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23-09-2013, 19.22.25 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
@ Oxdeadbeef Effettivamente é oggi diffusa una vulgata scientista che (non ripeto quanto ho scritto in riposta a Eretiko) si sposa spesso con altre tendenze irrazionalistiche più pacchiane. Ed esiste anche uno scientismo più coerente e più limitato ad élite intellettuali colte; a questo proposito é a volte difficile cogliere la differenza fra adesione pacata e critica alla conoscenza scientifica in contrasto polemico (a mio avviso ”sacrosanto”) verso altrettanto dilaganti diversi e più sgangherati irrazionalismi (superstizioni, astrologia, “fondamentalismo ecologistico”, “taumaturgismo alla padre Pio”, ecc.) da una parte e acritica esaltazione altrettanto fondamentalistica della scienza e della tecnica dall' altra. Per esempio il buon Diego Fusaro conduce una per me apprezzabilissima e benemerita polemica contro il fondamentalismo laicistico dei vari Scalfari e Galli Della Loggia, il quale (laicismo; includente una componente scientistica) si risolve in un' esaltazione della dominante “religione del mercato”; e in questa polemica si rivolge anche a Odifreddi. Personalmente quest' ultimo (per quel poco che ne ho letto), malgrado una decisa verve polemica che può portarlo talora ad esagerare, non mi sembra accomunabile agli altri due essendo spesso critico anche verso per lo meno alcuni fra i più disumani, oltre che irrazionali, aspetti dell' organizzazione sociale dominante (della quale gli altri due autori citati sono a parer mio fra i più spregevoli apologeti). Non sono al corrente di tutti i suoi numerosi interventi polemici e non escludo che qua e là possa cadere in qualche misura nello scientismo acritico. Noto per lo meno che la sua tendenziale intemperanza polemica è molto più brillante e apprezzabile (e a me personalmente anche simpatica) della spocchiosa supponenza degli altri due personaggi citati. Sono con te d' accordo che nell' umanità ci sia una tendenziale ricerca di certezze; anche se opera pure una (forse più debole e meno potentemente diffusa a livello di massa) tendenza contraria a coltivare lo spirito critico (che é all' origine della filosofia). Entrambe queste tendenze comportamentali contrastanti possono svilupparsi in modo più o meno moderato e fisiologico oppure spropositatamente e patologicamente: é il caso della prima di esse, di fatto oggi in Occidente anche (secondo me non solo) verso la scienza, dato il declino della religione in questa parte del mondo); ma ciò é anche influenzato a mio parere dalle esperienze individuali e dal contesto sociale. Per parte mia, da vecchio marxista incallito, darei soprattutto importanza a questi ultimi fattori: al fatto che al mantenimento degli attuali rapporti sociali dominanti, iniquissimi e pericolosissimi per la sopravvivenza del genere umano, nell' interesse immediato delle classi privilegiate che vi dominano, é utile mantenere un diffuso irrazionalismo (di cui lo scientismo é una delle molteplici declinazioni) e mancanza di senso critico; e anche al fatto che al malessere diffuso che questi assetti sociali inevitabilmente promuovono conseguono distorsioni più o meno marcatamente patologiche del comportamento (un' altra evidente é quella per il gioco d' azzardo). Da medico, per fortuna non personalmente coinvolto almeno finora in persecuzioni giudiziarie da presunta “malasanità”, mi trovo molto d' accordo circa la dilagante smania di sicurezza; nonché, direi, rifiuto irrazionalistico e del tutto irrealistico di ogni limite, per esempio alla salute a alla durata della vita: pensa alle penose pratiche di chirurgia estetica cui si sottopongono, con risultati a mio parere quasi sempre decisamente raccapriccianti, vecchie ex-belle donne (e che magari possiederebbero ancora un qualche fascino, ovviamente limitato, se invece sapessero invecchiare dignitosamente), o alla dilagante persecuzione dei medici per presunta “malasanità” (per fare un esempio fra i tanti, qualche anno fa a Bologna i parenti-eredi –non mi pare proprio il caso di dire “i cari”- di un novantacinquenne -dicesi NOVANTACINQUENNE!- morto per infarto un giorno o due dopo essere stato dimesso da un ospedale hanno fatto causa per arraffare risarcimenti: come se a quell' età la morte non fosse DEL TUTTO FISIOLOGICAMENTE in agguato ogni momento, e ogni giorno di vita guadagnato in buona salute non fosse da considerare un dono generoso della fortuna! Spero che il tuo giro di domenica sia stato di soddisfazione (chiedo scusa agli altri frequentatori del forum: “cose fra ciclisti”). |
23-09-2013, 19.33.50 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 11-10-2007
Messaggi: 663
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
Citazione:
Una teoria scientifica è una "metafisica", e non solo per l'astrazione matematica del linguaggio utilizzato per descriverla. E' proprio il modello che è metafisico. Chi ha mai visto o toccato l'energia? Chi ha mai fatto esperienza dello spazio a 4 dimensioni? Chi ha mai visto il tempo scorrere come un fiume indefinito? Queste qualità primarie saranno pure legate a qualcosa di empirico, ma rimangono comunque "oltre la fisica". Ovviamente è, e rimane, una mia personale posizione (che però ho trovato in molti filosofi e in buona parte dei fisici teorici). |
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23-09-2013, 22.12.01 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
@ Ulysse
Dalla tua risposta dovrei forse dedurre che per te un oggetto non può "cambiare" nel tempo? Se così fosse, potrei dire che non sei rimasto ad Aristotele, ma che sei addirittura "retrocesso" a Parmenide... E meno male che, nel seguito, ti dici d'accordo sulla teoria della falsificazione (non che non abbia i suoi bravi limiti, comunque). Non capisco, e non lo capisco nel modo più assoluto, questo tuo qualificare la filosofia come una materia per presuntuosi: ma quale superiorità? Filosofia e scienza si muovono, con ogni evidenza, su piani diversi. E non solo: quel tuo definire un pensiero superiore ed uno inferiore evidenzia una forma-mentis ontologica, o almeno una "visione" molto attenta alle gerarchie (ti consigliavo, appunto, di cercare di conoscer-ti, ma non mi illudo che tu faccia lo sforzo di comprendermi). La parte conclusiva della tua risposta è la solita (solita perchè tema ricorrente nei tuoi interventi) "laude al progresso", che è quanto di più finalistico, escatologico, metafisico (e chi più ne ha più ne metta) si possa immaginare. Penso, in definitiva, che le tue posizioni siano il frutto di una visione della scienza che è tardo-ottocentesca, positivistica: null'altro che l'ultimo frutto del romanticismo. ciao (scusami la "ruvidità", ma la filosofia mi impone di dire ciò che penso (che non è, necessariamente, il vero; ma è un qualcosa di, ovviamente, falsificabile) |
24-09-2013, 08.52.28 | #17 |
Ospite abituale
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
E' curioso che alcuni vorrebbero liberarsi della filosofia e non capiscono che così facendo non fanno altro che continuare a tenerla in vita.
Per cancellarla veramente non dovrebbero far altro che ignorarla |
24-09-2013, 10.30.00 | #18 | ||||||
Moderatore
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
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1) Il rifiuto di considerare le radici dell'albero su cui è cresciuto e cresce il pensiero tecnico, curandosi solo delle fronde perché le radici sono una perdita di tempo, roba sorpassata, fuffa insomma. 2) Far finta di considerare tutto relativo per rendere assoluto solo il pensiero economico, l'unico in grado di vedere l'utile e pertanto il vero (che è vero solo se è utile) 3) Pensare e voler far credere che non esista che un approccio tecnico per salvare l'umanità, perché solo un mondo che ha fede certa nella tecnica può salvarsi, appunto perché solo la tecnica può fornirgli ciò che gli è utile e che funziona indipendentemente da ogni altra considerazione morale, logica o ontologica ed esistqenziale che sia. La tecnica infatti taglia corto, va diritta allo scopo di far funzionare e quando non ci riesce è solo colpa di chi non ha abbastanza fede in lei. |
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24-09-2013, 17.09.21 | #19 |
Ospite abituale
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Messaggi: 381
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
@ Maral
Dunque, a tuo avviso, è l'utilità il "principio primo"? In un altro post affermo che i "moventi" originari sono il piacere e il dolore (pag. 4 del post su Severino, rispondendo proprio a te); ma questo vuol dire che ognuno di noi, visto che ognuno di noi ha una diversa percezione del piacere e del dolore (non necessariamente, ma certamente in possibilità), ha un suo concetto di utilità (dicevo appunto che in questo consiste l'impossibilità di qualsiasi fondazione razionale delle cose). Dice Hobbes: "ciascun uomo è, per diritto naturale, arbitro circa ciò che gli è utile". Se così fosse, il Kaos sarebbe la Verità, e dunque la metafisica non potrebbe individuare che in esso l'oggetto proprio del suo discorso (comunque decretando la Verità non negli enunciati scientifici, ma nelle "deliranti" (...) parole di Nietzsche, con la volontà di potenza che assurgerebbe al ruolo di principio che condiziona la validità di ogni altro principio, cioè che assurgerebbe al ruolo di Verità metafisica). Personalmente, sono convinto non solo della "possibilità" di tutto ciò, ma della sua "probabilità". Ed è per questo che dicevo a Sgiombo di apprezzare il suo porre l'accento sulla questione dei rapporti sociali. Ma è proprio sulla base di questo ragionamento che non penso, assolutamente, che la fisica "vinca" sulla metafisica (non lo potrebbe, come non potrebbe avvenire il contrario). E' la metafisica -e lo sarà sempre- ad aver l'ultima parola, e semplicemente perchè è essa a "comprendere" le scienze particolari (una com-prensione ontologica, naturalmente non certo qualitativa). Certamente, sarebbe assai poco "utile" andar a dire in giro che il Kaos è la Verità; che la volontà di potenza (che altro non è se non la legge del più forte) è l'unica "legge" che una "physis" staccata dal "nomos" (un "nomos" che "perde", irrevocabilmente, il confronto, se è la filosofia a soccombere) riconosce. Dicevo: sarebbe assai poco utile, ma lo sarebbe per la volontà di potenza dominante, la quale ha, invece, tutto l'interesse a far credere che le cose si svolgano secondo un "ordine" (un Kosmos). Quindi io porrei al centro del discorso sull'utile non il suo contrario, l'in-utile, ma questa domanda precisa: utile a chi? Naturalmente, l'utile della pecora non è quello del lupo (Sgiombo direbbe- e francamente, penso, molto a proposito -: l'utile dello sfruttato non è quello dello sfruttatore), ma la filosofia empirista anglosassone (che, oggi, è a fondamento di tutta la weltanschauung occidentale) sembra aver come "obliato" una tale, elementare, constatazione (a beneficio di un utile considerato "ontologicamente", tant'è che non è insolito sentire, nelle "pieghe dei discorsi" degli economisti contemporanei, la convinzione che l'utile individuale coincida con quello della collettività. Prima di proseguire su questo genere di discorso (che mi appassiona molto), voglio però essere sicuro di aver ben interpretato e focalizzato le tue riflessioni (non ne sono certo). Per cui attendo tue considerazioni. ciao |
24-09-2013, 21.13.16 | #20 |
Ospite abituale
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Riferimento: Scienza e filosofia (fisica e metafisica)
@ Sgiombo
Non hai anche tu l'impressione che questo bisogno di certezze (che, metafisicamente, si esprime nella ri-costituzione della "Verità" negli enunciati scientifici; mentre, esistenzialmente, nella ricerca della sicurezza "fisica") sia frutto più delle strutture "innate" che non delle condizioni materiali? Voglio dire: non che io pensi che le condizioni materiali non influenzino per nulla questo atteggiamento, ma mi sembrerebbe davvero colpevole ignorare che questo bisogno di certezze dura da millenni, ed abbraccia le cosiddette "fasce sociali" più disparate. E qual'è, secondo te, il movente originario che spinge certe persone a continui "check up" medici; come altre a sottoporsi a interventi di chirurgia estetica? Qual'è il motivo "recondito" che spinge alla persecuzione dei medici (mi hai fatto vedere la cosa sotto un punto di vista al quale non avevo mai pensato)? Non credi che, una volta eclissate le "grandi narrazioni" (la religione come l'ideologia politica), l'uomo non possa più che aggrapparsi ad una aspettativa di lunga, e sana, vita? Come ad una lunga giovinezza? Non credi che al medico, in quanto scienziato (e la scienza è l'unica Verità rimasta...), non "possa" essere perdonata, diciamo, l'incapacità di non conoscere la Verità? Come può, un medico, essere considerato un uomo? E come può, la medicina, essere considerata fallibile? E ancora: come possono non svilupparsi comportamenti (io, perdonami, mai li chiamerei "distorsioni patologiche del comportamento") che trovano nel gioco d'azzardo la loro più tipica espressione? Voglio dire: in una economia "sana" (o più o meno sana...) il desiderio di ricchezza si esprime nel lavoro. Oggi, che il lavoro è diventato una chimera, la gente vede nel gioco d'azzardo (che ha davvero raggiunto livelli parossistici) l'unica opportunità di arricchirsi. Ugo Grozio, durante il 1500, elencò quelli che secondo lui erano i diritti "naturali" dell'individuo: "la vita, la libertà e la proprietà, essi sono diritti naturalmente riconosciuti e validi anche se, cosa empia, Dio non esistesse" (la frase è davvero di quelle che segnano la storia...). E oggi, come fanno quei "diritti" di cui parlava Grozio ad essere "riconosciuti e validi" se, oltre alla inesistenza di Dio, abbiamo decretato anche l'inesistenza di qualsivoglia "narrazione", sia essa politica, etica o semplicemente "umanistica"? Siamo ancora propensi a considerare quei diritti, o altri diritti, come "naturali"? E la natura, cos'altro è se non la "physis" di cui parlavano gli antichi Sofisti? Ecco perchè il Diritto (giurisprudenzialmente inteso) è sempre più sotto attacco. Ecco perchè esso è "strutturalmente" incapace di far valere le proprie istanze (il caso dell'ILVA di Taranto è emblematico, ma non è certo il solo). Se il "nomos" è eclissato, la "physis" prende il sopravvento. E la "physis" altra regola non ha se non quella dettata dalla volontà di potenza (ti rimando, per quest'aspetto, alla mia risposta a Maral). ciao (sono tornato terribilmente raffreddato...) |