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10-01-2008, 17.09.38 | #83 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-05-2004
Messaggi: 2,012
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Citazione:
Se io non so chi sono non posso amarmi e di conseguenza non amo neanche gli altri. Scoprire, conoscere chi sono mi porterà ad amarmi e nel momento in cui mi amerò non potrò che riconoscere negli altri che frammenti di me da amare esattamente come me. Purtroppo siamo molto lontani dal "conosci te stesso" che ci è stato dato come comandamento primario. Siamo partiti alla conoscenza dell'esterno dimenticando il mondo interiore, ci siamo identificati con la maschera e abbiamo fatto di tutto per mantenerla in scena il più a lungo possibile. Abbiamo cercato di sondare tutto il sondabile, siamo adesso arrivati a scoprire le meraviglie contenute nel micro senza perdere di vista il macro, ma tutto questo ci è costato secoli di ignoranza, di predominio su parti di noi misconosciute, di uccisione in massa di "maschere" che non ci piacevano, di rifiuto di parti che non volevamo riconoscere come nostre.....Se il velo dell'ignoranza dovesse cadere......forse potremmo veramente e finalmente volerci bene davvero, riconoscerci come specchi l'uno dell'altro, comprenderci e tollerarci con grande ironia e dolcezza e perdonarci perdonarci perdonarci per tutte le volte che non ci siamo riconosciuti |
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12-01-2008, 08.48.51 | #84 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Per Emanuele Severino l'amore è impedito dalla non verità.
Cito un passo che mi piace anche stilisticamente (da Oltrepassare, pag.62 ) L'amore è dunque la volontà che «produce» (poiesis) , quando riesca a liberarsi dalla non verità, i diversi stadi dell'ascesa al sole e all'immortalità, lungo un processo dove l'amante diventa altro da se e fa diventare altro anche l'amato, sino a che l'amante pervenga dinanzi a quell'amato che è il bene e il bello immutabili, cioè non divenienti altro da se, e ne possegga per sempre la visione; dove l'altro che l'amante e l'amato divengono è qualcosa di « nuovo» che incomincia ad essere, non essendo stato, e che lascia dietro di se, nel non essere, il « vecchio » che dapprima determinava l'amante e l'amato. |
12-01-2008, 09.08.37 | #85 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Bisogna però precisare che il pensiero greco ( quella sopra è una parafrasi del pensiero che Platone esprime in Repubblica) conduce inevitabilmente al nulla, che è anche l'esito complessivo della filosofia greca e della nostra civiltà che è stata costruita nello spazio di quella filosofia...ed anche l'amore così concepito.
C'è un esito diverso per l'amore quale è concepito nella cultura semitica ed in particolare nella cultura ebraica? Forse.... Gesù era ebreo non era cristiano. |
16-01-2008, 12.08.57 | #86 |
Ospite abituale
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Messaggi: 498
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Carissimi tutti, continuo a leggere con molto interesse tutte le vostre esternazioni relative a questo argomento per mè molto importante. Senza togliere nulla a nessuno,anzi,complimentandomi con quasi tutti , e per non continuare a ripetermi correndo il rischio di rompere le scatole,riprendo ancora l'argomento,inoltrando a tutti una semplice proposta che in calce andrò a proporre. Premetto che, per colpa del mio carattere,(forse per alcuni un po' ostico). Ho l'abitudine di insistere sempre su un argomento interessante per raggiungere una soluzione concreta,e possibilmente condivisibile con i miei interlocutori. Ho notato nelle vostre argomentazioni tantissime belle idee,ma troppo piene di: Si potrebbe,si dovrebbe, forse ed eventualmente.Arricchite poi da varie citazione di antichi testi,come, Pletone e la sua repubblica,ecc.ecc.Ma tutte lascianti un po' troppo il tempo che trovano. Ebbene,vogliamo tentare insieme di dare una risposta concreta a questa interessante domanda che è l'argomento delle nostre discussioni?
Al fine che;Non noi,ma i nostri posteri possano vivere una esistenza migliore della nostra attuale? A questo punto espongo la mia proposta, che penso non essere troppo utopistica. Immagino che ogniuno di noi abbia una Bibbia in casa, io proporrei di incominciare a leggerLa iniziando dalla riforma di Gesù Cristo,ed assieme analizzare ed interpretare nel nodo giusto(Senza nessuna strumentalizzazione di parte) i vari passi dei vangeli.Ebbene io ho la piena convinzione che in poco tempo riusciremmo a individuare la Grande ed unica Verità,utile quale punto in comune per iniziare una ricerca di condotta di vita,fondata sull'Amore che porta verso quella Felicità (Paradiso) da tutti tanto desiderata. dopodichè,ricercare ed individuare un giusto mezzo per poterla trasmettere ai giovani e costruire cos' le basi di una nuova e sana società. (Probabilmente potrebbe essere quella grande e ben radicata istituzione che è la nostra chiesa cattolica romana.(Previo però un radicale risanamento) Pensate forse che abbia esagerato? Comunque sia non prendetemi in giro!! Con un'espressione di vera amicizia <ciao a tutti espert37 |
22-01-2008, 15.37.00 | #87 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Se qualcuno ha interesse a sentire un’altra risposta a questa domanda, e se non cerca una soluzione troppo ottimistica, potrebbe vedere ciò che ho scritto sotto il recentissimo tema “Il principio antropico fortissimo”. In sintesi: non ci vogliamo bene (nella formula più drastica che io userei, cioè “perché non siamo esseri morali?”) perché queste sono le leggi del cosmo che nessuno alla fine può cambiare; perché l’universo è nato così e la scienza non può che arrivare a comprendere queste leggi, leggi che fin dal grado zero dello sviluppo, cioè dal momento del fiat o del big bang creatore, sono le leggi del cosmo. Leggi che fanno nascere le galassie perché generino e divorino astri e pianeti e alla fine sé stesse, pianeti che sono sedi di una vita che uccide la vita fino a che tutto sia spinto in un buco nero. E qui, se uno volesse davanti a questo auto-da-fé assolvere in qualche modo il creato, potrebbe passare al tema del suicidio che ancora resiste nel forum e ha avuto tante risposte che lo condannano, seppure esso qualche merito in questo caso potrebbe avere, cioè in questa sorta di apocalisse che toglie alle stelle, ai pianeti e a chi vive l’inconveniente di essere nati.
No, oggi sono veramente di un umore funereo indegno della filosofia, e lascio la parola ad altri, le cui risposte saranno senza dubbio più serene e più filosofiche delle mie. |
30-01-2009, 18.06.20 | #88 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 29-01-2009
Messaggi: 1
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
VanLag ha scritto:
«Dal mio punto di vista, l’altruismo è il perfezionamento dell’egoismo. Corrisponde cioè ad avere capito che per stare bene ed essere felici dobbiamo condividere il bene e la felicità con il resto del mondo.» Questo è il primo messaggio che scrivo qui… mi sembra un forum molto interessante.. Ho dato un’occhiata piuttosto rapida alle nove pagine di discussione, quindi perdonate la mia imprecisione… Sono rimasto colpito da questo spunto riflessivo perché corrisponde esattamente a una delle idee della filosofia che mi sto costruendo… cercherò di rispondere (in parte) alla domanda iniziale toccando alcuni punti che sono emersi nel tread. Da questa affermazione di VanLag, a mio parere, emerge, quasi per sillogismo, un’importante considerazione: il male non esiste. Tuttavia c’è qualcosa d’altro che ne fa la veci: la cecità dell’uomo. Fino a questo momento l’uomo è vissuto, come già è stato detto da VanLag, in una società della sofferenza, della lotta individuale per la sopravvivenza, un società sotto tutti gli aspetti animale. Certo, le condizioni sono molto differenti, ma la lotta che sta alla base è ancora fondamentalmente la stessa… il vero problema è che l’uomo deve passare al livello superiore (e quando, dopo aver pensato questa cosa, ho letto qualcosa del pensiero di Nietzsche -sul superuomo-, sono rimasto sollevato: meno male che qualcuno la pensa come me!). Questo “livello superiore” dovrebbe condurre l’uomo (sarebbe anche ora!) a riflettere sulla propria natura, e capire che non serve proprio ad un fico secco lottare ogni giorno per la sopravvivenza, quando invece si può porre tutte le proprie forze al servizio del bene comune, che corrisponde anche al bene maggiore che può ricevere ogni singolo individuo. Qui si collega il discorso altruismo-egoismo di VanLag, qui si trova la spiegazione alla mia precedente affermazione: il male non esiste. Esso non esiste -come entità reale- perché in realtà corrisponde semplicemente alla cecità dell’uomo che non capisce dove sta il bene maggiore per sé: in quello comune di tutti. Cercando di rispondere alla domanda iniziale, io credo che abbiamo costruito un mondo così ricco di sofferenza, sulla fatica, sul conflitto semplicemente perché portati a farlo dalle leggi di casualità e di natura. La Natura infatti (come si evince dalla teoria dell’evoluzionismo, ad esempio) è una pura fusione di eventi causali… e l’uomo, in quanto parte di essa, e in quanto non ha ancora dentro di sé (in ogni individuo) la percezione universale dell’umanità, non è in grado di gestire tutto il mondo nella maniera più funzionale, e quindi non è in grado di costruire un mondo migliore di questo (con i mezzi attuali) perché la comunicazione tra gli individui è inficiata dalle incomprensioni, dal fraintendimento, dall’”inscatolamento” dei concetti da parte del linguaggio e da molte altre cose… Per tutte queste ragioni fin’ora l’uomo è incorso in una miriade di problemi, che, evolvendosi man mano attraverso rapporti di causa-effetto, hanno portato al crearsi di tutti i problemi dell’umanità. Alcuni diranno: che problema banale. È vero! Siamo ridotti in schiavitù da una banalità… cito ancora VanLag: la verità è di per sé stessa evidente… e aggiungo spesso anche banale! Riassumendo: l’uomo, se non consapevole, è mosso dalla causalità e dai condizionamenti sociali. Se consapevole, dal “motore primo” (che ho faticato a trovare, anche se è di per sé evidente!), cioè il raggiungimento dell’unità delle menti, l’unione nell’assoluto (in altri termini, l’illuminazione…). Non mi dilungo oltre…se non è chiaro proverò a spiegarmi… Ora vorrei commentare un paio di messaggi che ho trovato particolarmente interessanti: BIGE ha scritto: «Come puoi mettere in dubbio che la volontà di potenza sia uno degli istinti dell' uomo? Tu stesso ti stupisci che l' uomo vuole andare sulla luna e fare guerre ecc ecc. La risposta alle tue perplessità sta proprio li. Mi pare che non ci siano dubbi al riguardo, posso citare esempi virtualmente infiniti. Ovviamente c'è chi ne ha di più e chi meno, ma in generale c'è. Quanto all' istinto di sopravvivenza e a quello di dare continuità alla specie essi sono sicuramente degli istinti importanti nell' uomo, ma essi non sono altro che la prosecuzione dell' istinto della volontà di potenza. La volontà di sopravvivere deriva in primo luogo dalla volontà di vivere!» Secondo me sbagli... la sete di potere e la volontà di dominare non sono istinti dell'uomo in sé, ma derivano dalla sua cecità... dal “male” di cui ho parlato sopra… SM82 ha scritto: «Credo che un mondo così da te ipotizzato sia autodistruttivo proprio per il fatto che se non c'e' chi sta' male in una società, non c'e' chi dal lato opposto può godere della propria posizione consapevole del fatto che e' appunto distante da quell'altra. Un po' la storia che il bene per essere tale non esiste senza il male. L'uomo ha creato questo credo. Un mondo in cui alcuni possono godere solo se altri non possono. Così come il collezionista non può essere tale se non ha nessuno con cui vantarsi della propria collezione.» Il tuo modo di concepire il mondo è, a mio parere, piuttosto statico. Intendo dire che si basa sulle concezioni attuali del mondo, concezioni basate sull’errore, e che andranno sicuramente superate per arrivare al “livello successivo”… il “godere” di cui parli, la “felicità” che descrivi sui modelli attuali, non è forse una felicità piuttosto banale? Godo perché io ho e gli altri no? Deve essere superata… PS Scusate per la logorrea... |
31-01-2009, 15.42.16 | #89 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Citazione:
Hai preso un 3d datato e credo che molti dei partecipanti di allora non frequentino più. Comunque di quanto scrivi mi sento di commentare la frase quotata perché, se non colgo male, quanto dici è coerente con la mia affermazione d’apertura e cioè che "l’altruismo è il perfezionamento dell’egoismo. Corrisponde cioè ad avere capito che per stare bene ed essere felici dobbiamo condividere il bene e la felicità con il resto del mondo.” Questa comprensione è automatica una volta che abbiamo realizzato che la nostra essenza, cioè ciò che realmente siamo, dietro l’etichetta VanLag o Bark368 o altri, non è limitata ad un corpo ed alle sue proprietà ma pervade tutto ciò che la circonda. Credo che questo sia ciò che intendi con “unione nell’assoluto”. Con questa nuova consapevolezza difendiamo proteggiamo “il tutto” esattamente come prima difendevamo e proteggevamo noi stessi e le nostre proprietà. Non c’è niente di artefatto in questo e l’unica cosa che è cambiata rispetto a prima è la concezione che abbiamo di noi stessi… Una concezione che non deve essere a parole ma che deve corrispondere alla nostra esperienza intima. (Questo è un po’ il grande messaggio degli illuminati). Citazione:
Probabilmente c’è una sorta di diffidenza nell’interlocutore virtuale, oppure una paura del coinvolgimento o forse è solo che nessuno sta veramente cercando niente e tutto questo è solo un piacevole svago …. Bho chi può dirlo? |
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