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03-02-2008, 20.37.37 | #42 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 23-08-2007
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Da un punto di vista "rigoroso" più o meno tutto è spaventosamente indefinito, anche le scienze più dure. Che cos'è la "massa gravitazionale"? Quella che si misura con la bilancia? Cos'è una bilancia? Quali sono le caratteristiche strutturali di una bilancia che la rendono "bilancia"? Cosa vuol dire misurare? Quale tipo di azione comporta esattamente "misurare"? eccetera... Citazione:
Questa mi sembra una deduzione eccessiva. E' vero che si possono commettere errori ma ci sono errori più prevedibili, errori più improbabili ed errori che qualsiasi persona ragionevole considererebbe del tutto impossibili. Per esempio: posso aspettarmi che si scopra un giorno che la dimostrazione dell'ultimo teorema di Fermat (che è qualcosa di estremamente lungo e complesso) è sbagliata ed il teorema falso nonostante nessuno se ne sia ancora accorto. E' una cosa ragionevolmente possibile tutto sommato. Non ritengo invece ragionevolmente possibile che si scopra che tutte le dimostrazioni del teorema di pitagora sono sbagliate o che si scopra che 1+1=3. E nessun argomento riguardo al "fallibilismo" dell'uomo potrebbe farmi cambiare idea al riguardo. Ciao!! |
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04-02-2008, 13.08.47 | #43 | ||
Moderatore
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Messaggi: 689
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
La fisica è abbastanza ben definita, sicuramente molto più della lingua italiana. Abbiamo un bel campione di massa "di una lega di platino-iridio depositato presso l'Ufficio internazionale dei pesi e delle misure a Sèvres, in Francia". Credo ci siano indicazioni anche su come costruire un bilancia. Certo, a voler fare i pignoli qualche magagna la si trova, ma secondo me siamo a livelli di definizione molto più precisi di quelli della lingua italiana Citazione:
Beh, il mondo è bello perché ognuno ha le sue opinioni ... Se sei sicuro che 1+1=2, lo sarai anche di 2+2=4. Ma, che 1785+1937 faccia 3722, di questo sei veramente sicuro? Se a 1785 oggetti ne aggiungi altri 1937, sei sicuro che in totale ne potrai contare 3722? Hai mai verificato direttamente? Eppure, non esiste una discontinuità tra 1+1=2 e 1785+1937=3722, non si può stabilire un confine preciso tra le operazioni di cui siamo del tutto sicuri e le altre. Secondo me il fatto che non si riesca a tracciare una linea precisa dovrebbe spingerci a considerare omogenea la natura di tutte le affermazioni , con diversi livelli di certezza, nel caso di 1+1=2 così alti che non vale la pena preoccuparsi dell'ipotesi contraria |
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05-02-2008, 16.44.33 | #44 | |||||
Moderatore
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Citazione:
Più le credenze sono centrali nel sistema (quineianamente parlando), più si ha a che fare con proposizioni che se negate diventano assurde. Che senso ha dire “Caspita! Ho meno caramelle di te, però ne ho più io”? Niente!, non ha proprio senso. Come dire di vedere un bel verde e contemporaneamente (e nello stesso luogo) un bel rosso. Voglio essere chiaro su questo: non nego che ci siano delle proposizioni insensate (e, se proprio volete, false), assolutamente impossibili da sostenere. Ma il modo di rappresentarsi il mondo cambia, e cambia necessariamente (e consequenzialmente) anche il linguaggio. Se un tempo non aveva senso dire “un insieme A, che contiene propriamente un insieme B, ha cardinalità uguale a B”, ora lo ha eccome: ora abbiamo gli strumenti tali da poter rendere significante tale proposizione e ci rendiamo pure conto che è vera. Ma un tempo, quella proposizione, era d’avvero insensata! Ritorniamo alla vera motivazione del perché le proposizione analitiche sono storicamente state centrali per la filosofia. Citazione:
Citazione:
Come ho già scritto, l’analiticità ha sempre fatto gola ai filosofi perché veniva identificata con l’inconfutabilità: questo ragionamento poggia solo sul significato delle parole, perciò deve essere sicuramente vero, quindi inconfutabile. Ma ti ho mostrato diverse proposizioni che un tempo erano identificate come sicuramente analitiche, ma che poi sono crollate. Tu potresti dire: “L’analitico non è crollato, solo la presunta analiticità di quelle proposizioni è stata smartellata”. Non credo, però, che questa obiezione abbia molta forza; infatti, che ci resta dell’apoditticità dell’analitico se ci si può sbagliare enormemente e diffusamente su ciò che è analitico e ciò che non lo è? E’ come dire: “Ci sono delle certezze, ma non sono mai certo di averle trovate”. In sostanza, il sogno filosofico di trovare inamovibili verità è comunque crollato: forse nell’iperuranio ci sono delle proposizioni analitiche, ma qui no! Tra l’altro, come ti ha fatto notare albert, un criterio rigoroso per identificare una proposizione analitica non ce l’hai (e non potresti averlo, come ha mostrato Quine), quindi che si fa? Ci sono proposizioni inconfutabili ma comunque non riusciamo a trovarle in modo inconfutabile? Certo, comunque, che esiste una immensa differenza tra una proposizione come “Se quello è rosso, allora non è verde” e “Sta piovendo su tutto il nord Italia”. Vediamo se apprezzi questo modo di esprimersi: analitico/sintetico sono un continuum dinamico e non una dicotomia netta e fissa. Citazione:
Odos, sicuramente cercare di ragionare su come si impara una lingua può essere d’estremo aiuto. Capendo che l’apprendimento linguistico poggia sull’ostensività dovrebbe farci meglio intendere come i significati siano legati alle nostre credenze (e viceversa). Per riprendere un esempio già proposto, se scopro che i gatti in realtà sono (e sono sempre stati) robot comandati da marte, allora dovrò aggiustare sia il mio sistema di credenze e sia il mio sistema di significati. [Come avevo imparato il termine “gatto”?] Comunque sono d’accordo sul fatto che ciò che noi identifichiamo come proposizione analitiche altro non sono che i nostri paradigmi, “pezzi” del nostro sistema linguistico basilari, su cui poggiano una moltitudine di giochi linguistici. |
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06-02-2008, 11.45.55 | #45 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Non confondiamo logica e matematica. La logica proposizionale e la logica dei predicati del primo ordine sono "ben definite" nel senso che tutte le "verità logiche" che rientrano in queste categorie rientrano in uno schema calcolabile. Tuttavia questo non impedirebbe ad un filosofo particolaremnte pedante di mettersi a sollevare domande su domande approposito del senso di tali "verità logiche" e di arrivare a concludere che i significati di queste espressioni non sono ben definiti. Per quanto riguarda i principia matematica, e la matematica in generale, sappiamo oggi che se usciamo appena appena dalla logica pura e vogliamo parlare anche solamente di aritmetica allora è impossibile trovare uno schema formale riassuntivo delle verità aritmetiche come avveniva per le verità logiche (->teoremi di Godel). Citazione:
Sì ma ovviamente c'è sempre un "fare a capirsi". Io contesto le argomentazioni del tipo "poichè questa nozione richiede un 'fare a capirsi' da parte di chi la usa allora tale nozione non ha senso o non ha valore scientifico/filosofico/conoscitivo". Molti dei concetti che usiamo abitualmente sono "sfumati" ma questo non li rende inutili nella comunicazione verbale. Citazione:
Ma proprio questi diversi livelli di certezza rendono la situazione non propriamente omogenea. Che cosa vuol dire che la natura di tali proposizioni è "omogenea"? Certo non può voler dire che la nostra difficoltà nel convincerci del secondo implichi una qualche difficoltà nel convincerci del primo. Ciao!! |
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06-02-2008, 12.08.06 | #46 | |||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Nel momento in cui cambiamo linguaggio una proposizione (intesa come sequenza di parole) cambia il suo significato e quindi non ha più senso confrontarla con la stessa proposizione nel momento in cui il linguaggio non era cambiato, ha senso invece confrontarla con una opportuna "traduzione". Mi pare ovvio insomma che per parlare di analiticità (e quindi di significati) occorre fissare un linguaggio. Citazione:
Casomai era falsa, ovviamente per chi intendesse per "insieme" un "insieme finito". Per tradurre nel linguaggio di tali persone ciò che intendiamo adesso dovremmo dire "un insieme eventualmente infinito contiene...". Citazione:
Beh, questo mi sembra corretto. Il guaio è che non è sempre facile *dimostrare* che una affermazione poggia solo sul significato delle parole. Vedi ad esempio l'ultimo teorema di Fermat. Citazione:
La mia obbiezione è: alcune di tali proposizioni non erano analitiche, altre lo erano, erano anche vere in accordo al linguaggio in cui erano formulate. Citazione:
Non è del tutto corretto: anche se non tutte le proposizioni analitiche sono "evidentemente vere" o "evidentemente analitiche" questo non toglie che se dimostro la analiticità di una proposizione ho una argomentazione a sostegno della sua verità. Citazione:
Non è una situazione così disperata: è la stessa cosa che succede in matematica: non abbiamo un metodo per trovare tutte le (inconfutabili) verità aritmetiche, ma questo non ci impedisce di arrangiarci come possiamo per esplorare quel terreno. Citazione:
Questo è vero fino ad un certo punto: la parola gatto usata da un bambino significa semplicemente un animale *che appare in un certo modo* (che viene riconosciuto dal cervello e da esso classificato e che non può essere codificato a parole) e non include informazione riguardo alla struttura interna nè riguardo alle origini del gatto. Ciao!! |
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07-02-2008, 22.08.23 | #47 | |||
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Mi dici che intendi per "fare a capirsi"? Citazione:
Intendo dire che la ricerca di proposizioni assolutamente certe è illusoria, e che non conviene cercare una demarcazione precisa tra ciò che è certo e tutto il resto. Possiamo essere "convinti" di qualcosa anche senza esserne assolutamente certi. Citazione:
Concordo. Se scoprissi che i gatti vengono da Marte, ma non lo dicessi a nessuno, per tutti gli altri non cambierebbe niente. Cambierebbe soltanto se i gatti si cominciassero a comportare in modo strano perché - appunto - provenienti da Marte |
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08-02-2008, 11.14.26 | #48 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
[quote=albert]Mi dici che intendi per "fare a capirsi"?[quote]
"Fare a capirsi" è quando ci si fida dell'intuizione nella comprensione di un qualcosa di cui non viene data una spiegazione completa e rigorosa. Citazione:
Perchè dovremmo considerare "illusoria" l' assoluta certezza di "2+2=4" o di "tutti gli scapoli non sono sposati"? Ciao!! |
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08-02-2008, 16.48.32 | #49 | |
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Per "tutti gli scapoli non sono sposati" vedi l'articolo di Quine. Per "2+2=4" faccio rispondere Wittgenstein: "Immaginiamo che voi tutti abbiate fatto aritmetica soltanto in questa stanza. E immaginiamo che poi andiate nella stanza accanto. Ciò non renderebbe legittimo un 2+2=5?" |
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09-02-2008, 12.49.13 | #50 | |
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Riferimento: Quine, Tesi olistica ed intersoggettività.
Citazione:
Beh ma io contesto il fatto che l'articolo di Quine dimostri l'illusorietà della certezza di "tutti gli scapoli sono non sposati": Quine dimostra soltanto che la nozione di "analitico" non è supportata da un criterio rigoroso di analiticità. Ma chi l'ha detto che senza questo criterio rigoroso cade la "certezza assoluta"? La citazione di Wittgenstein invece non l'ho capita Ciao!! |
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