’uomo, da questo patire, trae legittimazione ogni qualvolta innalza verso il cielo le proprie bestemmie e le proprie ingiurie; dal fatto che porta sulle spalle il fardello altrui, dall’immane fatica di vivere in una condizione reietta, dal dolore che scaturisce senza senso e senza ragione dall’handicap innocente, da quello che furente interseca l’esistenza umana senza che si colga in questo abbattersi una ragione atta a giustificarlo l’uomo deriva e deduce le sue ragioni di lamentela, senza che a queste Dio possa o debba opporre il suo ineffabile disegno. Non vi è teleologia che possa controbilanciare questa ferita aperta nel cuore, nell’anima e sulla pelle della creatura e della creazione. Dio è colpevole senza possibilità d’appello. Bye |
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30-05-2006, 16.30.56 | #9 | ||
Panta rei...
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Messaggi: 181
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Citazione:
1)Epicurus, questo è il caso del pelagianesimo e in parte del cattolicesimo, non del protestantesimo. Comunque oltre al discorso "pena proporzionale alla colpa", bisogna notare che bisogna chiedersi quanti beati sarebbero contenti di stare con un "dio bigliettaio del paradiso" che praticamente vende a loro delle gioie in cambio di una gioia. Se un tuo amico ti fa' delle gioie solo se tu gliele fai prima a te è un amico che ti vuole davvero bene? Questo è il punto. Citazione:
Beh, (a parte che io col mio rispetto religioso non definisco storielle neanche i miti greci e babbo natale) nessuno può saperlo se nessuno vuole scegliere la seconda opzione. Tu non conosci le altre persone... Io ne conosco e farei vari nomi Comunque nel mio primo post ho già fatto notare che per il protestantesimo paradiso e inferno non li si hanno per meriti. Io sono perciò d'accordo con te. L'inferno come scelta per me è l'unico modo per definire dio "infinitamente buono verso tutti". |
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30-05-2006, 18.41.31 | #10 | |
Ospite
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Citazione:
vorrei precisare che non si ha il paradiso o l'inferno in base alle proprie opere Non lo dico io ma Paolo di Tarso in Galati 2:16 sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato. le opere non sono causa della salvezza ma conseguenza, frutto e conferma di una scelta Giovanni 15:12 «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Giovanni 15:13 Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Giovanni 15:14 Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Giovanni 15:15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. La scelta non è necessariamente "consapevole" o "razionale" ma si matura in un cammino che dura "la vita" Dubiti che qualcuno potrebbe sceliere la seconda opzione? Mi sembra che visechi indichi proprio questa strada. |
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