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26-01-2008, 12.50.36 | #112 | |
Moderatore
Data registrazione: 17-11-2007
Messaggi: 405
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
Mi è capitato di sentirmi dire da una persona che insegna filosofia, che il pensiero severianiano è come quello del filosofo e mistico svedese Emanuel Swedenborg il quale dichiarava di parlare con gli spiriti. Al di la del valore condivisibile o meno della speculazione severiniana, credo che la sola cosa che abbia in comune con il sopracitato filosofo siano le iniziali. |
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13-02-2008, 14.24.50 | #113 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 11-06-2007
Messaggi: 60
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Citazione:
E’ il concetto del tempo che caratterizza il divenire il mutamento il cambiamento. Personalmente questo concetto, che mi arrovellava il cervello un pò di tempo fa, l’ho ritrovato, e in qualche modo capito, nella lettura delle Confessioni di S. Agostino; mi pare che ci sia proprio uno o più capitoli che parlano del tempo e della sua percezione. Andrea che ha iniziato il post è assolutamente lo stesso Andrea e relativamente un altro. Il sistema di riferimento assoluto non è sottomesso alla legge del tempo quindi non prevede cambiamento, mutamento e divenire: tutto è eternamente uguale a se stesso… il tempo è concepito solo con l’accezione eterna e immutabile.... quella pienezza dei tempi del Gesù dei vangeli. In campo relativo invece…. non abbiamo lo stesso Andrea perchè cambia il sistema di riferimento... ma tu lo sai e ti senti assolutamente lo stesso anche se forse solo inconsciamente... certo che realizzare ed essere consapevoli del cambiamento... è... il carpe diem dei latini o gli squarci sulle tele di Fontana... o il mi sovvien l'eterno del Leopardi... vivere l'eterno è un attimo... quello che poi noi registriamo ed esprimiamo è memoria d'eterno... che è scientificamente e umanamente ... inafferrabile... ingovernabile... incomprensibile. |
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04-02-2009, 18.24.22 | #114 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-01-2009
Messaggi: 111
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Riferimento: Il Paradiso non c'è Ma siamo destinati alla felicità
Mi scuso per aver ripreso un topic così vecchio, ma alcune interrogazioni necessitano una spiegazione
Citazione:
Il sole è un essente, anche l'apparire empirico è un'essente, anche il cerchio trascendentale dell'apparire è un essente. Il cerchio trascendentale dell'apparire non inizia e finisce di apparire (meglio, i cerchi trascendentali, dal momento che, come sa bene chi ha letto La Gloria, ne esiste una costellazione infinita). Il sole si inoltre assieme al proprio apparire empirico all'interno del cerchio trascendentale per poi portarsi al di fuori di esso assieme all'apparire empirico: sia il sole che l'apparire empirico sono eterni, cioè il sole appare sia prima di insinuarsi nel cerchio trascendetale sia prima di tramontare. Il fatto che il cerchio intramontabile non inizi ad apparire e a scomparire fa si che non esista alcun regressum di apparire che necessitano altri apparire e via discorrendo: la sua presenza eterna è condizione affinchè qualcosa possa apparire. A qusto punto ci può essere un altro problema: anche l'apparire empirico appare, e appare anche l'apparire del suo apparire, e anche l'apparire dell'apparire dell'apparire ecc..e qsto può rinviare ad un regressum a patto che non si capisce che l'apparire empirico non necessita un sopraggiungente apparire per poter apparire: ha infatti come contenuto sia il proprio oggetto (il sole) sia se stesso (il suo stesso apparire). A questo punto si può sostenere che nonostante tutte queste giustificazioni però qualcosa varia: l'esperienza mostra il mutamento, se non altro della relazione tra i cerchi empirici e il cerchio trascendentale: tuttavia la relazione tra i cerchi empirici e il cerchio trascendentale sussiste (Gloria) in quanto rapporto tra essenti (ogni essente è = all'esser assieme a ogni altro) e non come rapporto tra essente e cerchio trascendentale in quanto apparire (altrimenti giustamente ogni relazione nascerebbe e morirebbe, cioè sporgerebbe dal nulla per tornarci). Infine c'è un altro motivo che sancisce l'impossibilità che ogni nuova relazione tra cerchi empirici e trascendentali sia qualcosa di nuovo, che prima non sussisteva: anche tutto questo ambito processuale che disvela e cela gli eterni è un eterno, ed è parte dell'infinità del tutto: le relazioni che si manifestano non sono cioè l'assoluta novità che si mostra. |
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