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27-05-2015, 00.19.56 | #61 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Citazione:
Ciao Galvan. Ritengo che ognuno di noi sia in fondo un sistema di relazione, comunica , dà e riceve informazioni , ma non solo per via logica , ma anche empatica. In sostanza noi non siamo mai come prima ,dopo aver comunicato;qualcosa di noi magari anche inconsapevolmente è mutato. Se una persona affronta una discussione, tanto più per lui è importante, la sua iniziale opinione può rafforzarsi o cambiare:questi sono i due estremi. Ma solitamente accade una via di mezzo che spesso è inconsapevole e riemerge finita una discussione: perchè la comunicazione ,le informazioni sedimentano in noi. Possono riemergere più o meno coscientemente, ma comunque sia ci cambiano. Questo è la cosa importante del comunicare, del relazionare, perchè finita una discussione accade che noi riflettiamo in un secondo tempo con noi stessi, con più calma, con meno enfasi. Essere aperti mentalmente, non significa essere privi di opinioni, ma il sapersi mettere in discussione, ascoltando attentamente e cercando di capire i punti di vista altrui. Poi è giusto che ognuno abbia le sue ragioni, ritengo persino accettabile che vi sia passione in quelle proprie considerazioni.Ma come ho già sostenuto , è il modo di porgersi che mostra la volontà di un confronto:noi non vinciamo o perdiamo mai, semplicemente cambiamo, sperando in meglio,seppur rimanendo sempre noi stessi. ma non dovremmo mai dimenticare che quando una persona ha voglia di comunicare è perchè c'è anche sentimento, c'è voglia di capire se altri sono simili a noi nell'ascoltare i problemi del mondo,dell'esistenza, insomma della vita.Possiamo anche divergere, ma già il fatto che ci si confronti è la volontà di mostrare che quel problema in discussione ci tocca , è comune e allora la singolarità diventa pluralità. Evviva la diversità se c'è comunanza, poichè è premessa di feconde discussioni. |
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01-06-2015, 22.38.43 | #64 |
Nuovo ospite
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
[quote=paul11][quote=Galvan 1224]quote: [i]
Caro Galvan, quello che penso è che l'Architetto non ha iniziato dal tetto a costruire la casa, ma dalle fondamenta. La complessità è retta dalla semplicità. Noi siamo un'amplificazione di un'ameba, di una monera e le correlazioni fra i domini seguono le stesse logiche. La parte affascinante sono le "porte" di questa architettura, sono i trasduttori di energia, trasformano un'energia in un'altra.... ..... Caro Paul, ammettendo vi sia un Architetto, te la sentiresti d’escludere che possa aver delegato la direzione lavori per la costruzione materiale della casa (universo) al suo Impareggiabile Braccio Destro e l’installazione degli impianti (mente) a quello Sinistro? Non credo siano pochi i frequentatori di luoghi del pensiero come questo forum a concordare che non si possa dir nulla di definitivo sugli argomenti della quasi totalità degli ambiti. Ciò vale anche per la domanda di cui sopra per la quale quasi certamente non si potrà trovar risposta e porla ha significato solo se serve per iniziar un percorso e sviluppare, delineare degli scenari. Lasciando sullo sfondo l’Architetto, l’Assoluto, Dio ecc. di cui si può dir tutto e il suo contrario, la domanda permette di calarsi nella realtà che ognuno (differentemente e similmente) sperimenta, la quotidiana condizione umana che ben conosciamo. Dove tocchiamo con mano una realtà materiale e una immateriale che par ci orbiti attorno alla testa. Che il corpo umano derivi da un’ameba e sia più una casa per i batteri residenti che per noi… Nel nostro corpo sono presenti più batteri che cellule! Si stima che dalle 500 alle 1000 specie di batteri viva nelle budella umane e approssimativamente altrettante specie si trovino sulla pelle, ma la stragrande maggioranza alberga nell’intestino partecipando ai processi della digestione in una relazione simbiotica e mutualistica con l’ospitante. Si pensa che all’incirca il 99% dei batteri nel corpo appartenga alle più comuni 30 o 40 specie e che i batteri sono presenti nel 90% delle cellule umane, pur rappresentando solo lo 0,1% del peso di un uomo medio. Sorprendentemente questi piccoli microorganismi, a causa delle loro dimensioni, sono 10 volte più numerosi delle cellule presenti nel corpo umano. Uno dei batteri più diffuso nel nostro organismo, l’Escherichia coli, pesa più o meno intorno ai 7x10 alla meno tredicesima grammi, che moltiplicato per il numero di questi organismi e similari, 10 alla tredicesima (10 trilioni), dà circa 70 grammi di peso totale! - http://www.sapere.it/sapere/strument...rpo-umano.html … par acquisito, rivelando che anche l’Impareggiabile Braccio Destro ha edificato mattone dopo mattone, come s’usa far a nostra volta. Tuttavia non concordo che la realtà mentale sia la naturale (o voluta) evoluzione procedente dall’assemblaggio sempre più complesso dei materiali, intendendo con questi anche malte, cementi e collanti, ossia tutte le forme d’energia. Questo, per me, è il punto dirimente. Pur interagendo, comandando e a sua volta essere influenzata dalla materia, la mente (la coscienza, la consapevolezza… le convenzioni comunicative dovrebbero chiarire gli attributi connessi a tali termini, dal mio punto di vista non sostanzialmente differenti… trattandosi dell’unico “impianto” presente nella casa-corpo) per come la conosciamo si manifesta solo nell’uomo. E molti, tra i quali affermati scienziati, ritengono che abbia una “vita” svincolata da quella del corpo che l’ospita. Non sono un nostalgico della dicotomia mente-materia, tanto più al giorno d’oggi che s’investigano sempre più in profondità energie sottili d’ogni tipo. Come dicevo nell’intervento precedente l’interazione tra il corpo e la mente è di tal portata da forzatamente doverle considerare tutt’uno… ma non sempre, e anche pochi casi fanno una grande differenza… come un solo dato sperimentale non conforme fa saltare un’ottima teoria. Prima di procedere ulteriormente occorre considerare, perché si ritrova a ogni piè sospinto, l’opinione che i livelli più sottili del mentale sfocino in quello che vien denominato piano spirituale. Quando si discute di ciò non si troveranno due persone a pensarla in modo uguale… e prima di farcene una nostra opinione dobbiamo fronteggiare tutta la cultura, esperienze… aspettative… e quant’altro abbiamo accumulato o semplicemente ci siamo ritrovati tra i nostri contenuti. In più diamo così tante cose per scontate, a cominciare dallo stesso significato delle parole che riteniamo sia lo stesso per ognuno, vedi l’interessante discussione sulle proprietà/identità dei numeri (veracità matematiche). Il mio rosso non è il vostro, anzi, neppur per me... in quanto mi accade che lo percepisca differentemente con l’occhio destro e col sinistro. Il violetto che vedete stampato… non è violetto, bensì viola, ottenuto dalla mescolanza di rosso e blu… che non daranno mai il colore puro presente nell’arcobaleno e nei fiori. Addirittura viene confuso anche nei testi scientifici! (Vedi http://www.bazardelbizzarro.net/violetto.html) Ma per la vita di tutti i giorni il viola si può spacciar per violetto. Riprendendo… gran parte delle tradizioni assumono che al progressivo ritrarsi della mente (o del principio egoico/personale che la “colora”) corrisponda un disvelamento/ approfondimento del piano “spirituale”. Ad esempio in questo interessante video (consta di due parti) https://www.youtube.com/watch?v=YBFqZUmbzBE il Prof. Bergonzi, riportando la propria esperienza a seguito dell’incontro con un guru, esemplifica la questione: Bergonzi - … nella consapevolezza del mio stato (mentale) osservo i contenuti senza trattenerli. Guru – e quando tutte le cose sono state lasciate andare cosa resta? Bergonzi - … resta il campo della consapevolezza… Guru – e quando lasci andare anche la consapevolezza che cosa resta? Bergonzi – la mia esperienza si fermava a quel punto… e risposi di non saperlo Guru -… ecco, non lo sai… lì c’è l’assoluto, dove tu non sai… Qui si aprono sconfinate praterie, ogni parola potrebbe esser diversamente interpretata e necessariamente occorrerebbe distinguere tradizione da tradizione, come pure, visto che si tira in ballo lo spirito, parlar di quelle monoteistiche che all’aspetto mentale non conferiscono soverchia importanza. Ma questo non è il focus del mio interesse, altri ben preparati trattano in altre discussioni tali distinzioni. Qui mi preme evidenziare come venga asserita la possibilità del processo inverso (ottenibile in diversi modi): dall’individualità alla non-individualità… e da quella… la fusione con/nell’assoluto… Concordo nel ritener possibile ridurre sempre più l’attività della mente (dell’io), un po’ come un motore che man mano si porta al minimo, uno stato per molte persone già impensabile, viste le attività e coinvolgimenti quotidiani. Per inciso questo è anche uno dei mezzi che permettono a tanti sedicenti guru/maestri/guide ecc. d’accalappiar adepti.. li si pone in situazioni non usuali e prima che si rendano conto del giochetto si ritrovano a far parte di qualcosa di organizzato… sovente gratificante… par d’esser arrivati a casa… Si può intervenire ancor più a fondo sul motore della mente, con pratiche e determinazione che son per pochi valorosi (lo dico convintamente) e ridurre i suoi giri sino a non percepir più se stessi... e non per minuti, ma giorni e settimane… Ma non si arriverà mai a spegnerla del tutto, scollegandola così dalla controparte organica che non reggerebbe l’eventualità. L’io non può scomparire e non scomparirà sino alla morte del corpo, questa la mia assoluta convinzione. L’io è anche una corrente di cui le cellule han bisogno per continuare a funzionare in modo coeso. L’io è anche il lettore delle informazioni che son i nostri pensieri. Per qualcuno l’io è il demonio… capite bene come siano delicati questi argomenti… mi pronunciassi a favore dell’altra direzione, dello sviluppo dell’io, qualcuno lo interpreterebbe come l’allontanarsi dal divino… Ma a me non interessa sviluppare l’io o percorrere la strada a ritroso per zittirlo; il mio solo interesse è conoscere come stanno le cose, condividendo una parte di quel poco che mi par d’aver compreso. |
02-06-2015, 03.24.06 | #66 | |
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
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Provo a riassumere per quanto ho capito. La preoccupazione della chiesa era quella di salvare le apparenze. E all'inizio questa era anche la preoccupazione di Galileo,al punto che al testo dell'opera di Copernico di sua proprietà Galileo apporta le correzioni prescritte dalla chiesa di sua libera iniziativa. In altri termini,seppur la terra non gira attorno al sole,è molto più semplice per gli astronomi fare i loro calcoli COME SE fosse vero. Oggi noi "uomini moderni" dovremmo sapere che la terra non gira attorno al sole,nè il sole gira attorno alla terra,e di conseguenza sceglieremo le ipotesi e la conseguente teoria che meglio si adatta al contesto di interesse in pieno senso utilitaristico. Però sò bene che ci sono ancora valenti scienziati che praticano la scienza come disciplina che porta alla verità. Come dire che la metafisica,e la filosofia tutta,che credono di aver fatto uscire dalla porta,poi rientra a loro insaputa dalla finestra. Le filosofie non sono nè giuste nè sbagliate,ma solo consapevoli o meno. Se consapevoli è meglio,al minimo intesa come palestra dove allenare le parole ,che costituiscono il linguaggio,o meglio, la grande famiglia dei linguaggi,dei quali i cerchi,caratteri in cui è scritto il libro della natura,senza la conoscenza dei quali intender quella non si può,è solo un caso fra tanti,seppur notevole. Tutto bene quindi,e Galileo và d'amore e d'accordo con la chiesa,finchè compra una lente dagli olandesi,si inventa un cannocchiale,e osservando la luna scopre che non un cerchio perfetto,ciò che dovrebbe competere a chi,orbita nel cielo,nei pressi del divino. Una volta così declassata la luna tutto poteva muoversi attorno a tutto,e Galileo decide di abbracciare la verità di Copernico. Ma il punto centrale non è questo.Importanti e fruttuose sono le conseguenze che Galileo ne trae. Il punto è che una volta stabilito che non c'è sostanziale differenza fra i moti terrestri e quelli celesti (essendo stati questi ultimi declassati),allora poteva avere un senso costruire un modello terrestre dei moti celesti,usando ad esempio i piani inclinati. Insomma Galileo,un genio da laboratorio,quindi un vero autentico fisico nel senso ancora attuale del termine,che viene ancora oggi travisato e usato per le nostre beghe politiche. |
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03-06-2015, 22.58.03 | #67 | |
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Citazione:
Ciao iano, mi ha fatto piacere il complimento riguardo lo scritto… non son proprio arrivato a godere… ma se insisti, riferito ad altri scritti, non è detto non possa giungervi… in fin dei conti ogni attività artistica, professionale o dilettantesca che sia, vien prodotta per esser esibita e sottoposta alla pubblica valutazione. E l’applauso (esemplificazione del gradimento) è come il pane per chi si cimenta in uno degli affollati campi espressivi. Ma mi ha fatto ancor più piacere veder quotato il mio primo scritto di questa relativamente veneranda discussione, quando seduto sul divano (che è rimasto lo stesso, al pari di molte – ma non tutte – altre cose) m’è venuto d’iniziar un percorso di confronto con i partecipanti del forum, sentendo che il tempo e il luogo erano propizi. Così come dev’esser accaduto a te, postando il tuo primo intervento in spiritualità - Perché si crede?? che son andato a rileggermi, concordando con molta parte del contenuto, particolarmente riguardo l’uomo quale animale sociale, il credere (attraverso una cosmogonia, come dici) di poter (più che governare) intervenire sul mondo e il bell’esempio del credere al romanzo che si legge. Ognuno ha provato quest’ultima esperienza e tuttavia nel viverla, una parte più o meno attiva della nostra personalità (una sorta di “senso critico”) sa che quanto si va leggendo non sia la verità… ma una ben costruita finzione, tuttavia “vera” e “funzionante” nei parametri cosmologici in cui vien collocato il testo in lettura. Poiché mi diletto a scriver storie vorrei riportarti una convinzione presente in molti scrittori… che quanto abbiano prodotto non sia stata propriamente farina del loro sacco, che in qualche modo la storia si sia scritta da sola una volta trovata la persona giusta (lo scrittore). Posto che qui si cerca di dar suggerimenti riguardo al che siamo non è tempo perso investigar brevemente il cosa sia e cosa accade a uno scrittore, stante che è una delle attività più diffuse in cui tutti, in minor o alto grado si cimentano. Tempo fa scrissi un romanzo, senza aver provato a scriver nulla di ben organizzato in precedenza; pur se la letteratura e lo scriver altrui m’hanno sempre affascinato non era mai scattata la molla per provar a far qualcosa di serio, dedicandomici per davvero. Ma un giorno mi ritrovai con una penna e iniziai… e man mano i personaggi, la trama e l’ambientazione si delineavano sempre più al mio occhio e orecchio interno … se si potesse trasportar quell’immaginazione sulla pellicola il film sarebbe bell’è pronto… Mentre procedevo con la stesura, nello spazio immaginativo interiore realmente osservavo i personaggi muoversi e interagire, guardarsi e provar sensazioni… parevano proprio dotati di vita autonoma e come accade a molti anch’io non potevo decidere quand’era il momento di scrivere o meno. A volte proseguivo nelle ore piccole… o per giorni lasciavo stare tutto, domandomi se avrei ripreso, per poi durante la notte comparire i miei personaggi a indicarmi la direzione… e non ci sarebbe stato modo di riaddormentarsi prima d’averla messa in parole… E trattandosi d’un romanzo di buoni sentimenti mi ritrovavo a scrivere e piangere mentre necessariamente la vita dei miei personaggi incontrava le prove che incontriamo noi nella nostra. In quella storia ci ho creduto così a fondo che è diventata parte di me e non sarei quel che sono senza di essa. Mi ha rivelato aspetti che non pensavo d’avere. C’è un’altra storia in cui tutti crediamo, quella della nostra vita. Se io potessi vedere la tua, iano, in questo momento… non m’apparirebbe dissimile da quella di uno dei personaggi del mio romanzo; quella accadde in uno spazio (immaginativo) confinato, dentro di me, per dire, mentre nel tuo caso ti vedrei muovere all’esterno… salvo ritrovarti anche nel mio immaginario dopo d’averti conosciuto. A dir la verità non ce ne sarebbe neppur bisogno, produrrebbe certo una visione più delineata del tuo essere, ma come affermava l’amico paul l’informazione viaggia anche per vie empatiche… basta il contatto, il rivelarsi all’altro, come accaduto rispondendoti e mettendoci qualcosa di me (come tu hai messo qualcosa di tuo). Sin dove può portare, visto che l’animale sociale in noi (… si prende tutto, anche il caffè…) anela alla condivisione, non è nelle nostre mani… se hai continuato a legger questa discussione avrai visto che ho, per dire, gettato là d’organizzar un incontro tra noi (noi chi? Chi ci sta…) che com’era da attendersi data la stravaganza ed eccezionalità della proposta non ha avuto modo di concretizzarsi. Concretizzarsi nella realtà esterna, nella mia interna mi son davvero visto con Sgiombo-di-tuono, Re Maral, paul-giardiniere, green… e altri a sorseggiar un caffè fronte duomo di Milano… In me ci ho creduto e solamente il tempo e forse il modo non erano quelli giusti… le persone penso di sì, compreso (il refrattario) amico Liebnicht… che dici, iano, son tutti questi condizionamenti che ci ostacolano dall’avventurarci in direzioni insolite a fronte d’un garbato invito? O ancora non s’è girata la pagina del romanzo che ci vede insieme, seppur per l’infinito tempo di un caffè? La mia sensazione d’esser effettivamente in contatto con te attraverso questo medium seppur senza conoscerti mi fa percepire una possibilità o una realtà? E se da parte tua non senti l’eguale potrebbero, tali sensazioni, avertelo occultato in quanto sconosciuto e/o inatteso? (Quote iano in: Lo specchio degli inganni -Le nostre sensazioni a volte sono fallaci facendoci percepire ciò che non è,ma che è possibile,e che comunque conosciamo. Allo stesso modo ci occultano ciò che esiste in quanto,sconosciuto e/o inatteso.) E che dire, potrebbe la mente esser come la matematica, esistente anche senza aver l’uomo per risiedervi? E poi, L’italia e l’italiano che sono, se non linguaggio e simbolo? E tutti i simboli non son forse potenzialità della mente? (Quote iano in: Veracità matematiche - Non si può negare che sia il linguaggio più condiviso al mondo,al punto che qualcuno lo vuole chiamare universale, fino a dire che la matematica esisterebbe anche se gli uomini non fossero mai esistiti. Come dire che l'italiano esisterebbe anche se non fosse mai esistita l'Italia. Se poi scendiamo nel dettaglio delle singole discipline matematiche,alcune di esse sono così specialistiche da doverci accontentare giocoforza,in quanto alla loro correttezza,del parere di un paio di matematici,nel senso di 2=2. Ma 2 non è uguale a universale. Come volevasi dimostrare. E a rigore non lo è neanche 7 miliardi,o giù di lì ) Però 7 miliardi, o giù di lì, è anche l’attuale popolazione umana del pianeta, e a rigore l’universo umano (vivente) è costituito da 7 miliardi d’individui (o giù di lì)… che coincidenza, nevvero..? (eternità e resurrezione… ne riparleremo) |
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25-06-2015, 08.17.51 | #68 |
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Nella pagina dei forum, in basso, son riportate informazioni sui forum e sugli utenti, di quest’ultimi i nuovi arrivati e i compleanni.
Oggi è il compleanno, tra gli altri, di Paolo Manzelli (a cui faccio gli auguri). Son 78, uno degli iscritti più anziani (non mi piace la parola vecchio e non per motivi estetici). Merita senz’altro di vedere se abbia lasciato un qualche messaggio… breve ricerca col potente motore del forum… un unico messaggio nella non più attiva sezione scienze, il 25.06.2007, in coincidenza col suo compleanno. Ve lo ricopio qui sotto, ritenendolo interessante e meritevole di approfondimento, in quanto parla di informazione, argomento a cui rivolgo la mia attenzione anche in questa discussione. Fatalità nuovi attuali esperimenti (oh, italiani… un po’ d’orgoglio…) si muovono in queste affascinanti direzioni… http://www.tgcom24.mediaset.it/tgtec...-201502a.shtml (Coincidenze: cose che accadono insieme… il campo d’informazione potrebbe interpretare correttamente diversi fenomeni…) .............
Cari amici e colleghi di Riflessioni : Troverete in www.egocreanet.it la riflessione sul TELETRASPORTO di INFORMAZIONE che ho finito di scrivere oggi . Il teletrasporto di "pura informazione" è sperimentalmente possibile. Infatti sono vari anni che cerco di far capire che l’Informazione rappresenta qualcosa di per se stesso separabile dall’Energia Libera e dalla Materia come codificazione fondamentale della quantizzazione dello spazio-tempo. Ho spesso rammentato che la Bibbia dice che prima fu il VERBO. Ciò significa che prima delle cose è necessaria l’esistenza fondamentale dell’idea delle cose, pertanto l’informazione è pre-determinante ogni altra codificazione dell’Energia Libera o dell’Energia condensata come Materia. Come sai questa concezione non è accettata dalla scienza , per quanto ci siano molte evidenze sperimentali a sostenerla (vedi TELETRASPORTO di pura Informazione, Esperimenti sulla Energia dal Vuoto, la massa oscura dell' Universo ecc...) Il fatto che a me stupisce ancora oggi è che gli scienziati preferiscono "non" credere a ciò che vedono con grande evidenza giornalmente perché sono dediti a perseguire idee ormai affermatesi storicamente, anche in quanto sono stati abituati a ripetere i libri e le concezioni espresse da varie discipline e non più semplicemente a pensare liberamente e creativamente. Così dico ai bambini, CREDETE POSSIBILE CHE IL SOLE SIA NATO CIRCA OTTO MINUTI PRIMA CHE LO POSSIATE VEDERE ? I bimbi rispondono in coro: "NO di CERTO". Ma poi i libri insegnano loro una concezione derivata da ciò che non sarà mai sperimentabile. L'idea fantasiosa fa seguito ad una supposizione di EINSTEIN che si immaginò di correre a cavallo di un Fotone, correndo nel vuoto alla Velocita della Luce. In tali condizioni del tutto ideali il nostro corpo materiale impiegherebbe circa 8 minuti per andare sul sole . Viceversa non la materia, ma l’Energia di Informazione , non percorre alcuna distanza terra sole per rendesi visibile, ciò perché il campo di informazione è simultaneo , cioè privo di un prima e di un dopo come qualcosa ad es. un fotone che percorra la successione del tempo in modo lineare sia rettilineo che curvilineo. Un campo di informazione è bidimensionale nel tempo, perciò la visione del sole è simultanea. Infatti non sono i fotoni che partendo dal sole raggiungono il nostro occhio. Il fotone si forma come espressione del campo di informazione solo quando il campo di informazione interagisce con la retina e non prima. Da queste considerazioni è possibile capire quante siano le idee errate nella scienza e nella percezione e quindi nella cultura della società industriale che oggi sono da dover cambiare. Pertanto la "scienza della qualità" dovrà rimediarvi per capire cosa sia la nostra percezione del mondo così come lo vediamo effettivamente senza interposizioni ideali derivanti da una arbitraria separazione tra soggetto ed oggetto le quali spiegano solo in parte limitati modelli interpretativi della realtà. Comunque nuovi esperimenti come il teletrasporto di pura informazione oggi iniziano a porre in dubbio quanto è stato pensato prima dalla scienza e conseguentemente dalle tecnologie di comunicazione ; pertanto il contributo di innovazione cognitiva proposto da EGOCREANET OPEN NETWORK FOR NEW SCIENCE prima o poi potrà essere riconosciuto valido e creativo per il futuro sviluppo delle ECONOMIA GLOBALE della CONOSCENZA. Un caro saluto Paolo 25/GIU/2007 |
26-06-2015, 06.08.30 | #69 | |
Moderatore
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Citazione:
questo campo di informazione,questa energia e' lo stesso che arriva (ma in realtà non si e' mai spostato) a quel tipo di conoscenza simultanea,non razionale,ma spirituale,essendo questa la medesima energia di cui si dice sopra e che ti fa sperimentare: "You can see now?" "Yes, I can see now. |
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02-10-2015, 21.58.30 | #70 |
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
L’altra notte in sogno vedevo un foglio scritto, con tre colori diversi, (rosso, blu e nero) e contemporaneamente una voce lo andava leggendo, anzi interpretando, poiché si trattava di una pièce teatrale (a connotazione umoristica).
Ne son stato deliziato, era davvero ben costruita e pensai che avrei dovuto sforzarmi di ricordarla, ma come quasi sempre accade, ai primi accenni di risveglio la scena cominciò ad evaporare, sopravvenendo una sorta di consapevolezza a dirmi che bastava così. L’immagine finale col foglio dai diversi colori svanì… o tornò da dove era venuta. La pièce era composta come solo un professionista può fare (… forse è quello il motivo per cui non me l’han fatta ricordare… avrei potuto spacciarla per mia godendo di immeritata gloria…). Il sogno che vi ho descritto è collocato in questa discussione in virtù degli interrogativi che pone, riconducibili alla seconda parte della domanda, quel: che siamo? Prima di entrare nel merito penso che possiate esser d’accordo che gli interessi di una persona e le sue peculiarità (qualcosa che non ha costruito ma si sia ritrovato, ad esempio un talento di qualunque genere) determinano la direzione (o più d’una) verso la quale procede. I miei interessi e peculiarità mi portano a considerare (e a volte averne più che la sensazione) che tutto sia in qualche modo collegato, questo il motivo per cui focalizzo la mia attenzione sugli eventi che in minor o maggior grado denotano tale possibilità o ne forniscano indicazione, ben sapendo che la dama agli occhi dell’innamorato non appar la stessa agli occhi altrui… e la bellezza (che può anche rivelarsi in una formula matematica o, perché no, manifestarsi tramite una sincronicità significativa) ha diverse forme e vie per giungere ai cuori. Così l’eventualità di un collegamento tra cose, eventi e persone (fisiche e psicologiche) mi conduce a ricercar appunto i fili che lo permettono, come quelli elettrici per la corrente. Quando sia possibile individuarli si getta un po’ di luce (dal mio punto di vista) su quel che siamo, isole separate da mari più o meno ampi e profondi ma unite sotto a quelli. A volte i collegamenti son con noi stessi, con quel che eravamo e quel che siamo diventati, in mezzo le esperienze e vicissitudini dell’esistenza. Ad esempio tempo fa scrissi dei racconti e in seguito ho visto realizzarsi nella mia vita le circostanze descritte (purtroppo alcune non erano positive…), avallando l’impressione di un collegamento con le (piccole) cose della (mia) vita. Tale ricerca nel tempo è divenuta il mio principale interesse e quasi una sorta di elastico… che se te ne allontani, quello, essendoti attaccato, ti ci riporta… e in un certo senso (ma non meno di tanto) noi siamo i nostri interessi. Tornando al sogno mi è sorta la domanda: perché ci accadano eventi come quello descritto e quali informazioni racchiude? Quella benedetta pièce è del tutto certo che non provenga da me, ma da qualche parte deve pur provenire. Così, prima di rivolgermi altrove per una risposta (c’è sempre tempo per farlo) mi pongo la domanda in me, da dove? Nell’usuale stato di veglia è difficile percepire il perenne “ribollio” (diciamo) della mente, sempre all’opera nel forgiare in varie forme l’unico materiale che possiamo conoscere, il pensiero. Esso ci arriva quasi che il mastro fonditore, impedendoci di gettar un’occhiata alla fucina, allunghi il suo braccio piazzandoci direttamente nella testa l’ultima creazione, che chissà perché abbiamo preso l’abitudine di considerar opera nostra. A onor del vero (ammesso ci sia una verità e non solamente interpretazioni, nel caso questa è la mia) alcuni individui si soffermano nei pressi della fonderia, forse un po’ stanchi di quell’andar e venir con i manufatti di cui non han visto la genesi e meravigliati dell’inganno da tutti accettato, che sian opere loro. Strano, no? Solo perché ce lo ritroviamo “dentro” di noi ecco che il pensiero è “nostro”, anzi , ancor di più, ci identifichiamo con esso. Il fatto di acquisirlo letteralmente e semanticamente compiuto non ci sorprende… come mai? Forse perché le cose, il senso della nostra presenza e l’interazione col pensiero, non abbiamo memoria siano state diverse da quelle cui siamo avvezzi. Infatti i contenuti della memoria e il flusso del pensiero divengono usufruibili dopo il radicamento dell’io nell’organismo. Tuttavia vi sono anche “memorie isolate” risalenti ai primi anni (impersonali) e “memorie estranee” non originate da qualche esperienza nello stato di veglia. Almeno una parte di quest’ultime si forma/diviene accessibile durante il sonno, e un’altra (piccolissima) parte permette l’esperienza dei dejà vu. Ognuna meriterebbe un approfondimento che lascio al vostro interesse, perché dopo aver indicato una strada non abbiate a mettere i piedi nelle orme altrui… le scarpe, la lunghezza e frequenza del passo son diversi per ognuno. Ritornando al sogno (e ai sogni in generale) eccomi là in qualche modo a seguire una sorta di film con dei contenuti che mi son affini (l’interesse per la scrittura) che vien proiettato (privilegio che abbiam tutti…) solo per me. Un film è una forma narrativa, come un libro e per estensione ogni forma d’arte. E la nostra vita per banale o insignificante che sia è il nostro romanzo, o film, se preferite. La vita come narrazione è argomento diffusamente trattato (copio alcuni titoli pescati su internet: il tempo del racconto: la narrazione come percorso di conoscenza sociologica - di sebastiano distefano; la vita come progetto, destino e narrazione di valter binaghi; racconto e costruzione narrativa dell’identità - tesi laurea Marta de Lorenzo; la dimensione narrativa della mente, implicazioni nel lavoro terapeutico di Filippo Mittimo… e tra i grandi studiosi: Paul Ricoeur.) e dopo aver dato un’occhiata fugace a quel che dicono gli altri procedo per la mia strada, perché se c’è una risposta che posso accettare (poiché son tutte vere e false allo stesso tempo visto che al riguardo si possono solo far ipotesi… inconscio, meccanismi in opera nel cervello inerenti la riorganizzazione delle impressioni e memorie, ecc.) deve trovarsi sul mio cammino, che quelle da altre parti son come le scarpe altrui, possono servire per un po’ a camminare ma non ci si sta comodi. Gran parte della ricerca umana (in ogni campo) è primariamente la ricerca della propria misura e chi la trova non avrà più da pagar dazio e continuar a citar questo e quello, per grandi che siano. Rispetto sicuramente, non sudditanza. Vedete, divago… pur prefiggendomi una meta – parteciparvi dei modesti risultati della mia indagine – non mi riesce un procedere lineare. Il sogno dunque… e l’enorme importanza che questo stato ha per l’uomo, perché mostra - un po’ di più rispetto alla veglia - quel che accade dentro la fucina (della mente): dal ribollio si origina una narrazione, una storia che si sviluppa. Nell’esserne testimoni certo non potreste credere, come non credo io, che la perfetta piece o qualsiasi altra narrazione possa essere opera vostra. Da svegli invece è più forte l’impressione (direi la convinzione) che sia tutta farina del nostro sacco. Per arrivare alle cose difficili serve partir dalle semplici… prestando attenzione al banale sognare (non i contenuti del sogno o la loro interpretazione, c’è sempre tempo per complicarsi la vita) si può andar lontani. Quanto lontani? Beh, occorrerebbe saper dove ci troviamo e da dove quelle informazioni (dalla piece teatrale alle miriadi di pensieri) provengono… potremmo anche considerarla come una questione topologica: forme e direzioni, geometrie e congetture… non è forse dagli albori che l’umanità ha cominciato a investigare le caratteristiche del mondo dove vive (la forma in primis) e il collegamento di questo con quello degli astri nell’irraggiungibile cielo? La matematica e in seguito le altre scienze (la fisica in particolare) non si son sviluppate anche a causa di questo interesse, divenuto uno degli obiettivi principali? Ci son state, parallelamente, molte altre direzioni e interessi che sovente si son intersecate con questa, dando origine a domande a cui tentiamo di trovar risposta ancor oggi, le cosiddette domande fondamentali, come quella del titolo di questa discussione: da dove veniamo, che siamo, dove andiamo? Una domanda che mi ha sempre procurato una strana sensazione, che oggi riconosco di incongruenza… che c’azzecca quel che siamo con la direzione di provenienza e destinazione? Se primariamente è una questione di collocazione… la vera domanda, nascosta sotto a questa, diviene: da dove veniamo, DOVE siamo, dove andiamo? Cambia qualcosa? Beh… la differente interpretazione di quel che siamo ha prodotto gran parte della divisione tra le genti della terra… Un saluto |