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06-05-2013, 17.00.18 | #42 | |||||
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
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Ammetto di essere in difficoltà nella definizione di “utile”. Pensavo “ciò che permette di ottenere ciò che vogliamo”, ma se quello che vogliamo è “passare il tempo” diventano utili anche le raccolte di francobolli. Quello che volevo sottolineare è che più spesso di quanto saremmo disposti ad ammettere facciamo delle cose non perché utili ma semplicemente perché ci piacciono. Citazione:
Stai dicendo che anche in questo caso una visione metafisica ci porta a ragionamenti non corretti? Citazione:
Sicuro, il primo passo è intendersi sui termini. Ma mi potresti definire “significato” e “senso”? Citazione:
Secondo me gli assiomi di Peano (o quelli di Euclide) possono essere inclusi nella matematica, se ne occupano i matematici, vengono descritti nei libri di matematica (come il fatto che se si cambiano si possono ottenere risultati diversi, come nella geometria non-euclidea). Secondo me la metafisica (con la ricerca di una ragione ultima per gli assiomi) non dice niente di interessante al proposito. Citazione:
Difficile uscire dalla metafisica? Basta non entrarci . Di una filosofia (“concezione generale della realtà”) si ha bisogno, ma si costruisce una metafisica solo se si cerca un senso che non si sa bene che cosa sia e che quindi probabilmente non si può nemmeno trovare. Per quanto riguarda il concetto di “esistenza”, di cui non possiamo fare a meno nemmeno nella vita comune, ne propongo uno completamente soggettivo, prendendo spunto dalla definizione di “probabilità” di Bruno DeFinetti (“il prezzo che un individuo ritiene equo pagare per ricevere 1 se l'evento si verifica, 0 se l'evento non si verifica”). In questa prospettiva si può dire che una cosa “esiste” se un individuo ritiene utile comprenderla nella sua visione del mondo. Come per la probabilità, questa definizione completamente soggettiva non crea problemi se applicata alla nostra vita: non si può “barare” e “dare esistenza” a entità stravaganti, o non darla a entità che invece ci serve considerare, pena non riuscire a comportarsi in modo ragionevole. In casi particolari però questa definizione può aiutarci ad uscire da situazioni paradossali. La luna esiste quando non la guardiamo? Sì, è sicuramente utile crearsi un concetto di luna sempre presente, sarebbe controproducente crearsi un’immagine di luna che appare e scompare; se però pensare che la luna non esista quando non la guardiamo ci aiuta a risolvere un paradosso, nulla ci vieta di farlo. Questa definizione può essere utile in molte altre situazioni limite ed evitare molti modi di pensare scorretti. Permette di costruire una filosofia che faccia completamente a meno della metafisica, molto più coerente e compatta di una che la includa. |
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06-05-2013, 21.54.20 | #43 | |||||||||
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
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E magari è per un oscuro retaggio religioso calvinista che resta da quelle parti che ogni volta che attraverso un ordinatissimo Cantone Svizzero vengo colto da una crisi depressiva, anche se il paesaggio è di sicuro stupendo. Citazione:
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Certo il valore estetico ha un enorme potere seduttivo, dunque è funzionale al mercato, ma non può essere ridotto a solo strumento di seduzione mercantile altrimenti diventa solo, nel migliore dei casi, un "mi piace finché subito non mi tedia". Esiste anche un'educazione estetica che oggi è del tutto trascurata per lasciare spazio a quella presa seduttiva che è tanto funzionale a vendere un prodotto che poi deve subito stancare per necessità di produzione. Citazione:
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In ogni caso la definizione che avevo dato non me la sono sognata ieri notte, ma è ripresa da Varzi ne "Il mondo messo a fuoco" , autore che ha citato anche Aggressor. Citazione:
Ma anche la metafisica si occupa dei reali fenomeni dell'universo che peraltro al di là di ogni pretesa razionale o di riduzione matematica resta sempre sconosciuto, meraviglioso e terrificante come sempre è stato e sempre sarà, anche se magari solo a livello inconscio (ma poi nemmeno tanto se pensiamo ai terrori globali che accompagnano l'esistenza contemporanea). In fondo tutte le metafisiche, compresa quella scientifica non sono che tentativi fallaci di metterci al riparo dalla terrificante meraviglia del non sapere, maschere che funzionano da placebo per permetterci l'illusione di stare tranquilli nascondendo l'angoscia dettata dalla consapevolezza originaria di esistere. In tal senso la metafisica scientifica che prende come degno di nota solo ciò che è ripetitibile, riproducibile e misurabile, dunque precisamente controllabile, è senza dubbio quella più rassicurante di tutte e per questo ha ottenuto un successo che le altre ormai si sognano. Ciao e grazie per il dibattito |
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06-05-2013, 23.33.11 | #44 | |||||
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
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Il senso invece è la direzione semiotica verso cui si muove un certo gruppo di significati tra loro collegati per costituire l'ordine di una narrazione che è a sua volta significato per altre narrazioni. Ad esempio il senso di una vita è la narrazione direzionata dei significati degli eventi di quella vita in cui ogni singolo evento è segno congruente per un altro evento. Questo in linea di principio, poi in pratica, parlando confondo spesso senso con significato, nei discorsi comuni è difficile mantenere un qualche rigore filosofico. Citazione:
La metafisica poi non la vedo necessariamente legata alla ricerca di una ragione ultima per gli assiomi, forse una metafisica di derivazione cristiana ha questa necessità teleologica. Più in generale mi limiterei a intendere l'investigazione metafisica come una ricerca di ciò che sta alla radice di quanto c'è, alla base del suo contingente apparire e con il solo scopo di poter dire di cosa veramente si tratta. Una ricerca quindi di radici e di origini certe in cui gli esiti finali risulteranno implicati per via deduttiva senza contraddizioni dalle radici stesse venute in luce. Citazione:
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Non credo però che l'esistenza di una cosa possa essere il risultato di una scelta di utilità. L'esistenza autentica si dà senza poterla scegliere, indipendentemente da quanto ci sia utile o meno. Non si può ad esempio dire che si crede nell'esistenza di Dio perché Dio è una scelta di utilità. Anche se ammetto che Pascal, pensando a Dio come a una scommessa, c'è voluto andare vicino. In linea teorica puoi certo dire che la luna c'è anche quando non la guardi o viceversa in base all'utilità che ne deriva, quindi in base a quanto ci scommetteresti sopra, ma questo non risolve la questione se la luna c'è o non c'è quando non la guardi, è solo un modo per tranquillizzarsi in merito a ciò che non si potrà mai con certezza sapere e dinnanzi all'inquietudine che da questa incertezza deriva. Forse dovremmo semplicemente accettare di non poter comunque sapere e la meraviglia e il terrore che è implicato in questo non sapere che in fondo è proprio ciò che rende il vivere una cosa interessante ed emozionante, pertanto degna di se stessa. Aggiungo qui fuori tema che anche nella probabilità vi è un senso oggettivo di frequenza che non si può soggettivamente scegliere, per cui certo punterò sull'evento che si ripete con maggior frequenza se voglio avere più possibilità di vincere (anche se vincerò molto meno e troverò la vita assai meno interessante), ma anche una probabilità infinitesima di un evento di portata straordinaria non è mai da escludere e più è straordinario l'evento in questione più il suo senso di meraviglia e terrore appare presente e l'attrazione verso il suo quasi impossibile accadere irresistibile, tanto che se lo si arriva a prospettare inevitabile, un po' come una magica improbabilissima combinazione al SuperEnalotto. Grazie per l'interessante discussione, |
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08-05-2013, 20.17.17 | #45 | ||||||
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
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In primis mi pare che la metafisica costituisca come una sorta di regressione rispetto alla scienza...alla fisica in particolare..ed infatti è venuta prima e tratta di entità inesistenti...che nemmeno considera "al limite". La metafisica cercherebbe di definire le entità nella loro essenza ed assolutezza...mi pare si dica ontologica?...non utilizza numeri o misure: è così perchè è così in assoluto...tutto o niente! …non mi pare sensato! La metafisica infatti, ne consegue che è sempre al palo: tutti ne parlano o ne parlavano, ci elucubravano sopra, ma niente usciva e ne esce: i grandi quesiti …restano quesiti! Il perchè di tanta sterilità ce lo dice la scienza...in particolare la fisica: i quesiti esistenziali, così come posti, non hanno senso...oppure una spiegazione a volte c’è…solo che non la si vuole accettare…vedi ad esempio il "vivente" nella interpretazione del neodarwinismo. Comunque niente esiste di assoluto, di perfetto, di essenza in sè vera e costante...tutto è invece relativo ed in evoluzione sia nell'universo che nelle nostre menti...lo dice la scienza!...se ci vogliamo credere!? Comunque è questa la relatività evolutiva che la scienza ha scoperto. Essa ha bisogno di numero, di misura, di sperimentazione, ecc...per mettere in relazione entità e comportamenti che appunto il numero e la misura definiscono nel loro più e nel loro meno...nella loro costante variabilità e relatività. Le leggi dell'universo definiscono, con numero, misura, geometria, ecc...oggettivamente, le funzionalità, le grandezze...non le perfezioni: i cieli perfetti di Aristotele, le perfette sfere, non esistono più. Il vile, imperfetto, deperibile e corruttibile mondo sublunare ha preso il sopravvento: ora tutto è interrelazione, interconnessione, con misura, numero, formula, equazione, ecc... Dice Wikipedia: Citazione:
Ma forse che la scienza non persegue lo stessa prospettiva ampia e universale? Il fatto è che l'universale assoluto nemmeno esiste. Infatti "universale" di per sè non significa niente se non c’è misura e confronto: la ricerca scientifica sa misurare il suo avvicinarsi asintotico all’universale…o meglio…alla complessità e generalità dell’universo. Se non c’è numero non si sa: diventa un "assoluto" indeterminato. Citazione:
La scienza invece, con le sue "singole determinazioni empiriche e metodologie specifiche" pervade il nostro mondo: avrà pure un significato questo? In ogni caso la scienza tratta concretamente di "Teoria del Tutto"...non di un tutto assoluto, ovviamente,...solo del tutto universo...e forse con maggior ragione della metafisica. Infatti non è vero che la ricerca scientidfica è solo rivolta alla particolarità fenomenica avulsa dal tutto. E' vero imvece che la scienza, dal particolare al generale, tende alla interprtazione della globalità dell'universo...con mezzi e metodi dimostrativi...non elucubrando solo filosoficamente...in riferimento ad entità in sè fantasiose. Alla fine, credo che non è questione di ciò che si persegue, ma è questione di "metodo" e sembra che il metodo della scienza prevalga proprio nella ricerca della conoscenza globale...cosa che sarebbe stata, invece, il primo scopo della filosofia e della metafisica: scopo fallito...proprio perchè le “entità… cosiddette vere in sé”... sono fallaci. Del resto il metodo della scienza è sorto con Galileo proprio per dare concretezza e veridicità oggettiva, garantita dalla sperimentazione, a tanta vaghezza soggettiva e preconcetta della filosofia aristotelica e della cosiddetta metafisica…comunque delle credenze religiose del tempo. Citazione:
Sarà metafisica o metascienza…non rincorro le definizioni…, ma, concretamente, è il linguaggio, la metodologia propria della scienza, logico-matematico-strumentale, il più efficace mezzo, e forse l’unico oggi, per approfondire la conoscenza oggettiva (matematizzata) della natura, dell’universo, della sua costituzione e fenomenologia. Del resto è a questo che la scienza si dedica con mezzi e metodi che credo i più efficaci. Mi parrebbe illogico che, in proposito, la scienza non si sia costruita un linguaggio ad hoc! Infatti il linguaggio delle scienza è diverso da quello della filosofia: gli approfondimenti della filosofia non valgono, in genere, per la scienza e viceversa. Valga un esempio per tutti: il ciclotrone (LHC) del CERN di Ginevra. Forse che esistono altri mezzi, sistemi, linguaggi per indagare nelle sue più intime profondità i caratteri della materia e dell’interelazione con l’energia e la velocità…fino alle velocità prossime a quelle della luce? Vogliamo dire che i tre o quattro mila scienziati e ricercatori del CERN sono dei metafisici? Diciamolo pure, ma non credo che i vecchi filosofi per “metafisica” intendessero questo. Citazione:
Infatti è vero: nessuno schema prefissato può essere (essere considerato) definitivo, esaustivo e coerente se non nel contingente…proprio in relazione a quella relatività ed evoluzione degli eventi e fenomeni che la scienza postula. Quindi un postulato, per la scienza, almeno c’è: il continuo mutare ed evolvere dell'universo e, quindi, del realtivo conoscere e sapere. Del resto che la scienza sia costituita da un miriade di suddivisioni in particolari branche specialistiche è un vecchio preconcetto...il fatto vero e prevalente oggi è che oggi la scienza, nelle sue varie branche, è, soptrattutto, un blocco interconnesso: le migliaia di laboratori sparsi sul pianeta comunicano intensamente sulla rete. Citazione:
Altri semplici esempi di “convenzione” sono quelli matematici...per esempio che il niente, l’assenza, la si indica con zero ed emerge il concetto di numero negativo...meno che niente! Altra convenzione è che un qualunque numero diviso infinito è uguale a zero...oppure che un numero diviso zero è uguale a infinito: puoi dire che è metafisica…io le chiamo convenzioni…magari anche assiomi e postulati…ma sempre convenzioni sono. Ultima modifica di ulysse : 09-05-2013 alle ore 13.58.20. |
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10-05-2013, 09.44.52 | #46 |
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Ulysse
Comunque niente esiste di assoluto, di perfetto, di essenza in sè vera e costante...tutto è invece relativo ed in evoluzione sia nell'universo che nelle nostre menti...lo dice la scienza!...se ci vogliamo credere!? Infatti non è vero che la ricerca scientidfica è solo rivolta alla particolarità fenomenica avulsa dal tutto. E' vero imvece che la scienza, dal particolare al generale, tende alla interprtazione della globalità dell'universo...con mezzi e metodi dimostrativi...non elucubrando solo filosoficamente...in riferimento ad entità in sè fantasiose. E secondo te sarebbero in evoluzone e mutevoli anche le leggi che determinano il divenire? Ma questa scienza persegue l'universale o il particolare? Prima dici che non v'è niente di assoluto, poi affermi che la scienza cerca una interpretazione globale, una verità che può dunque essere accostata a qualcunque oggetto particolare (non è questo un ché di assollutamente valido?). Ma forse che la scienza non persegue lo stessa prospettiva ampia e universale? No, soprattutto se si consideri la prospettiva di una certa scienza particolare. Per quanto riguarda la questione della matematica, io più che riportarvi le parole di personaggi autorevoli ed esempi di uomini che sono stati grandissimi matematici ma al contempo filosofi posso fare poco. Se permetti, Ulysse, posso ancora tentare di dire una cosa che è il motivo per cui reputo la filosofia e metafisica così importanti. Non si evolve nella scienza riflettendo solo su ciò che la scienza afferma come vero, è questo il punto, di lì si farà dunque meta-scienza, o filosofia, o quello che ti pare. Anche Galilei preferiva essere chiamato filosofo ("ho speso più anni nello studio della filosofia che ore in quello della matematica" si vantava di dire) e Newton era teologo (lo so, queste cose con tutta la censura italiana non te le dicono a scuola), Godel un platonico estimatore di Leibniz. Questi esempi vogliono essere un modo per spronarvi a riflettere sulla affermazione principale: essendo impossibile l'autoreferenzialità di un sistema conoscitivo (foss'anche quello della scienza) certe proposizione devo essere valutate tramite un meta-sistema diverso, chi lo ha fatto ha spesso ottenuto ottimi risultati. L'Aristotele che tanto denigri è considerato uno dei più grandi logici della storia dell'uomo (la logica l'ha inventata lui), per quanto riguarda la sua fisiologia (fisica) non disponeva dei mezzi e della cultura per ottenere certi risultati (e anche lui di metafisica ne faceva). Il modo di esprimerti che usi, soprattutto in quanto linguaggio scientifico, derivano da Aristotele, se lo studierai mai potrai verificarlo tu stesso. |
10-05-2013, 16.10.20 | #47 | ||||||||
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Secondo me, a forza di verificare che i ragionamenti a cui porta la metafisica non sono corretti, ci si dovrebbe interrogare sull’approccio generale Citazione:
Quindi il significato di una entità è un’altra entità che fa pensare alla prima. Sono abbastanza d’accordo, secondo me si deve aggiungere che l’entità significata è più complessa di quella significante, altrimenti rischia di essere un giochino ricorsivo all’infinito. L’importante è essere coscienti che non sempre si può trovare un “senso” per una entità. Citazione:
Forse “utile” è troppo ambiguo. Potrebbe essere meglio “opportuno”. L’importante è che sia chiaro che è una scelta soggettiva, quasi sempre obbligata per poter interagire con la realtà. Citazione:
Se diciamo “una cosa “esiste” se un individuo ritiene opportuno comprenderla nella sua visione del mondo” ci togliamo la necessità di costruire castelli in aria legati al concetto di esistenza e possiamo costruire una filosofia priva di metafisica, a cui puoi attaccare le etichette che vuoi ma che secondo me è del tutto ragionevole. Citazione:
No non è un modo di tranquillizzarsi. L’inquietudine non ha motivo di essere, o almeno personalmente non la sento minimamente. Credo che il vivere possa essere interessante lo stesso. Citazione:
Il problema non sono le domande, ma le risposte. E’ lecito domandarsi qualsiasi cosa, ma spesso la risposta dovrebbe essere un onesto “non lo so e non credo sia utile occuparmene” invece della costruzione di dottrine fantasiose Citazione:
Scusa, ma anche qua il modo di pensare “metafisico” porta a ragionamenti con corretti. Ci sono probabilità così basse (altro che quella di fare sei al Super Enalotto) che si possono tranquillamente confondere con l’impossibilità. La probabilità che tutti i bit di un DVD assumano casualmente degli stati di polarizzazione tali da riprodurre esattamente un film non ancora uscito nelle sale (che, digitalizzato, non è altro che una sequenza di numeri, o di stati di polarizzazione) non è nulla ed è calcolabile, ma è così bassa che la si può e deve trascurare. Un giudice ti condannerebbe per pirateria, non direbbe che “non si può escludere un evento straordinario”. Citazione:
It’s a pleasure Era da tempo che avrei voluto discutere approfonditamente di questi argomenti |
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10-05-2013, 19.41.05 | #48 | ||
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Citazione:
E’ vero che il gusto del vivere è fatto di emozione….magari più emozione del sapere che non del non sapere. Tuttavia non capisco perche invece di tirare in ballo la meraviglia ed il terrore…il tranquillizzarsi o meno…l’inquietudine ecc…, non si pensa che, sia che la guardiamo che se non la guardiamo, se la luna cessa di esistere anche per un attimo, succede uno sconquasso…da cui consegue che non più, nemmeno noi, esisteremo. Ora mi chiedo la forza di attrazione che la luna esercita sulla terra e viceversa, sarà un fatto fisico o metafisico? Lo sapremo mai? Io credo che già lo sappiamo! Possiamo stare tranquilli in proposito...per quanto un meteorite può sempre investirci noi e la luna e mandarci in frantumi... Per ora non sappiamo!...sarà metefisica?...un momento di distrazione? |
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10-05-2013, 21.44.13 | #49 | ||
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Guarda ulysse che se parli del "tutto" per specificarlo con attributi (è relativo, imperfetto, in evoluzione...), come fai in questa frase:
Citazione:
Il problema è che non si può negare la metafisica senza farla. Quanto al fatto che la metafisica non conosca il rigore del numero, uno dei pià astrusi filosofi metafisici (o almeno considerato tale da Aristotele), è stato un matematico geometra di immenso talento: Pitagora. Infine è ben strana l'asserzione che la metafisica sia sterile, ce ne sono forse di sterili e altre di incredibilmente fruttifere. Ad esempio proprio "l'armonia delle sfere" fu una autentica mania per Keplero che a questa armonia numerica voleva assolutamente ricondurre le orbite dei corpi celesti che sembravano non rispettarla e lavorando a tale scopo finì per formulare quelle leggi che portano il suo nome che servirono poi a Newton per arrivare alla legge di gravitazione universale. Anche l'idea di atomo poi nasce da un concetto metafisico: quello che tutta la realtà è formata in essenza da particelle elementari inscindibili. Fu Democrito a pensarlo per primo e magari senza questa intuizione metafisica riutilizzata in epoca moderna per spiegare le proporzioni in peso con cui reagiscono le sostanze chimiche non so se saremmo mai arrivati alla scienza chimica attuale. Dice poi albert che poiché i discorsi della metafisica non sono corretti (non sono mai completamente veri) dovremmo interrogarci su questo approccio e sono d'accordo, ma a questo punto dovremmo anche capire se il nostro interrogarci sul senso della metafisica ai fini della verità, dati i suoi errori, non ha in realtà lo scopo di costruire proprio quella perfetta metafisica che finora ci è mancata o se piuttosto dobbiamo rinunciare sicuramente a ogni investigazione sul senso primo delle cose. Dice comunque albert: Citazione:
Dando al termine opportunità il significato di emergenza da un contesto, la frase di Albert mi ricorda Wittgenstein, quando in ambito logico afferma che dire che una cosa è vera significa trovare il contesto che la rende vera. In tal modo la metafisica sembra uscire dalla logica riducendosi a risultato opportuno di contesti, ma questo non toglie che l'assunzione abbia pretese meta-contestuali, ossia che la si pensi di validità assoluta per qualsiasi contesto. D'altra parte Wittgenstein è richiamato anche dalla problematica delle domande che non hanno risposta, perché di ciò che non si può dire si deve tacere. Ma anche qui si produce una strana contraddizione, perché così si dice qualcosa proprio su quello di cui non si deve dire, si dice infatti di esso che va taciuto. Per questo credo che non fare meta-discorsi alla fine sia impossibile anche quando si nega risolutamente di volerli fare. Per quanto riguarda infine la probabilità, è vero che un giudice non riterrebbe possibile che un DVD riproducesse da solo un film, data la bassissima probabilità, ma in un contesto diverso da quello del tribunale quel giudice potrebbe benissimo essere portato a crederlo, se è vero che crediamo nell'abiogenesi casuale della vita stessa, cosa ben più complessa e improbabile di qualsiasi DVD masterizzato (non ti dico poi sui calcoli probabilistici fatti da Penrose in merito alla probabilità di nascita di questo universo!) Tutto sommato sembra davvero tutta una questione di contesti |
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11-05-2013, 14.07.20 | #50 | |
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Citazione:
Non saprei cosa sia una esistenza autentica o meno, ma il fatto è che, sia fisicamente che psichicamente, tendiamo a scegliere ed a costruire/produrre le cose che ci servono…a noi personalmente o globalmente alla società in cui viviamo. Le cose, le culture, i modelli che abbiamo, che utilizziamo e che trasmettiamo ai discendenti, (autentici o non autentici che siano) sono quelli di cui abbiamo bisogno, di cui abbiamo esigenza o di cui crediamo di avere esigenza …fisica o psichica che sia…non c’è differenza. Biologicamente e psichicamente l’uomo è così strutturato perche nei millenni di sua evoluzione, ha fatto, consciamente o inconscimente, le scelte più utili e adegute per sopravvivere al meglio. In sostanza si è adattato all’ambiente alla situazione prevalente sia per mutazione biologica che per scelta cosciente. Per infinite volte ogni uomo avrà pensato e pensa: è meglio questo piuttosto che quello?... e cerca di realizzarlo…poi magari sbaglia, ma credo che in prevalenza ci prenda…e ci abbia per lo più preso… nel corso dei millenni..visto che la specie esiste ancora. Idem per le mutazioni che per lui ha scelto la selezione naturale! Le scelte sbagliate (di cose, pensamenti e comportamenti in prevalenza inutili, magari dannosi) portano alla crisi e quindi alla morte… se si persevera…morte dell’individuo e, nei casi gravi, della specie. Quanto a Dio, comunque quanto a tutti gli esseri e le entità ultra umane cui ,l’umanità ha creduto e crede da che ha una capacità di credere… è un wishfulthinking!...un pensare come desiderato! Cioè dipendente dal fatto che, indipendentemente dall’effettivo "vero", si tende più facilmente a credere come "vero" esistente ciò che ci fa piacere, cioò che pensimo ci aiuti, e ci protegga e conforti! Quante volte diciamo che senza fede non potremmo vivere che in essa troviamo aiuto e conforto?...anzi molto di più!? Non è ricerca di utilità questa? Non è forse per utilità, fisica o spirituale che sia, che coltiviamo una fede…pensando sia l’unica via, che non vi siano altre vie…magari più utili per il nostro spirito?...per l’umanità? ....che il nostro spirito sia a tale fede indissolubilmente legato? Io sospetto, invero, che, magari, altre vie vi siano!...almeno un’altra. |
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