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22-09-2007, 11.13.58 | #24 |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-08-2007
Messaggi: 89
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
http://www.brunofranchi.it/letteradalmare.html
non so se l'avete letta..quella lettera..ma è stupenda..e spiega tantissime ragioni per le quali non ci vogliamo bene... |
24-09-2007, 09.18.42 | #29 |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-08-2007
Messaggi: 89
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
x Zero
Tratto da Osho:"Con te e senza di te" "Guatama il Buddha non è un buddhista.La parola "buddha" vuol dire semplicemente "il risvegliato",colui che è uscito dal sonno.Mahavira,il giainista,non è un giaianista.La parola "giaina" vuol dire semplicemente"colui che ha conquistato se stesso".Il mondo ha bisogno di una grande rivoluzione grazie alla quale ogni individuo troverà la propria religione dentro sé.Non appena le religioni diventano organizzate,diventano pericolose;in realtà,diventano politica mascherata da religione.Ecco perché tutte le religioni del mondo cercano di convertire sempre piu persone al proprio credo.E la politica dei numeri:chi ha il numero piùalto è più potente.Ma nessunio sembra interessarsi a portare millioni di persone a se stesse. Il mio lavoro consiste nel farti uscire da qualsiasi tipo di organizzazione:infatti,la verità non puo' mai essere organizzata.Devi andare da solo in pellegrinaggio,perché il pellegrinaggio sarà interiore.Non puoi portare nessuno con te.E devi abbandonare tutto cio' che hai imparato dagli altri,perché tutti quei pregiudizi distorceranno la tua visione impedendoti di vedere la nuda realtà del tuo essere.La nuda realtà del tuo essere è l'unica speranza di trovare Dio. Dio è la tua nuda realtà,priva di decorazioni e aggettivi.Non è limitata dal tuo corpo,dalla tua nascita,dal tuo colore,dal tuo sesso,dal tuo Paese.Semplicemente non è limitata da nulla.Ed è vicinissima,a portata di mano. Basta un passo verso l'interno e sei arrivato. Per migliaia di anni ti è stato detto che il viaggio verso Dio è lunghissimo.Il viaggio non è lungo,Dio non è remotissimo.Dio è nel tuo respiro,nel battito del tuo cuore,nel tuo sangue,nelle tue ossa,nel tuo middolo.E sufficiente un solo passo:chiudi gli occhi ed entra dentro di te. Ci potrebbe volere un po di tempo,perché le vecchie abitudini sono dure a morire:anche se chiudi gli occhi,i pensieri continueranno ad affollarsi in te.Quei pesnieri vengono dall'esterno e la tecnica,segiuta da tutti i grandi veggenti del mondo,consiste semplicemente nell'osservarli,nell'essere un testimone.Non condannarli,non giustificarli,non razionalizzarli.Resta in disparte,indifferente;lascia che passino.Se ne andranno.E quando la tua mente sarà assolutamente silenziosa,senza alcun disturbo,avrai compiuto il primo passo verso il tempio di Dio. Il tempio di Dio è formato dalla tua consapevolezza. Non puoi arrivarci in compagnia dei tuoi amici,di tua moglie,dei tuoi genitori. Ognuno deve entrarci da solo." ps:dopo averti messo il post precedente ieri sera,ho preso il libro che stavo leggendo..e ho letto quel passaggio..sarà fortuito?no,non penso..ci sono sempre segni sul cammino,ed è per questo che te l'ho voluto citare ora... |
24-09-2007, 09.32.03 | #30 |
Ospite abituale
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Riferimento: Perché non ci vogliamo bene?
Torniamo alla domanda iniziale (“Perché non ci vogliamo bene?”): chi l’ha fatta potrebbe far presuppone che lo stato naturale dell’uomo sia improntato all’amore o per lo meno a ciò che qualche filosofo chiamava simpatia: propensione a mettersi nelle condizioni o nei sentimenti degli altri, comprendere le loro difficoltà ed essere pronti a soccorrerli. Invece mi sembra che per VanLag l’amore è fondamentalmente amore di sé ed è la scriteriata assenza di questo amore che rende assurda la vita degli uomini. Forse - qualcuno potrebbe rispondergli - non è l’assenza dell’amore di sé che ci rende infelici, ma la mancanza di amore per gli altri.
Eh no, non è così semplice; perché, di fronte alle difficoltà della vita, ai pericoli che ad ogni momento si affacciano, alla diversità delle condizioni, insomma di fronte al fatto che, come dice Heidegger, noi “siamo gettati” nel mondo senza che nessuno ci abbia chiesto se siamo d’accordo o ce ne abbia dato qualche fuggevole accenno, non sembra agevole e tanto meno normale “volersi bene” (sempre supposto che sia questa la chiave del paradiso). Supponiamo che l’uomo nasca tanto buono da offrire il suo amore – appena aperti gli occhi alla vita – a chi gli è intorno e lo nutre e lo cura: ma ecco che negli occhi che ha innanzi appaiono lampi di malumore o stanchezza, che il padre è – come si suol dire - un padre padrone, che gli si impongono regole che non gli vanno a genio, che se ha dei piccoli amici questi gli rubano le sue cose….Perché dovrebbe voler bene al mondo in cui si trova gettato? E quando intervengono educatori e maestri….Insomma, noi non nasciamo in un’idillica arcadia, anche se forse non tutti in una valle di lacrime, ma certo di mali di pancia, di delusioni e di rabbie. Forse un pessimista direbbe che l’amore non è la condizione naturale per l’uomo, io preferirei dire che è soltanto un sogno o meglio un fine a cui tendere, una costruzione che è appena agli inizi e che VanLang potrebbe mettere in conto fra le opzioni possibili. Lo stato naturale dell’uomo non è il bene ma il male – direbbe Hobbes - anche se la Bibbia dice che siamo stati noi a causarlo e Rousseau ribadisce che tutto deriva dal fatto che obblighiamo i bambini ad andare a scuola uscendo dalla condizione beata di animali e selvaggi, subito corretto da Freud che sarebbe pronto a ribattere: sì, se soltanto il bambino potesse scacciare il padre dal letto materno senza dover andare incontro al destino di Edipo. Ma a che scopo questa giaculatoria che potrebbe, almeno per un pessimista, non avere fine? Forse soltanto a supporre che la bontà dell’uomo è un pio sogno e che il bene – se la sua coscienza ne ospita appena una larva – è qualcosa che deve germogliare e fruttificare – quando? - forse domani. Il male è qui, il bene …..chi sa? A meno di accontentarsi di quelle pagliuzze che sentiamo brillare nel nostro egoistico cuore e possono tradursi nell’offerta di un aperitivo o in un bel gesto di galanteria |