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27-10-2007, 09.38.38 | #22 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Sì, la frase scolpita come tema di questa discussione potrebbe farci pensare a qualche religione o filosofia orientale, forse prima di tutto a quella buddistica (e non è ironia!): "il paradiso è il nulla, e questa è felicità".
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27-10-2007, 22.44.23 | #23 | ||
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Severino, comunque, lo vidi qualche anno fa in una sorta di dibattito televisivo e tempo due minuti iniziò con una serie di banalità ed amenità, comuni tra i filosofi nostrani, credo, che purtroppo non ricordo, su scienza e fisica... beh... da allora non mi sono curato di approfondire molto il suo pensiero, a dir la verità... Qui un po’ di frammenti di Severino: http://www.fatalibelli.it/Materiali_...e_severino.htm da cui cito l’ultima parte del primo testo citato nel sito: <<Nei miei scritti si mostra – e ne hanno dato un cenno anche le pagine precedenti – che la follia essenziale si esprime nella persuasione che le cose escono e ritornano nel niente. Il mortale è appunto questa volontà che le cose siano un oscillare tra l’essere e il niente. Al di fuori della follia essenziale, di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano, cioè è necessario affermare che tutte – dalle piú umili e umbratili alle piú nobili e grandi – tutte sono eterne. Tutte, e non solo un dio, privilegiato rispetto a esse. Se questo discorso viene equivocato oltre un certo limite, si può allora pensare che il vero folle è chi questo discorso propone, giacché esso sembra smentito nel modo piú perentorio dal divenire del mondo. Ebbene, proprio questo si è qui incominciato a chiarire: che se il divenire del mondo è inteso come l’annientamento delle cose, allora il divenire non appare: l’apparire del mondo (l’“esperienza”) non smentisce il discorso affermante l’eternità del tutto; e dunque se in questa affermazione si volesse per forza trovare la follia, essa andrebbe cercata altrove che nella presunta contraddizione tra questa affermazione e ciò che resta attestato dall’apparire del mondo. Intanto, se il divenire non appare come annientamento, ma come l’entrare e l’uscire delle cose dal cerchio dell’apparire, allora l’affermazione dell’eternità del tutto stabilisce la sorte di ciò che scompare: esso continua a esistere, eterno, come un sole dopo il tramonto. Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che la disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero che, “nella valle ove fresca era la fonte / ed il giovane verde dei cespugli / giocava al fianco delle calme rocce / e l’etere tra i rami traluceva / e quando intorno i fiori traboccavano” (Hölderlin), hanno preceduto la legna tagliata per il fuoco. Quando gli astri dell’essere escono dal cerchio dell’apparire, il destino della verità li ha già raggiunti e impedisce loro di diventare niente. Appunto per questo essi – tutti – possono ritornare. >> Citazione:
Un saluto... |
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28-10-2007, 15.17.30 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-11-2006
Messaggi: 1,334
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Concordo, difatti si era accennato al concetto di “essenza”, ovvero cos’è la legna ? cos’è la cenere ? cioè quali sono gli attributi imprescindibili che fanno del legno il legno e della cenere la cenere ? Dunque, fuor di metafora, qual è l’essenza dell’uomo ? Molti ritengono che sia la coscienza di se, i propri ricordi, il proprio “io”. Già Locke nel “trattato sull'intelligenza umana” per dare una risposta al dilemma sull'identità di un uomo formulò un piccolo esperimento mentale, immaginò che Dio avesse trasferito l'anima di un principe nel corpo di un ciabattino, chi era ora il principe e chi il ciabattino ? E' il principe che vive nel ciabattino o il ciabattino che ha allucinazioni da principe ? Se il principe compisse dei reati, chi sarebbe responsabile il principe o il ciabattino ? E se i reati fossero stati commessi prima del trasferimento chi dovrebbe andare in galera ? Locke risponde a tali interrogativi sostenendo che ciò che fa di un individuo “se stesso” è la memoria di se stesso, la propria autocoscienza. Dunque il ciabattino nel qual è stata trasferita l'anima del principe diverrà il principe stesso poiché i ricordi della personalità del principe si sono trasferiti nel corpo del ciabattino, ovvero la coscienza stessa. Ritornando dunque alla metafora della cenere, è assurdo sostenere che la cenere è ancora legno, giacchè in essa non vi sono più le caratteristiche del legno, come è assurdo sostenere che un cadavere sia l’individuo che prima era. Severino dovrebbe dunque spiegarci in primis come fa a sostenere che la coscienza sia svincolata dall’apparato celebrale, in secundis, ammesso che sia così, come fa a sostenere che non muti, dopo la morte, in qualcos’altro. Il legno divenuto cenere si è trasformato in cenere e non esiste più come “legno”. Saluti Andrea |
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28-10-2007, 17.59.47 | #25 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-06-2007
Messaggi: 529
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Caro Nexus......Ti ringrazio per avermi dato l'occasione di fare un'altra impropria "incursione" nel mondo degli "amanti della sapienza" Non banale la tua (o di questo Severino) considerazione. Ne aggiungerei un'altra, però. Il pensiero è "trasferibile" in quanto essendo, secondo me, fortemente intriso di "archetipi" culturali e genetici, presenta delle "categorie" molto simili all'interno di una stessa specie e anche tra specie diverse. Queste "categorie" primordiali non sono, spesso, dall'uomo misconosciute, ma si manifestano in condizioni particolari (vedi logiche del "branco", o panico da folla) La coscienza di se, invece, non è "trasferibile" e permane indipendentemente dall'età di un individuo e dalla sua memoria, che spesso fa cilecca. D'altronde un computer ha molta più memoria di un cervello umano, ma non ha coscienza di se.... |
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29-10-2007, 11.17.56 | #26 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Gli inizi di Severino sono sempre molto accurati e tendono a partire dai primordi del pensiero però ti assicuro che se dovessi scegliere un valido sostenitore del filosofo non avrei dubbi sul prendere il grande Nexus come esempio…sia quello passato che quello presente La critica di Severino è incentrata tutta sull’interpretazione che l’uomo attribuisce ai fenomeni e che non trova riscontro qualora lo stesso fenomeno venga osservato in maniera più “ragionevole”. Devo ancora leggere quest’ultimo suo libro ma non mi pare che Severino abbia mai azzardato finora a delle ipotesi metafisiche che come conclusioni possano avvicinarsi a qualche filosofia spirituale. Pur attingendo da esse nelle premesse di osservazione sulla vita terrena dell’uomo, non trae mai conclusioni affrettate e fantasiose. |
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07-11-2007, 08.51.07 | #27 | ||
Ogni tanto siate gentili.
Data registrazione: 14-03-2007
Messaggi: 665
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
spirito!libero
Citazione:
Più passa il tempo, più sento parlare gli amici del forum di filosofia e più mi rendo conto della mia ignoranza in questo campo. Nonostante ciò ho una tale attrazione per tale disciplina che va al di la della conoscenza personale, al punto che mi sono domandato: possibile che la filosofia nasca con l'uomo e che l'uomo non può fare a meno di filosofare? In fin dei conti i primi filosofi non avevano frequantato nessuna scuola specialistica o letto libri di altri filosofi (come il sottoscritto). Ma forse nella discussione potrò portare proprio quella verginità ancestrale, facendo rivivere ingenui dubbi e ingenue paure. Cosa voglio affermare con questo? Voglio affermare che vi dovete rassegnare ad accettare nella vostra discussione degli empirici come il sottoscritto che, per iniziare, ha quotato il discorso sulla consapevolezza della angoscia per la morte riportata da spirito!libero. Per portare la mia opinione faccio un piccolo esempio preso da Totem & Tabù di Freud. Citazione:
L'assunto di Freud, anche se indirettamente, ci porta a conoscenza che l'angoscia della morte risale a epoche molto piu remote, anche se non ci sono state trasmesse tramite testimonianze scritte. Questa osservazione, anche se apparentemente disarticola dal nostro discorso, vuole avere un collegamento strettamente logico e semplice; ovvero: oggi, quando andiamo a caccia, più nessuno si sognerebbe di proibire a chi rimane in casa, di non scrivere su di un foglio o di non bagnarsi le mani con l'olio ecc., per paura delle conseguenze, mentre, invece, è rimastata in noi ancora l'angoscia della morte. Questo è avvenuto per la semplice ragione che abbiamo superato concettualmente le prime due e non la terza, perché quest'ultima ha delle motivazioni più profonde e radicate ancora al di fuori del nostro sistema di valutazione. A mio modo di vedere, Severino ci si è avvicinato mostrusamente a quella che dovrebbe essere la verità, ma solo attraverso il metodo intuitivo senza, peraltro, spiegare perché saremo costretti ad essere felici, e senza spiegare (questo non lo hanno fatto nemmeno alcuni amici del forum), perché la cenere debba essere sempre legna (ma io ci aggiungerei anche il fumo e quella parte infinitesimale che si è trasformata in energia). Questa affermazione, secondo anche il mio punto di vista, è esatta, ma per esserlo deve avere una spiegazione comprensibile a tutti, altrimenti diventa un concetto religioso su cui dover applicare il concetto di fede. Allora cosa facciamo? Detronizziamo Yhawe e al suo posto mettiamo Severino? Non voglio fare lo spiritoso a basso costo, ma quelle affermazioni se non documentate, per accettarle, hanno bisogno del concetto di fede. E questa richiesta da parte di Severino mi stupisce, perché è come se vedessimo Piergiorgio Odifreddi vestito da chierico servire la messa. Certamente, avendo affermato che, anche io condivido che la cenere, il fumo e l'energia sprigionata siano sempre legna, anche se scientificamente la cosa non è esatta, anche io dovrò portare le mie brave argomentazioni a sostegno, come d'altronde gli amici del forum, se non vogliamo detronizzare anche Gesù e tutti i beati del cielo. Naturalmente, prima di continuare, vorrei conoscere il vostro parere sull'osservazione fatta. |
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07-11-2007, 10.32.53 | #28 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-11-2006
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Esattamente Katerpillar ! hai centrato il punto del discorso e la motivazione per la quale ho aperto questo 3d: chiedere il perchè Anche a me piacerebbe, ovviamente, che Severino avesse ragione, ma finchè non darà conto delle sue speculazioni spiegandoci perchè la cenere rimane ancora legna, le sue affermazioni non saranno diverse dal dogma teandrico. Ma visto che hai detto che possiedi argomentazioni sufficienti a spiegarci questo fantomatico perchè, mi fermo e attendo curioso ciò che avrai da esporre. Ciao Andrea |
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07-11-2007, 12.12.15 | #29 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Ma severino ha ragione E' solamente un problema di concetto. Facciamo così...riduciamo ai minimi termini: - Secondo il concetto di "nulla" così come sviluppato dal pensiero greco e fino ai giorni nostri, di quella "roba" (legna) cos'è finito in quel nulla? Rispondendo a questa domanda ti renderai conto che il concetto di "nulla" che abbiamo sviluppato è estremamente non veritiero. Dimmi cosa NON C'E' PIU' di ciò che convenzionalmente abbiamo chiamato "legna". Molto probabilmente ti verrà da rispondere che l’unica cosa che non esiste più è la forma della legna che io vedevo ma tutto ciò che c’era prima c’è anche dopo....forma esclusa appunto! Tutto ciò che c’è sembrerebbe essere destinato all’eternità…esclusa la forma che vediamo! Bene…il pensiero c’è? Direi proprio di si…quindi se c’è, di certo è destinato all’eternità tanto quanto la legna..o no?. Semmai assume una forma diversa…ma il pensiero ha forma? A questo punto o mi dici che il pensiero non esiste ed allora che stiamo qui a scrivere? ...oppure devi ammettere che esiste la legna, il pensiero e tutto il resto e che essi non potranno non esserci più. |
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07-11-2007, 13.26.55 | #30 | ||||
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Citazione:
Ciao nexus, io sto molto bene grazie, tu? La via d'uscita che tu proponi, però, può funzionare solamente se si ipotizza che a cambiare sia la persona, ma neppure questo è sostenibile da Severino. Che dici? Citazione:
Come è già stato detto, non credo che si capisca bene che cosa significhi per Severino il termine "forma". Comunque anch'io, come Severino (e come la stragrande maggioranza delle persone comuni), non mi trovo a mio agio col termine Nulla: io lo uso moooolto raramente e quando lo dico (in modo metaforico), voglio solamente dire che qualcosa è cambiato ("la legna è tornata al nulla"), oppure che non c'è qualcosa ("qui non c'è nulla"). Su questo punto sono d'accordo, infatti quando diciamo che la legna viene bruciata, e rimane la cenere, tirare in ballo il Nulla è scorretto. Però, e questo voglio sottolinearlo, non mi spingerei mai a dire che non c'è cambiamento. Questo per gli svariati motivi che ho detto. Citazione:
Rispondimi alle domande che ti avevo già posto: La Seconda Guerra Mondiale è finita? E la guerra civile che c'è oggi nel Darfur? C'è sempre stata e sempre ci sarà? Per quanto riguarda l'eternità della persona. Anche qui mi ero già espresso: mi sembra innegabile che la nostra persona (non solo la fisiologia, parlo di valori, desideri, interessi, etc....) cambi di continuo, anzi mi sembra che il cambiamento qui sia proprio una condizione necessaria. Quindi, seguendo le idee severiniane, il pensiero è solo forma, perciò ha una fine. Voglio aggiungere un'altra cosa (anche questa già detta): che senso ha dividere il mondo in forme e sostanze? Chi ci dice come dividerlo? Che interesse abbiamo a fare questo? Che senso ha dire "tutto quello che muta è forma, quindi ha una esistenza in qualche modo inferiore e/o fittizia, quindi esiste veramente solo la sostanza che non cambia mai, eterna"? |
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