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01-08-2006, 14.43.56 | #44 | |
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
Citazione:
secondo me.. semplicemente non ce nessun paradiso e nessun inferno se non quello che viviamo dentro noi,tante' vero che l'uomo ha dimostrato di avere la potenzialita in se per essere il piu malvagio crudele e disumano quanto benevolo e amorevole di tutte le creature..il concetto di giusto e' quello che inevitabilmente filtra attraverso noi stessi secondo la nostra limitata percezione della realta,quindi lascia il tempo che trova il voler incasellare le cose secondo un nostro"ordine" di giusto o sbagliato,umano o disumano |
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01-08-2006, 22.39.05 | #45 | |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
Citazione:
già....è vero. triste ma vero |
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02-08-2006, 00.43.26 | #46 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
Citazione:
Io credo che l'eternità della pena vada intesa come "esclusione" da uno stato di "comunione" con l'intelletto divino. Penso che essa coincida con il rifiuto del soggetto all'appartenenza comune ad una intesa con Dio (e dico "intesa", non convinzione, volendo significarne il senso ultimo). Essere "somiglianti" a Dio non comporta l'affinità in senso euclideo con la divinità. Affinità e somiglianza rappresentano categorie concettuali differenti. La prima oltrepassa i limiti dei dati immediati della coscienza: si "rivela" oppure si "intuisce", ma non può essere riportata, analiticamente, ad enti semplici che la possano comprovare. La seconda si "configura" in termini di "congruenza" e "conformità": ossia è riferita a forme di "misura". In quest'ultimo senso noi siamo "simili" a Dio, ma non affini. Logica ed intelletto umano, pur limitati, accedono a specie di "comprensioni" razionali che attingono ad una radice comune. Ma noi non siamo affini a Dio, e non possediamo quell'intuizione intellettuale che sarebbe creatrice. La realtà ci mostra come l'Inferno ed il Purgatorio appartengano al nostro senso comune: alle esperienze umane di cui siamo testimoni. Chi può dire se questo nostro mondo, al modo stesso di tanti giochi virtuali, si arricchisca, nel tempo, di tanti "dannati" inconsapevoli, i quali vivono come reale e come possibile, ciò che in realtà è già una definitiva condanna? L'inferno non necessariamente si disgiunge da questo mondo possibile, nel quale tutti respiriamo un'illusoria intenzione salvifica. Ma, quale peggior condanna di quella che rende la vittima ignorante del decreto che l'ha condannata? E, nel tempo, nella storia, questo mondo reale in cui agiamo e respiriamo, si infarcirebbe in modo crescente di "dannati", fino a condurci, del tutto agli antipodi delle credenze di tutte le "Teologie della Liberazione", all'effettivo Inferno. Pare molto meglio rappresentata, la storia dell'Uomo, in questo nostro mondo superbo e disumano che, di secolo in secolo, si avvelena e restringe i suoi margini di ingenuità e spontaneità. Sempre più flebile è la voce di chi chiama nel deserto, sempre più vasto il gorgo in cui dilegua. |
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02-08-2006, 17.14.45 | #47 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-01-2006
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
Beh, secondo me c'è qualcosa da chiarire almeno sotto il profilo teologico.
L'idea di un inferno fatto di brutalità e punizioni è islamica e non cristiana. Dante, infatti, usa l'inferno di Maometto nella sua commedia. In realtà nel cristianesimo originario non esisteva neppure un concetto fisico di paradiso, visto più che altro come uno stato di felicità e perfezione. Secondo i cristiani, dunque, l'uomo è condannato alla morte. Ma è una morte provissoria. Infatti l'ultimo giorno Dio richiama in vita, nel corpo, i defunti e li giudica. Quelli che superaranno il giudizio avranno in premio la vita eterna e il regno dei cieli; per gli altri ci sarà "la morte seconda", quella definitiva. Nulla di brutale che ponga in dubbio la bontà di Dio. Successivamente, a contatto con il mondo greco-romano, nel cristianesimo è entrato il concetto di anima, sconosciuto alla tradizione giudaica. L'anima diveniva per i nuovi cristiani, lo "spirito di vita", che viene da Dio con la nascita e torna a Dio con la morte. Ma questo "spirito" o "anima" dove va in attesa del giudizio universale? In una sorta di stato di attesa: uno vicino a Dio, chiamato paradiso; uno lontano chiamato inferno; uno intermedio (introdotto dopo) chiamato purgatorio. La sofferenza è più una tristezza sentimentale per la lontananza da Dio che non un vero tormento. |
02-08-2006, 22.56.19 | #48 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
L'inferno è prima di tutto la negazione di Dio. Se partiamo dal concetto del Dio che è Tutto, ci possiamo rendere conto che negando l'esistenza di Dio in qualche modo neghiamo anche la nostra esistenza, creando una divisione che è incolmabile... e in cui, anche se riuscissimo a conquistare tutto il potere e la ricchezza di questo mondo, saremmo solo dei morti rispetto all'eterna fonte di vita che è Dio, e la nostra presunta felicità terrena sarebbe solo illusoria... e saremmo divorati dalle fiamme delle nostre passioni, che tanto spesso raffigurano l'inferno.
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03-08-2006, 09.38.41 | #49 |
Ospite abituale
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Messaggi: 193
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
Dio ha stretto un patto con ogni uomo. Ma l'uomo è libero di sciogliere tale patto. Nel momento in cui lo fa decide di vivere senza Dio, che a quel punto è libero anche dal suo lato: se l'uomo vuole vivere senza Dio viene accontentato. Lo può fare e nessuna punizione è prevista per lui. A quel punto però verranno meno anche i benefici. E' qui che si consuma l'unica beffa che Dio ha preparato per i peccatori e i miscredenti: loro sono da subito condannati alla morte eterna. Ma verranno comunque risvegliati, temporaneamente, al solo scopo di far loro vedere cosa hanno perso. E deve essere grande il senso di frustrazione che pervade chi si rende conto di aver perso tutto quello che veramente conta solo per correre dietro a passioni ed obiettivi futili e transitori.
Questo, ovviamente, in un'ottica cristiana. |
03-08-2006, 10.37.39 | #50 | |
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Riferimento: Dio e il problema dell'inferno
Citazione:
Se si leggono libri scritti da esorcisti (riconosciuti dalla Chiesa) si vede che l'inferno è una non-comunione con Dio (una non-intesa come dice Weyl, usando un termine che mi piace molto), ma non solo. L'inferno è qualcosa che viene lasciato nelle mani del demonio e dei vari satanassi che dedicano ai dannati le loro "attenzioni particolari"e "trattamenti particolari". Ufficialmente per la Chiesa cattolica l'inferno è qualcosa di più di una lontananza da Dio....almeno così mi è parso di comprendere in base a quanto dicono certi vescovi-esorcisti, i quali sostengono che vi siano destinati coloro che liberamente scelgono il Maligno. E' terribile questa cosa! Un conto è pensare l'inferno come una dimensione in cui vengono meno i benefici di Dio (una cosa comunque terribile); un conto è che in questo "luogo" le povere anime dannate vengano abbandonate alla mercè del Maligno....e quest'ultima versione mi sembra sia quella più attinente all'ottica cristiana. |
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