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05-07-2004, 17.52.56 | #12 |
Ospite abituale
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mah, definire quale sia l'essenza del pensiero è un'operazione utile soltanto se si vogliano definire gli scopi del pensiero. A cosa serva e a cosa non serva, quale ne è un utilizzo legittimo e quale uno illegittimo. Per me non ha molto senso una disamina di questo tipo perchè finirebbe col lasciare sul campo la solita domanda: il non-pensiero è pur sempre un pensiero?
sciao sciao |
05-07-2004, 18.35.17 | #13 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Sì, intendevo esattamente questo, il pensiero arriva da sè, impulsivamente, poi subentra in un secondo momento la riflessione consapevole. ciao. |
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05-07-2004, 18.44.10 | #14 | |
Ospite abituale
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il non pensiero e lo spazio vuoto tra un pensiero e' l'altro. E' come la pausa tra due note musicali...certi brani musicali non sarebbero lo stesso senza quelle pause....purtoppo siamo coscienti solo delle note. Ciao |
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05-07-2004, 19.17.55 | #15 |
Ospite abituale
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Il pensiero nasce dalle nostre percezioni del mondo. Pensare sta per lo spontaneo richiamo di informazioni. Pensare inteso come ragionare e' costituito invece dal concatenare dei pensieri. Domanda: se il vostro pensare, ragionare fosse un'operazione algebrica...quale delle quattro prevale? Ciao
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05-07-2004, 19.21.43 | #16 | |
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Citazione:
D'istinto direi l'addizione, un ininterrotto fluire di idee, immagini, sensazioni, che si accavallano, si aggiungono, si sommano le une alle altre, disordinatamente. |
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05-07-2004, 19.26.35 | #17 | |
Ospite abituale
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Ciao Dana Hmm, assomiglia di piu alla moltiplicazione..... Cmq, credo sia importante saperlo. Mi incuriosiscono anche gli altri. Moltiplicazione, anch'io. Troppo veloce il proccesso per me da individuare le singole addizioni. Questo solo ognitanto pero....Ciao Ultima modifica di neman1 : 05-07-2004 alle ore 19.33.09. |
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05-07-2004, 22.20.33 | #18 |
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x nem
già, ma dato che il nulla è di per se un paradosso (perchè il nulla e pur sempre qualcosa ) ne conseguirebbe che pure il non pensiero è qualcosa, cosa se non un pensiero?
cmq stiamo parlando delle congetture dei filosofi, quindi prendiamole col dovuto cuor leggero |
06-07-2004, 00.26.24 | #20 |
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Riguardo al non pensiero
L'unica specie possibile di non pensiero, la quale non entri in contraddizione con la forma in cui si voglia definirla, è ciò che non ha per contenuto la negazione del contenente.
Poniamo che sussista un insieme che rappresenti tutti gli "n" insiemi costituiti di "n" elementi ciascuno: l'insieme costituito da questi "n" insiemi, è uno degli insiemi di "n" elementi che ciascuno di essi raggruppa ? Se così è, allora l'insieme degli insiemi di "n" elementi non corrisponderebbe più alla definizione, essendo costituito da "n + 1" insiemi. Ma se non è così, allora quell'insieme non raccoglie "tutti" gli "n" insiemi costituiti da "n" elementi ciascuno, per cui risulta necessario supporre che tale insieme non possa esistere. Ora, tale insieme non rappresenta nulla più che ciascun, possibile, numero intero. Dobbiamo ritenere che il numero "3", ad esempio, non sia coerentemente pensabile ? Direi di no. Dunque, da quella che è la definizione coerentemente logica di numero intero al concetto di "un" numero intero, sussiste un'articolazione di sviluppi intellettuali che "non" ricostruisce l'acquisizione del concetto di "quel" numero intero. Questo è il non pensiero, dentro un'attività di coscienza, ed è processo ideativo. |