SOCRATE E I CANI
Un mio colto e dottissimo amico, si è sorpreso di ascoltare un giornalista che (durante un talk-show) aveva attribuito a Socrate la seguente frase: "Più conosco gli uomini, e più amo il mio cane"; a suo giudizio, infatti, tale asserzione non rientra affatto nella "Weltanschauung" socratica.
Cosa su cui sono assolutamente d'accordo.
Tuttavia ho visto che, su INTERNET, praticamente TUTTI attribuiscono "tel quel" tale motto al grande filosofo ateniese...dando la citazione per "scontata".
Senza citare la fonte, però.
Ho pertanto effettuato una attenta ricerca delle fonti, ed ho rilevato quanto segue:
A)
PLATONE, nei "Dialoghi", riferisce che Socrate ha nominato qualche volta i cani, relativamente a diverse tematiche; e, in particolare, nell'EUTIDEMO (1), nella REPUBBLICA (2) e nel LISIDE (3).
In quest'ultimo dialogo, in effetti, Socrate afferma l'esatto contrario della frase attribuitagli: e, cioè, che PREFERISCE AVERE UN BUON AMICO UMANO, PIUTTOSTO CHE UN CANE.
B)
SENOFONTE, nei "Detti memorabili di Socrate", riferisce che Socrate, una volta, disse: "Pertanto ancor io, come qualunque altro, d' un cane mi diletto, e così e più ancora mi diletto de buoni amici." (4)
Anche in questo caso, Socrate afferma l'esatto contrario della frase attribuitagli: e, cioè, che SI DILETTA, SI', DEI CANI, MA ANCOR PIU' DEGLI AMICI UMANI.
Da cosa è nata, quindi, la "leggenda metropolitana", che attribuisce a Socrate il motto in questione?
A mio modesto avviso, il "
misunderstanding" è nato dal fatto che, secondo DIOGENE LAERZIO, Platone usava definire Diogene di Sinope (il cinico):"SOCRATE IL PAZZO (5).
In effetti, a quanto mi risulta, neanche Diogene il Cinico (derivato dalla parola "cane", in greco antico), disse mai, letteralmente, la frase in questione; ma asseriva di essere un cane lui stesso, e come tale viveva.
Per cui, la frase "Più conosco gli uomini, e più amo il mio cane", gli si attaglia perfettamente.
Ed evidentemente, la confusione tra i due SOCRATI (il savio ed il pazzo), ha ingenerato l'equivoco.
Voi cosa ne pensate?
NOTE
1) «Dimmi, hai un cane?» «Sì , anche molto cattivo», ribatté Ctesippo. «Ha dei cagnolini?» «Sì , certamente altri cani somiglianti a lui», replicò. «Il cane è, dunque, loro padre?» «Io l'ho visto accoppiarsi con la cagna», disse. «Ma non è tuo il cane?» «Certo», rispose. «Allora, essendo tuo, è padre, cosicché il cane diventa tuo padre e tu diventi fratello dei cagnolini».
2) «Anche questo potrai vederlo nei cani», seguitai, «ed è un fatto straordinario in un animale».
«Che cosa?» «Che quando il cane vede uno sconosciuto, si irrita anche se non ha ricevuto da lui alcun male; viceversa, quando vede una persona conosciuta, la saluta con affetto anche se non ha mai ricevuto da lei alcun bene.
Non te ne sei mai meravigliato?»
«Finora non ci avevo proprio fatto caso», rispose,«Ma è chiaro che fa così ».
«Eppure questa sua dote naturale appare sottile e veramente filosofica».
«In che senso?» «Nel senso», dissi, «che distingue una figura amica da una nemica solo per il fatto che conosce l'una e ignora l'altra. E come può non amare l'apprendimento chi distingue il proprio e l'altrui grazie alla conoscenza e all'ignoranza?» «Non può non amarlo», rispose.
3) «Menesseno, rispondi a ciò che ti chiedo. Fin da ragazzo io desidero una cosa come un altro ne desidera un'altra; uno desidera avere dei cavalli, un altro dei cani, uno dell'oro, un altro onori. Io invece non smanio per queste cose, mentre desidero ardentemente avere degli amici e preferirei avere un buon amico piuttosto che un cavallo o un cane."
4) I "Quattro libri di Senofonte dei detti memorabili di Socrate "traduzione di M.A. Giacomelli - Capo sesto 55.
5) VITE DEI FILOSOFI Libro VI Cap.2.