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10-02-2008, 15.02.57 | #52 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2006
Messaggi: 486
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Il fatto è, a mio avviso, che prima le proposizioni analitiche erano ritenute vere in goni mondo possibile, Quine mostra che esse sono frutto di convenzioni e possiamo certamente dire che "tutti gli scapoli sono non-sposati" è vera in questo stato di cose, ma nulla vieta che si possano modificare le convenzioni in modo che essa risulti falsa. Anche le proposizioni analitiche sono legate, indirettamente all'esperienza. |
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10-02-2008, 22.07.52 | #53 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-08-2007
Messaggi: 40
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
La tesi di Quine non può ridursi a questo: una delle definizioni di "verità analitica" è "fatto vero in virtù dei soli significati delle parole che vi compaiono", quindi è chiaro che nel valutare l'analiticità di un enunciato bisogna tenere fissi i significati. Ciao!! |
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11-02-2008, 11.34.48 | #54 | |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Non si riduce a questo ma è uno degli aspetti. Per tenere fissi i significati bisogna prima definire bene che cosa siano, e anche su questo c'è da discutere. |
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11-02-2008, 14.07.03 | #55 | |||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Come già ti ho scritto, che senso ha parlare di proposizioni inconfutabili, quando il metodo per determinarle è incerto? Comunque non voglio in nessun caso dare l'idea che io approvi chi nega spensieratamente una proposizione dall'apparenza analitica. Se uno mi dicesse di aver visto un oggetto che era contemporaneamente tutto rosso e tutto verde, lo scambierei per pazzo (o per uno che non sa l'italiano). Questo lo trovo giusto. Quindi io dico tranquillamente che sono certo che se una cosa è interamente rossa, in un dato momento, non può essere anche interamente verde. Cioè, anche se la reputo in linea di principio falsificabile, credo ugualmente pazzo colui che la neghi a cuor leggero. Citazione:
Ma i bambini credono anche a Babbo Natale... cioè, il linguaggio non è definito dai bambini, altrimenti non potremmo usare parole tipo "atomo", "Unione Europea" e "macchina di turing". D'altro canto, se uno mi presentasse un robot-gatto dalle sembianze esterne perfettamente gattesche, però mostrandomi anche gli ingranaggi interni, non lo chiamerei "gatto". [Ciò cambierebbe, come avviene nell'esemio di Putnam, se scoprissi che tutti i gatti con cui gli uomini sono venuti a contatto erano robot.] Citazione:
E come lo fissi un linguaggio? Cioè, come fissi un significato di una parola, di una proposizione intera? Puoi uscire da questo ciclo vizioso solo collegando il linguaggio al mondo. Come ti è stato detto da odos e da me, il linguaggio si apprende anche per ostensione (e anche con campioni): tutto ciò rende il significato collegato al mondo, e quindi l'analiticità sfuma nell'empia. Senza contare il fatto che il significato delle parole/proposizioni sono date dal loro uso: in che contesto e per quale scopo uso queste parole/proposizioni? Ciò ci restituisce un linguaggio flessibile ed estremamente elastico, impossibile da irrigidire e "fissare" neppure in un dato istante. Pensiamo alla riflessione wittgensteiniana sulle somiglianze di famiglia... |
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11-02-2008, 21.30.46 | #56 |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-08-2007
Messaggi: 43
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Salve a tutti!Volevo farvi alcune domande: Quine non lo conosco bene, ma leggendo le vostre discussioni, mi sembra che la sua tesi epistemologica, a grandi linee, sia vicina alle idee di Lakatos e Feyerabend. Mi sbaglio?
La tesi di Quine porta al relativismo linguistico(Whorff)? E ciò non dovrebbe portare ad una rivalutazione delle culture diverse dalla nostra, comprese quelle più primitive? Mi spiego: se analizziamo culture diverse, avendo 'a priori' diversi(determinati da differenti linguaggi), noi non le possiamo comprendere se non conosciamo il loro linguaggio. Possiamo portare quella cultura sotto la lente d'ingrandimento dei nostri 'a priori', ma ovviamente, con tale operazione, ci sembrerà un corpus di conoscenze quanto mai bizzarro o poco razionale, in quanto i nostri 'principi organizzatori' sono del tutto incompatibili con tali conoscenze. Ma gli 'a priori' vengono definiti, o costruiti, socialmente, solo tramite l'esperienza concreta(l'apprendimento infantile). Al massimo potremmo cercare di identificarci con la loro cultura: ma senza il dialogo ed il confronto con un aborigeno, senza un cambiamento di logica, è impossibile valutare 'oggettivamente' la razionalità di quella cultura. Ciò comporta che l'intersoggettività è indispensabile per qualsiasi processo di conoscenza e definire la stregoneria irrazionale, o senza logica, senza aver 'sperimentato' la diversa 'razionalità' di tale disciplina, facendone esperienza tramite le sue metodologie(e non le nostre, che mal si adattano, avendo principi diversi), è alquanto irrazionale oltre che pregiudicante in partenza. Ne deriva una rivoluzione totale nei valori della filosofia tradizionale. Addio idealismo kantiano? Spero di aver compreso i vostri post e di non essere andato fuori tema. Complimenti per la discussione, veramente molto interessante! Ciao |
12-02-2008, 13.55.16 | #57 | ||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Citazione:
Non credo che queste posizioni sarebbero state sottoscritte da Quine. Comunque, come già detto nell'altro 3d, possiamo mettere sullo stesso livello la scienza e la stregoneria, ma per curarmi preferisco gli antibiotici. Non so se hai presente una famosa scena di Indiana Jones, in cui Harrison Ford viene affrontato da uno spadaccino che comincia a lambire per aria una scimitarra esibendo tutta la sua maestria. Con un'occhiata carica di insofferenza e disgusto, Indy tira fuori la sua pistola e lo fredda. L'arte dello spadaccino era sopraffina ma la pistola (la scienza) ha una superiorità quasi insultante. |
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12-02-2008, 19.39.21 | #58 | |||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Come albert, io non conosco bene Lakatos e Feyeraben, comunque provo a dire la mai. Lakatos incentra tutta la sua filosofia della scienza sui programmi di ricerca, proponendo un falsificazionismo più sofisticato, rispetto a quello popperiano. Lakatos rimane, per così dire, ad un livello di sociologia della scienze, mentre Quine va più in profondità e analizza la conoscenza nella sua interezza (quindi non solo scientifica), rimanendo perciò più sull'astratto. Per quanto concerne Feyerabend, credo che sia lontano anni luce da Quine. Tieni presente che Quine, anche se fu lui a demolire il positivismo logico, ne è il degno successore: Quine è un empirista duro e crudo, un naturalista scientifico. Insomma, l'esatto contrario dell'anarchico Feyerabend. Citazione:
Per farti capire la differenza tra Quine e Whorff, ma anche tra Quine e Feyerabend, incollo qui un pezzo di un brano di Quine: Citazione:
Citazione:
Come ho cercato di mostrare sopra, credo che tutto questo non sia molto pertinente col discorso che stiamo facendo su Quine. Eventualmente potresti aprire un topic apposito. Citazione:
Be', questo sicuramente. Kant aveva ipersemplificato, appiattendo, per così dire, tutto ad una dimensione, per di più discreta (nel senso matematico del termine): analitico a priori, sintetico a posteriori e sintetico a priori. Per Quine, invece, la conoscenza è rappresentabile bidimensionalmente (il campo con centro e periferia) e in modo continuo (sempre nel senso matematico). Inoltre, grande novità, Quine abbandona l'immobilità del modello kantiano, e riconosce la continua modificazione del modello epistemico. |
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13-02-2008, 15.01.25 | #59 |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-08-2007
Messaggi: 43
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Grazie per le risposte!
Per epicurus Feyerabend e Lakatos hanno una filosofia molto simile, se non uguale, su molti aspetti dell'epistemologia. Ma espongono le loro tesi in modo antitetico. Per Lakatos il metodo scientifico deve essere razionale, ma il suo concetto di razionalità è molto diverso rispetto a quello della tradizione scientifica, potremmo dire più sofisticato(ma la sua epistemologia da una libertà incredibile al ricercatore). Lakatos è più propositivo, Feyerabend invece più distruttivo, ma sono punti di vista antitetici solo in superficie. I due erano amici e proponevano due visioni complementari della scienza, entrambe rivoluzionarie: la razionalità dell'uno è l'irrazionalità dell'altro. Potremmo dire che sono divisi più da scelte linguistiche che concettuali. Uno più integrato nella comunità scientifica, l'altro più ostile e critico nei confronti del lato concreto( istituzionale e di ricerca) dell'impresa scientifica. Feyerabend ritiene il relativismo negativo e cieco quanto l'assolutismo se viene assunto in modo dogmatico. Secondo l'autore, se assumi una delle due posizioni senza considerare e indagare anche l'altra, riduci 'l'abbondanza della vita'. Ovviamente sapeva di essere troppo fuori dagli schemi, e per questo, considerava l'epistemologia di Lakatos migliore, in quanto lo riteneva un anarchismo camuffato, più facilmente digeribile per i ricercatori, in quanto conteneva un linguaggio e una retorica più vicina alla mentalità scientifica e in un certo senso più rassicurante. La mia critica a Quine, o comunque al naturalismo, riguarda l'aspetto linguistico. Con le stesse parole intendiamo tutti le stesse cose? Siamo sicuri che il linguaggio che utilizziamo sia realmente neutrale e falsificabile(e questa è una critica anche a Lakatos), idoneo al confronto tra teorie diverse? E se la grammatica stessa comporta e genera una visione del mondo(Whorff) non falsificabile se si rimane all'interno di quel sistema linguistico? L'unico modo per scoprirlo è indagare sistemi linguistici alternativi. Per Albert La metafora è giusta, ma il problema, secondo me , è diverso. Non discuto la pistola(la scienza), ma il suo utilizzo ed il suo progresso. E ciò è legato al problema della tecnologia. Siamo sicuri che la nostra società possa progredire solo con la scienza? Sì, no, forse. A mio parere la scienza dovrebbe inglobare al suo interno anche metodologie diverse per poter progredire, metodologie meno obbiettive e più intuitive. Meno oggettive e più intersoggettive. Ma serve un dialogo che non è mai esistito. Non critico, comunque, la scienza, ma l'approccio scientifico dogmatico, molto diffuso nel senso comune, che spesso rende infelici. Molto spesso per star bene, la pistola non serve, ma servono certezze diverse, conoscenze più centrate sull'uomo, che sul mezzo, sul perchè più che sul come. Anche perchè se i proiettili prima o poi finiscono? Il mezzo si consuma, la vita si rigenera, ma se noi sappiamo solo consumare.. Grazie per le vostre risposte, se la discussione è troppo fuori tema, possiamo interromperla, no problem Ciao! |
14-02-2008, 11.53.12 | #60 | ||
Moderatore
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
vado brevemente OT per dire che trovo Feyerabend, sul quale è stata riversata abbondante riprovazione in questo forum, molto simpatico. Non ho letto "Contro il metodo" (mi riprometto di farlo), ma pare sia documentatissimo e su alcuni punti abbia senz'altro ragione. Certi eccessi sono chiaramente insostenibili, ma trovo valida la battaglia contro ogni tipo di dogmatismo Citazione:
E' chiaro che la scienza non basta all'uomo, ma non credo che abbia senso introdurre al suo interno "metodologie meno obbiettive". Il dogmatismo, anche quello scientifico, è senz'altro un male, ma francamente non vedo (posso sbagliarmi) tutta questa arroganza della scienza. Ben vengano conoscenze "più centrate sull'uomo", ma temo che in dottrine di questo tipo la spregiudicatezza (al limite della truffa) sia sempre in agguato. |
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