ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
10-10-2015, 13.43.15 | #34 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-06-2015
Messaggi: 172
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione:
Quando dico "tu", intendo sgiombo in quell'istante di tempo. Perchè tu non sei piú tu in un altro istante: sono due sgiombo diversi, magari uno piú vecchio e l'altro piú giovane, ma sono persone diverse, ma coesistenti, che hanno in comune delle somiglianze nella memoria. Tu hai esperienza di altre cose, ma sempre dal tuo punto di vista. Non da quello degli altri. L'informazione si deposita nell'organismo(fatto scientifico), e rimane simile a come è stata interpretata dal tuo organismo, quindi dal tuo punto di vista. La memoria è materiale(materiale, non materia), il ricordo è invece coscienza, che è correlata ad una sola parte di memoria. |
|
10-10-2015, 14.11.37 | #35 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-06-2015
Messaggi: 172
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione:
Il fatto che mi chiedi di chi sia quell'unica coscienza, o esperienza cosciente, mi fa capire che non hai capito cosa intendo per coscienza universale: si chiama universale perché è di tutti, noi siamo un tutt'uno. Non ha senso affermare che sia mia aut(o disgiuntivo) tua. È universale proprio perché è di tutti. |
|
10-10-2015, 16.18.47 | #36 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione:
E perché mai non sarebbe diveniente? La totalità dell' esperienza cosciente comprende ovviamente tutti gli istanti di tempo nei quali si dispiega (tautologia!), sì, ma uno di seguito all' altro nel tempo e non contemporaneamente: ora vivo un istante cosciente ben diverso da tutti gli altri già vissuti precedentemente in passato (e che non vivo ora) e da tutti quelli che (spero ancora relativamente numerosi, malgrado l’ età, ma soprattutto buoni) vivrò in futuro (e che pure non vivo ora). Citazione:
Ma nemmeno é dimostrabile che non ci sia un tale soggetto nè degli oggetti delle sensazioni (entrambi "cose in sé" o noumeno): potrebbero tanto esserci realmente, quanto non esserci e si può fideisticamente credere l' una o l' altra cosa, oppure sospendere il giudizio. |
||
10-10-2015, 19.18.31 | #37 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione:
Si tratta solo di diversi modi di dire le stesse cose: che mi si chiami sempre Sgiombo, oppure Sgiombo1, Sgiombo2, Sgiombo3, ecc., le cose -la realtà- non cambiano: (ciò che si intende per) l’ esperienza cosciente dello stesso Sgiombo al tempo 1, al tempo 2, al tempo 3, ecc. è la stessa cosa del- (di ciò che si intende per) -l’ esperienza cosciente di Sgiombo1, di Sgiombo2, di Sgiombo3, ecc., solo detta in un altro modo (un po’ come si può dire la stessa cosa in italiano e in francese). Comunque questi diversi istanti della medesima esperienza cosciente (= queste tre diverse esperienze coscienti) accadono successivamente, in tempi diversi; per esempio l’ attuale vedere il computer e il vedere domattina il G.P. del Giappone, salvo spiacevoli imprevisti (per la cronaca, sperando in una vittoria del grande Jorge, malgardo l’ immenso culo -oltre alla notevole classe, naturalmente- del suo principale avversario; sempre per la cronaca, su "Cielo", e non su "Sky" a pagamento: piuttosto non lo guarderei!) da parte dell’ unico Sgiombo (=l’ attuale vedere il computer da parte di Sgiombo 1 e il vedere domattina il G.P. del Giappone da parte di Sgiombo2) accadono successivamente, in tempi diversi, e non nello stesso (lasso di) tempo: ora che sto vedendo lo schermo del computer non sto affatto vedendo anche contemporaneamente il G.P., e quando domattina starò -ovvero Sgiombo2 starà- davanti alla TV non vedrò -non vedrà- il computer, che fra l' altro si trova in un’ altra stanza. Citazione:
Appunto: non v’ è alcuna esperienza universale, ma molte diverse esperienze, ciascuna col suo proprio “punto di vista” e con “contenuti” diversi (anche se in parte possono essere ritenuti reciprocamente corrispondenti; ovvero intersoggettive). Questo non si può dimostrare, lo credo fideisticamente; ma comunque le alternative logicamente corrette possibili sono solo: a) il solipsismo (esiste solo la "propria" coscienza direttamente esperita e nient' altro), o appunto b) il credere che esistano altre, distinte esperienze coscienti; e non c) il credere che un' unica esperienza cosciente sia costituita da ciò che direttamente si esperisce + altre cose non direttamente esperite ma pretese esperite nell' ambito della stessa esperienza cosciente di quelle direttamente esperite, ove però non sono esperite (contraddizione!). L’ “informazione” nel senso tecnico dell’ informatica o delle scienze cognitive (quella di Shannon) e i “contenuti” della mia esperienza cosciente (sensazioni esterne-materiali, di pensieri, di ricordi, ecc.) sono cose completamente diverse (c’ è solo una fastidiosa ambiguità linguistica che può farle erroneamente confondere). I secondi non sono affatto interpretati dal mio organismo, che essendo fatto di materia può si elaborare informazioni (nel senso di Shannon) ma non interpretare un bel nulla (nel senso di fare considerazioni teoriche). La “memoria1” materiale (non cosciente) dei computer o dei cervelli “biologici” è infatti (mi sembra di capire) anche per te tutt’ altra cosa della “memoria2” (cosciente) in quanto insieme di dati di esperienza ricordati o ricordabili. Citazione:
|
|||
10-10-2015, 21.52.28 | #38 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-03-2015
Messaggi: 257
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione:
Affermare che qualunque cosa è solo sensazione è solo opinione indimostrabile. Non basta affermarlo dogmaticamente bisogna argomentarlo e le argomentazioni di questa teoria per me non sono sufficienti per preferirla a qualunque altra. L'istinto e il senso comune non conferiscono poi credibilità maggiore di altre ad una simile congettura. E' assolutamente indimostrabile che il soggetto non esiste e nemmeno è dimostrabile che non esista l'oggetto della sensazione. E' simile al paragone dell'occhio. C'è l'occhio e il campo visivo. Ma l'occhio può vedere solo ciò che entra nel campo visivo. Non può vedere se stesso. Ora dire che esiste solamente ciò che entra nel campo visivo e non esiste l'occhio per me non è ragionevole. Pure affermare che l'occhio è essenzialmente della stessa natura di quel che entra nel campo visivo non è dimostrabile. Così affermare che la volontà è sensazione mi sembra una semplificazione. La sensazione è percezione, ma si può percepire la volontà ? Se affermiamo che la volontà è solo pensiero andremmo ad escludere tutte le volontà inconsce che agiscono prepotentemente in noi e che non percepiamo/siamo coscienti di avere ( per es. la volontà/sete di esistere, la volontà di far del male che non è palese alla coscienza e che esplode inaspettatamente in atti di odio o di rabbia, ecc.)... Comunque alla fine anche la mia è solo una teoria e non posso giustamente pretendere che valga più di un'altra. Sono convinto intimamente che il pensiero discorsivo, per sua stessa natura, non abbia alcuna possibilità di comprendere una cosa che lui chiama "Verità". Impossibile per lui uscire dal dualismo soggetto-oggetto. Trovo molto interessanti le riflessioni di Wittgenstein sulla natura del pensiero come linguaggio. Non è che la parola Verità abbia un senso solo per il linguaggio ma che non ne abbia alcuno in senso ultimo? Ossia..il vero si può pensare/dire o si può solo esperire, in ultima analisi? Ma farne esperienza come ? |
|
11-10-2015, 11.05.49 | #39 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-06-2015
Messaggi: 172
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione sgiombo:
"E perché mai non sarebbe diveniente? La totalità dell' esperienza cosciente comprende ovviamente tutti gli istanti di tempo nei quali si dispiega (tautologia!), sì, ma uno di seguito all' altro nel tempo e non contemporaneamente: ora vivo un istante cosciente ben diverso da tutti gli altri già vissuti precedentemente in passato (e che non vivo ora) e da tutti quelli che (spero ancora relativamente numerosi, malgrado l’ età, ma soprattutto buoni) vivrò in futuro (e che pure non vivo ora)." Pepe98: È l'idea del tempo che abbiamo noi a non essere corretta(dal punto di vista del mio ragionamento): Noi pensiamo al tempo come qualcosa che fa divenire le cose, le fa mutare, le fa morire. E crediamo quindi nell'esistenza di un'identità diveniente: La mela matura è sempre quella mela che prima era acerba, io da vecchio sono sempre io di quando ero giovane, solo che sono "mutato". Io prima di tutto credo che l'identità non si possa dare alle cose, se non per indicare cose somiglianti(in questo caso è comunque solo una approssimazione). Se esistesse l'identità immutabile associata a corpi divenienti, tutto sarebbe tutto! Noi siamo della stessa materia di cui erano fatte le stelle, il plasma primordiale,... E noi saremmo queste cose? È qui che io non sono d'accordo con Aristotele, che ragiona su atto e potenza. Tutto in è tutto in potenza! Io invece considero il tempo non come è solito intendere, ma come misura di una "somiglianza" fra le cose, somiglianza legata da leggi fisiche, che possiamo conoscere osservando il presente, ma necessariamente anche il passato che abbiamo immagazzinato nella memoria. Come puoi notare non ho detto che il passato non è piú presente: l'ho solo usato come misura, come dimensione dall'essere. La concezione di "prima" e "dopo", non è corretta per intendere passato e futuro: tutti gli istanti sono "ora" presenti, non c'è un prima o un dopo. So di non avere prove di tutto ciò, ma funziona brillantemente. |
11-10-2015, 14.41.08 | #40 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: Perché l'essere dovrebbe divenire?
Citazione:
Il problema fisico è l'impossibilità di coniugare coesistenza e successione, ovvero identità e divenire. Quell'adesso fra poco sarà un'altro adesso e le tue convinzioni potranno essere uguali, o più o meno convinte. Non ci muoviamo ,non diveniamo dal vecchio al neonato, ma tutto tende da un origine ad una fine, magari per replicarsi in un altro essere che compie di nuovo lo stesso verso. Inoltre è dimostrato scientificamente che il nostro cervello non agisce per sole sensazioni,ma anche per emozioni:noi vediamo soprattutto quello che vogliamo vedere. Nei sistemi dopominergici tramite imaging e tracciati dei neurotrasemettitori a livello locale dei neuroni verificando i salti di frequenze rilevano l'esistenza del reinforcemnt learning,di rinforzi dell'apprendimento le cui basi sono motivazioni ed aspettative. L'uomo tende già nel suo cervello (ma anche i mammiferi ad es. con il "premio" nell'addestramento del cane) a costruirsi una predittività premiante temporale, cioè il cervello tende ad anticipare gli eventi futuri.Significa che il nostro cervello è analogico temporalmente, semmai è la nostra mente che gli piacerebbe negarlo. E' altrettanto vero che le memorie del cervello sono fondamentali a tenere legati"mentalmente" le infinite identità che mutano per successione temporale; ma dire che paul11 ora è uguale al paul11 da bambino fisicamente e mentalmente, o sarà uguale a quello fra dieci anni, non sta in piedi nè fisicamente nè logicamente. Noi incarniamo la contraddizione e ci muoviamo per antinomie, aporie , paradossi. |
|