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10-02-2009, 18.41.51 | #34 | ||||||
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: Il diritto alla morte.
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A me sembra evidente lo spessore amorale di una norma come questa. Prodotto di uno stato che ha voluto interferire nei problemi di coscienza senza capirne niente o di uno stato influenzato da una religione per la quale la cieca sottomissione all’autorità ecclesiastica è diventato un obbligo più importante che la pratica dei doveri caritativi e la fede in Cristo. Chissà perché la mia ragione invece mi fa pensare che uno che tenta il suicidio ha bisogno di amore. Citazione:
Il fatto che abbiamo designato lo stato a guida etica e morale per secoli e per millenni non certifica certo che sia il sistema migliore, soprattutto se guardiamo dai risultati. Anzi per dirla con le parole di Mercello Craveri: - L’enorme soma di mali che affliggono l’umanità è un doloroso stato di fatto ma non è per nulla una necessità di natura e tanto meno una necessità metafisica. Niente ci impedisce di immaginare un’umanità concorde ed egualmente felice, ma non crediamo che ciò si possa raggiungere facendo appello al ravvedimento degli sfruttatori e dei prepotenti, bensì contando su di una radicale modifica delle filosofie che ora governano le società. Il male e l’infelicità umana sono il prodotto di un particolare assetto che, nella sua storia, la società si è data, e non conseguenza di un peccato originale o di una capricciosa disposizione divina. La fede religiosa nella misericordia di Dio dovrebbe oggi mutarsi in fede nella scienza e nelle leggi del progresso. - A parte quello sai quanto ci guadagneremmo in funzionalità se lo stato lasciasse perdere le questioni personali inerenti le coscienze dei singoli e si dedicasse alle cose pratiche, lasciando alle religioni o alle filosofie il compito di educare le coscienze? Citazione:
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10-02-2009, 20.02.31 | #35 | ||
Moderatore
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
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Riferimento: Il diritto alla morte.
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Non nego che anche quella di mantenere in vita un essere umano senza nessun riguardo per il dolore che questo comporta mi risulta ugualmente agghiacciante. Sono dispiaciuto ma non ho una soluzione del problema. Ritengo solo che animi esacerbati (non è il tuo caso e nemmeno dell'amico VanLag) come quelli che ho visto ultimamente non aiutino a risolvere la situazione. |
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10-02-2009, 23.54.36 | #36 | |
Ospite
Data registrazione: 22-10-2008
Messaggi: 13
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Citazione:
Già nel momento della procreazione, che è un azzardo da parte dei genitori su un terzo essere, c'è una privazione di libertà. Vogliamo quindi privare anche della libertà di morire a una persona che soffre? Tutto ciò è molto crudele. Ultima modifica di imperator87 : 11-02-2009 alle ore 00.20.11. |
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11-02-2009, 09.17.45 | #37 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Citazione:
Chi afferma che l’individuo debba essere lasciato solo nei momenti di necessità, momenti, bada bene, in cui egli consapevolmente chiede aiuto e sostegno? Diverso, assai diverso, è il caso di specie. Qui siamo di fronte ad una richiesta di ben altro tenore: si chiede esplicitamente di non subire una costrizione percepita come assurda e crudele, poiché il cosiddetto aiuto è percepito come una violenza – tale è stata la percezione di Welby, simile quella del padre della Englaro -. Lo Stato, in casi dolorosi come questi, non ha alcuna potestà e non può arrogarsi il diritto di costringere la volontà dell’individuo. Sbagli completamente: morte e vita non scorrono su due binari paralleli, ma la prima è il completamento naturale e ineludibile della seconda, quindi ne rappresenta la meta ultima e obbligatoria. Se però quando avviene il concepimento non c’è alcuna partecipazione della volontà dell’individuo in fieri, viceversa, nel momento dell’epilogo, l’individuo è formato, presente a se stesso – quando lo è -, quantomeno, nel corso della sua esistenza può aver espresso una volontà precisa (testamento biologico). E’ questa volontà a rappresentare l’unico valido canone di riferimento per quanti si fanno carico dell’individuo non più cosciente. Le persone terze non possono e non devono disattendere quanto disposto coscientemente per un futuro in cui la coscienza difetta o è assente totalmente, è una questione di civiltà e di compassione. La mia morte non può dipendere dall’ideologia di entità terze, neppure da una presunta appartenenza a divinità ultraterrene. Se poi consideri che le famiglie che hanno in carico persone versanti in stato vegetativo persistente sono completamente abbandonate a se stesse dalle istituzioni civili e religiose, per ritrovarsi nolenti in mezzo allo strombazzante bercio insolente e indelicato delle medesime istituzioni quando si prospettano casi come quelli sopra citati, non puoi non avvertire un salutare crampo di disgusto allo stomaco. Citazione:
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11-02-2009, 09.46.17 | #38 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Si dovrebbe per principio e per rispetto ammettere, dal momento che non si può appurare, la buona fede di tutti gli attori dell'evento Eluana.
L' accusa di malafede può essere rivolta a chiunque muova questa accusa. Se si considera strumentale una presa di posizione, lo si può dire di tutte, tanto non si può provarne alcuna. Se si dice che che una opinione è frutto di un plagio, lo si può dire di tutte. Uno segue (e si fa plagiare) Krishnamurti, l'altro il papa, l'altro Pannella, l'altro la New age, l'altro il Taoismo, l'altro Nietzsche, l'altro l'Assoluto non Assoluto, l'altro Odifreddi, l'altro Marx ecc. ecc. Devo dire che la posizione più matura mi sembra sempre di più il relativismo culturale. Ultima modifica di Giorgiosan : 11-02-2009 alle ore 12.34.40. |
11-02-2009, 11.05.58 | #39 | |
Moderatore
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
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Riferimento: Il diritto alla morte.
Citazione:
Da un punto di vista logico queste parole sono la perfetta conclusione dell'intero thread. Un dubbio fondato che impedisce di trarre le conclusioni che tutti, chi da una parte chi dall'altra, cercano. E' chiaro che la logica, ahimè, non aiuta ad affrontare il problema contingente ma tant'è. |
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11-02-2009, 17.23.49 | #40 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 297
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Definizioni ed omicidii.
Caro Vittore,
definisci: "Certo ,ci sono molteplici modi di pensare a come o cosa è la vita o la morte,giusto che sia così. Certo la nascita e la morte sono un fatto naturale,se la morte avviene per cause umane,ossia -provocata dall'uomo -si chiama assassinio.". Premetto innanzi tutto che anche un omicida può essere, in certi casi, senza colpa e per la legge civile e per quella morale e per la norma profana e per quella sacra, ad esempio quando sia stato legittimamente dichiarato uno stato bellico ovvero quando egli uccida per difesa sua o dei suoi. Comunque sia, reputo Tu possa concedere che, affinché due parti consentano nel definire la morte d'alcuno "provocata dall'uomo", sia necessario che anche circa le altre definizioni usate sia consenso tra le parti. Ma se le parti dissentono circa ciò, che sia vita e che sia morte, necessariamente dissentiranno circa ciò, che sia o non sia omicidio, quand'anche consentano che la cessazione di quello stato, che ad alcuno di loro appaia vita, avvenga per mano umana. Continui affermando: “non metterei mai in questo contesto il gesto del padre,anche in virtù del fatto che è stato costretto a fare questo in quanto desiderio espresso dalla figlia in "vita",tenendo conto dell'immenso amore che aveva per la stessa.non poteva fare diversamente.” Ma poi concludi dichiarando: “Ciò non toglie il senso di colpa nel essersi sostituito a "colui" atto a questo compito.” E qui siamo di nuovo al principio: perché il padre dovrebb'egli giudicarsi colpevole d'alcunché, se non stimava vita lo stato della figlia ?. Non si tratta di stimare se la vita per sé stessa sia dono d'un dio, se sia opera della natura delle cose, se sia accidente d'un cieco caso; ma si tratta di stimare se quella vita, di cui disputiamo sotto questo titolo, ovvero altre vite simili siano propriamente vite umane e non siano piuttosto simulacri artificiosi di vite, che l'arroganza d'alcuni pochi si compiace appellare vite umane. Non dubito Tu possa riconoscere che il nucleo della questione stia tutto in questa stima. Questo convenuto, concedo sia pur lecito che alcuno giudichi come meglio creda, secondo l'opinione ch'egli abbia del dio, dell'universo, della natura, dell'uomo, della vita e della morte e, quindi, concedo anche che alcuno possa, secondo la sua opinione, accusare d'omicidio quel padre, il quale neghi ai medici il diritto d'usare gli artificii estremi per perpetuare una vita che, per virtù del suo corpo, si sarebbe già estinta. Quello che, vice versa, mi pare illecito, al meno secondo ragione, è piuttosto che alcuno stimi non solo vita, ma anche vita opera mirabile d'un dio quella che, secondo i suoi stessi principii, egli dovrebbe piuttosto aborrire quale opera temeraria della protervia empia dell'uomo. In somma, non pensi siano state invertite le parti e coloro, i quali opinano che la vita, quale al meno il genere umano conosce per esperienza d'innumeri secoli, sia creata da un dio, essi indulgano senza ritegno di verecondia agli artificii dei funamboli della medicina e coloro, i quali reputano che alle arti ed alle scienze umane sia tanto concesso, quanto quelle veramente possano, essi, vice versa, ripudiino con verecondia inaudita proprio gli effetti più stupefacenti dell'ingegno nostro mortale ?. Anakreon. |