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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 15-02-2009, 07.10.48   #61
emmeci
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Di fronte a decisioni che possono incidere sulla nostra esistenza, la società, la storia, non sembra sufficiente affidarsi a opinioni senza solido fondamento, e se si chiamano in causa bibbie e teosofie, è come interrogare gli astri, o cercare risposte di ieri ai problemi di oggi…..Mentre forse è proprio di fronte a problemi di questa portata che si mette alla prova la nostra capacità di giudizio, il coraggio di poter arrivare, con le nostre misere forze e magari a prezzo di scandalo, a dare voce alla verità che fiammeggia dentro di noi. Hanno ragione quelli che esitano ad esprimere un loro parere non trovandosi nelle condizioni di chi ha vissuto la tragedia di Eluana? Ha ragione Ornella quando rifiuta il parere degli altri e cerca con passione quale potrebbe essere, in circostanze simili, la sua decisione? Il fatto è che noi possiamo osare di esprimere un nostro parere solo se sorbiamo fino in fondo il veleno della libertà, fino a sentire agonizzare il nostro pensiero. Sì, perché il pensiero non è tutto e davanti a casi come questo non basta assaporarlo servendoci di tutti gli argomenti che possono offrirci religione, scienza o filosofia. Dobbiamo scavare dentro di noi, fino a spaccare il pensiero e aprirci a ciò che è oltre di esso e le sue verità, seguendo quella debole luce che nella nostra solitudine ancora rimane. E se ci domandiamo, allora, che cosa quella luce ci mostra – tenere aperta o chiudere la spina che mantiene la vita? - e se affidare la decisione a un giudice ci fa orrore, forse non c’è che affidarsi a chi – familiare od amico - possa ancora sillabare la parola pietà.
Così torno al mistero terribile di questa parola: che forse rappresenta la legge che noi cerchiamo, la sola norma valida per tutti i luoghi ed i tempi, e che pure è la più difficile da seguire, tanto che mi vengono in testa le strane parole di un dramma di Shakespeare che in una forma quasi giocosa od assurda sembrano mettere la pietà contro sé stessa: “pity counter pity”.
Perché è questo che sembra stringere in una morsa Eluana facendone una testimone della nostra coscienza: che se la pietà è nel nostro mondo qualcosa che può andare contro sé stessa, se è qualcosa di arduo e forse impossibile da realizzare, proprio per questo dobbiamo tentare di attuarla: è l’obiettivo più alto e forse l’unico degno di un essere libero. Chi altro, infatti, potrebbe aprirsi a pietà fra gli esseri dell’universo? Atomi, fotoni, galassie, costellazioni, animali che vivono della vita degli altri - o un Dio che non ci parla mai?
Eppure, forse è giusto ciò che dice il padre di Eluana: è il silenzio che pronuncia la parola pietà.
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Vecchio 15-02-2009, 15.32.46   #62
nexus6
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Citazione:
Originalmente inviato da gyta
[Il limite tra vita e morte è materia di filosofia,
ciò che importa ora è il fondamento etico secondo cui
il diritto alla vita è tutela alla salute ed alla dignità della vita!
-Su questo punto non ci sono Se e Forse-


La discussione fine a se stessa non porta a nulla se non diventa azione reale, se non prende la strada della trasformazione effettiva diretta nelle azioni individuali che, pertanto e solo in nome di ciò, diventano collettive.

Qui non si discute sul diritto alla morte ma sulla tutela del diritto alla vita(*)
sancito dalla stessa costituzione
, perlomeno su carta, e conquista di lotte già combattute alle quali dobbiamo rendere atto semplicemente nel prodigarci delle nostre azioni quotidiane.
Ciao!
Personalmente credo invece che solo le riflessioni portino a qualcosa di "buono", mentre l'attrezzarsi in fazioni non porti a nulla, se non al solito orrendo teatrino della politica.

Il punto, Gyta, a me sembra stia proprio qui: cosa sia dignità è il soggetto che lo dovrebbe decidere in virtù della propria morale e delle proprie convinzioni, non certo una legge, né un referendum. Se un certo gruppo considera alimentazione ed idratazione non come cure mediche, terapie (che in quanto tali ricadrebbero sotto la Costituzione che garantisce il diritto a sospenderle), ma come “sostegno vitale”, il sospenderle anche per volontà del paziente equivarrebbe ad un suicidio, mi sembra. Un suicidio garantito dallo stato. Per molti cattolici, credo, questi stati di vita indotti non ricadono sotto il dominio del soggetto, visto la vita non appartiene a lui. Dunque un eventuale testamento che sancisse la fine dell'alimentazione potrebbe essere considerata una decisione contro le proprie convinzioni e la propria fede. Una violenza. Qui sta tutto il nocciolo della questione del disegno di legge ed il senso dello scontro. Ho tentato proprio di far capire come, in virtù di un certo buon senso, anche i credenti potrebbero considerare un testamento biologico altrimenti. Non appunto una decisione di suicidio, in quei casi estremi, ma la saggezza di ritornare ad un momento personale ed umano come quello della morte, dove la tecnica va giudicata come strumento a supporto dell'uomo e non come imposizione all'uomo. Proprio su questi punti la Chiesa è molto sensibile; non comprendo, dunque, perché adesso latita.

Di “forse”, a mio parere, ce ne sono e pure tanti, troppi per leggi veloci ed alzate di scudi. Se ci fosse un referendum abrogativo andrei a votare, ma non perché sicuro del mistero della morte, ma piuttosto perché il disegno di legge attuale è spinto da motivazioni che non approvo. Sarebbe una legge etica e su questa materia non possono esservi provvedimenti tali ovvero che garantiscono l'affermazione di un principio a scapito degli altri. Tuttavia non mi sembra opportuno schierarsi nel partito di quelli che considerano questa legge "tortura per i malati terminali", ma riflettere con tutti in base alle proprie convinzioni e principi sul senso della morte e sul senso di questi “stati di vita” creati dalla medicina. I partiti tendono a dividere, poiché sono sicuro che invece ci siano molti credenti di buon senso, che pur considerando la propria vita appartenere a Dio, un altro da sé, potrebbero essere d'accordo sul fatto che certa tecnica non è per l'uomo, ma contro l'uomo ovvero contro Dio.

Ricordi, la libertà deve scaturire da dentro, non da imposizioni di legge. Ed una legge che garantisca un atto percepito come suicidio sarebbe una violenza nei confronti dei principi di alcuni. Non mi interessa nulla che lo “stato è laico” e ad ognuno i propri principi. Questo lo dicono coloro che sono immersi nel suo mito, nella sua religione. Si tratta egualmente di dogmi, ha ragione Ornella, gli uni che vogliono imporli agli altri. Credo che siano maggiormente interessanti le persone, ciò che pensano e far sì che ci sia meno coercizione possibile, visto che bene o male ci troviamo a vivere in questo tipo di società ed i rapporti tra le persone a cui siamo abituati non svaniscono con un puff.

Mio parere, ovviamente.

Saluti.
nexus6 is offline  
Vecchio 15-02-2009, 20.14.16   #63
VanLag
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Mi sembra di capire che ci sia un po’ di confusione sul termine “diritto”.

Un diritto è un qualche cosa che ci spetta, (solitamente per accordi sanciti dalla legge), ma non costituisce un obbligo altrimenti non sarebbe più un diritto ma un dovere. La peculiarità del diritto infatti è quella di lasciare libero l’individuo di avvalersi o meno delle garanzia che la legge, o il codice, o la costituzione etc.. prevede per lui.

Ovviamente solitamente tutti si avvalgono dei loro diritti, perché sono stati pensati per creare condizioni “migliori” per gli uomini, ma non significa certo che per questo essi sono obbligatori e che qualcuno non sia libero di rinunciarvi qualora quei diritti gli sembrano lesivi di un suo interesse più ampio.

Infatti anche il lessico corrente è molto chiaro perché si dice ad esempio: "rinunciare ai propri diritti", e "venire meno ai propri doveri". Mentre non sentirete mai dire è venuto meno al suo diritto ed ha rinunciato al suo dovere.... semplicemente non esiste una cosa del genere.

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Vecchio 16-02-2009, 01.55.31   #64
gyta
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Il diritto a scegliere! (e la possibilità di farlo)

Nessuna politica, Nexus!

Dignità alla vita e sopravvivenza sono due realtà che fanno a botte da sempre!

L'istituzione "chiesa" non ci deve entrare.
Né il budda Né i <<miei>> santini indiani.
Diritto alla salute e dignità della vita viaggiano assieme come gemelli siamesi

Dignità della vita e sopravvivenza vegetale sono due realtà che fanno a botte. Evidenza.

L' "istituzione chiesa" non può né deve decidere su nulla.
Qui si chiama il cittadino (anche se sembra d'essersi scordati d'avvisarlo..) a decidere,
null'altro che l'individuo.
Si chiede di dare il consenso o l'approvazione di fatto alla libertà circa il limite stesso -sofismo-
fra vita dignitosa e vita vegetativa, o peggio ancora.

L'autografo per ora è ancora l'unico metodo di fatto atto a contrastare una manipolazione antidemocratica,
oltre quello c'è l'obiezione (come si faceva per la guerra e leva militare) ed ultima, la rivoluzione.. mi sembra chiaro..


Perciò riassumendo, l'unica azione è preservare ciò che già c'è di sancito ed impedire di fatto applicazioni che nella sostanza danneggino i passi compiuti.
Non c'è da convincere nessuno. C'è solo da far valere il diritto di voto individuale di fronte tale scelta etica.
E nel frattempo rammentarsi di non perdere di vista i piccoli scarabocchi a palazzo madama che tentano gradualmente di minare quelle medesime fondamenta etiche sulle quali quella stessa costituzione conquistata col sudore (e col sangue) si fonda.

----- Nexus.. Hai scordato Blade Runner..?!?
Non ho scordato Matrix.. e la pillola è scelta individuale.
Mentre i nexus vogliono far provare sulla pelle del "creatore" cosa significhi sofferenza,
Neo comprende che nessun altro può giocare la sua partita (la vita)
E noi non siamo "nexus" ed il creatore di certo non si chiama presidente del consiglio*
né commissione del senato! Eppure con o senza matrix la scelta individuale della pillola esiste,
ma non c'è Neo "a salvare" nessuno, a meno che per "Neo" non si identifichi la consapevolezza nella mente inderogabilmente individuale. --------

La libertà intellettuale può pure essere considerata una conquista sociale, che di fatto pure è,
ma la libertà interiore è una conquista intima ed individuale che non si matura
se non al prezzo reale di volere la verità da se stessi ed accollarsene il peso della responsabilità.

Non è nella discussione dell'aspetto metafisico della questione che avremo in frutto
il preservare di quell'etica sulla quale si regge la costituzione
ma sull'evidenza di quei principi base sulla quale già si fonda (se non le hanno -nel frattempo- già dato fuoco!)

Preservarli nella loro integrità è il nostro compito,
ponendo il nostro autografo e se non fosse sufficiente
la nostra individuale perentoria obiezione.


Fatto questo possiamo allora discorrere
girando alla larga dalla "Privacy-Spettacolo"
poco edificante (e poco utile) mirando dunque
all'approfondimento di quelle lotte interiori
attraverso cui la libertà della mente-spirito
si realizza.

Reputo le scelte relative all'individuo improrogabilmente individuali
finché non minino di fatto l'altrui libero arbitrio. E quest'ultimo è concreta prassi "politica",
tanto più in una società così fragile di consapevolezza reale dei valori,
in cui vige di fatto la proprietà privata, si dia addito alla privata autodeterminazione !
in linea col senso etico della solidarietà come riconoscimento dell'inalienabile diritto alla diversità,
fosse pure d'un'esigua minoranza.

Citazione:
Mi sembra di capire che ci sia un po’ di confusione sul termine “diritto”.
(VanLag)

Sembra pure a me!

Citazione:
..che se la pietà è nel nostro mondo qualcosa che può andare contro sé stessa, se è qualcosa di arduo e forse impossibile da realizzare, proprio per questo dobbiamo tentare di attuarla: è l’obiettivo più alto e forse l’unico degno di un essere libero. Chi altro, infatti, potrebbe aprirsi a pietà fra gli esseri dell’universo?[..]

Eppure, forse è giusto[..]: è il silenzio che pronuncia la parola pietà.
(Emmeci)
Silenzio come realtà di azione congiunta alla sacralità della consapevolezza che non necessita di molte parole, ma di una chiarezza scrollata da biechi sofismi, tanto più se pretendono il diritto di fatto sull'altro.


Pace!


Gyta

* (seppure sembra accudisca accuratamente al lavoro di limitazione della consapevolezza e delle libertà)
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Vecchio 16-02-2009, 06.42.03   #65
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Riferimento: Il diritto alla morte.

P.S.)

Il dialogo, la discussione, il confronto sono sentimenti validi,
i migliori; ma di fronte, di fatto, alla violenza
c'è solo un No categorico: giù le mani dai diritti civili!


Non bisogna arretrare di fronte il vero volto della violenza;
e la violenza è negare i diritti civili, è negare i diritti dell'individuo.
Il resto è commercio.

Bene, se noi non vendiamo la nostra anima (leggi >mente)
al potere occulto allora la realtà sociale viene a galla,
emerge netta; solo a questo punto,
solo allora possiamo contare su di una libertà interiore che sia realtà di massa,
perché di fronte al crollo della sicurezza dei valori base,
dove nemmeno la tutela alla salute è assicurata,
solo chi non rischierà mai nulla si potrà ancora trovare a discutere
sulla linea di confine sottile che separa la vita dalla morte,
ma i morti in vita non avranno energia sufficiente nemmeno a partorire
un'ipotetica coscienza di sé [e non mi riferisco qui al coma ma alla normalità di ghetti resi invisibili
da quello stesso gioco di potere oligarchico]

Questa non è "politica" questa è la realtà occultata;
dietro la facciata della bigotta morale è radicata la mente perversa
della folle corsa al potere di classe [solo che ora ne si è cancellato il nome,
come se tanto bastasse a celarne il volto], perché non mi si dica che per chi
ha il potere economico anche l'eutanasia non sia in vendita, come gli organi di trapianto,
come le cure sanitarie per chi se le può permettere, come l'immunità ed allora
la filosofia non è discutere di fronte tali orrori se la linea di demarcazione tra la vita e la morte
sia fatto oggettivo, ma che il diritto di esistere e di morire come individuo unico è inalienabile.

Ed allora serve un solo potere, il tenerci coi denti ciò che ci appartiene,
perché pacifismo e civiltà non vuole dire accettazione supina della condizioni dettate da un'altro uomo
ma credo profondo nell'autodeterminazione.

Con questo non ledo al diritto dell'altro,
e la società non è azzeramento del potere individuale (!)
né somma di caos ma semplice coabitazione del medesimo pianeta,
e non importa se la mia idea sia o meno condivisa per ritenersi valida e reale,
poiché la mia idea e la mia vita -la tua idea e la tua vita- mi appartengono (ci >rispettivamente!)
ed è proprio in virtù di questo, io uomo o donna sono riconosciuto membro di una società civile.


Personalmente nella mia identità amo realizzarmi nella meditazione
e nella contemplazione mistica; è una modalità della coscienza,
è ciò che sento essere la realizzazione della mia identità
ma tale strada di vita non esclude la determinazione e la coscienza sociale
che sento possa esplicarsi esclusivamente sul piano della ferma determinazione dei diritti civili
che fanno della società un aggregato prezioso di unicità individuali.



Suggerisco caldamente a tutti la visione di due film documentario eccellenti assolutamente esplicativi riguardo la linea di confine tra politica e filosofia: il datato "Come eravamo" ed il più recente "This revolution".


Un caro saluto!

Gyta
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Vecchio 16-02-2009, 13.38.36   #66
VanLag
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Di fronte a decisioni che possono incidere sulla nostra esistenza, la società, la storia, non sembra sufficiente affidarsi a opinioni senza solido fondamento, e se si chiamano in causa bibbie e teosofie, è come interrogare gli astri, o cercare risposte di ieri ai problemi di oggi…..Mentre forse è proprio di fronte a problemi di questa portata che si mette alla prova la nostra capacità di giudizio, il coraggio di poter arrivare, con le nostre misere forze e magari a prezzo di scandalo, a dare voce alla verità che fiammeggia dentro di noi. Hanno ragione quelli che esitano ad esprimere un loro parere non trovandosi nelle condizioni di chi ha vissuto la tragedia di Eluana? Ha ragione Ornella quando rifiuta il parere degli altri e cerca con passione quale potrebbe essere, in circostanze simili, la sua decisione? Il fatto è che noi possiamo osare di esprimere un nostro parere solo se sorbiamo fino in fondo il veleno della libertà, fino a sentire agonizzare il nostro pensiero. Sì, perché il pensiero non è tutto e davanti a casi come questo non basta assaporarlo servendoci di tutti gli argomenti che possono offrirci religione, scienza o filosofia. Dobbiamo scavare dentro di noi, fino a spaccare il pensiero e aprirci a ciò che è oltre di esso e le sue verità, seguendo quella debole luce che nella nostra solitudine ancora rimane. E se ci domandiamo, allora, che cosa quella luce ci mostra – tenere aperta o chiudere la spina che mantiene la vita? - e se affidare la decisione a un giudice ci fa orrore, forse non c’è che affidarsi a chi – familiare od amico - possa ancora sillabare la parola pietà.
Così torno al mistero terribile di questa parola: che forse rappresenta la legge che noi cerchiamo, la sola norma valida per tutti i luoghi ed i tempi, e che pure è la più difficile da seguire, tanto che mi vengono in testa le strane parole di un dramma di Shakespeare che in una forma quasi giocosa od assurda sembrano mettere la pietà contro sé stessa: “pity counter pity”.
Perché è questo che sembra stringere in una morsa Eluana facendone una testimone della nostra coscienza: che se la pietà è nel nostro mondo qualcosa che può andare contro sé stessa, se è qualcosa di arduo e forse impossibile da realizzare, proprio per questo dobbiamo tentare di attuarla: è l’obiettivo più alto e forse l’unico degno di un essere libero. Chi altro, infatti, potrebbe aprirsi a pietà fra gli esseri dell’universo? Atomi, fotoni, galassie, costellazioni, animali che vivono della vita degli altri - o un Dio che non ci parla mai?
Eppure, forse è giusto ciò che dice il padre di Eluana: è il silenzio che pronuncia la parola pietà.

pietà …. la citi spesso come possibile panacea alla nostra ansia esistenziale, come possibile risposta ai nostri quesiti umani, quasi come meta stessa dell’evoluzione. Più di una volta, leggendo quando ne parli ho avuto la sensazione che tu dicessi: - l’uomo è su questo pianeta per sviluppare la pietà. –

Purtroppo la parola in se non dice molto ed anche Il Devoto Oli, da cui è tratta questa definizione:

pietà: Sentimento di dolorosa e premurosa partecipazione all’infelicità altrui.

Non mi da quel senso che tu sembri attribuire a quella parola. La mia domanda quindi è molto semplice, anche se capisco che, per contro, la risposta chiederà uno sforzo, ma la domanda no. Cosa intendi col termine pietà?

VanLag is offline  
Vecchio 16-02-2009, 16.34.14   #67
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Mia madre del 36 quindi in pieno fascismo mi raccontò un episodio avvenuto nella sua città natale nella provincia di Reggio Calabria.Era un episodio avvenuto in piena seconda guerra mondiale quando lei aveva circa sette o otto anni. Vide la vicina scaraventare il figlio piccolo contro la recinzione perchè non smetteva di piangere. Il bimbo mi raccontò mia madre piangeva dalla fame, lei andò nella dispensa è rubò poche cose.Il racconto finisce li ogni volta, non vi è giudizio negativo per quella madre ma tanta compassione, un episodio che probabilmente non si è ripetuto. La madre della mia, nel vedere che mancava poco alla loro stessa miseria di braccianti in periodo di guerra, in una Calabria più che mai arretrata e povera, chiese a mia madre se ne sapesse qualcosa. Lei le raccontò quello che aveva veduto e la madre le disse"Potevi chiederlo a me, non c'era bisogno di farlo di nascosto".Questa comprensione di un gesto violento contro un bimbo, la condivisione della miseria....insomma la pietà per quella madre disperata alla vista della fame del proprio figlio senza poterlo nutrire. Ma quella pietà può poterci aiutare a comprendere l'uomo e la sua umanità o disumanità in un momento di grandissima disperazione, ma non ci può e non ci dovrebbe guidare tanto più in uno Stato laico. Si è parlato di diritto a morire, ma ripeto il diritto e di colui che giungerà poi alla morte. Nel caso di cui si è riconosciuto il diritto di scegliere il padre, affinchè gli altri non avessero diritto di decidere(Chiesa o Berlusconi). Ripeto forse solo Lei aveva diritto a farlo, e non mi si dica è ragionevole pensare che il padre riferisse il vero nel dire che era sua volontà di farlo.Con quale metro caspita decidete che non era vita da vivere se non il vostro metro.
http://www.italiaoggi.it/giornali/de...itolo= Il%20c
Non può e non deve questa vicenda essere il baluardo di una battagli pro eutanasia o testamento biologico, e il fatto che questo stia avvenendo m'indigna.
E' stato detto che non si sarebbe mai più risvegliata, e in tempi di relativismo chi mai possiede la Verità di decidere che quella sia una vita indegna. Lo stesso padre in un intervista ha dichiarato che nessuno può aver certezza che provasse sofferenza, o che abbia avuto o meno una forma seppur elementare di pensiero. Nel Nostro sentire ha avuto grande impatto la sua giovane età e bellezza prima dell'incidente. Molti nascono in situazioni altrettanto disperate e irreversibili, cosa facciamo chiediamo ai genitori se ritengono la loro una vita degna d'esser vissuta.
Mi vengono in mente le immagini dei bambini africani che ogni giorno muoiono di fame, ho i brividi ad immedesimarmi nel loro dolore di vivere, ho pietà ma è inimmaginabile altrettanto pensare una soluzione diversa. Questa Sinistra che strumentalizza questa vicenda così particolare, che nulla ha a che vedere con l'eutanasia e il testamento biologico non vedrà più un mio voto, la Chiesa non l'ha mai avuto.Ogni giorno in ospedale persone rifiutano l'alimentazione e l'idratazione, e credetemi non c'è nessuno che può obbligarli.
Ripeto con tutto la comprensione possibile per il dolore di chi stava vicino a questa ragazza e disgusto per chi sta strumentalizzando questa tragedia.
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Vecchio 16-02-2009, 19.36.12   #68
gyta
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Citazione:
Cosa intendi col termine pietà?
(VanLag)

Non conosco Emmeci (se non da quel poco che ne ho letto), e se mi si consente di esprimermi seppure non interpellata direttamente, dalle sue parole traspare un sentimento che condivido, non la "pietà" ma il saper cogliere fondamentalmente l'essenza dell'esperienza umana nella sua a volte tragica metafisica.. Il filo sottile che lega la lucida passione di Shakespeare al sentimento coraggioso dell' "arresa" mistica dell'innamorato divino.. qualcosa di più forte della capillare empatia, qualcosa di più forte dell'esile lucidità della comprensione meditativa, forse qualcosa di più vicino all'esperienza contemplativa esistenziale.. Se così fosse (per Emmeci, intendo) penso che sarebbe ben difficile definire quel termine "pietà" attraverso cui, evidentemente per lui sembra compiersi il senso simbolico del senso metafisico stesso dell'esperienza della vita.. Sarebbe un po' come chiedere spiegazioni ad un vero mistico di cosa sia l'estasi divina.. forse tale comunicazione non ci è data di dare a parole, forse solo ci si incontra nel medesimo piano di coscienza o non ci s'incontra..

Per ciò che riguarda la proposta di legge presentata sul testamento biologico sento sia importante
prendere in esame quanto segue. E' la contestazione punto su punto fatta da professori di diritto civile, così nero su bianco si comprende forse meglio anche la posizione dei miei precedenti scritti
dove il mio sguardo si allarga al senso profondo di alcune manipolazioni tentate in ambito giuridico :

Citazione:
I professori di diritto civile contestano punto per punto le aberrazioni della proposta di legge governativa.

1. Nelle ultime concitate settimane si sono verificate attorno al caso Englaro forzature istituzionali molto preoccupanti in sé e per sé, ma assolutamente inaccettabili quando si controverte di valori fondamentali della persona come il significato del diritto alla vita, la dignità dell’uomo, l’habeas corpus, il diritto all’autodeterminazione: temi che per rispetto delle radici stesse della convivenza civile in una società pluralistica richiedono di essere affrontati, in sede normativa, sulla base di approfondite e documentate conoscenze, di mediazione ed ascolto delle diverse posizioni etiche, e con procedure adatte a consentire la discussione, il confronto, la ricerca di un attento bilanciamento.

2. Ora il Parlamento sta per approvare in tempi stretti una legge in materia di direttive anticipate (c.d. testamento biologico). A quanto è dato di conoscere, la maggioranza pare intenzionata ad una discussione rapida di un testo fortemente limitativo del fondamentale diritto all’intangibilità del corpo. Verso questo obiettivo si procede a passi spediti, senza tener conto dei principi costituzionali di diritto interno e sovranazionale ed ignorando l’esigenza di rispetto di posizioni morali diverse.


3. Sembra quindi necessario richiamare alcuni capisaldi giuridici in materia:

a) La Convenzione di Oviedo, che l’Italia ha sottoscritto e di cui è stata approvata la legge di ratifica, dispone all’art 5, che “Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”. La previsione non riguarda solo le terapie in senso stretto, ma ogni “intervento nel campo della salute”, espressione più ampia che può corrispondere a quella di “atto medico”, vale a dire qualsiasi atto che, anche a fine non terapeutico, determini un’invasione della sfera corporea.
All’art 9 si prevede che “I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione”, ove se da un lato non si qualificano i “desideri” come vincolanti, dall’altro è evidente che il rispetto va dato non soltanto alle “dichiarazioni di volontà” (men che meno alle sole dichiarazioni solenni come l’atto pubblico) ma ad ogni espressione di preferenze comunque manifestata.

b) La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea protegge il diritto alla vita (art.2) e il diritto all’integrità della persona (art.3) nel titolo dedicato alla Dignità, che è anche il primo, fondamentale diritto della persona (art.1). All’integrità della persona, in ragione della dignità, è consustanziale il principio di autodeterminazione stabilito nel secondo comma dell’art. 2, secondo il quale “Nell'ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge, ecc.” Ancora una volta il principio non è limitato ai trattamenti terapeutici, ma riguarda la libera determinazione nel campo medico-biologico.

c) La Costituzione italiana, che tutela l’autodeterminazione all’art. 13, configura all’art. 32 il principio del consenso come elemento coessenziale al diritto alla salute, e prevede che anche nei casi in cui il legislatore si avvalga del potere di imporre un trattamento sanitario, “in nessun caso possa violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Tale dignità non può essere intesa solo in un senso affidato a criteri oggettivi, ma implica il rispetto dell’identità senza la quale cade la ragion d’essere della dignità dell’uomo.

d) Il principio che consente il rifiuto di atti medici anche benefici è un’acquisizione consolidata della giurisprudenza europea, a valle di una evoluzione che risale alla fine dell’800; e più volte si è confermato che anche di fronte allo stato di necessità il libero, consapevole, lucido dissenso dev’essere rispettato. Un tale diritto di rifiutare le terapie, anche di sostegno vitale, non ha nulla a che fare con l’eutanasia, che consiste invece in una condotta direttamente intesa a procurare la morte.

e) Egualmente estraneo all’eutanasia è il principio condiviso in bioetica e in biodiritto per cui l’interruzione delle cure, anche senza volontà espressa del paziente divenuto incapace, debba essere praticata non solo quando le cure sono sproporzionate (c.d. accanimento terapeutico) ma anche quando esse siano inutili o abbiano il solo effetto del mantenimento in vita artificiale (cfr. l’art. L 1110-5, 2° comma, del Code de la santé publique, modificato dalla L. n. 2005-370 del 22 aprile 2005 “Relativa ai diritti del malato ed alla fine della vita”, e l’art. R 4127-37 del Code de la santé publique, modificato dal decreto n. 2006-120 del 6 febbraio 2006).

Confidiamo che il legislatore italiano saprà e vorrà tenere in conto questi principi e adeguare ad essi la disciplina delle direttive anticipate, evitando di espropriare la persona del diritto elementare di accettare la morte che la malattia ha reso inevitabile, di combattere il male secondo le proprie misure e - se ritiene - praticando soltanto il lenimento della sofferenza, senza rimanere prigioniera, per volontà di legge, di meccanismi artificiali di prolungamento della vita biologica.

Il documento è sottoscritto dai seguenti Professori di diritto civile:
(in ordine alfabetico)

Guido Alpa - Università di Roma La Sapienza
Giuseppe Amadio - Università di Padova
Tommaso Auletta - Università di Catania
Angelo Barba - Università di Siena
Massimo Basile - Università di Messina
Alessandra Bellelli - Università di Perugia
Andrea Belvedere - Università di Pavia
Alberto Maria Benedetti - Università di Genova
Umberto Breccia - Università di Pisa
Paolo Cendon - Università di Trieste
Donato Carusi - Università di Genova
Maria Carla Cherubini - Università di Pisa
Maria Vita De Giorgi - Università di Ferrara
Valeria De Lorenzi - Università di Torino
Raffaella De Matteis - Università di Genova
Gilda Ferrando - Università di Genova
Massimo Franzoni - Università di Bologna
Paolo Gaggero - Università di Milano Bicocca
Aurelio Gentili - Università di Roma Tre
Francesca Giardina - Università di Pisa
Biagio Grasso - Università di Napoli Federico II
Gianni Iudica - Università Bocconi Milano
Gregorio Gitti - Università di Milano Statale
Leonardo Lenti - Università di Torino
Francesco Macario - Università di Roma Tre
Manuela Mantovani - Università di Padova
Marisaria Maugeri - Università di Catania
Cosimo Marco Mazzoni - Università di Siena
Marisa Meli - Università di Catania
Salvatore Monticelli - Università di Foggia
Giovanni Passagnoli - Università di Firenze
Salvatore Patti - Università di Roma La Sapienza
Paolo Pollice - Università di Napoli
Roberto Pucella - Università di Bergamo
Enzo Roppo - Università di Genova
Carlo Rossello - Università di Genova
Liliana Rossi Carleo - Università di Napoli
Giovanna Savorani - Università di Genova
Claudio Scognamiglio - Università di Roma “Tor Vergata”
Chiara Tenella Sillani - Università di Milano Statale
Giuseppe Vettori - Università di Firenze
Alessio Zaccaria -Università di Verona
Mario Zana - Università di Pisa
Paolo Zatti - Università di Padova

(15 febbraio 2009)

http://temi.repubblica.it/micromega-...diritti-umani/

ERRATA CORRIGE:
! LA MANIFESTAZIONE DI SABATO 21 A ROMA E' SPOSTATA IN PIAZZA FARNESE !



Un saluto!

Gyta

Ultima modifica di gyta : 17-02-2009 alle ore 15.43.01.
gyta is offline  
Vecchio 16-02-2009, 19.52.43   #69
nexus6
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Riferimento: Il diritto alla morte.

Citazione:
Originalmente inviato da Gyta
L'istituzione "chiesa" non ci deve entrare.
Né il budda Né i <<miei>> santini indiani.
Diritto alla salute e dignità della vita viaggiano assieme come gemelli siamesi

Dignità della vita e sopravvivenza vegetale sono due realtà che fanno a botte. Evidenza.
Ma sta di fatto (giustamente/inevitabilmente) che vi entrano, così come entrano quelli di VanLag ed i miei. Nessuno scandalo. Non vedo, dunque, perché non dovrebbe entrare un qualsiasi altro senso/concetto di Dio o assenza di esso. C'è chi radica i propri principi morali nel divino, chi nell'umano, chi nel dove-gli-pare, e quando da questi scaturiscono delle prese di posizione, anche il divino, l'umano e il dove-gli-pare entrano eccome nelle discussioni. E' inevitabile, a mio parere. Ciò che dunque può essere evidenza per te non lo è per altri, proprio in virtù dei differenti principi. Vuoi sbatterglieli a forza in testa? Non mi sembra granché.

Ma guarda un po' se devo fare l'avvocato del Dio degli altri... amo l'illuminismo, ma non sono Voltaire.

°°°

Cercherò dunque di essere breve, visto le cose lunghe vengono un po' lette un po' (di più) no.

Sono d'accordo con voi, questo pensavo fosse chiaro. La scelta al soggetto, non sarebbe neanche il caso di fare tante parole. La discussione tra noi potrebbe essere finita banalmente qui. Tentavo solo di immedesimarmi in un credente cattolico. Lo chiamo uscire fuori da me stesso, altri lo chiamano uscire fuori di testa , altri ancora la chiamano empatia, la base, credo, l'unico fondamento possibile di una morale comune, al di là delle giustificazioni razionali. Per risolvere le dispute, in non-mi-ricordo-quale periodo, ognuno assumeva la posizione dell'altro e tentava di difenderla così in realtà avvicinandosi all'altro.

Non ho fatto alcuna confusione sul termine “diritto”, da ciò che ho scritto risulta chiaro.

Citazione:
Con questo non ledo al diritto dell'altro
Se la mia intima scelta non lede il diritto dell'altro di fare altrimenti, potrebbe ledere però le sue convinzioni ed in modo molto profondo. Di ciò uno potrebbe opportunamente fregarsene, questo è il vero senso della democrazia. Se l'avessi fatto non avrei di certo partecipato a questa discussione, poiché sono banalmente d'accordo con voi, né però comprenderei il senso del dialogo con chi la pensa in maniera differente.

So che il terreno è scivoloso, ma ipotizzate per un attimo, un solo attimo, che per voi la vita di ognuno, la “V”ita, appartenga ad un essere o principio trascendente superiore alle singole volontà, e non penso lo credano solo i cattolici. Non giudicate in merito, ma valutate, per questo singolo attimo, una legge dello stato ove si potrebbe sancire in casi estremi un atto percepito come suicidio (ma che, ho ipotizzato, anche loro potrebbero percepire differentemente analizzando e giudicando le tecnologie in questione, cioè quelle che permettono gli stati vegetativi permanenti).

A me non sembra inutile un dialogo del genere, anche se i “credenti” non mi hanno risposto finora.

Se tutto ciò non vi fa riflettere non c'è problema, comunque .

Ciao.
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Vecchio 16-02-2009, 20.48.16   #70
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Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Un diritto è un qualche cosa che ci spetta, (solitamente per accordi sanciti dalla legge), ma non costituisce un obbligo altrimenti non sarebbe più un diritto ma un dovere. La peculiarità del diritto infatti è quella di lasciare libero l’individuo di avvalersi o meno delle garanzia che la legge, o il codice, o la costituzione etc.. prevede per lui.
Un diritto sancisce (e deriva da) un dato insieme di principi. Il problema sta nel fatto che molti credono che sopra all'autonomia ed alla coscienza dell'individuo, di tutti gli individui, stia la propria fonte trascendente di morale; dunque quello che per te è un sacrosanto diritto, altri non sarebbero disposti a considerarlo tale. Guarda che anche gran parte degli altri crede che l'autorità dello Stato stia sopra la propria autonomia, su molte questioni anche private. Un Dio ha sostituito un altro, ormai vetusto, senza troppa differenza, tant'è che il filosofo Locke era sì per la libertà di religione, ma gli unici che non ammetteva erano gli atei, poiché, argomentava, pericolosi per la stabilità stessa della società, in quanto privi del timor di Dio, necessario a suo parere per il rispetto della morale. Credeva, insieme ad Hobbes, che essa per essere rispettata abbia bisogno di un'autorità superiore che la imponga, che si chiami Dio o Stato poco importa. Tale idea è molto ben presente anche oggi.

A nulla valgono, dunque, nei confronti di un certo tipo di persone, i giusti (per me) richiami di Gyta all'autodeterminazione e all'individualità liberatrice. Continuare a dialogare in questo modo, non comprendendo che sono state educate ad una differente scala di principi, mi sembra non rendersi conto che questo tipo di dialogo serve a poco, se non ad autocompiacersi di essere dalla parte del "giusto".

Un saluto.
nexus6 is offline  

 



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