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06-07-2014, 04.37.19 | #30 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
non so perchè perdo la traccia di questo 3d in continuazione (vabbè dai è solo la seconda volta).
con rapsodico intendevo, senza meta, senza punto fisso. preferisco puntualizzare, come forse avrai notato. non è però così importante seguendo il flusso di pensiero, non posso che apprezzare tutte le tue intuizioni, anche a partire dalle piccole cose. e in fin dei conti le piccole cose sono quelle con cui più frequentemente entriamo in contatto. anche io noto che ci sono dei fili rossi (direbbero i giapponesi) che partono da lontanto (dal passato) e continuano nel presente. maledetti dejavù! (approposito anch'io non concordo con quanto scritto sulla wiki, quella al massimo è la modalità, ma poi perchè la gente a seconda si spaventi, si interroghi, rimanga impietrita, entri in dimensioni parallele, quello è l'interessante non spiegato.) sulla poesia...quanto l'ho amata! sono anni che questa arte attende di essere ripresa da me. montale anzitutto...e infine. vi ripropongo le 2 poesie che sono uno dei punti gravitazionali del mio esistere...tornano quelle parole, ancora e ancora e ancora...e sono già 20 anni!!! Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t'attende dalla sera in cui v'entró lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostó irrequieto. Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all' avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s'addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell' oscurità. Oh l' orizzonte in fuga, dove s'accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende ...). Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. tu non ricordi....e sono già lacrime questa poesia è leggenda. Dora Markus Fu dove il ponte di legno mette a porto Corsini sul mare alto e rari uomini, quasi immoti, affondano o salpano le reti. Con un segno della mano additavi all'altra sponda invisibile la tua patria vera. Poi seguimmo il canale fino alla darsena della città, lucida di fuliggine, nella bassura dove s'affondava una primavera inerte, senza memoria. E qui dove un'antica vita si screzia in una dolce ansietà d'Oriente, le tue parole iridavano come le scaglie della triglia moribonda. La tua irrequietudine mi fa pensare agli uccelli di passo che urtano ai fari nelle sere tempestose: è una tempesta anche la tua dolcezza, turbina e non appare, e i suoi riposi sono anche più rari. Non so come stremata tu resisti in questo lago d'indifferenza ch'è il tuo cuore; forse ti salva un amuleto che tu tieni vicino alla matita delle labbra, al piumino, alla lima: un topo bianco, d'avorio; e così esisti! 2 Ormai nella tua Carinzia di mirti fioriti e di stagni, china sul bordo sorvegli la carpa che timida abbocca o segui sui tigli, tra gl'irti pinnacoli le accensioni del vespro e nell'acque un avvampo di tende da scali e pensioni. La sera che si protende sull'umida conca non porta col palpito dei motori che gemiti d'oche e un interno di nivee maioliche dice allo specchio annerito che ti vide diversa una storia di errori imperturbati e la incide dove la spugna non giunge. La tua leggenda, Dora! Ma è scritta già in quegli sguardi di uomini che hanno fedine altere e deboli in grandi ritratti d'oro e ritorna ad ogni accordo che esprime l'armonica guasta nell'ora che abbuia, sempre più tardi. È scritta là. Il sempreverde alloro per la cucina resiste, la voce non muta, Ravenna è lontana, distilla veleno una fede feroce. Che vuole da te? Non si cede voce, leggenda o destino... Ma è tardi, sempre più tardi. allo specchio annerito che ti vide diversa una storia di errori imperturbati e la incide dove la spugna non giunge. La tua leggenda, Dora! i brividi.... lo specchio annerito è l'anima e l'anima mundi. la storia delle erranze, è quella nostra. imperturbato è la volontà di potenza. la spugna è la memoria. l'incidenza è la leggenda. la poesia non si interpreta MAI. credo che abbiamo risposto. |