ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
01-08-2014, 08.38.02 | #72 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
Il fatto che posso,significa che sono io che decido se svolgere un ruolo attivo o passivo. E questo è il primo passo. E la differenza è proprio questa: chi passa la vita a lamentarsi, anche se ha capito, e cerca giustificazioni razionali per l'irrazionale e chi passa la vita a decidere pur nella difficoltà. |
|
01-08-2014, 08.44.35 | #73 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
Chi è che può arrogarsi il diritto di parlare in nome di Dio? |
|
01-08-2014, 09.45.30 | #74 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
Questo non vuol dire assolutamente che sia da riconoscere desiderabile solo una rassegnazione apatica che neghi qualsiasi presa di posizione attiva nei confronti della vita, perché anche questa sarebbe una assunzione di potenza, mentre significa solo che qualsiasi presa di posizione attiva o passiva che sia va compresa nel significato che ha e non come una volontà di crearla per liberissima scelta su un originario essere nulla manipolabile all'infinito che può diventare qualsiasi cosa a patto che l'io si impegni al massimo a volerlo (da cui consegue l'inevitabile senso di fallimento di questo io che vive continuamente la propria frustrazione di inadeguatezza anormale e quindi angosciante proprio perché deve risolutamente negarla alla luce della fede nella potenza della propria volontà). |
|
01-08-2014, 11.18.08 | #75 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
** scritto da CVC:
Citazione:
Non è il fine del mio intervento farti divenire cristiano, ateo o agnostico, o discutere se Dio esiste o meno (stai deviando il tema, ma se questo è un tuo desiderare esponi il tuo dubbio o quesito nel forum di spiritualità), questo è un tuo problema, ma semplicemente farti riflettere sulla circostanza (non per nostro volere) che tutte le decisioni sono, inevitabilmente, retaggio dell'ipotetica illusione del nostro credo primordiale, Dio, il Caso o l'Indifferenza, su cui si fonda, conseguentemente, la nostra morale (che tu proponi, ed io concordo totalmente, come ingrediente essenziale affinché l'individuo faccia agire il desiderio o smorzarlo con la volontà, fino a inibirlo) ed il decidere ed il volere che essa comporta. Pace&Bene |
|
01-08-2014, 14.10.45 | #76 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
Per credo si intende un atto di fede, primordiale è qualcosa che appartiene alle origini della nostra specie. Alle origini c'è il mito, forse vuoi dire che l'uomo non può liberarsi dal mito. Se è così, si io riconosco che oltre alla natura razionale l'uomo ha anche una natura che 'pensa per immagini' e parla un linguaggio simbolico. E forse è proprio quella natura che muove gran parte delle nostre facoltà. Ma essa si esprime con un linguaggio infantile e truculento e a volte dice cose che non dovrebbero essere ascoltate. Mi riferisco all'inconscio. Inconscio e ragione sono forze diverse che agiscono per una stessa causa, cioè l'individuo. L'inconscio è il motore, ma solo la ragione può guidare. |
|
01-08-2014, 23.17.41 | #77 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
Ho un potere e non posso decidere, e che potere è? Bisogna capire semplicemente il limite di quel potere, oltrepassato il quale si perde i rispetto di sé, perché chi non riesce più a rispettare il limite ha perso anche se stesso e si comporta male con gli altri. Perché chi sa amare e rispettare gli altri è perché sa rispettare e amare se stesso.Chi non riesce a star bene con se stesso , lo scarica sugli altri. Sapere quale sia il proprio posto, il proprio ruolo, non significa aver perso la propria umanità: non c’è demiurgo che tenga che possa cancellare la nostra propria autenticità.. non siamo pupazzi da rinchiudere nella cesta del pupazzaro , questo lo racconta il mondo che ci circonda da sempre. C’è chi nelle religioni crede ad un destino pedissequo privo di libertà, c’è chi ritiene che influisce la grazia dispensata da Dio..Io dal basso della mia ignoranza dico che ognuno ha sì un destino, ma tutto da scrivere e firmare e quella grazia quei doni ,quei talenti dovranno essere restituiti, poiché coloro che ebbero poco, poco dovranno rendere e i guai saranno per coloro che ebbero molto su questa terra e dilapidarono e depradarono senza condividere con il prossimo ciò che avevano. Perché se così sono , se proprio un Qualcuno decise che dovesse essere, sono altrettanto convinto che le qualità avute , quei doni che la natura ci ha dato, non sono stati consegnati per soffrire semplicemente del proprio consapevole destino finito. Siamo qualcosa di più di un destino segnato, siamo una vita narrata, siamo pagine bianche da scrivere pur sapendo che ci sarà una fine del libro., e la scrittura è la nostra, la firma finale è nostra e quel libro ritornerà a Qualcuno., a Colui che mise i sigilli a quei libri ancora da raccontare. Il senso è quello che ci sta attorno,del mondo che così fece un Qualcuno alle notte dei tempi, e noi siamo qui meravigliati da questa caotica perfezione, e noi con i nostri perchè e i nostri desiderata, a questo mondo che si svela e non abbiamo ancor capito che se un sasso ha un senso forse noi ne potremmo avere di più? Siamo qui messi alla prova per capire, anche noi stessi, quelle energie che ci vengono dal profondo quei desideri da educare. (educare=aiutare con opportuna disciplina a mettere in atto a svolgere la buona inclinazione dell’animo e le potenze della mente e a combattere le inclinazioni non buone,ciò che è condur fuori l’uomo dai difetti originali della rozza natura instillando abiti di moralità e di buona creanza.) |
|
02-08-2014, 10.33.29 | #78 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
** scritto da CVC:
Citazione:
Ma come tu sostieni che solo la ragione può guidare e poi non distingui (capisci) che quella stessa ragione decide se assecondare o meno il desiderio, col volere, sostenendosi però, cosciente o incosciamente, su di un principale atto di fede (quindi irrazionale) che sigilla la nostra morale. Quindi la ragione guida, ma il navigatore (e non virtuale!) è la fede, il credo individuale (infatti la Fede è quella cosa per la quale la ragione, che desidera, si piega, si genuflette, alla volontà, col volere). Ogni decisione di assecondare o debellare un desiderio scaturisce dalla sintonia della ragione che giustifica la fede in quel desiderio, anche andando contro coscienza. A lungo andare se la coscienza non diviene la fonte del nostro volere, e il faro delle coordinate della nostra fede, il desiderio genera l'immoralità oggettiva: invidia, omicidio, frode, diffamazione, orgoglio, slealtà, abuso di potere (etc etc.). E' l'assurdità, il paradossale, che illumina la logica, la perspicacia, la riflessione, facendola divenire ragione di fede (la Fede per essere tale deve essere libera, gratuita e razionale), poi questa fede si scontra con un nuovo dubbio intelligente, e nuovamente sarà il mistero ad illuminare la conoscenza superiore acquisita precedentemente (mai il contrario), e così via, fino alla pace o alla disperazione, alla gioia o alla tristezza, alla beatitudine o alla dannazione, generando quello che fino a ieri non sapevo e che grazie a voi intelocutori del forum ho compreso: la volontà di potenza, interpretata come produttrice quotidiana di valori oggettivamente non immorali e del senso del caos insensato del mondo. Pace&Bene |
|
02-08-2014, 11.48.26 | #79 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
Ma a voler veder bene, se la fede è un atto di volontà, come può l'uomo sottomettersi alla volontà della fede se la fede stessa è un atto della sua volontà? Sono d'accordo sull'esame di coscienza come guida della volontà, ma perchè uno dovrebbe sentirsi in colpa per non aver fede se ciò, il non aver fede, non gli impedisce di prendersi cura della propria coscienza, della propria anima? |
|
02-08-2014, 19.35.48 | #80 | |||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: Che differenza c'è fra desiderare e volere?
Citazione:
"Il fatto che puoi non implica una decisione in merito a questo potere", significa che non si può decidere in merito a ciò che si è e in merito alla prospettiva che ci determina per quello che siamo. Nell'ambito di questa prospettiva puoi decidere ad esempio se rispondere a questo mio messaggio o meno, ma ciò che non puoi scegliere è la prospettiva che ti esprime per quello che sei e che determina comunque la decisione che prenderai. E questo è il limite (l'essenza dell'ente), il limite di senso di ogni decisione ed è un limite comunque invalicabile, ma l'io di per sé non vorrebbe avere alcun limite alla propria volontà, non vorrebbe riconoscerlo (tanto che è disposto anche a sacrificare se stesso per questa volontà affidandosi a chi, più potente di lui, immagina possa realizzarla così da rendersi schiavo di ciò di cui si illude e nella cui potenza crede) e questo lo pone di nuovo di fronte a una scelta, la scelta tra il riconoscimento di quello che è e la sua negazione. Il limite è dunque dato dagli enti stessi per come sono e qui è essenziale l'incontro con l'altro che originariamente si presenta come ciò che si vuole far proprio, secondo la volontà dell'io (e si può volerlo far proprio certamente anche per il suo bene, per educarlo), ma allo stesso tempo come ciò che resiste infinitamente a questo voler far proprio e proprio questa resistenza che l'altro ci presenta lo fa apparire come il nemico da annientare svelandolo completamente al mio modo di intenderlo, oppure l'ente irraggiungibile al mio volere che è. L'altro è ciò che mi si contrappone e dunque con la sua sola presenza mi contraddice e ciò che mi contraddice è quanto di lui non posso accettare e capire, la volontà di potenza esige l'annientamento di questa resistenza, ma l'ontologia, la nostra ontologia, è proprio di questa resistenza che ha infinito bisogno, ho bisogno essenziale dell'altro da me, della sua inspiegabilità. In questo altro è compreso, oltre al mondo che non è mio e dunque realmente esiste e si manifesta in antitesi, anche l'immagine che costruisco di me stesso e che è l'altro a darmi, poiché è sempre l'altro a farmi da specchio. Citazione:
Noi non siamo gli autori della narrazione che via via ci racconta, per questo non possiamo sceglierci e non possiamo scegliere i nostri desideri, ognuno di noi è il personaggio di un racconto narrato in prima persona: io e il racconto nella sua interezza è da sempre e per sempre, non è mai cominciato né mai finirà se non nelle nostre aspettative che esso presenta. O, come aveva detto Galvan: [QUOTE^Galvan1224]L’io è il lettore, e nel farlo si ritrova personaggio (attore) di quel che legge.[/quote] (e a volte si immagina pure di averlo scritto lui costruendo il suo destino) Citazione:
Ma ancora una volta queste sono solo fallaci parole che al massimo possono desiderare di evocare qualcosa del Destino. |
|||