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Vecchio 23-01-2007, 14.20.58   #31
epicurus
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Riferimento: Scienza e verità

Aspettando che andrea discuta il brano trattato, rispondo ad argo

Citazione:
Originalmente inviato da Argo
Ciao Epicurus, riporto di seguito la definizione di scienza fornita dal De Mauro, per dirti cosa non mi convince
Non sono d' accordo: se la definizione fosse risolutiva, allora tutto ciò che presenta tali caratteristiche dovrebbe essere scienza.

Ma io non credo che le definizione debbano fornire condizioni necessarie rigide. Il nostro linguaggio è molto flessibile, quindi questo sarebbe implausibile, sopratutto con un concetto così corposo come quello di "scienza". (Forse non è neppure una condizione rigidamente sufficiente, ma mi sembra che si possa ugualmente considerarla come tale.)

Citazione:
Originalmente inviato da Argo
Secondo punto: non tutte le conoscenze scientifiche sono ordinate sistematicamente. Non lo sono le scoperte che aprono nuovi scenari inesplorati, e che per il momento sono solo dei ponti gettati nell' ignoto (ad esempio la materia e l'energia oscura). Certo, si aggiungono alle conoscenze precedenti, ma con esse non formano sistema, anzi potrebbero sconvolgere il sistema di conoscenze accumulato fino a quel momento.

L'intera disciplina è un copro di conoscenze ordinate sistematicamente. Certo, la disciplina è sempre in continua crescita, ed in ogni momento ci saranno delle frontiere delle nostre conoscenze che non sono ancora perfettamente sistematizzate e collegate al resto, ma poi le vecchie frontiere cesseranno di essere tali, e vi saranno altre nuove frontiere. Ma questo non credo che sia molto rilevante.

Citazione:
Originalmente inviato da Argo
Infine: specificare che le verità scientifiche sono obiettive mi pare tautologico. Qualsiasi verità, scientifica o meno, è oggettiva perché non dipende da cosa ne pensa chi spera di conoscerla. Non credi?


Non tutti la pensano come te. I primi sono i relativisti, quindi era bene specificarlo.

Citazione:
Originalmente inviato da Argo
Sono sostanzialmente d' accordo, la predizione viene in un secondo tempo. Però, bisogna ammettere che il sapere cosiddetto scientifico si rivela uno strumento prodigioso per prevedere certi fenomeni con buona approssimazione, e per conoscere il modo e i motivi per cui avverranno. Ciò non ha nulla di deterministico, perché ogni modello predittivo tiene conto degli imprevisti e delle variabili in gioco.

Certo che la scienza fa predizioni, questo sarebbe assurdo negarlo. Il fatto è che non fa solamente predizioni (o, detto altrimenti: lo Scopo della scienza non è la predizione).

Citazione:
Originalmente inviato da Argo
L' antropologia non è inferiore, e nemmeno la psicologia, la sociologia e la storia. Ma continuo a sostenere che nessuna di queste discipline è una scienza: se la fisica segue il metodo sperimentale, perché non possono seguirlo anche discipline non scientifiche? Se la scienza è sistematica e giunge a verità oggettive, perché non possono essere sistematici e affidabili anche gli studi umanistici? Perché le valutazioni estetiche su un brano musicale o su un testo scritto non possono essere oggettive e precise tanto quanto le verifiche di una teoria astronomica?

Come credo di aver precisato più sopra, io vedo la scienza come un approccio razionale ad una classe di fenomeni, quindi anche gli studi umani li considero come scienza. D'altro canto, è ormai luogo comune che nel significato di "scienza" sia implicato il fatto di essere una cosa garantita, affidabile, o almeno non inerente alla magia. In quest'accezione mi muovevo.
Se tu dici che le discipline umane sono ugualmente razionali, che aumentano ugualmente la nostra conoscenza, allora la pensiamo sostanzialmente nello stesso modo, e il disaccordo finisce per essere solamente linguistico.
epicurus is offline  
Vecchio 24-01-2007, 17.59.32   #32
Argo
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Riferimento: Scienza e verità

Tenacemente ancorato alle mie posizioni, rispondo alla risposta di Epicurus

Citazione:
Ma io non credo che le definizione debbano fornire condizioni necessarie rigide. Il nostro linguaggio è molto flessibile, quindi questo sarebbe implausibile, sopratutto con un concetto così corposo come quello di "scienza".

Le definizioni forse no, ma le risposte ai problemi filosofici sono un' altra cosa. Io non contesto la definizione di De Mauro, che per un vocabolario va più che bene, ma non la trovo adatta a rispondere al quesito proposto in partenza. Riformulo la domanda ampliandola: cos' è la scienza, e quali sono le caratteristiche che la rendono diversa da tutto ciò che scienza non è? Se nella realtà esiste quella cosa chiamata scienza, allora si dovrebbe poterla descrivere in modo da individuarla rispetto a tutto il resto. E la descrizione ideale dovrebbe essere compresa anche da un aborigeno australiano che di scienza non ha neanche mai sentito parlare. Per esplicitare il concetto di scienza è necessario chiarire le condizioni necessarie e sufficienti che rendono la scienza scienza, in modo da instaurare un' equivalenza perfetta tra definizione e definito. Devono essere necessarie per chiarire di cosa si tratta, e sufficienti per non confondere il definiendo con qualcos' altro. La definizione che hai proposto contiene le condizioni necessarie senza le quali la scienza non può dirsi tale, e infatti aiuta a cogliere molte delle sue caratteristiche; ma non sono sufficienti, perché le hanno molte altre cose che scienza non sono. Quindi, per cogliere l' essenza della scienza la definizione va modificata.

Citazione:
Citazione:
Originalmente inviato da Argo
Infine: specificare che le verità scientifiche sono obiettive mi pare tautologico. Qualsiasi verità, scientifica o meno, è oggettiva perché non dipende da cosa ne pensa chi spera di conoscerla. Non credi?



Non tutti la pensano come te. I primi sono i relativisti, quindi era bene specificarlo.

Idem come sopra. Il De Mauro fa bene a specificarlo perché molti lettori del vocabolario sono relativisti, ma nel dibattito che stiamo portando avanti continuo a considerare ridondante l' espressione 'verità oggettive' per quanto segue.
Ipotizziamo che non tutte le verità siano oggettive. Allora qualche verità è per forza soggettiva. Il che significa: il valore di verità di un' opinione o di un' interpretazione personale dipende in certi casi dal soggetto. Ma com' è possibile questo? Qualsiasi cosa pensi una persona, ciò che pensa sarà vero o falso a prescindere da chi lo pensa e dal fatto che lo pensa. Dunque la verità di un' affermazione non dipende mai da chi la afferma, o da quanto chi la afferma è convinto che sia vera. Non possono mai darsi verità soggettive, quindi tutte sono oggettive. Se sei relativista ti sfido a dimostrare il contrario

Citazione:
io vedo la scienza come un approccio razionale ad una classe di fenomeni, quindi anche gli studi umani li considero come scienza. D'altro canto, è ormai luogo comune che nel significato di "scienza" sia implicato il fatto di essere una cosa garantita, affidabile, o almeno non inerente alla magia. In quest'accezione mi muovevo.

Allora devi essere disposto ad accettare che la filosofia è una scienza, dal momento che fa della razionalità un vanto e si interessa a fenomeni naturali come la fisica, o non naturali come gli studi umani. Devi collocare la nascita della scienza nel 7°-6° secolo a.C. perché Talete è vissuto in quel periodo. E devi escludere dal novero dei filosofi tutti i pensatori che fanno cattivi ragionamenti, non garantiti né affidabili. Eppure anche loro, con le loro argomentazioni, hanno un approccio razionale nei confronti della realtà.
O forse consideri scienza un certo tipo di filosofia e non un' altra. Ma anche in questo caso la questione rimane aperta: che la scienza sia affidabile, precisa, sistematica, razionale e oggettiva non ci piove; ma è mai possibile che tutte le conoscenze precise, sistematiche, razionali e oggettive rientrino nella categoria scienza? O non è piuttosto la scienza a rientrare in una categoria più ampia di conoscenze accomunate da oggettività e affidabilità? E a queste domande se ne può allacciare un' altra fondamentale: tutte le conoscenze sono oggettive, razionali e affidabili oppure no?

ciao ciao
Argo is offline  
Vecchio 24-01-2007, 20.58.55   #33
spirito!libero
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Eccomi a voi. Scusandomi del ritardo, scriverò qualche riga prendendo a piene mani dal già citato testo “Imposture intellettuali” di Sokal Bricmont, testo che non può mancare, a mio parere, nelle librerie di chiunque disserti di epistemologia.

PARS I

Il problema epistemologico di descrivere e codificare la scienza ed il metodo scientifico è molto complesso. Volendo fare un paragone, potrei citare il paradosso di Zenone che non dimostra che nella realtà Achille non giungerà mai alla tartaruga (prova empirica), ma solamente che i concetti di movimento e di spazio non erano ancora ben compresi all’epoca. Per similitudine, potremmo dire che oggi utilizziamo correttamente la fisica ed il metodo scientifico senza comprendere fino in fondo, dal punto di vista epistemologico, come lo stiamo facendo.

Popper

E’ fondamentale analizzare il pensiero di Popper poiché su alcune tesi del filosofo si è venuta lentamente formando una deriva relativista, nel senso cognitivo, che è fortemente criticata dal mondo scientifico attivo e dei fisici in particolare.

Il punto nodale sta le tentativo di formalizzare il metodo scientifico. Tale tentativo è praticamente fallito per motivi che non sono strettamente pertinenti in questo contesto. Questo insuccesso epistemologico ha aperto le porte ad uno scetticismo, non solo irragionevole, ma del tutto privo di fondamenti filosofici.

Dobbiamo ricordarci, innanzitutto, che lo stesso Popper non era affatto un relativista, ma l’esatto contrario. Tuttavia le ambiguità e ingenuità di alcune parti del pensiero popperiano sono state causa della crisi dell’epistemologia contemporanea. Partiamo dal punto fondamentale della “logica della scoperta scientifica”: la falsificazione. Con questa nozione Popper intende stabilire un principio di demarcazione tra teorie scientifiche e non: per essere scientifica una teoria deve predire eventi che possano essere in linea di principio falsificati da risultati empirici. Notiamo, in questa tesi, due elementi fondamentali, il primo è che una scienza, secondo Popper, per essere chiamata tale deve essere necessariamente predittiva, il secondo è che solo attraverso l’osservazione del reale è possibile avere elementi certi per sapere se la teoria è “possibilmente” vera o certamente falsa. Se e solo se una teoria è potenzialmente falsificabile è possibile considerarla scientifica. La conseguenza immediata di una interpretazione radicale è che nessuna teoria scientifica potrà essere considerata vera dato che essa predice un numero di eventi infinito dei quali solo una piccolissima parte potrà essere verificato. Se interpretiamo “alla lettera” ed in maniera rigida questa linea teorica di demarcazione e se abbandoniamo del tutto la verificazione, nascono di conseguenza due ordini di problemi: il primo è che la scienza sarebbe paralizzata senza la verificazione, “pagando un prezzo troppo elevato” come dice Sokal, il secondo è che non si ottiene nulla, poiché la falsificazione è incerta tanto quanto la verificazione, come vedremo.

Vediamo dunque di ragionare partendo dalla falsificazione e considerandola in maniera radicale come legge per riconoscere vera o falsa una teoria scientifica: se una teoria viene sottoposta ad un numero ragionevole di esperimenti atti a confutarla e ne esce vincitrice, verrà ritenuta dalla comunità scientifica probabilmente vera, accordandole un elevato grado di verosimiglianza. Ma questo contraddice la logica popperiana stessa, che nega in qualunque caso la possibilità di qualsiasi tipo di “conferma” di una teoria !
Come ho mostrato dunque, anche con la falsificazione si ricade nel principio di induzione proprio del verificazionismo. Ne consegue che in questo modo ricadiamo sempre nell’annoso problema del principio di induzione. Ma se non vogliamo cadere nello scetticismo radicale di Hume (non possiamo sapere in alcun modo se il sole sorgerà domani, ne se facendo il passo successivo l’asfalto reggerà il nostro peso, ma c’è da chiedersi chi sulla terra realmente metterebbe in dubbio tali certezze), dobbiamo necessariamente ritenere plausibile, a precise condizioni, l’induzione, ovvero l’inferenza dall’osservato al non osservato, poiché tale inferenza mai potrà essere giustificata con alcuna logica deduttiva. Il problema dunque dell’idea radicale della falsificazione sta nella negazione totale di ogni verità scientifica, anche le previsioni più banali, come il sorgere del sole, non potranno essere prese come base per le proprie attività, dunque medici, ingegneri, fisici, dovrebbero rinunciare alle predizioni delle loro teorie scientifiche che poggiano sempre su una qualche forma di induzione. Che dire allora degli enormi successi evidenti delle teorie scientifiche ? Prendiamo quale esempio la teoria quantistica usando le parole del Prof. Ghirardi:

“la stragrande maggioranza delle più rilevanti innovazioni tecnologiche (nel bene e nel male) dei tempi recenti sono basate su effetti specificamente quantistici e nuovi incredibili sviluppi si stanno già delineando. Un elenco anche parziale risulterebbe interminabile; basterà menzionare l'energia atomica e nucleare, i semiconduttori e quindi tutta la moderna tecnologia dei calcolatori, i superconduttori e molti altri recenti ritrovati. I nostri orologi digitali, il computer con cui sto scrivendo questo testo, e tanti altri strumenti che tutti usiamo ogni giorno sono stati resi possibili solo dalla più profonda conoscenza del reale che è nata dall'elaborazione di questa splendida teoria. Come vedremo, siamo alla soglia di nuovi sbalorditivi sviluppi: per la prima volta utilizzando genuini effetti quantistici disponiamo di un metodo assolutamente inviolabile per inviare messaggi cifrati e sembra sia imminente la realizzazione di un sogno ipotizzato alcuni anni fa al premio Nobel R.P. Feynman, cioè la costruzione di computer quantomeccanici” (un’occhiata alle carte di Dio – G. Ghirardi introduzione)

Come è possibile negare che tali risultati siano una prova certa della veridicità degli specifici modelli della teoria quantistica che stanno alla base delle suddette innovazioni tecnologiche ?


continua....
spirito!libero is offline  
Vecchio 24-01-2007, 21.04.46   #34
spirito!libero
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PARS II

Come anticipato, analizziamo ora le difficoltà pratiche ed oggettive che incontra la falsificazione. Spiegherò, con le parole di Sokal, cosa intendevo nei post precedenti per “falsificazionismo ingenuo”. Per chi non volesse addentrarsi nel brano di Sokal qui sotto riportato, dato che occorrono conoscenze di fisica, seppur banali, posso riassumere dicendo che, in generale, la falsificazione incontra i medesimi problemi epistemologici della verificazione, difatti, secondo una lettura ingenua della falsificazione la meccanica newtoniana sarebbe stata falsificata dall’ anomalia riscontrata nell’ orbita di Mercurio ! E’ evidente che ciò è completamente falso.

“La falsificazione è molto più complicata di quanto sembri. Per apprezzare questo fatto, consideriamo l'esempio della meccanica newtoniana, intesa come combinazione di due leggi: la legge del moto, secondo cui la forza è uguale al prodotto della massa per l'accelerazione, e la legge di gravitazione universale, secondo cui la forza di attrazione tra due corpi è proporzionale al prodotto delle loro masse ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza che li separa. In che senso questa teoria è falsificabile? Di per se stessa, non predice molto; infatti, una grande varietà di moti è compatibile con le leggi della meccanica newtoniana e addirittura deducibile da queste, facendo le debite assunzioni riguardo alle masse dei diversi corpi celesti. Per esempio, la famosa deduzione di Newton delle leggi di Keplero sul moto dei pianeti, richiede alcune assunzioni aggiuntive, che sono logicamente indipendenti dalle leggi della meccanica newtoniana. Innanzitutto occorre che le masse dei pianeti siano piccole in rapporto alla massa del sole: questo implica che le mutue interazioni tra i pianeti possano essere trascurate, in prima approssimazione. Ma questa ipotesi, molto ragionevole, non è in alcun modo autoevidente: i pianeti potrebbero essere fatti di un materiale molto denso, nel qual caso le ipotesi aggiuntive cadrebbero.[..] inoltre, l'interpretazione di qualsiasi osservazione astronomica dipende da certe proposizioni teoriche, in particolare da ipotesi di ottica riguardanti il funzionamento dei telescopi e la propagazione della luce nello spazio. Lo stesso è vero, di fatto, per qualsiasi osservazione: per esempio, quando si “misura” una corrente elettrica, ciò che in realtà si vede è la posizione di una lancetta su un quadrante, il che, in accordo con la nostra teoria, viene interpretato come indicazione della presenza dell'intensità di una corrente. Ne consegue che le proposizioni scientifiche non possono essere falsificate ad una ad una, poiché, per dedurre da esse una qualsiasi proposizione empirica, è necessario fare numerose assunzioni aggiuntive, già solo sul funzionamento dei gli apparati di misura” (Imposture intellettuali – Sokal Bricmont)

Quine

Il brano conclusivo del paragrafo precedente, è in accordo con quanto sostiene Quine che è stato citato da Epicurus. Tuttavia anche in questo caso occorrono delle dovute precisazioni.

Innanzitutto lo stesso Quine ha rinnegato, previdentemente e saggiamente, la lettura radicale del passaggio citato, scrivendo nella prefazione dell’edizione inglese del 1980 del suo libro quanto segue:

“il contenuto empirico è condiviso e interi agglomerati di affermazioni scientifiche e non può essere, se non per aspetti marginali, distribuito fra di esse. In pratica, l'agglomerato rilevante non risulta mai essere intera scienza” (p. viii)

Venendo a ciò che Quine chiama “dogma empirista”, ossia che le proposizioni scientifiche possano essere sottoposte a verifica empirica singolarmente è del tutto ingenuo e lontano dalla “scienza sul campo”. I fisici sanno bene che nel momento in cui un esperimento contraddice le previsioni di una teoria, è opportuno interrogarsi su una molteplicità di fattori tra cui: il corretto funzionamento degli strumenti, eventuali errori umani nella conduzione dell’esperimento, eventuali errori metodologici, eventuali ipotesi supplementari non previamente e/o correttamente considerate che giustifichino l’accaduto, ecc… Solo in ultimo viene analizzata l’ipotesi dell’errore nella previsione teorica, ma quest’ultima ipotesi implica necessariamente che tutte le precedenti siano state analizzate e ritenute infondate, in altre parole, la teoria è falsificata/verificata se e solo se l’esperimento, per quanto possibile, è stato condotto correttamente. Dunque, ritornando a Quine, è la totalità delle singole proposizioni teoriche rilevanti ad essere sottoposta a controllo e verifica, controllando, per quanto possibile e ragionevole, ogni singola parte della teoria, strumenti compresi. Nessun addetto ai lavori, non può non sostenere che una teoria, per essere scientifica, deve essere in qualche modo controllata empiricamente, a meno di non voler accettare delle verità rivelate o a priori.

Un altro caposaldo del pensiero di Quine è la sottodeterminazione. Il problema di questa teoria è la sua astrattezza e generalità. Vediamo di fare un esempio concreto. Se accettassimo la sottodeterminazione radicale, dovremmo logicamente accettare che, in una inchiesta giudiziaria per omicidio, quali che siano i fatti accaduti e i dati raccolti, esisterà sempre lo stesso numero di sospettati dell’omicidio che si aveva all’inizio dell’indagine ! L’assurdità è palese, ma applicando alla lettera la teoria di Quine otterremmo questo, infatti, è sempre possibile, secondo Quine, inventare una storia o una formulazione ad hoc per far tornare i conti con i dati raccolti. Ma tutto ciò fa ricadere la sottodeterminazione nello scetticismo radicale di Hume che abbiamo considerato e scartato prima. Dunque asserire che, essendo il nostro numero di dati e osservazioni finito ed essendo le predizioni delle nostre teorie potenzialmente infinito non si possa in alcun modo passare da un numero potenzialmente finito di dati ad un numero infinito di asserzioni potenziali, porta allo scetticismo radicale ed è palesemente assurdo, come mostrato nell’esempio dell’indagine giuridica. Quale essere razionale oggi si sognerebbe di mettere in dubbio che la materia sia composta da atomi ? Tuttavia la sottodeterminazione di Quine ha senso logico quando i controlli e le verifiche non sono così sicuri e stringenti da far ritenere sufficientemente valida una teoria. In questo caso si applica correttamente la sottodeterminazione, sostenendo che, dal momento che un’altra futura teoria potrebbe essere quella giusta e poiché quella ipotizzata non è sufficientemente corroborata, a quest’ultima si assegna una probabilità molto bassa di essere vera. Proseguendo con l’analogia dell’indagine giudiziaria, saremmo nel caso in cui gli inquirenti hanno raccolto unicamente indizi sommari della colpevolezza del sig.x, senza avere prove sufficienti per l’incriminazione. E’ quindi possibile che il sig. x sia colpevole ma è necessario continuare l’indagine “a tutto campo” onde reperire ulteriori informazioni per capire con ragionevole certezza chi è realmente l’assassino.

In conclusione, la scienza è senza ombra di dubbio un’impresa razionale, ma di difficile codificazione metodologica ed epistemologica.

Saluti
Andrea
spirito!libero is offline  
Vecchio 27-01-2007, 11.58.49   #35
and1972rea
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Riferimento: Scienza e verità

Spirito libero scrive:
Il problema epistemologico di descrivere e codificare la scienza ed il metodo scientifico è molto complesso. Volendo fare un paragone, potrei citare il paradosso di Zenone che non dimostra che nella realtà Achille non giungerà mai alla tartaruga (prova empirica), ma solamente che i concetti di movimento e di spazio non erano ancora ben compresi all’epoca
***********

I concetti di spazio-tempo e movimento generano a mio avviso ancora adesso molti paradossi, ma quello di Zenone e’ stato fino ad oggi semplicemente glissato e mai risolto; nessuno puo’ a tutt’oggi dimostrare empiricamente che Achille riesca a raggiungere la tartaruga, per il semplice fatto che per fare cio’ Achille dovrebbe venire ad occupare la stessa dimensione spazio-temporale della tartaruga ed identificarsi completamente con essa in una unica “id-entita’” , concetto di “identita’” tutt’altro che scientificamente, logicamente e filosoficamente scontato.
Quindi Zenone dimostra logicamente qualche cosa che in “realta’” nessuno ha mai confutato.

Il vero problema da affrontare per la scienza non dovrebbe essere posto, per ora, sul piano del metodo, ancora non sappiamo cosa sia la scienza… chiediamoci “cosa” essa sia , prima di chiedereci “come” essa possa essere cio che e’.

SALUTI
and1972rea is offline  
Vecchio 27-01-2007, 20.56.03   #36
spirito!libero
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Riferimento: Scienza e verità

Scusami and1972, ma ho scritto un post un po’ più articolato rispetto alla risposta che hai dato. Non voglio portare la discussione OT, ma il paradosso di Zenone è risolto da tempo. Basta conoscere la teoria dei limiti e delle serie.

L’errore logico del paradosso di Zenone sta nel sottintendere, erroneamente, che la somma di un numero infinito di intervalli finiti, in questo caso di spazio, debba essere infinito !! Invece oggi sappiamo che la somma è finita e dunque, se parliamo di spazio, percorribile e superabile.

Citazione:
“I concetti di spazio-tempo e movimento generano a mio avviso ancora adesso molti paradossi”

Questo senza ombra di dubbio, soprattutto dopo relatività e quantistica.

Citazione:
“nessuno puo’ a tutt’oggi dimostrare empiricamente che Achille riesca a raggiungere la tartaruga”

A no ? o bella ! Forse non è possibile perché Achille è morto e sepolto, è questo che volevi dire ?

Citazione:
“per il semplice fatto che per fare cio’ Achille dovrebbe venire ad occupare la stessa dimensione spazio-temporale della tartaruga ed identificarsi completamente con essa”

Nel paradosso, “raggiungere” non viene inteso come occupare ad un certo momento l’esatto spazio che occupa la tartaruga ! si parlava del concetto di superare la “distanza” che separa due corpi.

Citazione:
“Il vero problema da affrontare per la scienza non dovrebbe essere posto, per ora, sul piano del metodo, ancora non sappiamo cosa sia la scienza… chiediamoci “cosa” essa sia , prima di chiedereci “come” essa possa essere cio che e’.”

Io credo che ci si debba interrogare sia sul metodo sia sulla natura della scienza.

Saluti
Andrea
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Vecchio 30-01-2007, 11.01.30   #37
La_viandante
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Perché le discussioni che mi interessano di più poi sul più bello inchiodano?????
Che peccato. Comunque trovo estremamente interessante questa provocazione di Sokal, e molto attuale, visti i continui attacchi alla scienza, come quello di voler affiancare a teorie scientifiche tesi religiose (vedere il recente tentativo di introdurre l‘insegnamento del creazionismo nelle scuole e togliere darwin). La pretesa di sindacare sul metodo scientifico e ridurlo a dogma o convenzione arbitrariamente scelta fra tante segna proprio il bisogno di relegare al relativismo spicciolo ogni scienza umana (comprese quelle che Odifreddi dice non si possono chiamare così … a proposito Weyl, perché non spieghi cosa volevi dire? Mi interessava la tua obiezione a Epicurus), così da poter elevare ad assoluta qualsiasi buffa teologia passi per la mente al maitre à penser del momento, o come si dice da noi, opinionista (ma che in realtà indica al lettore quali sono le opinioni che si deve fare ).
La_viandante is offline  
Vecchio 30-01-2007, 14.20.56   #38
Carlo Forin
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A me pare che la scienza ed il metodo scientifico siano fuori dal confronto e dall'irrisione di qualsiasi operazione di critica.
Altra cosa è lo scientismo che può paragonarsi con qualsiasi teismo, o -ismo. Ne parlo su www.tellus.it /telluserra con il tema ideologia. E' ideologia qualsiasi ragionamento sul mondo che nega la realtà dei fatti. Scientismo e teismo sono ideologie.
Carlo Forin is offline  
Vecchio 30-01-2007, 15.36.24   #39
spirito!libero
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Citazione:
"visti i continui attacchi alla scienza, come quello di voler affiancare a teorie scientifiche tesi religiose (vedere il recente tentativo di introdurre l‘insegnamento del creazionismo nelle scuole e togliere darwin)"


Esatto. Siamo in un momento pericoloso, soprattutto in Italia. Gli attuali vertici ecclesiastici, ai quali si affiancano i diversi teo-con sostenitori del creazionismo e altre amenità del genere come l'ID, stanno attaccando a 36O° il metodo scientifico e le verità scientifiche in genere. Io ho inquadrato questo tentativo in un contesto storico definibile come "neorestaurazionismo". Tutto fa presagire ad un ritorno dell'irrazionale, una rinascita della quasi defunta metafisica ai danni della fisica, un'ascesa della superstitio ai danni della ragione. Non per niente Giorello nel suo libro "Di nessuna Chiesa", ci esorta a "lottare" perchè gli attacchi al relativismo etico e al metodo scientifico minano alla base i fondamenti della razionalità e della scienza stessa, fondamenti che hanno portato l'umanità negli ultimi 3/400 anni alla conoscenza dell'universo. I teisti restauratori stanno tentando di dar corso ad una sorta di apocatastasi cognitiva, distruggendo cioè l'equilibrio razionale raggiunto per ristabilire un ordine teocratico di medioevale memoria.

Saluti
Andrea

Ultima modifica di spirito!libero : 30-01-2007 alle ore 15.50.05.
spirito!libero is offline  
Vecchio 30-01-2007, 16.18.15   #40
Carlo Forin
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Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
Esatto. Siamo in un momento pericoloso, soprattutto in Italia. Gli attuali vertici ecclesiastici, ai quali si affiancano i diversi teo-con sostenitori del creazionismo e altre amenità del genere come l'ID, stanno attaccando a 36O° il metodo scientifico e le verità scientifiche in genere. Io ho inquadrato questo tentativo in un contesto storico definibile come "neorestaurazionismo". Tutto fa presagire ad un ritorno dell'irrazionale, una rinascita della quasi defunta metafisica ai danni della fisica, un'ascesa della superstitio ai danni della ragione. Non per niente Giorello nel suo libro "Di nessuna Chiesa", ci esorta a "lottare" perchè gli attacchi al relativismo etico e al metodo scientifico minano alla base i fondamenti della razionalità e della scienza stessa, fondamenti che hanno portato l'umanità negli ultimi 3/400 anni alla conoscenza dell'universo. I teisti restauratori stanno tentando di dar corso ad una sorta di apocatastasi cognitiva, distruggendo cioè l'equilibrio razionale raggiunto per ristabilire un ordine teocratico di medioevale memoria.

Saluti
Andrea
Caro Andrea,
concordo con te: c'è dell'aria fetida in giro. Ma, citando Karol Magno: non abbiate paura! Non dobbiamo reagire esasperando i nostri timori. Non ricadremo nella non scienza. La fiducia nella razionalità è andata avanti ed i teologi si accontentano della ragionevolezza. La dea Ragione è stata elevata per scherzo, ma molti la prendono sul serio. Lo scientismo è Cariddi che si oppone a Scilla, il teismo. Bisogna procedere sereni. Non sarà facile sterzare il timone per guidarci nell'irrazionale. Il relativismo assoluto è un altro mostro dal quale guardarci. E questo è il vero mostro esistenziale che minaccia di trascinarci nell'abisso del non senso.
Carlo Forin is offline  

 



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