Ospite
Data registrazione: 22-09-2007
Messaggi: 40
|
Riferimento: Tu esisti?
Ho letto tutta la discussione, è mi sembra che siano emerse queste questioni principali: il dubbio della propria esistenza, cosa significa esistere, il dubbio di pensare veramente, cosa significa pensare, cosa è la coscienza, i computer hanno coscienza?, e alcune questioni linguistiche sollevate da Benedetto.
Per quanto riguarda pensiero ed esistenza (ho dato un semplice esame su Cartesio), ma vorrei comunque esporre il pensiero di Cartesio riguardo il suo "cogito ergo sum". Questa frase non è l'idea di cartesio, è solo una super-sintesi della sua meditazione. Prima cosa quel "ergo" non va inteso come un "quindi" cioè una deduzione, dato A allora B, lui stesso era contro i sillogismi perché non portavano a niente. Piuttosto pensava che la vera conoscenza era fondata su intuizioni semplici, che una volta "messe alla prova" attraverso il metodo del dubbio, rimanevano così chiare e distinte alla mente che non poteva più dubitarne, inoltre non è tanto il solipsmismo che sta alla base della genialità del pensiero di Cartesio, ma il fatto che una meditazione filosofica, non può essere presa come un "dogma" dato da altri, ma è il soggetto stesso che deve essere convinto dei risultati che trova veri con la sua ricerca (insomma conoscenza soggettiva, nel senso "del soggetto" e non "l'ha detto lui..." come accadeva a quei tempi, per questo il pensiero di Cartesio è definito moderno). Tornando al "cogito ergo sum" forse è più corretto dire "cogito-sum" per lui era un intuizione in cui le cose si davano contemporaneamente, lui dubitava di tutto, però diceva non posso dubitare che sto dubitando, dubitare è una modalità del pensiero, quindi sono certo di pensare-esistere, poi c'è stato l'errore di definirsi "cosa pensante" (conclusione un po' avventata...) però il ragionamento è più raffinato di quel che si dice.
Per quanto riguarda la certezza dell'esistenza degli altri: trovo chiaro che non posso esserci solo io nel mondo, come qualcuno ha detto in precedenza questo forum è la prova stessa che non siamo soli, lasciamo una "domanda" e riceviamo una "risposta", di certo non siamo noi a darcela, e se fosse un contenuto inconscio che emerge da me stesso in questo universo-sogno? Allora, io sarei più di quel che sono, ci sarebbe comunque "qualcosa" che magari fa parte della mia natura ma è esterno alla mia coscienza (non conosco le risposte) e quindi comunque ci sarebbe l'altro, anche se fosse una sola cosa con me per la nostra natura.
Invece riguardo al dubbio dell'esistenza: vorrei dirvi questa visione spero originale, io non solo sono certo di esistere, ma sono anche sicuro che esiste il rosso, il giallo, il bianco, la paura, la gioia, l'amore, il freddo, il caldo, il dolore, i suoni, etc. Mentre dubito che esiste il mio corpo, un albero, il sistema solare, il tavolino, un centauro, un computer, una formica, etc. Ma le cose di cui dubito l'esistenza, non nel senso che non ci siano, ma che quello che vedo non è realmente quello che è, dubito dell'idea che io mi faccio di ciò che esiste, infatti sono comunque sicuro che esiste una "struttura" a cui io attribuisco una certa interpretazione ma l'interpretazione è vincolata dall'oggettività della "struttura".
Ora dimostro meglio la mia posizione: ci sono delle cose che si possono percepire e sono irriducibili, nel senso che un tavolo è fatto di una superficie piana, e 4 gambe, la superficie ha uno spessore che constatiamo essere impenetrabile a meno che non si rompe, ed è di colore marrone, insomma il "tavolo" è una cosa complessa che si riduce a un insieme di sensazioni (è inutile dire che una superficie è fatta di linee e queste di punti, infatti sarebbe un'astrazione teorica, non si riducono gli oggetti ai nostri schematismi teorici ma a sensazioni). Una sensazione irriducibile è come quelle di cui prima non dubitavo l'esistenza, infatti possiamo vedere nel sogno un centauro e dubitare che esista perché è una cosa complessa, ma non possiamo vedere il rosso in un sogno e dubitare che esista, infatti le "sensazioni irriducibili" sono come pennelli che fanno la realtà ma anche i sogni, chi ha mai sognato un colore che non ha mai visto da sveglio? Non sappiamo neanche immaginarlo. Ciò che percepiamo, nella sua irriducibilità, esiste come "pennello", per forza. Non possiamo vedere-sognare rosso, se il rosso non esiste, infatti è vero il contrario non siamo capaci di immaginare nulla a meno che non l'abbiamo visto, noi immaginiamo strutture, ma non i "pennelli" (nuovi colori, ultrasuoni, infrasuoni, odori che sentono solo gli animali... tutto questo ci è precluso), ma se solo avessimo la percezione di uno di questi nuovi pennelli siamo subito coscienti che esiste.
Parliamo ora della "struttura": ipotizziamo di essere in Matrix, è vero che la realtà virtuale è tutta un'illusione, ma non ci sono forse programmi che realmente esistono e mandano in funzione ciò che noi interpretiamo come realtà? Insomma è la "struttura" esistente di cui parlavo prima, posso dubitare che l'interpretazione sia più o meno corretta ma esiste la struttura reale alla quale la mia percezione-sogno-illusione deve corrispondere, la struttura è oggettiva, l'interpretazione è soggettiva. Un centauro in un sogno non esiste per come lo interpreto, ma esiste una struttura che è fatta da contenuti emotivi e mnemonici che riemergono in un certo modo perché il mio essere comunica simbolicamente all'io-cosciente, però non è illusione quel centauro è "qualcosa" di reale che si muove nel mio inconscio.
Potremmo anche considerare: perché è bello leggere libri di avventura, romanzi, gialli...? perché in un certo modo si vivono, non sono sogni, favole, ma sono di più, sapete che esiste la libro-terapia? (non ricordo l'esatto nome ma è una cosa seria)
E volendo prendere anche l'ipotesi estrema di un diavolo che crea questo sogno per illudermi, tale sogno sarebbe l'interpretazione che io vedo dei pensieri di quel diavolo che mi illude, non è illusione ma è la personalità ironica-diabolica di quel diavolo, che si manifesta nel modo che percepisco.
I temi: i computer hanno coscienza? e le riflessioni linguistiche di Benedetto credo richiedano discussioni a sè.
|