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05-02-2015, 15.16.31 | #41 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 30-01-2014
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
II^parte
Adesso occorre riandar a qualche giorno prima, domenica 21 dicembre, in occasione di una gita che feci in compagnia. Si andava a veder il paese dei librai, Mulazzo, in Lunigiana ,che ospitò Dante Alighieri esule da Firenze e che, frazione un tempo, confina con Montereggio, dove si svolge la festa del libro… date un’occhiata ai link: http://www.montereggio.it/librai.htm - http://www.turismo.intoscana.it/site...ei-librai/?d=1 Mulazzo diede i natali a una persona, divenuta importante, che tanta parte ebbe nella vita di una mia cara amica, grande lettrice e con noi quel giorno, che da tempo incito a scriver su questa storia, ritenendola mancante nel panorama editoriale (conosco per esperienza personale non andata a buon fine come funziona il mondo dell’editoria … ma credo nel destino e nel mio caso vuol dir che doveva esser così…). La coincidenza della mia sollecitazione a dedicarsi alla scrittura con il fatto scoperto in seguito che il personaggio principale del libro nacque nel paese dei librai… unita alla declamata bellezza di quei luoghi portò ad organizzare la gita in questione. Prima dell’uscita dall’autostrada facemmo una sosta in una piccola stazione di servizio con annesso bar per un caffè, approfittando dell’occasione per acquistare un paio di confezioni di testaroli (una pasta tipica della Lunigiana). Risaliti in auto, dal sedile posteriore dove m’aggrada seder quando altri son alla guida, getto lo sguardo alla mia destra, attratto da un movimento. Sul piazzale asfaltato ad appena un metro ecco un uccellino cercar cibo a terra… son solito trascorrer un po’ del mio tempo ad osservarli ed immediatamente mi accorgo che c’è qualcosa di anomalo nei suoi movimenti. Tanto più che riconosco subito trattarsi di una ballerina, uno degli uccellini che prediligo, che normalmente incede allungando il capo ad ogni passo in concomitanza coll’abbassar la lunga coda, distendendo bene le zampe dalle lunghe dita… ma a questa rimangono appena un paio di moncherini di falangi, pure s’è adattata e il suo movimento ai miei occhi par bello e grazioso. Ma mi trattengo dall’indicarla ai miei compagni di viaggio, perché non abbiano a soffermarsi più sull’handicap che al suo superamento. Il posto dove la vidi non è quello dell’altra mostrato al TG2 e la mutilazione di quella ancor più severa. Piccolo riepilogo delle coincidenze: il libro che vorrei veder scrivere alla mia amica, il cui personaggio principale è nato nel paese dei librai, da cui la nostra gita. E due uccellini mutilati della stessa specie visti a pochi giorni di distanza (dal vero e in TV) che frequentano due differenti locali posti in ambito autostradale. Manca un ultimo, grande tassello… Qualche anno fa mi trovavo in un posto di mare all’estero, dove su sollecitazione dell’ispirazione ripresi a scrivere, nell’occasione un libro di racconti. Ogni momento che mi si evidenziava qualcosa lo appuntavo in foglietti improvvisati, salviette, depliant o scontrini… poi con calma, specie la sera, lo trascrivevo più dettagliatamente. C’era un altro momento cui mi dedicavo a tale revisione, subito dopo pranzo con il sole a picco percorrevo a piedi qualche centinaio di metri lungo una strada a quelle ore deserta, per raggiungere un bar pasticceria. Colà bevevo la solita limonata fresca seguita da un caffè, seduto a uno dei tavolini sotto una veranda delimitata da vasi di fiori. Rivolto al mare inondato da una luce accecante... non mi pareva… sentivo di viver un tempo senza tempo… In quel bar quasi ogni volta giungeva un uccellino, a cercar frammenti di cibo… indovinate quale… Così per l’occasione prendevo anche una pasta o un biscotto per darne alla ballerina che confidente mi camminava tra la gambe. Solo chi ami gli uccellini può capire quanto mi appagasse la sua presenza… e in sua memoria nel mio libro mi riferisco a quel bar chiamandolo “bar della ballerina”… ……………………………………………………………………………… . Ho iniziato questa discussione “da dove veniamo, che siamo, dove andiamo” per discorrer di quello che molti al par mio si chiedono, anche se la domanda che personalmente ho iniziato a pormi ben presto le riassume tutte tre: come stanno le cose? Durante la mia vita mi son successi tanti eventi e son fortunato perché all’età da pensione son ancora qui a ripensarci. Tante cose son venute e sono andate… anche quelle che credevo sarebbero state con me sino alla fine. L’unica cosa che non è mai andata via è questa domanda che costantemente ogni giorno continuo a pormi. Per molto tempo pensai che avrei trovato soddisfazione nelle risposte degli altri (scritti, tradizioni e persone) finché ne è risultata evidente l’illusorietà… tutte le risposte che ho incontrato, a dispetto d’ogni sforzo, studio e applicazione per farle mie non toccavano il nucleo dal quale proveniva la mia domanda, che rimaneva là nel fondo. Al più sfioravano quel nucleo e non potrebbero oltre, trattandosi d’esperienze e parole di seconda mano. Anche le più sublimi ed elevate son agganciate alla loro origine e fintanto che occupano lo spazio interno non possono arrivarne altre, magari quelle che si accordano perfettamente alla nostra domanda. La risposta al come stanno le cose nel mio caso doveva esser di prima mano, qualcosa, qualunque cosa fosse, che non rimorchiasse con sé contenuti altrui. Non che avessi stabilito con arroganza che dovesse esser così, ma quello che non mi appartiene man mano ha perso la possibilità d’andar a fondo dentro di me e in seguito non si è più posta la questione. Nel tempo qualcosa s’è affacciato al mio balcone interno: piccoli eventi, coincidenze dapprima insignificanti e via via più complesse come quest’ultima, pensieri, qualche sogno ed esperienze che in qualche modo s’intrecciavano rivelando dei collegamenti. Volendo potrei risalirne il corso e tentar di comporre il disegno dell’enorme quadro che avverto esser l’esistenza, ma farei ben poco… elaborerei altre ipotesi, altri pensieri e congetture… per chi li legga anch’essi contenuti/esperienze di seconda mano. Non è che non voglia (come ha ritenuto l’amico Nikelise) parlarne, ma non posso farlo a condizioni stabilite, quello con cui ho a che fare non c’è modo d’invitarlo, figuriamoci d’ammaestrarlo… una coincidenza accade da sé, come un sogno, gli eventi in un giorno e gli stessi pensieri che giungono già formati al lettore che è in noi. Credere di poter analizzare, scomponendo e riaggregando secondo questa o altra direzione quello che è un flusso continuo senza soluzione di continuità, allo scopo di comprenderne cause e leggi (se vi sono) e possibilmente trarre indicazioni per l’avvenire (o il dopo, in tutti i sensi) non farà che fermare l’attenzione su quella porzione di tempo/spazio dov’è avvenuto qualcosa… e intanto il flusso è andato più avanti... trasportandovi con sè, pur se al momento non ve ne accorgete. Ciò non toglie che lo si possa fare, ma suggerirei di non farlo a tempo pieno diventando uno specialista d’argomenti filosofici, religiosi, psicologici… scientifici e culturali in genere. Si tratta di non far crescere solo una parte dell’albero, di non credere che a causa del sole che ha sviluppato quello e non altri rami le cose stiano così per tutti, che solo quelli sono i rami che meritano e giustificano l’albero. Qualcosa comunque posso dirla, prendendo spunto da un’informazione che ho raccolto il 4 febbraio visionando un documentario su Rai3 (sempre visto con mia madre… ma almeno son fatti bene). Mostrava i popoli delle isole Tonga (… il primo luogo al mondo a veder sorgere il nuovo giorno…) e le loro agili piroghe a vela e bilanciere, con le quali si avventurano in mare da secoli percorrendo migliaia di chilometri senza alcun riferimento, sapendo riconoscere dalle forma delle onde e dai venti dove dirigersi. In un certo senso onde e vento parlano e son compresi dall’uomo. E pur se ricorrenti, ciclici, non son mai gli stessi. Potrebbe essere che così come noi parliamo (male…) col mondo, con l’universo… accada anche l’opposto? E come accorgersi se davvero avviene? Beh, dipende dalle domande… dicevamo che fior fior di scienziati han trovato in sogno o al risveglio la risposta/formula agognata. Tutto dipende dalla domanda, sgomberato il campo da quello che non mi appartiene, ho la sensazione (in realtà ben di più) che in quello che m’accade, bislacche coincidenze comprese, vi sia la traccia che porta alla risposta per la mia domanda. Come io posso interpretare le coincidenze non è lo stesso di come può farlo un altro. La coincidenza è quell’onda diversa, che annuncia l’approssimarsi della terra. Questo per me, ma per chi abbia tempo e interessi differenti è semplicemente un’onda… non troppo distinguibile dalle altre. A questo punto non avrebbe senso parlar della mia terra, del mio punto d’arrivo che fugacemente ha brillato per un istante nella notte. Non vi potrò mai portar con me… non mi potrete mai portar con voi… possiamo solo condividere un pezzo del tragitto, quel che ho/abbiamo fatto. Quanto più assorbite la descrizione della terra altrui tanto più vi allontanerete dalla vostra, questa è stata la mia esperienza, per altri potrebbe esser diverso. Penso che tanta parte del cammino sia arrivar a dar credito a quell’onda diversa che ci parla, che equivale a vivere le risposte, in qualunque modo ci accadano. Questa è l’indicazione che ho cercato di trasmettere con la mia presenza e i miei scritti nel forum e se c’è qualcosa che può davvero esser condiviso sarà un uccellino che volando nel cuore suggerirà come e quando. Quell’uccellino per me è l’ispirazione, che ha dato senso e direzione alla mia vita. Vengano a voi l’alati alcioni a collegare il vostro cielo al mare infinito. Galvan |
25-02-2015, 13.15.16 | #44 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
No, non ti sbagli. Capita anche a me. Non qui, non su questo forum.
Però, paradossalmente ho notato molta più indifferenza in luoghi virtuali che dal vivo, penso perché manchi la il sentimento reale dell'empatia del momento, la contemporaneità della condivisione. Secondo me, ma potrei anche sbagliarmi, cioè è una mia impressione. |
25-02-2015, 18.57.00 | #45 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Citazione:
Caro Galvan, ma quando mai hai sbagliato tempi e modi di intervenire? Sei la riflessione per eccellenza, con i tuoi modi con i tuoi pensieri ,la tua sensibilità a "fiutare" i protagonisti e le discussioni. Non so se manchi humor, ma penso che l'importante è la costruzione di un ambiente che sappia accogliere e francamente io vi vedo rispetto nelle diversità di opinioni. E' ovvio che ognuno crede in quello che scrive , ma la passione è temperata da una buona autolimitazione e si vede dal numero di interventi dei moderatori che mi sembra sia affievolito:questo è qualità di un ambiente a parer mio e non per essere elegiaco nei tuoi confronti, ma tu "caschi a fagiuolo" perchè aiuti notevolmente con le tue riflessioni a mantenerne il clima. Sai benissimo che l'ironia e soprattutto l'autoironia aiutano molto nella vita di ognuno,smorzano la tensione e ridanno frescura ai bollori. Cosa dirti se non per l'ennesima volta esternare il piacere di leggerti e di avere le fortuna almeno quì di esserti compagno di viaggio. Buon compleanno nel forum e tanti di questi giorni |
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25-02-2015, 19.58.34 | #46 |
Garbino Vento di Tempesta
Data registrazione: 13-05-2014
Messaggi: 147
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Ciao Galvan,
in attesa della risposta del mio caro amico Mymind, che comunque so essere abbastanza impegnato, ma non mi stupirei di vedere il suo inserimento ancora prima del mio, voglio prendere spunto dal tuo discorso sulla lunghezza dei tuoi interventi e sulla loro potenzialità. E a riguardo mi sovviene uno degli aforismi di Nietzsche che mi sono rimasti più impressi. In cui si afferma che chi parla, in fondo, si può paragonare ad un corso d' acqua. E di corsi d' acqua ci sono vari tipi, quelli tranquilli, quelli rumorosi e quelli veloci e scroscianti per terminare con quelli di tipo torrentizio. Ma nel parlare o nell' esprimere i propri pensieri anche scrivendo, quello che conta è ciò che viene trasportato, e cioè ciò che non è acqua. Non so se questa citazione ti è piaciuta, ma spero di sì. Comunque non è importante né necessario stabilire se vi sia una nascita o creazione dell' Universo, perché non lo sapremo mai. Se ne può parlare, discutere, anche animatamente, ma qualsiasi opinione che si ritenga vera è velleitaria. Anche perché le cose possono stare anche nel modo in cui io penso che sia. E cioè che l' Universo sia eterno, mai creato, mai nato e siamo solo noi ad essere transitori. E a riguardo ho, neanche a farlo apposta, un altro brano di Nietzsche, tratto da Verità e menzogna, cinque introduzioni per libri mai scritti: -In un qualche angolo remoto di questo fiammeggiante universo che si stende attraverso un' infinità di sistemi solari, ci fu un tempo un corpo celeste sul quale degli animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Si trattò del minuto più tracotante e mendace dell' intera storia universale, e tuttavia soltanto di un minuto. Dopo alcuni sussulti della natura quel corpo celeste si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire. Ed era tempo: giacché per quanto andassero superbi del loro aver già molto conosciuto, alla fine con loro grande rincrescimento dovettero arrivare alla conclusione che tutto avevano conosciuto in maniera falsa. Così morirono, e morendo maledissero la verità. E questa fu la sorte di questi disperati animali, che avevano trovato la conoscenza.- Altrove, termina il brano con: e il silenzio tornò a regnare nell' Universo. E questo è anche il motivo per cui non disdegno affatto l' ironia, in un' esistenza che non ha un da dove e un dove si è diretti. Ma soprattutto che non si saprà mai chi siamo. Ripeto: se ne può parlare, discutere, anche animatamente, ma l' unica cosa che rimane è l' ironia che tutto il vivere suscita. Se non fosse perché c' è molta, forse troppa gente che soffre e molto, si potrebbe anche morire dalle risate per la tracotanza che l' uomo dimostra da parecchio in ogni ambito culturale. Ti saluto e ti confermo che apprezzo i tuoi interventi, anche se a volte li leggo molto velocemente a causa della loro lunghezza. Ma questa volta ho voluto renderti la pariglia, sperando che non sia solo acqua quello che ho inserito in questo fiume. Ringrazio per la cortese attenzione. Garbino Vento di Tempesta. |
26-02-2015, 06.29.29 | #47 | ||
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Citazione:
Citazione:
questa frase che personalmente condivido secondo me condensa tutto il tuo post,anzi tutti quelli che hai postato finora. francamente non capisco perché ti attribuisci un "errore"…be sarebbe come dire che l'intero albero non sarebbe più tale per via di un ramo,che pero e' pari agli altrettanti rami che lo compongono. dunque l'albero va visto nel suo insieme spostando un po l'analogia dell'albero mi vengono in mente i parchi..vi sarebbero quelli naturali,(che essendo tali non dovrebbero nemmeno avere questo nominativo) dove tutto cresce spontaneamente e liberamente e quelli dove l'intervento umano li renderebbe assurdamente perfetti,sempre secondo il suo criterio (come se fosse l'unico),..potando,tagliando,c lassificando,non lasciando nulla al "caso" il che li renderebbe del tutto asettici e privi appunto di vita..ovviamente non ce paragone! dunque viva la spontaneità! |
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02-03-2015, 22.56.59 | #48 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 30-01-2014
Messaggi: 189
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Vi ringrazio delle vostre risposte e il senso di vicinanza che m’han recato.
Apprezzo il vostro esser qui nel forum a condivider il tempo con me e con tutti, rendendo manifesto che la peculiare qualità umana sia un flusso che può scorrer in ogni direzione, comprese quelle elettroniche… In un qualche angolo remoto di questo fiammeggiante universo che si stende attraverso un'infinità di sistemi solari, ci fu un tempo un corpo celeste sul quale degli animali intelligenti perdettero la conoscenza. Si trattò del minuto più umile e veritiero dell'intera storia universale, e tuttavia soltanto di un minuto. Dopo alcuni sussulti della natura quel corpo celeste si irrigidì e gli animali che un tempo furono intelligenti dovettero morire senza poter rammentar la superbia del loro aver già molto conosciuto, pur se tutto avevano conosciuto in maniera falsa. Così morirono senza comprendere la verità e tuttavia poterono vivere la loro fine. E la sorte di quegli animali disperati, che avevano trovato la conoscenza, fu di morir come innocenti bambini. Altrove, termina il brano con: e quella conoscenza svincolata dalle forme tornò a vagare nell'Universo alla ricerca d’altre forme... perché quello era il suo compito… |
18-03-2015, 20.14.34 | #49 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 30-01-2014
Messaggi: 189
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Mi piace la poesia e da principiante mi ci diletto e pur se l’osservanza della metrica da tempo non va per la maggiore, nel mio caso all’ottenerla me ne vien maggior soddisfazione… forse per un’interiore ricerca d’ordine.
Beh, la metrica è un po’ una matematica… e poi ci son le licenze (poetiche) che al contrario di quella son qui permesse. Insomma (per chi l’apprezzi) un simpatico e vitale intrattenimento, al pari di molte altre forme d’espressione, compresa quella di scriver qui, naturalmente. Questo il prologo, per dichiarar di cosa si parli a breve, della qual cosa vorrei sentir come voi l’interpretate, la spiegazione che ne fornite. Entrando nel merito di quel che ci accade, delle nostre piccole (ma anche grandi) esperienze si cerca di dirigere il fascio della nostra personale luce (che oserei definir intelligente) per render un po’ più delineati i contorni di quel grande mistero lungi dall’esser risolto: che siamo? Il fatto è presto detto: giorni fa (era notte) dormivo. Il mio sonno è inframezzato da ripetuti risvegli, quando mi va davvero bene si protrae continuativamente per un paio d’ore, ma son evenienze rare, la media è sulla mezz’ora e mi ci son (giocoforza) abituato. Tuttavia tal modo di riposare presenta qualche aspetto particolare, soprattutto quando m’accade di sognare, perché avvezzo al ridestarmi quasi senza transizione, la memoria conserva gran parte dell’accaduto. Lo guardo per un po’ e se c’è qualcosa d’interessante mi faccio un appunto mentale per ricordarlo al mattino. Ma anche durante il sogno vien mantenuta una forma di presenza diciamo “interattiva”, capace di focalizzarsi sui particolari del medesimo. Quella notte quindi dormivo e stavo sognando… una poesia (di tre quartine in rima, endecasillabi di sedici sillabe, la mia preferita) e mentre la guardavo scritta sul foglio una voce la recitava… ed io estasiato l’ascoltavo, ben sapendo che non era “mia” e proveniva da chissà dove… Appunto, da dove, secondo voi? |