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15-02-2009, 20.14.16 | #63 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Mi sembra di capire che ci sia un po’ di confusione sul termine “diritto”.
Un diritto è un qualche cosa che ci spetta, (solitamente per accordi sanciti dalla legge), ma non costituisce un obbligo altrimenti non sarebbe più un diritto ma un dovere. La peculiarità del diritto infatti è quella di lasciare libero l’individuo di avvalersi o meno delle garanzia che la legge, o il codice, o la costituzione etc.. prevede per lui. Ovviamente solitamente tutti si avvalgono dei loro diritti, perché sono stati pensati per creare condizioni “migliori” per gli uomini, ma non significa certo che per questo essi sono obbligatori e che qualcuno non sia libero di rinunciarvi qualora quei diritti gli sembrano lesivi di un suo interesse più ampio. Infatti anche il lessico corrente è molto chiaro perché si dice ad esempio: "rinunciare ai propri diritti", e "venire meno ai propri doveri". Mentre non sentirete mai dire è venuto meno al suo diritto ed ha rinunciato al suo dovere.... semplicemente non esiste una cosa del genere. |
16-02-2009, 01.55.31 | #64 | ||
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Il diritto a scegliere! (e la possibilità di farlo)
Nessuna politica, Nexus!
Dignità alla vita e sopravvivenza sono due realtà che fanno a botte da sempre! L'istituzione "chiesa" non ci deve entrare. Né il budda Né i <<miei>> santini indiani. Diritto alla salute e dignità della vita viaggiano assieme come gemelli siamesi Dignità della vita e sopravvivenza vegetale sono due realtà che fanno a botte. Evidenza. L' "istituzione chiesa" non può né deve decidere su nulla. Qui si chiama il cittadino (anche se sembra d'essersi scordati d'avvisarlo..) a decidere, null'altro che l'individuo. Si chiede di dare il consenso o l'approvazione di fatto alla libertà circa il limite stesso -sofismo- fra vita dignitosa e vita vegetativa, o peggio ancora. L'autografo per ora è ancora l'unico metodo di fatto atto a contrastare una manipolazione antidemocratica, oltre quello c'è l'obiezione (come si faceva per la guerra e leva militare) ed ultima, la rivoluzione.. mi sembra chiaro.. Perciò riassumendo, l'unica azione è preservare ciò che già c'è di sancito ed impedire di fatto applicazioni che nella sostanza danneggino i passi compiuti. Non c'è da convincere nessuno. C'è solo da far valere il diritto di voto individuale di fronte tale scelta etica. E nel frattempo rammentarsi di non perdere di vista i piccoli scarabocchi a palazzo madama che tentano gradualmente di minare quelle medesime fondamenta etiche sulle quali quella stessa costituzione conquistata col sudore (e col sangue) si fonda. ----- Nexus.. Hai scordato Blade Runner..?!? Non ho scordato Matrix.. e la pillola è scelta individuale. Mentre i nexus vogliono far provare sulla pelle del "creatore" cosa significhi sofferenza, Neo comprende che nessun altro può giocare la sua partita (la vita) E noi non siamo "nexus" ed il creatore di certo non si chiama presidente del consiglio* né commissione del senato! Eppure con o senza matrix la scelta individuale della pillola esiste, ma non c'è Neo "a salvare" nessuno, a meno che per "Neo" non si identifichi la consapevolezza nella mente inderogabilmente individuale. -------- La libertà intellettuale può pure essere considerata una conquista sociale, che di fatto pure è, ma la libertà interiore è una conquista intima ed individuale che non si matura se non al prezzo reale di volere la verità da se stessi ed accollarsene il peso della responsabilità. Non è nella discussione dell'aspetto metafisico della questione che avremo in frutto il preservare di quell'etica sulla quale si regge la costituzione ma sull'evidenza di quei principi base sulla quale già si fonda (se non le hanno -nel frattempo- già dato fuoco!) Preservarli nella loro integrità è il nostro compito, ponendo il nostro autografo e se non fosse sufficiente la nostra individuale perentoria obiezione. Fatto questo possiamo allora discorrere girando alla larga dalla "Privacy-Spettacolo" poco edificante (e poco utile) mirando dunque all'approfondimento di quelle lotte interiori attraverso cui la libertà della mente-spirito si realizza. Reputo le scelte relative all'individuo improrogabilmente individuali finché non minino di fatto l'altrui libero arbitrio. E quest'ultimo è concreta prassi "politica", tanto più in una società così fragile di consapevolezza reale dei valori, in cui vige di fatto la proprietà privata, si dia addito alla privata autodeterminazione ! in linea col senso etico della solidarietà come riconoscimento dell'inalienabile diritto alla diversità, fosse pure d'un'esigua minoranza. Citazione:
Sembra pure a me! Citazione:
Pace! Gyta * (seppure sembra accudisca accuratamente al lavoro di limitazione della consapevolezza e delle libertà) |
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16-02-2009, 06.42.03 | #65 |
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Riferimento: Il diritto alla morte.
P.S.)
Il dialogo, la discussione, il confronto sono sentimenti validi, i migliori; ma di fronte, di fatto, alla violenza c'è solo un No categorico: giù le mani dai diritti civili! Non bisogna arretrare di fronte il vero volto della violenza; e la violenza è negare i diritti civili, è negare i diritti dell'individuo. Il resto è commercio. Bene, se noi non vendiamo la nostra anima (leggi >mente) al potere occulto allora la realtà sociale viene a galla, emerge netta; solo a questo punto, solo allora possiamo contare su di una libertà interiore che sia realtà di massa, perché di fronte al crollo della sicurezza dei valori base, dove nemmeno la tutela alla salute è assicurata, solo chi non rischierà mai nulla si potrà ancora trovare a discutere sulla linea di confine sottile che separa la vita dalla morte, ma i morti in vita non avranno energia sufficiente nemmeno a partorire un'ipotetica coscienza di sé [e non mi riferisco qui al coma ma alla normalità di ghetti resi invisibili da quello stesso gioco di potere oligarchico] Questa non è "politica" questa è la realtà occultata; dietro la facciata della bigotta morale è radicata la mente perversa della folle corsa al potere di classe [solo che ora ne si è cancellato il nome, come se tanto bastasse a celarne il volto], perché non mi si dica che per chi ha il potere economico anche l'eutanasia non sia in vendita, come gli organi di trapianto, come le cure sanitarie per chi se le può permettere, come l'immunità ed allora la filosofia non è discutere di fronte tali orrori se la linea di demarcazione tra la vita e la morte sia fatto oggettivo, ma che il diritto di esistere e di morire come individuo unico è inalienabile. Ed allora serve un solo potere, il tenerci coi denti ciò che ci appartiene, perché pacifismo e civiltà non vuole dire accettazione supina della condizioni dettate da un'altro uomo ma credo profondo nell'autodeterminazione. Con questo non ledo al diritto dell'altro, e la società non è azzeramento del potere individuale (!) né somma di caos ma semplice coabitazione del medesimo pianeta, e non importa se la mia idea sia o meno condivisa per ritenersi valida e reale, poiché la mia idea e la mia vita -la tua idea e la tua vita- mi appartengono (ci >rispettivamente!) ed è proprio in virtù di questo, io uomo o donna sono riconosciuto membro di una società civile. Personalmente nella mia identità amo realizzarmi nella meditazione e nella contemplazione mistica; è una modalità della coscienza, è ciò che sento essere la realizzazione della mia identità ma tale strada di vita non esclude la determinazione e la coscienza sociale che sento possa esplicarsi esclusivamente sul piano della ferma determinazione dei diritti civili che fanno della società un aggregato prezioso di unicità individuali. Suggerisco caldamente a tutti la visione di due film documentario eccellenti assolutamente esplicativi riguardo la linea di confine tra politica e filosofia: il datato "Come eravamo" ed il più recente "This revolution". Un caro saluto! Gyta |
16-02-2009, 13.38.36 | #66 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Citazione:
pietà …. la citi spesso come possibile panacea alla nostra ansia esistenziale, come possibile risposta ai nostri quesiti umani, quasi come meta stessa dell’evoluzione. Più di una volta, leggendo quando ne parli ho avuto la sensazione che tu dicessi: - l’uomo è su questo pianeta per sviluppare la pietà. – Purtroppo la parola in se non dice molto ed anche Il Devoto Oli, da cui è tratta questa definizione: pietà: Sentimento di dolorosa e premurosa partecipazione all’infelicità altrui. Non mi da quel senso che tu sembri attribuire a quella parola. La mia domanda quindi è molto semplice, anche se capisco che, per contro, la risposta chiederà uno sforzo, ma la domanda no. Cosa intendi col termine pietà? |
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16-02-2009, 16.34.14 | #67 |
farabutta
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Mia madre del 36 quindi in pieno fascismo mi raccontò un episodio avvenuto nella sua città natale nella provincia di Reggio Calabria.Era un episodio avvenuto in piena seconda guerra mondiale quando lei aveva circa sette o otto anni. Vide la vicina scaraventare il figlio piccolo contro la recinzione perchè non smetteva di piangere. Il bimbo mi raccontò mia madre piangeva dalla fame, lei andò nella dispensa è rubò poche cose.Il racconto finisce li ogni volta, non vi è giudizio negativo per quella madre ma tanta compassione, un episodio che probabilmente non si è ripetuto. La madre della mia, nel vedere che mancava poco alla loro stessa miseria di braccianti in periodo di guerra, in una Calabria più che mai arretrata e povera, chiese a mia madre se ne sapesse qualcosa. Lei le raccontò quello che aveva veduto e la madre le disse"Potevi chiederlo a me, non c'era bisogno di farlo di nascosto".Questa comprensione di un gesto violento contro un bimbo, la condivisione della miseria....insomma la pietà per quella madre disperata alla vista della fame del proprio figlio senza poterlo nutrire. Ma quella pietà può poterci aiutare a comprendere l'uomo e la sua umanità o disumanità in un momento di grandissima disperazione, ma non ci può e non ci dovrebbe guidare tanto più in uno Stato laico. Si è parlato di diritto a morire, ma ripeto il diritto e di colui che giungerà poi alla morte. Nel caso di cui si è riconosciuto il diritto di scegliere il padre, affinchè gli altri non avessero diritto di decidere(Chiesa o Berlusconi). Ripeto forse solo Lei aveva diritto a farlo, e non mi si dica è ragionevole pensare che il padre riferisse il vero nel dire che era sua volontà di farlo.Con quale metro caspita decidete che non era vita da vivere se non il vostro metro.
http://www.italiaoggi.it/giornali/de...itolo= Il%20c Non può e non deve questa vicenda essere il baluardo di una battagli pro eutanasia o testamento biologico, e il fatto che questo stia avvenendo m'indigna. E' stato detto che non si sarebbe mai più risvegliata, e in tempi di relativismo chi mai possiede la Verità di decidere che quella sia una vita indegna. Lo stesso padre in un intervista ha dichiarato che nessuno può aver certezza che provasse sofferenza, o che abbia avuto o meno una forma seppur elementare di pensiero. Nel Nostro sentire ha avuto grande impatto la sua giovane età e bellezza prima dell'incidente. Molti nascono in situazioni altrettanto disperate e irreversibili, cosa facciamo chiediamo ai genitori se ritengono la loro una vita degna d'esser vissuta. Mi vengono in mente le immagini dei bambini africani che ogni giorno muoiono di fame, ho i brividi ad immedesimarmi nel loro dolore di vivere, ho pietà ma è inimmaginabile altrettanto pensare una soluzione diversa. Questa Sinistra che strumentalizza questa vicenda così particolare, che nulla ha a che vedere con l'eutanasia e il testamento biologico non vedrà più un mio voto, la Chiesa non l'ha mai avuto.Ogni giorno in ospedale persone rifiutano l'alimentazione e l'idratazione, e credetemi non c'è nessuno che può obbligarli. Ripeto con tutto la comprensione possibile per il dolore di chi stava vicino a questa ragazza e disgusto per chi sta strumentalizzando questa tragedia. |
16-02-2009, 19.36.12 | #68 | ||
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Citazione:
Non conosco Emmeci (se non da quel poco che ne ho letto), e se mi si consente di esprimermi seppure non interpellata direttamente, dalle sue parole traspare un sentimento che condivido, non la "pietà" ma il saper cogliere fondamentalmente l'essenza dell'esperienza umana nella sua a volte tragica metafisica.. Il filo sottile che lega la lucida passione di Shakespeare al sentimento coraggioso dell' "arresa" mistica dell'innamorato divino.. qualcosa di più forte della capillare empatia, qualcosa di più forte dell'esile lucidità della comprensione meditativa, forse qualcosa di più vicino all'esperienza contemplativa esistenziale.. Se così fosse (per Emmeci, intendo) penso che sarebbe ben difficile definire quel termine "pietà" attraverso cui, evidentemente per lui sembra compiersi il senso simbolico del senso metafisico stesso dell'esperienza della vita.. Sarebbe un po' come chiedere spiegazioni ad un vero mistico di cosa sia l'estasi divina.. forse tale comunicazione non ci è data di dare a parole, forse solo ci si incontra nel medesimo piano di coscienza o non ci s'incontra.. Per ciò che riguarda la proposta di legge presentata sul testamento biologico sento sia importante prendere in esame quanto segue. E' la contestazione punto su punto fatta da professori di diritto civile, così nero su bianco si comprende forse meglio anche la posizione dei miei precedenti scritti dove il mio sguardo si allarga al senso profondo di alcune manipolazioni tentate in ambito giuridico : Citazione:
ERRATA CORRIGE: ! LA MANIFESTAZIONE DI SABATO 21 A ROMA E' SPOSTATA IN PIAZZA FARNESE ! Un saluto! Gyta Ultima modifica di gyta : 17-02-2009 alle ore 15.43.01. |
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16-02-2009, 19.52.43 | #69 | ||
like nonsoche in rain...
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Citazione:
Ma guarda un po' se devo fare l'avvocato del Dio degli altri... amo l'illuminismo, ma non sono Voltaire. °°° Cercherò dunque di essere breve, visto le cose lunghe vengono un po' lette un po' (di più) no. Sono d'accordo con voi, questo pensavo fosse chiaro. La scelta al soggetto, non sarebbe neanche il caso di fare tante parole. La discussione tra noi potrebbe essere finita banalmente qui. Tentavo solo di immedesimarmi in un credente cattolico. Lo chiamo uscire fuori da me stesso, altri lo chiamano uscire fuori di testa , altri ancora la chiamano empatia, la base, credo, l'unico fondamento possibile di una morale comune, al di là delle giustificazioni razionali. Per risolvere le dispute, in non-mi-ricordo-quale periodo, ognuno assumeva la posizione dell'altro e tentava di difenderla così in realtà avvicinandosi all'altro. Non ho fatto alcuna confusione sul termine “diritto”, da ciò che ho scritto risulta chiaro. Citazione:
So che il terreno è scivoloso, ma ipotizzate per un attimo, un solo attimo, che per voi la vita di ognuno, la “V”ita, appartenga ad un essere o principio trascendente superiore alle singole volontà, e non penso lo credano solo i cattolici. Non giudicate in merito, ma valutate, per questo singolo attimo, una legge dello stato ove si potrebbe sancire in casi estremi un atto percepito come suicidio (ma che, ho ipotizzato, anche loro potrebbero percepire differentemente analizzando e giudicando le tecnologie in questione, cioè quelle che permettono gli stati vegetativi permanenti). A me non sembra inutile un dialogo del genere, anche se i “credenti” non mi hanno risposto finora. Se tutto ciò non vi fa riflettere non c'è problema, comunque . Ciao. |
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16-02-2009, 20.48.16 | #70 | |
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Diritti divini e diritti... statali...
Citazione:
A nulla valgono, dunque, nei confronti di un certo tipo di persone, i giusti (per me) richiami di Gyta all'autodeterminazione e all'individualità liberatrice. Continuare a dialogare in questo modo, non comprendendo che sono state educate ad una differente scala di principi, mi sembra non rendersi conto che questo tipo di dialogo serve a poco, se non ad autocompiacersi di essere dalla parte del "giusto". Un saluto. |
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