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Vecchio 27-04-2013, 18.10.53   #1
maral
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La relativizzazione dei valori e la tracotanza del pensiero unico

Scrive Massimo Fini:
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La pretesa totalizzante dell’Occidente di omologare l’intero esistente al proprio modello (economico, sociale, valoriale) il cui involucro legittimante è la democrazia che mostra la stessa vocazione totalitaria.
Tutto questo per il Bene di coloro che si aggrediscono, si bombardano, si uccidono.
L’aggressività dell’Occidente ha due facce. La prima è la più pericolosa perché in buona fede L’Occidente si percepisce come cultura superiore, crede di aver creato il migliore dei mondi possibili, di possedere valori assoluti e di avere quindi non solo il diritto, ma il dovere di insegnare la buona educazione a popoli che hanno storie, tradizioni, costumi, senso dei legami e della famiglia, concezioni della vita e della morte completamente diverse dalle nostre. L’Occidente non è più in grado di accettare il diritto d’esistenza e la dignità dell’altro da sé, pur avendo alle spalle un pensiero, quello greco, che fu il primo a riconoscerli. Ma ha prevalso la linea giudaico cristiana che col suo mito del Dio unico non è fatta per la tolleranza, come tutta la storia ha abbondantemente dimostrato.
Si può dubitare che il pensiero greco fosse così aperto al riconoscimento dell'altro, in virtù di una concezione razionale del mondo elevata a difesa dall'angoscia del nulla, così come forse non basta l'idea del Dio unico a spiegare la necessità di conversione forzata ai propri valori prima cristiani poi laici che trasforma le altrui culture in terreno da bonificare e gli altri popoli in popoli da convertire e indottrinare, ma trovo in un certo senso paradossale che proprio nell'epoca in cui questi valori vengono relativizzati e si proclama la morte di Dio e della metafisica si sia resa ancora più totalizzante la pretesa dell'Occidente di omologare tutto il mondo al proprio modello in nome di quella funzionalità tecnica produttiva che tutto riporta senza alternativa alla pura ratio economica.
Nel momento dunque in cui la verità assoluta entra in crisi perché si pensa che ogni verità è vera solo in un determinato contesto di senso, esplode la volontà altrettanto assoluta di annientare per omologazione tutti gli altri contesti di senso e ricondurre così ogni esperienza culturale al proprio modello che ammette come vera solo la propria auto referente potenza mascherata da valori retti solo da un'intima ipocrita malafede?
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Vecchio 27-04-2013, 20.53.09   #2
variabile + fisso
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Riferimento: La relativizzazione dei valori e la tracotanza del pensiero unico

Non vi è dubbio, interessante !!
Apparentemente paradossale: laddove i tempi maturi ad una visione relativistica sono concreti, sussiste dissonante e antitetica, una volontà occidentale di prevalenza social-economico globale. Tuttavia, spiegherei il fenomeno in cinque punti, ovvero:

- Cultura utilitaristica e interessi di varia natura prevalgono sul rigore concettuale di ciò che si ritiene “giusto per definizione”, nonché egoismo mascherato, approviamo un’idea (relativismo), che se pur riconosciamo condivisibile, nel momento stesso in cui dobbiamo muoverci per interesse, ne rimaniamo del tutto indifferenti, in sostanza, predichiamo bene e razzoliamo male di fronte all’impeto razionale dell’utile.
- Non necessariamente è l’occidente a prevalere, più semplicemente è l’altro che tende a omologarsi, non sempre è chiaro fin dove agisca l’uno rispetto all’altro.
- Abbiamo un’idea relativista al quanto banale, propinata in dosi massicce, dove si afferma tutto e niente allo stesso tempo, della serie: “ognuno è libero di fare ciò che vuole” oppure “rispetto la tua idea ma tu rispetta la mia”.
- Gli occidentali non sono in grado di distinguere (e in ogni caso non è sempre così semplice) laddove sia imposizione piuttosto che libertà, e non lo sono per una serie di ragioni: assuefazione, complessità, ecc..
- In ultimo, gli assolutisti, siano essi più o meno consapevoli di esserlo, non sono poi forse in estinzione, ed anzi.

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Vecchio 27-04-2013, 22.55.51   #3
freedom
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Riferimento: La relativizzazione dei valori e la tracotanza del pensiero unico

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Originalmente inviato da maral
si sia resa ancora più totalizzante la pretesa dell'Occidente di omologare tutto il mondo al proprio modello in nome di quella funzionalità tecnica produttiva che tutto riporta senza alternativa alla pura ratio economica.
L'Occidente ha scoperto che il denaro funge da potentissima leva per soddisfare ogni sorta di bassi desideri in una ridda incontrollata e incontrollabile di fantasmagoriche pazzie.

La cosa incredibile che non trovi una e dico una persona che afferma di essere pienamente soddisfatta di questo modello di sviluppo. E tutti e dico tutti mi danno rotondamente ragione quando elevo le mie critiche ad una civiltà smarrita nei meandri del finto benessere dell'avere e del godere meschini piaceri senza nessun tipo di scrupolo morale, intellettuale, spirituale.

Eppure FUNZIONA e nessuno riesce a sottrarsi al fatale abbraccio. Osservo quello che fu l'orgoglioso mondo comunista che è imploso a causa delle pubblicità televisive. Non che mi facesse gola il loro modo di vivere ma rilevo che ciò che non potè la minaccia atomica riuscì a un completino armani e un Suv nuovo fiammante. Conditi con le immancabili bellissime donne nude e qualche riga di cocaina purissima. Guardo ad una civiltà straordinaria come quella islamica (non ne apprezzo alcuni aspetti culturali e sociali ma ne riconosco il valore complessivo e soprattutto spirituale) che, oramai è cosa fatta, si è genuflessa anche lei ai valori consumistici promossi dall'Occidente.

Presto nemmeno l'ultima tribù di aborigeni australiani sarà immune dal virus di cui siamo portatori: la soddisfazione delle pulsioni più basse a qualunque costo incarnate in un mondo di plastica e di password.

Ma, come ho detto, la cosa incredibile è che non c'è bisogno di armi ed è riduttivo e superficiale addossare la colpa alla TV: gli uomini non chiedono altro che di abbruttirsi e di farsi omologare a questi repellenti comportamenti.

Non mi chiedere, ti prego non mi chiedere come fa a funzionare così bene questo meccanismo diabolico.

Citazione:
Originalmente inviato da maral
Nel momento dunque in cui la verità assoluta entra in crisi perché si pensa che ogni verità è vera solo in un determinato contesto di senso, esplode la volontà altrettanto assoluta di annientare per omologazione tutti gli altri contesti di senso e ricondurre così ogni esperienza culturale al proprio modello che ammette come vera solo la propria auto referente potenza mascherata da valori retti solo da un'intima ipocrita malafede?
Qui sottolinei un parodosso stupendo. E ti dico con umile franchezza che se non fossi arciconvinto che la verità assoluta non può esistere in questo mondo penserei che il desiderio dell'umanità di sottomettersi a questo vile gioco al massacro rappresenta una verità assoluta.

Ma, una volta tanto, il relativismo gioca a mio (nostro? ) favore: NON DURERA'. No che non durerà, in un modo o nell'altro questo scempio finirà!

L'unico dubbio riguarda il fatto che non so valutare se desidero esserne testimone o meno.
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Vecchio 28-04-2013, 06.48.38   #4
acquario69
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Originalmente inviato da maral
Scrive Massimo Fini:

Si può dubitare che il pensiero greco fosse così aperto al riconoscimento dell'altro, in virtù di una concezione razionale del mondo elevata a difesa dall'angoscia del nulla, così come forse non basta l'idea del Dio unico a spiegare la necessità di conversione forzata ai propri valori prima cristiani poi laici che trasforma le altrui culture in terreno da bonificare e gli altri popoli in popoli da convertire e indottrinare, ma trovo in un certo senso paradossale che proprio nell'epoca in cui questi valori vengono relativizzati e si proclama la morte di Dio e della metafisica si sia resa ancora più totalizzante la pretesa dell'Occidente di omologare tutto il mondo al proprio modello in nome di quella funzionalità tecnica produttiva che tutto riporta senza alternativa alla pura ratio economica.
Nel momento dunque in cui la verità assoluta entra in crisi perché si pensa che ogni verità è vera solo in un determinato contesto di senso, esplode la volontà altrettanto assoluta di annientare per omologazione tutti gli altri contesti di senso e ricondurre così ogni esperienza culturale al proprio modello che ammette come vera solo la propria auto referente potenza mascherata da valori retti solo da un'intima ipocrita malafede?

a me sembra evidente che di questi "valori" di cui e' stata impregnata la nostra esistenza emergano in maniera sempre piu evidente la malafede e l'ipocrisia di fondo che l'hanno da sempre caratterizzata..forse in questo senso (si spera quantomeno) tutti ne siamo piu consapevoli,proprio perché mai come ora ci troviamo di fronte a un vicolo cieco,allegramente condotti con la nostra stessa complicità;..a questo proposito a me viene in mente la scena di un gregge di pecore che docilmente viene condotta all'interno di un ovile prima di essere macellata.. su questo concetto ti rimando alla lettura di un articolo secondo me molto interessante (non so come si caricano i link qui,lo trovi su google: titolo;una nuova distopia,di chris hedges)
alla fine mi domando appunto quanto ci sia stato di veramente razionale per trovarci nelle evidenti condizioni attuali o se non sia stato proprio il prevalere assoluto della razionalità che gradatamente ha soffocato in noi tutte le altre funzionalità integrative,alienandoci definitivamente dalla nostra stessa condizione e dalla stessa natura di cui facciamo parte.
acquario69 is offline  
Vecchio 28-04-2013, 19.56.29   #5
maral
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Grazie acquario69, l'articolo che hai indicato è molto interessante http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=art icle&sid=7876. L' utopia negativa di "1984" succede a quella di "Il Mondo Nuovo", dalla necessità di sentirsi tutti soddisfatti come si deve a quella di essere tutti controllati come si deve, quando quella soddisfazione si rivela per quello che è: un'infelice finzione costruita sulla menzogna (e qui mi collego al mio precedente topic: La verità ovvero il potere dei senza potere https://www.riflessioni.it/forum/filo...za-potere.html e in particolare alla frase che citavo di Havel ai tempi riferita al regime comunista, ma che potrebbe ugualmente riferirsi alla realtà post comunista attuale, illusi di vivere nel migliore dei mondi possibili che si deve assolutamente volere come l'unico mondo possibile).
Mi sembra molto interessante anche il punto emerso dagli interventi di variabile+fisso e freedom che sottolineano il potere seduttivo che ha il pensiero unico sia nei confronti delle culture esterne poi annientate, sia all'interno della stessa cultura occidentale. Seduzione che di fatto riduce l'uomo a ultimo terminale di produzione e consumo, una sorta di tubo digerente finale. Forse qui è davvero essenziale capire come funziona quel meccanismo perverso che ribalta il senso di realtà delle cose per affidarlo a una perenne illusione di piacere, continuamente frustrato affinché il bisogno di soddisfazione e dunque il consumo si ripeta continuamente sempre più veloce. Dobbiamo essere continuamente affamati, continuamente immiseriti per desiderare senza mai trovarlo scampo alla propria miseria di schiavi allegri e soprattutto volontari, pena l'esclusione dal contesto che permette di sopravvivere fisicamente e socialmente. "Stay hungry stay foolish" diceva uno slogan di grande successo un po' di tempo fa, un vero motto per i campi di lavoro e di consumo che si stanno da tempo istituendo in tutto il globo.
Non so se il relativismo ci può salvare, come auspica Freedom, o se questa assolutezza del pensiero unico non sia proprio un aspetto di quel mondo che avendo visto cadere definitivamente ogni metafisica ha esaltato l'assoluta funzionalità della volontà di potenza che trova piena giustificazione in se stessa attraverso il costante annientamento di ogni senso umano all'esistere, di ogni bellezza e di ogni alterità, per produrre solo alienazione, come emerge nei passi citati di Orwell nell'articolo indicato da acquario69.
Io credo che la riflessione su questi temi sia fondamentale per capire cosa ci aspetta e come a questa costante e sempre più rapida degradazione del mondo che passa attraverso l'omologazione della differenza culturale e lo sterminio di quella biologica si possa, se effettivamente si può, a livello radicale di consapevolezza filosofica, porre rimedio.
Spero che altri interventi ci illuminino. Grazie ancora
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Vecchio 30-04-2013, 19.30.34   #6
maral
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Acquario69 mi ha inviato un articolo molto interessante sul diverso significato che acquista il tempo a seconda del tipo di orologio che si usa per misurarlo http://www.movimentozero.org/index.php?option=com_content&t ask=view&id=317&Itemid=53
In fondo per i fisici il tempo è ciò che misurano gli orologi (come insegna Richard Feynman), ma visto che di orologi ce ne sono di diversi tipi è logico concludere che ci siano anche diversi tipi di tempo.
La lettura dell'articolo mi ha comunque suggerito una considerazione in tema con questa riflessione: una volta nei paesi c'era un solo orologio messo sul campanile o su una torre al centro della cittadina. Quell'orologio scandiva un tempo sociale, per così dire il tempo di quella comunità. Oggi ognuno ha il suo orologio, dunque il tempo ha apparentemente assunto una dimensione individuale, ma tutti questi orologi individuali, per considerarli correttamente funzionanti, devono essere sincronizzati su un tempo prestabilito che non è più il tempo vissuto di una comunità, ma quello convenzionale universale. Un orologio non sincronizzabile dovrebbe pertanto essere riparato o eliminato come guasto.
Mi ha colpito l'analogia con il paradosso della attuale relativizzazione individuale dei valori che stanno sempre più perdendo senso sociale, ma che comunque per funzionare correttamente devono essere per così dire tutti sincronizzati su quell'unico principio astratto con pretese di oggettività universale prodotto dal pensiero economico che ha alla sua radice la visione tecnica del mondo.
Anche il valore del tempo finisce così per diventare un valore in sé insignificante, una semplice progressione di attimi vuoti e indifferentemente identici che scandisce da fuori non più il nostro vivere insieme, ma il nostro produrre e consumare uguale per tutti e riduce l'uomo così globalizzato a una sorta di terminale obbligatorio mentre lo illude della sua libertà di individuo.
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Vecchio 03-05-2013, 01.08.08   #7
paul11
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Prima rispondo a quanto riferito a M.Fini.

Non è l’Occidente che ha inventato la volontà di potenza.
E’ intrinseca all’uomo e apparteneva alle antiche civiltà quando qui nell’occidente se c’era l’homo sapiens è tanto.
E’ nel Gilgalmesh dei Sumeri, nel Mahabharata vedico indiano, prima ancora dei monoteismi giudaico/cristiani.

Mischiare i giudaismo con il cristianesimo è tipico della superficiale banalità.
Quando l’Oriente prevarrà sull’Occidente non cambierà “il motivo “ storico: lo chieda ai coreani, ai pakistani, alle “tigri” asiatiche di un decennio fa e al”dragone” cinese e i dittatori e le faide africane fra tribù. La prima cosa che fa una nazione come si arricchisce è di riempirsi gli arsenali di armi e far vedere al mondo la propria potenza e volontà di dominio,
Queste analisi da sodo maso politico, questo senso di colpa e di espiazione occidentale nno va alla radice del problema che è semplicemente l’uomo di qualunque latitudine e longitudine appartenga.

Se c’è “colpa” in Occidente è l’aver illuso la storia con la teoria sociale che fosse possibile una democrazia. Ma già la teoria quando coniugava i valori e le morali agli istinti del “buon selvaggio” e del leviatano dell’”uomo lupo”, inventando lo stato moderno si capiva che fra teoria e prassi , fra intenti e pratica ci sarebbe stato un abisso. Così l’occidente formula le Convenzioni di Ginevra e intanto firma trattati sulle esportazioni delle armi, perché ad esempio la Francia che non è nella NATO la voce armamenti ha un peso rilevante nelle attività di bilancio.
E in USA non si riesce a togliere la pena di morte e la libertà di portare armi, come se quella fosse la “vera” libertà: quella del Far West.

L’essere umano non è cambiato,non è mai cambiato e non credo proprio che cambierà. Perché anche i valori morali hanno un “prezzo” sul mercato della corruzione e tutto ha un prezzo, si è svenduta anche la dignità.


Non c’è il modello unico da imporre nell’epoca del relativismo, ciò ha dei pregi e dei limiti.
Ai cinesi, indiani, brasiliani nessuno ha imposto i modello capitalistico, nemmeno al dopo URSS.
Ma vince la cupidigia della pratica basata sul meglio ricchi e senza valori che ricchi di valore e poveracci di denaro.
Questo modello è perseguito volutamente da decenni, venduto anche da ex socialisti, ex comunisti genuflessi al consumismo e al plagio del potere: commensali del capitalismo e dell’egoismo, privi di alcun disegno o modello alternativo, finiti anche loro quando finisce l’idea immaginifica del progresso costante economico e sociale. E’ da tempo che era chiaro per chi aveva gli occhi per vedere, è bastata una crisi economica per verificare chi c’era veramente “sotto le mentite spoglie”: imbonitori e venditori di fumo.
Parlare oggi di valori è per me che mi sento da “ultimo dei Mhoicani” mi manda in “rabbia”: vuote parole retoriche.
Oggi siamo nel tempo del mietere e non della semina.
Oggi raccogliamo progetti, idee che parecchi decenni di contraddizioni, di culto egoico, di stupidità degli anni Ottanta con i “rampanti” sociali, con l’occupazione del potere di chi pensava al bene proprio “fregandosene” altamente del bene comune.
E il popolino a giocare alle carte e parlare di calcio nei bar….
E’ tardi, in Italia e altrove, il croupier ha già detto “les jeux sont fait… “si spera solo in un barlume di buon senso, ma solo perché hanno paura ovunque che il popolo si rivolti.

Oggi non si omologa come nell’antichità.
Un tempo chi vinceva si prendeva terre, ricchezze, donne , ecc.
Oggi la parola magica è “vincere su quel mercato” cioè imporre il proprio prodotto che porta con sè il modello di consumo.
Questo processo lo hanno inventato gli USA uscendo vincitori dalla seconda guerra mondiale e dietro il piano Marshall c’era un modello sociale economico da perseguire: americanizzare l’Europa. Loro hanno inventato il “controllo della sovranità” con i prestiti economici architettando sovrastrutture come la Banca Mondiale che dietro i prestiti nasconde il modello economico: “io ti do se tu mi dai”.
E dopo sessant’anni qualcuno si sveglia dall’ibernazione mentale e dice”L’Europa ci ha sottratto la sovranità?” Ma dov’erano prima…

Questi sono alcuni “peccati” occidentali, adesso devo mettermi a descrivere le caste indiane, i libretto rosso di Mao per abbattere il confucianesimo millenario, lo stalinismo russo dei gulag?

Ogni popolo ha i suoi scheletri negli armadi perché ogni popolo è formato da quel bipede infestante più dei topi chiamato uomo.

Quest’epoca cosiddetta relativistica ha mostrato i l vero volto umano, la sua bestialità.

Ma la cosa strana per chi ha letto e studiato le civiltà antiche è che incarnavano nei miti la saggezza e la bestialità, l’angelo contro il demone, la trimurti indiana con Brahma il creatore, Shiva il distruttore e Vishnu il conservatore .Ogni popolo con i suoi scheletri negli armadi costruiva i totem e i tabù : l’istinto e la morale.
La saggezza antica già sapeva, perché aveva capito che l’uomo o è morale e allora si insegna la via della saggezza o è un animale che utilizza l’intelligenza soggetto alla volontà di potenza,spietato e cinico, logico e calcolatore.

paul11 is offline  
Vecchio 03-05-2013, 12.26.54   #8
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Massimo Fini

La pretesa totalizzante dell’Occidente di omologare l’intero esistente al proprio modello (economico, sociale, valoriale) il cui involucro legittimante è la democrazia che mostra la stessa vocazione totalitaria.
Tutto questo per il Bene di coloro che si aggrediscono, si bombardano, si uccidono.
L’aggressività dell’Occidente ha due facce. La prima è la più pericolosa perché in buona fede L’Occidente si percepisce come cultura superiore, crede di aver creato il migliore dei mondi possibili, di possedere valori assoluti e di avere quindi non solo il diritto, ma il dovere di insegnare la buona educazione a popoli che hanno storie, tradizioni, costumi, senso dei legami e della famiglia, concezioni della vita e della morte completamente diverse dalle nostre. L’Occidente non è più in grado di accettare il diritto d’esistenza e la dignità dell’altro da sé, pur avendo alle spalle un pensiero, quello greco, che fu il primo a riconoscerli. Ma ha prevalso la linea giudaico cristiana che col suo mito del Dio unico non è fatta per la tolleranza, come tutta la storia ha abbondantemente dimostrato.
Citazione:
freedom

Eppure FUNZIONA e nessuno riesce a sottrarsi al fatale abbraccio. Osservo quello che fu l'orgoglioso mondo comunista che è imploso a causa delle pubblicità televisive. Non che mi facesse gola il loro modo di vivere ma rilevo che ciò che non potè la minaccia atomica riuscì a un completino Armani e un Suv nuovo fiammante. Conditi con le immancabili bellissime donne nude e qualche riga di cocaina purissima. Guardo ad una civiltà straordinaria come quella islamica (non ne apprezzo alcuni aspetti culturali e sociali ma ne riconosco il valore complessivo e soprattutto spirituale) che, oramai è cosa fatta, si è genuflessa anche lei ai valori consumistici promossi dall'Occidente.

Presto nemmeno l'ultima tribù di aborigeni australiani sarà immune dal virus di cui siamo portatori: la soddisfazione delle pulsioni più basse a qualunque costo incarnate in un mondo di plastica e di password.
Sinceramente, conoscendolo da una vita e apprezzando Massimo Fini, per la sua obbiettività e coraggio di giornalista libero da qualsiasi laccio e laccetto, ha fatto una disamina che, a dir poco, ritengo superficiale. Superficiale perché, a mio modo di vedere, ha fatto confusione tra: portare e imporre i nostri valori, con il portare la nostra tecnologia. Infatti, ma chi ha stabilito che in quei paesi sia cambiato qualcosa sotto un profilo dei valori, tradizioni, etica ecc. siano essi laici o religiosi? Per altro, quali sono i paesi in esame su cui abbiamo riversato i nostri valori, con l'intento di cambiare i loro? Forse l'Iran, l'Iraq, Afghanistan, la Libia ecc? Allora io affermo: nossignore! Al più in quei paesi abbiamo trasferito della tecnologia e basta; ma questo non significa modificare tradizioni laiche o religiose; per altro, il rifiuto violento verso la religione cristiana in tutti i paesi islamici, mi sembra che ne sia la prova regina. Gli interventi dell'occidente, nei paesi citati, sono sempre stati interventi violenti e pieni d’interessi personali, ma in quel caso lo scambio avvenuto è reciproco; anzi: sembra che sia più la loro cultura che ci abbia influenzato che non la nostra verso loro (leggi tradizioni culinarie e religiose). In duemila anni di cristianesimo non è avvenuta nemmeno una scalfittura verso la religione musulmana, mentre mi sembra che sia avvenuto il contrario tramite le conversioni dei cristiani verso l'islam. I cambiamenti tecnologici sono una costante in tutti i paesi, e non possiamo affermare che noi ne abbiamo il copyright assoluto. Per esempio, il Giappone è diventato una delle nazioni più industrializzate del mondo, pur mantenendo le sue usanze e tradizioni religiose. La caduta dei dittatori è avvenuta anche da noi europei, ma non per questo abbiamo dovuto cambiare tutto. Per finire, secondo me, possiamo affermare che i nostri interventi hanno portato e anticipato un cambiamento tecnologico in quelle nazioni più povere, ma senza cambiare nulla in quelle civiltà che, per la maggior parte, sono più antiche della nostra...Grecia compresa.
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Vecchio 03-05-2013, 14.02.45   #9
acquario69
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Originalmente inviato da paul11
Prima rispondo a quanto riferito a M.Fini.

Non è l’Occidente che ha inventato la volontà di potenza.
E’ intrinseca all’uomo e apparteneva alle antiche civiltà quando qui nell’occidente se c’era l’homo sapiens è tanto.
E’ nel Gilgalmesh dei Sumeri, nel Mahabharata vedico indiano, prima ancora dei monoteismi giudaico/cristiani.

Mischiare i giudaismo con il cristianesimo è tipico della superficiale banalità.
Quando l’Oriente prevarrà sull’Occidente non cambierà “il motivo “ storico: lo chieda ai coreani, ai pakistani, alle “tigri” asiatiche di un decennio fa e al”dragone” cinese e i dittatori e le faide africane fra tribù. La prima cosa che fa una nazione come si arricchisce è di riempirsi gli arsenali di armi e far vedere al mondo la propria potenza e volontà di dominio,
Queste analisi da sodo maso politico, questo senso di colpa e di espiazione occidentale nno va alla radice del problema che è semplicemente l’uomo di qualunque latitudine e longitudine appartenga.

Se c’è “colpa” in Occidente è l’aver illuso la storia con la teoria sociale che fosse possibile una democrazia. Ma già la teoria quando coniugava i valori e le morali agli istinti del “buon selvaggio” e del leviatano dell’”uomo lupo”, inventando lo stato moderno si capiva che fra teoria e prassi , fra intenti e pratica ci sarebbe stato un abisso. Così l’occidente formula le Convenzioni di Ginevra e intanto firma trattati sulle esportazioni delle armi, perché ad esempio la Francia che non è nella NATO la voce armamenti ha un peso rilevante nelle attività di bilancio.
E in USA non si riesce a togliere la pena di morte e la libertà di portare armi, come se quella fosse la “vera” libertà: quella del Far West.

L’essere umano non è cambiato,non è mai cambiato e non credo proprio che cambierà. Perché anche i valori morali hanno un “prezzo” sul mercato della corruzione e tutto ha un prezzo, si è svenduta anche la dignità.


Non c’è il modello unico da imporre nell’epoca del relativismo, ciò ha dei pregi e dei limiti.
Ai cinesi, indiani, brasiliani nessuno ha imposto i modello capitalistico, nemmeno al dopo URSS.
Ma vince la cupidigia della pratica basata sul meglio ricchi e senza valori che ricchi di valore e poveracci di denaro.
Questo modello è perseguito volutamente da decenni, venduto anche da ex socialisti, ex comunisti genuflessi al consumismo e al plagio del potere: commensali del capitalismo e dell’egoismo, privi di alcun disegno o modello alternativo, finiti anche loro quando finisce l’idea immaginifica del progresso costante economico e sociale. E’ da tempo che era chiaro per chi aveva gli occhi per vedere, è bastata una crisi economica per verificare chi c’era veramente “sotto le mentite spoglie”: imbonitori e venditori di fumo.
Parlare oggi di valori è per me che mi sento da “ultimo dei Mhoicani” mi manda in “rabbia”: vuote parole retoriche.
Oggi siamo nel tempo del mietere e non della semina.
Oggi raccogliamo progetti, idee che parecchi decenni di contraddizioni, di culto egoico, di stupidità degli anni Ottanta con i “rampanti” sociali, con l’occupazione del potere di chi pensava al bene proprio “fregandosene” altamente del bene comune.
E il popolino a giocare alle carte e parlare di calcio nei bar….
E’ tardi, in Italia e altrove, il croupier ha già detto “les jeux sont fait… “si spera solo in un barlume di buon senso, ma solo perché hanno paura ovunque che il popolo si rivolti.

Oggi non si omologa come nell’antichità.
Un tempo chi vinceva si prendeva terre, ricchezze, donne , ecc.
Oggi la parola magica è “vincere su quel mercato” cioè imporre il proprio prodotto che porta con sè il modello di consumo.
Questo processo lo hanno inventato gli USA uscendo vincitori dalla seconda guerra mondiale e dietro il piano Marshall c’era un modello sociale economico da perseguire: americanizzare l’Europa. Loro hanno inventato il “controllo della sovranità” con i prestiti economici architettando sovrastrutture come la Banca Mondiale che dietro i prestiti nasconde il modello economico: “io ti do se tu mi dai”.
E dopo sessant’anni qualcuno si sveglia dall’ibernazione mentale e dice”L’Europa ci ha sottratto la sovranità?” Ma dov’erano prima…

Questi sono alcuni “peccati” occidentali, adesso devo mettermi a descrivere le caste indiane, i libretto rosso di Mao per abbattere il confucianesimo millenario, lo stalinismo russo dei gulag?

Ogni popolo ha i suoi scheletri negli armadi perché ogni popolo è formato da quel bipede infestante più dei topi chiamato uomo.

Quest’epoca cosiddetta relativistica ha mostrato i l vero volto umano, la sua bestialità.

Ma la cosa strana per chi ha letto e studiato le civiltà antiche è che incarnavano nei miti la saggezza e la bestialità, l’angelo contro il demone, la trimurti indiana con Brahma il creatore, Shiva il distruttore e Vishnu il conservatore .Ogni popolo con i suoi scheletri negli armadi costruiva i totem e i tabù : l’istinto e la morale.
La saggezza antica già sapeva, perché aveva capito che l’uomo o è morale e allora si insegna la via della saggezza o è un animale che utilizza l’intelligenza soggetto alla volontà di potenza,spietato e cinico, logico e calcolatore.



Citazione:
Ma la cosa strana per chi ha letto e studiato le civiltà antiche è che incarnavano nei miti la saggezza e la bestialità, l’angelo contro il demone, la trimurti indiana con Brahma il creatore, Shiva il distruttore e Vishnu il conservatore .Ogni popolo con i suoi scheletri negli armadi costruiva i totem e i tabù : l’istinto e la morale.
La saggezza antica già sapeva, perché aveva capito che l’uomo o è morale e allora si insegna la via della saggezza o è un animale che utilizza l’intelligenza soggetto alla volontà di potenza,spietato e cinico, logico e calcolatore.

anche secondo me questo e' il vero punto nodale...si direbbe proprio che gli antichi,pur non essendo affatto dissimili da noi,avevano pero' la profonda consapevolezza della loro intima natura...probabilmente il contributo scientifico verificatosi da un certo momento in poi se da una parte ci ha liberato da alcuni
tabù,(per lo meno quello che ai nostri occhi parrebbero tali oggi) dall'altro ci ha completamente disorientati,rendendoci paradossalmente schiavi della nostra stessa onnipotenza.
...e se appunto quest'ultimo percorso umano fosse stato un clamoroso errore?
o e' forse troppo metafisica la mia domanda?
acquario69 is offline  
Vecchio 04-05-2013, 09.21.08   #10
maral
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Riferimento: La relativizzazione dei valori e la tracotanza del pensiero unico

Certamente, come dice Paul 11, non è l'Occidente che ha inventato la volontà di potenza, essendo essa un tratto dell'umano, esiste però un modo tutto occidentale per esercitarla e rappresentarla, un modo che si è rivelato particolarmente efficace e che basa la sua efficacia sulla potenza delle sue illusioni che si autorigenerano in continuazione costituendone la irresistibile forza seduttiva.
La volontà di potenza dell'Occidente si basa sula commistione del pensiero greco con quello biblico e raggiunge il suo apice passando attraverso l'utopia che nasce con l'era moderna, con la pretesa della razionalità che illumina le tenebre e abbatte ogni oscurantismo, con la scienza, la tecnica e l'economia dell'Occidente che si impongono come modello esaustivo e globale per pensare a mezzo di un pensare calcolante. Il tratto fondamentale proprio solo dell'Occidente è poi la volontà di convertire e salvare, quella volontà missionaria di realizzare comunque il bene altrui secondo il nostro intendimento oggettivo di bene che ha certo le sue basi nel pensiero cristiano, ma che prosegue anche dopo il superamento del cristianesimo, anche con il relativismo dei valori, addirittura anche con il nichilismo tecnico contemporaneo. C'è sempre comunque qualcuno da convertire, che lo voglia o no, che capisca o non intenda capire e che per fargli capire siano necessarie le prediche, i catechismi o le bombe.
Le altre religioni del Libro che hanno la stessa matrice del cristianesimo non hanno avuto questo impeto idealistico a salvare il mondo, men che meno l'ebraismo, ma neppure l'Islam che è vero che si è diffuso sulla punta della spada della guerra santa, ma che ha saputo realizzare in passato forme di convivenza culturale che in Occidente non si sono mai raggiunte: parlo della Spagna musulmana, parlo anche dell'India Moghul, parlo dello stesso impero ottomano. Oggi l'Islam rappresenta forse l'unica effettiva resistenza residua al dilagare del pensiero unico occidentale con quella conseguente demonizzazione culturale che favorisce le posizioni più violente ed estremistiche che finiscono per acutizzarne le contraddizioni e favorirne il dissolvimento all'avanzare della tecnica e del mercato.
Non è la volontà di potenza in sé a essere messa in discussione, ma quella volontà di potenza ipocrita dl "lo faccio per il tuo bene, ti torturo e ti massacro per salvarti", che Nietzsche stigmatizza così bene nel cristianesimo, ma che prosegue ben oltre il cristianesimo insieme al profondo convincimento che non ci sia alcuna alternativa alla razionalità occidentale per cui chi vi si voglia sottrarre è dannato all'esclusione dal gioco di illusioni continuamente promessa agli schiavi volontari e perpetuamente insoddisfatti.
L'impatto poi di questa concezione di salvezza su culture fondate su concezioni mitico animistiche è tragico, radicalmente distruttivo a tutti i livelli, le riduce a curiosità turistiche o salme da museo, negando loro di fatto qualsiasi liceità esistenziale e sociale, immiserendo quei popoli a un livello infimo e poco importa che ci si giustifichi dicendo sono loro a volerlo, sono loro a inurbarsi determinando il proprio suicidio di massa, sono loro a convertirsi spontaneamente ai miraggi seducenti dei nostri deliri, perché questa perdita di diversità culturale in realtà ci immiserisce profondamente tutti, anche noi.
Non è vero a mio avviso che, come dice Tempo 2011, Fini faccia confusione tra portare i nostri valori e portare la tecnologia, perché è proprio quello tecnologico ormai da tempo l'unico senso che diamo al valore: i diritti umani, la democrazia e via dicendo, al di là della nostra quotidiana ipocrisia, possono avere solo un valore tecnico, per cui trasferire in quei paesi la nostra tecnologia significa trasferirvi inevitabilmente la nostra visione del mondo che è finalizzata a uno sviluppo che vede l'umano come strumento per una concezione disumanizzante dell'esistenza (e vale sia in un ambito di pensiero liberista che comunista, entrambi figli gemelli siamesi della medesima rivoluzione industriale occidentale). La tecnologia non rende più ricche le nazioni più povere, quasi sempre le rende ancora più miserevoli, non è fatta per rendere più ricchi e soddisfatti gli individui, ma per poter produrre sempre di più sottraendo continuamente il valore di ciò che produce e quindi incrementare costantemente la propria potenza di cui l'uomo è solo terminale esecutivo. Questo incremento di potenza senza limite esaurisce tutto in se stesso, per cui lo stesso relativismo, tanto sbandierato come pretesa fittizia di libertà alla fine si rivela solo qualcosa di utile per quel mercato che deve attuare il necessario smaltimento di una costante quanto inutile sovra produzione che altrimenti soffocherebbe il sistema tra le sue montagne di cianfrusaglie, divenuti tali appena uscite dalla catena produttiva.
Ecco che allora appare chiaro perché il relativismo, sinonimo di un pensare libero e svincolato da ogni assoluto, diventa in realtà puro strumento di affermazione della più assoluta potenza tecnica sul mondo incontrovertibile al punto di non ammettere alternative di sorta che non siano ad essa funzionabilizzabili attraverso il mercato.
maral is offline  

 



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