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03-05-2013, 12.33.22 | #33 | ||||||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
Citazione:
Secondo me invece è proprio questione di gusti. Se una cosa non è “utile” (e credo più del 90% delle cose che facciamo non siano strettamente “utili”) il principale giudizio che se ne può dare è di tipo estetico, cioè se piace o meno. Ad alcuni piacciono le parole crociate o l’enigmistica, ad altri la metafisica. Sono comunque cose degne di rispetto. Citazione:
Uno può essere così stravagante da confondere la matita con l’insieme degli atomi solo se ha una concezione metafisica dell’essere. In questo senso la metafisica diventa la medicina di sé stessa. Citazione:
Certo, nella mia immagine della matita “A” può essere compresa la luce, l’ora, il meteo, ecc, tutte cose che volutamente trascuro quando con una operazione riassuntiva elaboro il concetto generale di “matita”. Secondo me però questa è un’affermazione filosofica, non metafisica. Citazione:
Secondo me questa affermazione semplicemente non ha senso – o ha soltanto un senso poetico. Citazione:
meno male che dici “forse” Citazione:
A mio giudizio questa è matematica. Questi assiomi possono avere rilevanza filosofica, non ne dubito, ma il tentativo della metafisica di “metterci il cappello sopra” mi sembra infondato |
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03-05-2013, 12.40.17 | #34 | |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
Citazione:
Che ci siano punti di contatto tra matematica e filosofia è assodato, anche se spesso si esagerano. Ma non c'è bisogno della metafisica, almeno dal mio punto di vista. |
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03-05-2013, 13.45.15 | #35 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
Citazione:
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Ma non vedo cosa c'entri la metafisica: forse che una mente razionale e creativa deve affondare le sue radici nella metafisica? Magari l'elucubrare filosofico con le sue metodologie ci ha a che fare, ma non vedo coincidenza fra filosofia e metafisica: per me la metafisica è una degenerazione delle filosofia che ad un certo punto ha introdotto entità fantasiose e incongruenti dell'oltre-mondo. Ma certo i cultori della metafisica non sono di questo parere. O forse non ho chiara l'idea di metafisica!? Chiedo lumi! Ultima modifica di ulysse : 03-05-2013 alle ore 19.21.04. |
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03-05-2013, 16.35.23 | #36 | |||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
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Citazione:
Temo peraltro che sia un errore molto grave di un certo modo di pensare occidentale contemporaneo quello di tenere rigorosamente separati l'utilità dall'estetica, quasi che l'una possa nuocere all'altra. Citazione:
Citazione:
Quanto all' ente matita che costituisce una configurazione di tutto l'universo (proprio in considerazione degli infiniti aspetti relazionali che la determinano e quindi del poter essere considerata in termini relazionali) non solo ha un senso poetico, ma ne ha pure uno fisico, ove il senso fisico è espresso dal poter considerare le cose anche in ragione della loro intrinseca natura ondulatoria che ovviamente non ammette delimitazioni di tipo oggettuale. Ovviamente possiamo dire che questa è un'assunzione metafisica, ma lo è pure la sua negazione. Il punto è che mi riesce impossibile immaginare come si possa uscire dalla metafisica, qualsiasi discorso si faccia. Ultima modifica di maral : 03-05-2013 alle ore 21.07.52. |
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03-05-2013, 21.29.34 | #37 |
Ospite abituale
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
Si, Ulysse, il termine metafisica è anch'esso ambiguo, riporto qui ciò che è scritto su wikipedia perché da quel che vedo non è poi tanto male:
La metafisica è quella parte della filosofia che, andando oltre gli elementi contingenti dell'esperienza sensibile, si occupa degli aspetti ritenuti più autentici e fondamentali della realtà, secondo la prospettiva più ampia e universale possibile. Essa mira allo studio degli enti «in quanto tali» nella loro interezza, a differenza delle scienze particolari che, generalmente, si occupano delle loro singole determinazioni empiriche, secondo punti di vista e metodologie specifiche. Quando una scienza particolare studia un oggetto ma tenta di farlo a fondo entrerà nell'ambito metafisico, nel senso di dover guardare l'oggetto (o i concetti su cui si basa la tassonomia utilizzata per descrive l'oggetto in questione) tramite uno schema che fuoriesce dal linguaggio specifico della scienza che stà utilizzando (per il fatto che nessun sistema conosciuto riesce ad essere coerente nell'autoreferenzialità); e così la descrizione diviene filosofica o metafisica, o metascientifica. Ho parlato di creatività in questo senso, riferendomi alla capacità di uscire da uno schema prefissato che solo illusoriamente può essere definitivo, esaustivo o coerente. Quoto anche il discorso di maral circa gli assiomi indimostrati. |
03-05-2013, 21.45.26 | #38 |
Ospite abituale
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Riferimento: Odifreddi fra "pseudoquestioni metafisiche" e domande sensate senza risposta
In altre parole la metafisica avrebbe il compito di descrivere la natura delle entità incluse in una ontologia (una ontologia può essere vista come un catalogo di entità che esistono). Il motivo per cui la fisica non è metafisica è che non si spiega tutta la natura di un oggetto tramite qualcosa di così specifico; se vogliamo mantenerci nell'ottica della cultura occidentale, quando vogliamo descrivere nel modo più completo possibile la natura di un ente dobbiamo ammettere di star facendo metafisica.
Questo tipo di definizione di metafisica e ontologia l'ho presa dal libro "Ontologia" di Acille C. Varzi (professore di logica e metafisica alla Columbia University di New York), ma è un modo piuttosto comune di inquadrare la questione da quanto ho potuto studiare in generale. (nel testo egli cerca di districarsi tra l'ambiguità dei termini ontologia e metafisica). |
04-05-2013, 09.41.21 | #39 | |
Moderatore
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Citazione:
Aggiungo che vi è chi propone di distinguere l'ontologia dalla metafisica sulla base che mentre la prima cercherebbe una risposta alla domanda cosa c'é, la seconda si preoccuperebbe di definire cos'è quello che c'è. Ma sinceramente a me pare che le due domande si implichino strattamente a vicenda, a meno di non limitarsi a un'ontologia puramente fenomenologica che però a ben vedere si nutre comunque di una ragione di prevalenza metafisica del fenomeno. Quanto alla contrapposizione tra fisica e metafisica, mi pare notevole la posizione del famoso cosmologo Mario Novello che nel libro "Qualcosa anziché il nulla" (che nel titolo rievoca il famoso dilemma metafisico) rivendica l'assoluta necessità per la cosmologia, in quanto autodefinentesi scienza del tutto, di uscire dagli stretti limiti della fisica che la vanificano, per affrontare il problema metafisico di base, per come è stato rappresentato dalla filosofia e dal mito. Una cosmologia dunque che tenga conto fondamentale della metafisica senza ovviamente abbandonare l'approccio fisico allo studio dei fenomeni. La conclusione di Novello è peraltro prettamente metafisica: il qualcosa è comunque assai più probabile del nulla. Manca poco per poter finalmente arrivare all' affermazione che mentre il qualcosa è certo, il nulla è in ogni caso assolutamente impossibile. |
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04-05-2013, 13.59.20 | #40 |
Ospite abituale
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Maral:
Aggiungo che vi è chi propone di distinguere l'ontologia dalla metafisica sulla base che mentre la prima cercherebbe una risposta alla domanda cosa c'é, la seconda si preoccuperebbe di definire cos'è quello che c'è. Aggressor: In altre parole la metafisica avrebbe il compito di descrivere la natura delle entità incluse in una ontologia (una ontologia può essere vista come un catalogo di entità che esistono) Il senso è proprio quello da te specificato , posso riportarti un tipo di argomentazione proposta da Varzi per chiarire la distinzione tra ontologia e metafisica (anche io la reputo assai ambigua e lo stesso Varzi si preoccupa di capire il senso di una simile distinzione): Due teorie diverse potrebbero includere lo stesso oggetto, ad es. Pegaso, tra le entità esistenti nella propria ontologia; di qui però si potrebbe ammettere la sua esistenza come idea mentale nel senso di una res cogitans o come realtà materiale, res extensa. Un esempio migliore è quello degli universali: potrei dire che il bello esiste ma, come anche alcune persone di questo forum hanno ammesso, che esista in quanto ente a se stante solo dal momento in cui in viene utilizzato, oppure che si tratti di qualcosa di particolare e non sostanza universale ecc. Ci sono poi tanti altri esempi che si possono fare più difficili (sopra i "fatti", gli "eventi", i tropi ecc.) o semplicemente questo: i contenuti delle percezioni esistono ma potrebbero essere oggetti a se stanti fatti, che so, di materia, o entità sempre dipendenti dal soggetto e fatti di "pensiero". Insomma, con certe parole vorremmo riferirci più o meno allo stesso denotato, ma la natura di queste cose può essere anche diversa da quello che si crede. |