Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
Oxdeadbeef:
Giustificare vuol dire "dichiarare giusto", e il giusto (da cui: "giustizia") non è una categoria della scienza.
E' per questo che se vogliamo "giustificare" non è alla fisica che bisogna guardare, ma alla meta-fisica.
Esistono tuttavia due concezioni (più di due, in verità, ma nel contesto di questo discorso può bastare questa
specificazione) del "giusto", esemplarmente descritte nel dialogo fra Socrate e il sofista Trasimaco.
Trasimaco dice che giusto è che il forte persegua il suo utile, mentre Socrate dice che giusto è perseguire
l'interesse del più debole. Mi pare chiaro che nulla aggiunga il pensiero successivo (vedi Hume) del "giusto"
come di un generico perseguimento dell'utile, visto che se "giusto" è perseguire l'utile allora sarà il forte
che lo perseguirà a scapito del debole.
Sgiombo:
Secondo me giusto è il perseguimento dell’ utile (ma preferei dire “il soddisfacente” maggiore possibile per la maggior parte possibile dei senzienti (e dunque può benissimo darsi che imponga la negazione dell’ utile -o soddisfacente- del forte se questo implica la negazione del’ utile -soddisfacente- dei più).
Ma per me (contro il Socrate platonico) non è giusto nemmeno perseguire l’ utile -soddisfacente- del debole, se se questo avviene a scapito della soddisfazione della maggioranza dei senzienti.
Ma che l' utile di Hume coincidesse con l' interesse del più forte mi sembra per lo meno un' ingiusta forzatura (era una persona estremamente affabile, bonaria, generosa; certo con i suoi inevitabili limiti culturali di borghese del XVIII° sec.; nel quale peraltro la borghesia svolgeva ancora un ruolo progressivo).
Oxdeadbeef:
In parole povere, la posizione meta-fisica è solo quella di Socrate, visto che l'utile di una pecora non sarà mai
a scapito di quello del lupo (facciamoci a capire...).
Sgiombo:
Beh, l’ utile della pecora può benissimo essere a scapito di quello del lupo se ne determina la denutrizione e la fame, e magari quella dei suoi piccoli; ma capisco che di un lupo metaforico si tratta.
E però non è peregrino rammentare che in natura -e nella storia umana- tutto è relativo, che esistono anche conflitti fra interessi aventi tutti in qualche misura le loro ragioni reciprocamente inconciliabili, e che ci possono essere situazioni nelle quali è necessario ripiegare sul male minore (è la differenza fondamentale, secondo me, fra gli anarchici, propugnatori di un’ utopistica e sterile, improduttiva “purezza rivoluzionaria”, per esempio nella guerra civile spagnola, e i comunisti -i terzinternazionalisti, gli “stalinisti”- che, “sporcandosi le mani” e addivenendo anche a compromessi col nemico, se necessario, hanno effettivamente fatto avanzare la storia, la civiltà umana; altro esempio classico: il Patto Ribbentrop-Molotov, che da parte mia approvo incondizionatamente). Ma faccio questi esempi non pretendendo certo che tu condivida le mie valutazioni in proposito (e ci sarebbe da discuterne per “parecchie vite”…), ma solo per illustrarti il problema.
Ma allora la tua affermazione che la giustificazione della morale non possa che essere meta-fisica mi sembra significare semplicemente che essa “non può essere fisica, scientifica” (e fin qui, come già ripetutamente affermato, non posso che essere d’ accordo); ma oltre questa precisazione in negativo cos’ altro (di positivo, di affermativo) significa?
A me pare niente (non dice nient’ altro oltre a ciò che nega; a completamento del quale mi sembra sia da aggiungere “Né di alcuna altro genere o natura. Semplicemente questa giustificazione è impossibile e basta”).
La giustificazione della morale secondo me non può essere scientifica (come da te espressamente affermato), ma non solo: non può essere, non è possibile in assoluto, sotto qualsiasi punto di vista.
La morale non può essere dimostrata né scientificamente, né in alcun altro modo: semplicemente la si avverte come insieme di tendenze comportamentali (e a giudicare comportamenti; propri e altrui) spontaneamente, irrazionalmente, “sentimentalmente”.
Oxdeadbeef:
Questo vuol dire, ad esempio, che la recente sentenza che re-integra i sindacalisti FIOM all'interno della FIAT
è una sentenza squisitamente metafisica (questo, a meno di non vedere in Marchionne il debole...).
Sgiombo:
Per me è relativamente giusta semplicemente perché nell’ interesse maggiore possibile dei più possibile dei senzienti interessati al caso è compreso il rispetto dei diritti innanzitutto delle maggioranze (sia pure relative, come credo sia la FIOM in FIAT), ma anche delle minoranze (la giustizia si affermerebbe pienamente se vi fossero ammessi anche i sindacati di base, per restare al tuo esempio).
Oxdeadbeef:
Il significato del termine metafisica è, lo ripeto, questo (e solo questo): ciò che ha come proprio principio
quel principio che condiziona la validità di tutti gli altri principi. Ovvero: quella sentenza ha fatto valere
un principio che ha condizionato la validità di tutti gli altri principi (e Marchionne ne ha elencati a iosa,
a cominciare da quello, "sacro", di un mercato che non comprende tutti questi lacci e lacciuoli alla libertà
d'impresa).
Sgiombo:
Ma che significa “quel principio che condiziona la validità di tutti gli altri principi”?
Qual’ è questo Super- o meta- -principio? In cosa consiste effettivamente? Come si enuncia?
E soprattutto: come si dimostra?
Oxdeadbeef:
Dunque, ciò che resta da stabilire è solo e soltanto se quella sentenza sia stata "giusta" (in senso metafisico,
come credo di aver dimostrato), oppure "ingiusta" nel senso "fisico" della non-accettazione di un principio
che condiziona la validità di tutti gli altri principi (come nel caso dell'ILVA, dove non si riesce a sbrogliare
la matassa giuridica - e non certo a caso, visto che in questo frangente non viene accettato un principio che
condiziona la validità di tutti gli altri principi).
Sgiombo:
Per me è giusta e morale (limitatamente: vedi i diritti violati, in FIAT e altrove, dei sindacati di base) semplicemente perché soddisfa maggiormente le esigenze dei più dei senzienti (che abbiano esigenze in proposito) della contraria (esclusione della FIOM).
La questione ILVA mi sembra un classico caso di quella possibilità di conflitti fra interessi tutti in qualche misura (difficile da stabilire; impossibile matematicamente, con un numero o un' equazione) giustificabili ma reciprocamente escludentisi cui accennavo sopra.
Oxdeadbeef:
Sarei piuttosto molto meno ottimista di te sul "comune umano sentire".
Io, tutta questa "umanità", la vedo sempre di meno. Vedo, viceversa, un economicismo, un "mercatismo" (termine
che preferisco al più classico - e fuorviante - "liberismo") che sta sempre più occupando ogni spazio.
Questo avviene anche grazie allo scientismo, ovvero alla pseudo-scienza di cui tutti, ormai, sembrano imbevuti.
Forse ha proprio ragione T.Negri (che, per altri versi, non sopporto) quando parla di "biopolitica", ovvero
di una politica che esce dalle sue pertinenze per invadere lo stesso "bios" umano.
Sì, stavolta, e a differenza di altre, penso abbia visto davvero lungo. La politica, ovvero il campo nel quale
le volontà si scontrano per il "dominium", ha così profondamente permeato ogni cosa da diventare pressochè invisibile.
(dimmi tu se conosci persone che ancora sanno individuare chi è il "dominus"...). Ma è un discorso che qui chiudo,
perchè lungo e perchè poco c'entra con la discussione.
ciao
Sgiombo:
Non trovo problematico (da comprendere; casomai difficile da sopportare) il fatto che in questa (come già in diverse altre) epoca di decadenza della civiltà la morale sia ampiamente e gravemente ignorata e violata, che tenda potentemente a imporsi l’ immoralità.
Per me è dura ma “normale” dialettica della storia umana.
Peraltro conosco diverse persone (per frequentazione diretta o tramite letture) che sanno bene che il potere è nelle mani delle oligarchie capitalistiche monopolistiche finanziarie transnazionali (scusa la ridondanza degli aggettivi) e cercano per quanto possibile di contribuire in qualche modo alla (impari, quasi disperata) lotta contro di esse. Se non altro per “vendere cara la pelle” come umanità, qualora, come è probabile, questo potere non potesse essere abbattuto e conseguentemente la nostra specie fosse destinata all’ “estinzione prematura e di sua propria mano” (Sebastiano Timpanaro, un carissimo maestro di conoscenza e di vita).
Ma noto (intendimi bene: non sto affatto rivalutando o giustificando lo scientismo!) che non solo lo scientismo, bensì anche svariate altre forme di irrazionalismo ancor più “sgangherato” (superstizioni, religioni…) sono diffusissimi e svolgono un ruolo non meno importante e nefasto nella soppressione deliberata e programmata della coscienza critica fra gli oppressi e sfruttati a vantaggio degli oppressori e sfruttatori.
A presto!
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