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07-06-2012, 16.52.46 | #122 | ||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Citazione:
E nemmeno Severino che non lo ha mai affermato, e tantomeno il sottoscritto. Innanzitutto mi premerebbe sapere se hai capito che col termine “destino” Severino intenda “verità” o, che fa lo stesso, “stabilità assoluta”. Quindi il destino di tutte le cose è la verità e la stabilità assoluta di tutte le cose. In secondo luogo, ogni cosa segue un suo percorso in conseguenza della propria unicità, fermo restando la dimensione minima comune della struttura originaria della verità (che è la coscienza originaria o il senso originario e più proprio della coscienza) e stante che, mediante l’oltrepassamento dei problemi che via via si presentano, il percorso vada nell’unica direzione dell’assottigliamento delle differenze che dividono le infinite ricchezze di senso di ogni cosa, e del riconoscimento reciproco di tutte le cose attraverso appunto quell’assottigliamento. Citazione:
Concordo, certamente non è sufficiente e Severino ha mostrato appunto in Tautotes cosa va aggiunto, all’interno di un più ampio ripensamento che riguarda il giudizio (analitico, sintetico a priori, e soprattutto sintetico a posteriori), che tra le altre cose in quel libro viene operato rispetto a La struttura originaria. Questo caso indica che dopotutto non sei un lettore così disattento delle pagine del Nostro, ancorché non mi abbia ancora mostrato perché sei d’accordo con Mugnai e cosa ci sia di sbagliato nel discorso di Severino sulla copula. Ma, a parte questo, che quello che ho scritto non sia sufficiente a definire compiutamente il giudizio sintetico “A è B”, non significa che non sia sufficiente a confutare il modo in cui tale giudizio è inteso dalla logica e rincalzato da Mugnai, perché se la logica dice semplicemente “A è B” o “A=B”, significa che sta identificando dei diversi, ancorché, come ricorda Severino e come già tematizzava a lungo Hegel, anche le tautologie come “A=A”, considerate a questo modo, siano identificazioni di diversi. Citazione:
Ho lasciato per ultimo il caso Aristotele-Reale quasi come dessert perché mi risulta abbastanza gustoso ed indicativo di quanto arrivi a negare interpretazioni millenarie a causa di una conoscenza impropria di luoghi pur celebri della filosofia, e di quanto pretendi pure che stimati interpreti di Aristotele a livello internazionale supportino le tue ragioni. Ammetto che per un attimo ho pensato di trovarmi difronte ad una cantonata clamorosa di un conoscitore così profondo di Aristotele come appunto il cattolico Giovanni Reale, e proprio su uno dei topoi più noti dei testi dello Stagirita (la polivocità dell’essere in Metafisica, IV, 2). Ma per fortuna (della reputazione di Reale) ho trovato il testo da te citato (Aristotele, Metafisica, a cura di Giovanni Reale, Testi a fronte, Rusconi, ora Bompiani, Introduzione, III, 1) e controllato cosa dicesse realmente, scoprendo qualcosa di diverso. Infatti, Reale dice (solo il grassetto è mio): Citazione:
Quindi laddove Reale dice: “non uno ma molti significati”, va inteso: “non [solo] uno ma [anche] molti significati”. Infatti poco dopo Reale scrive (il grassetto è sempre mio) Citazione:
E quindi, volendo rileggere meglio il celebre passo di Metafisica, IV, 2, tradotto da Reale, Citazione:
Altrimenti cosa significherebbe sottolineare che tante accezioni del termine “essere” non hanno semplicemente in comune il nome, se non fosse che invece hanno in comune il significato? Citazione:
Chi, quello che era così ipocondriaco che l’unico mondo con cui aveva a che fare era quello della logica matematica? Ma vieeeeni… che ho già acceso i fornelli per cucinarlo in tutte le salse! Battute a parte, era indubbiamente un genio, ma, come non si finisce già da tempo di ripetere, anche molto travisato… Saluti. |
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07-06-2012, 23.37.16 | #123 | |||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Il dramma è cominciato da questo post.
Citazione:
Citazione:
Tieni presente che hai detto in soldoni: non lo hai neppure orecchiato perché anche chi lo ha solo orecchiato non prende queste cantonate. Va beh, portiamo a casa. Ti ho risposto con una freccetta, perché ormai le ostilità erano aperte Citazione:
Citazione:
Citazione:
non fanno ritornare indietro il sasso. E ti ho risposto: Citazione:
Hai ribattuto con leggero sarcasmo : Citazione:
In un altro post dici con l’usuale modestia Citazione:
E ultimamente Citazione:
Citazione:
Tu cucini Godel, e non è facile, tu cucini Reale, tu cucini la Treccani, e ultimamente una scottatina l’hai data anche a Severino. E infine dici: Citazione:
Ciao Seve |
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08-06-2012, 09.09.28 | #124 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Citazione:
E qui casca l'asino! Ti ho letto e riportato passi di " I problemi del pensiero antico dalle origini ad Aristotele" di G.Reale, pag. 467, non della Metafisica. Dice Reale citando la Fisica: ον non si dice µοναχως ma πολλαχος (cfr. Fisica, A 2-3) In una nota a piede di pagina, in relazione a questo, è scritto: Rimandiamo per un approfondimento della questione, al nostro saggio: L'impossibiltà di intendere univocamente l'essere e la tavola dei significati di esso secondo Aristotele. La prossima volta parliamo della sostanza cioè del principio unificatore. Preparati. Ciao Il dessert lo trovi gustoso ? Ultima modifica di Giorgiosan : 09-06-2012 alle ore 08.40.35. |
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08-06-2012, 10.33.58 | #125 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Citazione:
Sarei fondamentalmente d’accordo, ma quello che affermi e che oggi va per la maggiore, non cade dal cielo come una verità già fatta, ma è il risultato di un processo di ragionamento che nella storia è stato operato per dare soluzione al problema del rapporto tra verità e pratica. Una soluzione che una volta presentava aspetti diversi, e così sarà in futuro. Un tempo, nessun capo tribù si sarebbe sognato di fare quello che era giusto e pratico fare senza consultare uno stregone fidato, altrimenti un eventuale insuccesso sarebbe ricaduto sulla responsabilità singola del capo tribù, reo di aver separato le esigenze degli spiriti dalle esigenze degli uomini. In seguito si è capito che interpretare le esigenze degli spiriti era un problema che incideva pesantemente sul successo o sull’insuccesso della comunità, e cioè si è capito che soddisfare le esigenze degli spiriti va bene, ma per soddisfarle bisogna interpretarle con molta difficoltà, e il tutto incomincia a tramutarsi da soluzione in problema che va ad aggiungersi. Un cardine dell’interpretazione è l’individuazione di regolarità, così si è cominciato ad osservare che vi sono più regolarità nella natura che nelle volubili esigenze degli dèi. La filosofia nasce appunto anche con lo scherno di Senofane (ma in qualche modo già di Omero) verso gli dèi olimpici litigiosi e fin troppo “umani”. Ma nasce soprattutto come attenzione puntata sulla physis, cioè sulla natura diveniente, finalizzata alla ricerca dell’archè come la massima regolarità presente in tutte le cose. Sebbene al principio l’attenzione sia puntata ancora troppo su qualcosa di proveniente dal mondo naturale (l’acqua, l’aria, il fuoco, la terra), allo stesso tempo questo qualcosa non è più considerato come naturale, ma come un principio regolatore. La storia successiva della filosofia e della civiltà occidentale è stata caratterizzata dall’approfondimento di questo principio, perché più si conosce a fondo la realtà in quanto tale, più si può dominarla ed orientarla alle nostre esigenze. Con la nascita della scienza moderna (preparata lungamente fin dalle epoche più buie del medioevo), e soprattutto con i risultati della filosofia contemporanea che concludono con l’inesistenza di ogni verità assoluta, si è capito che se l’obiettivo è il dominio della natura, allora, come nelle migliori strategie militari, il nemico va diviso. E’ per questo che è sorta un’estrema specializzazione innanzitutto in campo scientifico e quasi parallelamente anche negli altri campi (anzi, Machiavelli “emancipa” la politica costituendola come scienza autonoma, anche prima della nascita della scienza moderna). Ma la specializzazione è possibile solo se si crede che le varie regioni di qualcosa stiano insieme attraverso legami deboli, contingenti, rendendo debole e contingente ogni scienza della totalità, ogni verità che parli di legami assoluti. La specializzazione sulla quale la scienza fonda la propria potenza, è a sua volta basata sulle ragioni filosofiche che concludono appunto con la debolezza e la contingenza di ogni legame. Possiamo sederci, correre, andare sulla Luna, o spaccare un atomo, solo in quanto interveniamo nel recidere e ricostituire legami tra le cose che per la loro debolezza e contingenza si lasciano così recidere e ricostituire. Ma le ragioni di ciò sono filosofiche e riguardano appunto quelle indagini sulla totalità da cui vorresti prescindere. Senza queste ragioni la potenza della scienza non esisterebbe. Citazione:
Sì, ma queste asserzioni non sono verità condivise, vanno spiegate almeno un pochino. Da parte mia posso mettere in rilievo che Socrate non affermava l’eternità sulla base dell’anima, ma l’eternità specifica dell’anima sulla base di un senso più ampio dell’eternità che doveva per forza presupporre. Per quanto riguarda la morale e la virtù, come già spiegavo a Giorgiosan, non sono realtà dogmatiche che precedono ogni ragionamento, ma sono giudicate pur sempre da un’indagine condotta sulla base di qualche verità. Ora, che questa verità sia quella che pone al centro l’uomo, non dimostra ancora che morale e virtù siano implicazioni necessarie, perché morale e virtù non hanno mai guidato né la storia né la maggior parte degli uomini singoli, eppure il mondo dell’uomo s’è fatto comunque. E perché, come mostra invece la filosofia contemporanea, morale e virtù, come tutte le ideologie, abbisognano di una certa organizzazione della potenza, di una certa tecnica, per realizzarsi compiutamente e ostacolare gli altri scopi alternativi, e così facendo focalizzano, cioè limitano, la potenza sottomettendola alle esigenze di un solo scopo. E’ inevitabile allora che una volta resisi conto della pericolosità di questa limitazione, tendano a salvaguardare la potenza come la maggiore tra le proprie ragioni di vita, mettendo in secondo piano lo scopo per cui sono morale e virtù stesse. E’ un processo che coinvolge tutte le ideologie (comunismo, capitalismo, cristianesimo, democrazia, ecc.), perché credono di servirsi della tecnica, mentre invece è necessario che accada il contrario. Le ideologie che cadono prima sono quelle che possiedono una minore coerenza interna, dove per coerenza interna (già di per sé una mostruosa contraddizione in termini) si intende una minore coerenza col senso originario della coerenza interna che è il senso della potenza. E quindi cade prima il comunismo perché è basato ancora su di un tipo di filosofia della totalità (la rivoluzione è un atto essenzialmente filosofico, non politico, economico, e tantomeno scientifico, perché è un atto totalizzante), così come cadono tutte le altre filosofie della totalità e dell’assoluto. Poi cadrà la democrazia (ma non tanto presto come sembra accadere in questi tempi) perché andava bene quando bisognava liberarsi di monarchi che scambiavano il volere personale per il volere dell’intera comunità, ma se la comunità è fatta di tante teste che ragionano ognuna a modo suo, è bene che per prendere decisioni ponderate, omogenee e insieme tempistiche, si ritorni alle decisioni di pochi, quando saranno sgravate dalla soggettività degli scopi esclusivistici che ancora pesava sui vecchi monarchi e ancora pesa sui partiti e sulle lobbies, e saranno gravate di un’ottica tecnica e senza ideologie (e non mi riferisco al governo “tecnico” attuale, che come è ampiamente noto, è un governo politico in tutto e per tutto). E’ possibile che il cristianesimo cada non parallelamente, ma dopo la democrazia, ancorchè in quanto sapere della totalità e sapere condizionato dalla forma mitica, sarebbe dovuto tramontare già prima o al massimo insieme al comunismo. Il cristianesimo si è finora avvantaggiato sia del fatto che il sapere scientifico-tecnologico non si è ancora appropriato del terreno spirituale (cosa che è destinato a fare), sia del sostegno dato, soprattutto in termini non religiosi, ma politico-finanziari, dalla Chiesa Cattolica, alle ideologie anticomuniste (capitalismo, mafie, dittature militari) e oggi alle ideologie anti-terzomondiste e quindi eventualmente anti-islamiche. Nonostante appaia il contrario, il fine della Chiesa è ancora e sempre la salvezza delle anime e la carità (anche materiale) verso i poveri, ed è certissimo che con questa intenzione agisca anche quando sembra fare cose completamente diverse. Ma un conto sono le intenzioni della Chiesa, e un conto è l’oggettività delle sue azioni. Ed è per tale oggettività che la Chiesa e il cristianesimo ancora esistono e non sono tramontati prima. E’ possibile che, dopo il tramonto della democrazia, il cristianesimo sopravviva come sapere dalle caratteristiche certamente congrue ad un mondo non più democratico, ma bisognerà vedere come se la caverà nel breve-medio periodo con la forte concorrenza dell’Islam, che ha certamente lo svantaggio di essere l’attuale maggiore ideologia delle masse diseredate del pianeta che bussano potentemente alle porte dei Paesi ricchi, ma altrettanto certamente ha dalla sua, sia che i Paesi ricchi ritengono una cattiva politica quella del contenimento dell’immigrazione, sia la caduta netta delle nascite nei Paesi ricchi mentre il numero delle nascite degli immigrati raggiunge livelli esorbitanti, e sia la caduta ben più verticale delle vocazioni nel campo del loro maggiore concorrente in campo religioso. In ogni caso, sia l’Islam che il cristianesimo sono destinati a tramontare comunque in quanto forme di limitazione della tecnica, attraverso un processo di più radicale razionalizzazione e secolarizzazione di quello finora subito. Da ultimo, dopo aver prodotto ricchezza ed abbondanza per tutti su questa terra, tramonterà anche la tecnica in quanto fondata sull’ipoteticità in quanto tale in cui deve mantenersi ogni sapere per concepire un dominio coerente delle cose. Un’ipoteticità che, come ben afferma casualmente il solito Severino, rende il paradiso della tecnica molto prossimo all’inferno più angosciante, nel momento stesso in cui si crede di aver conseguito lo scopo ambito che ci si prefiggeva. Solo a questo punto, la vena d'oro sotterranea della filosofia, che nel frattempo è sempre stata tacitamente il maggior fattore condizionante, potrà far nuovamente rilucere il suo splendore alla luce del sole. Saluti. |
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09-06-2012, 11.15.28 | #126 | |
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Citazione:
Non riesco a capire come tu possa sostenere che Severino non svolge il suo pensiero sul piano metafisico e di conseguenza sia di fatto un metafisico. Me lo spiego solo col genere “letterario” che ti caratterizza. Pensieri comprensibili, sequenze incomprensibili, citazioni del pensiero di Severino, riferimenti a correnti filosofiche a caso, che sembrano verosimili ma sono frutto dell'improvvisazione, considerazioni che prese isolatamente sono di buon senso ma collegate alle altre sono indecifrabili, apparenti smentite per ribadire poi con capriole verbali quello che hai smentito, evitando di rispondere, ecc. ecc., sono combinati in modo da conferire all’insieme il genere di grammelot filosofico. Bisognerebbe rincorrere ogni proposizione dei tuoi lunghi post, mostrare le eventuali fallacie per i connettivi logici, riprendere quanto hai detto e quanto ho ribattuto … e occorre molto tempo ed energia … ma lo farò ugualmente …. ahimè, come esercizio di pazienza. La proposizione che ho citato sopra si può intendere solo sul piano metafisico come l'intero Tautotes. Ho elencato una serie di nichilismi che vanno in direzione diverse e tu come risposta mi scrivi quella che è solo un tautologia. Certo che i nichilismi sono riferibili al nullificarsi di qualcosa e a cosa se no. Severino è un metafisico, tu fai affermazioni dello stesso ordine (a volte) imitandolo. Severino non vuole tener conto dei guadagni che ha fatto il pensiero metafisico né delle critiche che sono state mosse a questa disciplina e non vuole tener conto neanche del guadagno rappresentato dal pensiero aristotelico rispetto a Parmenide e tu alla ruota di Severino. Quando hai detto di non essere del tutto d’accordo con Severino, lo hai detto solo perché lo avevi citato in modo sbagliato, non sapendo quello che aveva detto in Tautotes che non hai letto o che non avevi letto ancora quando hai risposto. Hai messo una toppa: anche Severino sbaglia … affermazione che poi hai tentato di “offuscare” con lo spray fumogeno. La tua sicumera si fondava sul fatto che avevi compreso che molti interlocutori del forum non conoscevano il pensiero di Severino e ti sei impalcato a magister che non può ammettere di essersi sbagliato e come Severino di essere un comune mortale, che non può arrivare a sciogliere tutti i nodi cruciali del discorso.(Con femme fatale ci hai sguazzato, pubblicando la foto di Paul Newman e promettendo che ti saresti spogliato se avesse potuto provare che la sua citazione era di Severino.) segue .... A proposito di nichilismo ... per Severino anche l'amore è nichilismo: http://www.youtube.com/watch?v=h19kT54YVjA Ultima modifica di Giorgiosan : 10-06-2012 alle ore 08.30.07. |
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09-06-2012, 21.52.07 | #128 |
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Rimane da chiedersi se il rimedio non sia davanti ai nostri occhi, conosciuto da tutti, conosciuto addirittura prima della riflessione critica e di ogni mitologia, dalle persone senza istruzione, come il mio mitico vicino, e dalle persone che hanno frequentato i libri. Credo proprio che l'unico farmaco senza controindicazioni, sia il voler bene, medicina da somministrare al prossimo ed a noi stessi.
Bisognerebbe metterlo a tema qualche volta, l'amore. |
10-06-2012, 20.46.35 | #129 |
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
La sterelita' di questo dibattere sui temi proposti e la metodologia fin qui' espressa non lasciano speranza. Meno accademia , meno vanita' intellettuale. La filosophia e la Scienza appaiono fallimentari ,protesi antropocentriche inadeguate per i quesiti posti. Quando si pone una domanda ci si concentra su una risposta, scivolando inesorabilmente nel meccanismo stesso. Perche' non porsi domande sulla domanda? Invece di cercare improbabili risposte. E' necessario poi partire dall'output per ricostruire l'in. Invece si traccia un iter che esprime riscontri out dissimili da quelli osservati. La Philosophia e la Scienza in modo descrittivo,si limitano a raccontarci l'iter romanzato appiattito da un riduzionismo ripetitivo. Ignoriamo del tutto i ''potenziali'' ed i ''meccanismi'' di feedback, schiacciati come siamo in una condizione di autopoiesi . La consapevolezza e la conoscenza sono aspetti endogeni ma del tutto irrilevanti ''nell'economia'' esistenziale. La sinestesia potrebbe consentirci di cogliere ''cio'' che l'individuazione esistenziale sottende,. piuttosto che inseguire apparenti simulacri. Gli indizi ci sono tutti.
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11-06-2012, 09.47.12 | #130 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Non Puo' Esistere Un Rimedio?
Citazione:
La scienza è un sapere ipotetico ma le teorie filosofiche sono anch'esse ipotesi non dimostrabili. O esiste un sapere assoluto o non esiste, se non esiste è irrilevante che lo si cerchi tramite la scienza o la filosofia. A differenza della scienza la filosofia si è posta, nella maggior parte degli autori, lo scopo finale della felicità umana. Questo a maggior ragione nei filosofi, Socrate e gli ellenistici, che hanno anteposto la visione della vita a quella dell'essere. La scienza si pone come scopo il miglioramento delle condizioni umane, ma ciò non implica necessariamente la felicità Se la felicità fosse nell'essere allora anche i sassi potrebbero essere felici. Ciò che ci distingue dalla materia inorganica è l'assimilazione, dai vegetali è la coscienza, dagli animali è la razionalità. Dunque la nostra essenza specifica è la razionalità. Se la nostra essenza specifica è la razionalità, e qui che dobbiamo cercare la felicità. Gli stoici hanno professato che il raggiungimento della felicità (da loro individuata nell'atarassia o apatia o pace dello spirito) basta di per se stesso all'uomo, che non avrà ne bisogno di una vita futura (in quanto con la virtù ha già raggiunto la perfezione) ne temerà di poterla perdere, poichè il logos da lui educato e reso perfetto è radicato nella sua stessa natura. Se anche questa è un'ipotesi, dove sta la dimostrazione di questa teoria? Nella vita stessa. E' la vita stessa che serve da prova. I vari Socrate, Diogene, Epicuro, Zenone, Pirrone (per me anche Seneca) hanno mostrato coerenza nella loro vita reale con ciò che hanno professato. Nel processo di secolarizzazione che tu citi e che pare inevitabile c'è un particolare fondamentale, quello dell'uomo che vive tale processo e che si trova travolto da una rivoluzione dei valori, che non ritrova più le sue radici ne riesce a delineare i confini dell'orizzonte che si prospetta. E questo, io credo, il dramma che vive l'uomo di oggi. Un divenire in cui non vi è nemmeno la consolazione della tradizione ne la prospettiva di un domani migliore. Non può esserci un domani migliore perchè manca il termine di paragone, non comprendendo l'oggi come posso pensare che il domani sia migliore? E' in questa ottica che, a mio giudizio giustamente, Reale traccia un parallelo fra i rimedi filosofici ellenici e quelli di cui avrebbe bisogno l'uomo odierno. |
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