La Riflessione Indice
Islam e ragione
di Nomask Cesarscoin
per Riflessioni.it - gennaio 2006
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Capitolo 11 - Un Angelo accanto ad ogni Cervello
CAPITOLI |
10 La coscienza Controlla le Azioni |
Calunniare, bestemmiare, ridicolizzare, dare soprannomi offensivi, spesso sono considerati come aggressione fisica o omicidio. In molti casi i trasgressori verbali vengono puniti allo stesso modo di un malfattore. Qualche volta nel passato i custodi della legge strappano la lingua dalla radice per queste espressioni di pensiero. I cristiani ragionano allo stesso modo contro gli eretici del passato. L'omicida merita la morte, dicono nel medioevo. L'eretico uccide l'anima dell'ascoltatore. Perciò commette un peccato più grosso dell'omicidio e merita la morte fisica e l'inferno, se non si pente. E' la mentalità di quei tempi.
Il metodo dei musulmani è dunque come quello dei cristiani medioevali. E' come il metodo dei nemici personali di Maometto che, stufi o paurosi dei suoi pensieri e discorsi, cercano di catturarlo e distruggerlo. Maometto deve salvarsi con la fuga e l'esilio. I sistemi dei nemici di Isa (Gesù) sono uguali e lo mettono a tacere con la croce. I nemici di Gandhi e Luther King e le dittature di tutti i tempi si comportano allo stesso modo. L'unica reazione lecita, e spesso doverosa, contro la calunnia, la bestemmia, il ridicolo, gli insulti verbali, è la forza della semplice e chiara verità che svergogna i bugiardi nella loro cattiveria o superficialità.
A scuola un ragazzo prende a calci un compagno che lo insulta. L'insegnante lo rimprovera e il ragazzo si giustifica dicendo che reagisce alle offese verbali. L'insegnante risponde che la libertà di parola e di pensiero è un diritto internazionale inalienabile e la violenza fisica no. Inoltre egli viene a scuola per imparare ad esprimersi con la lingua e non con le zanne o le corna. Invece è tanto ignorante e brutale che usa adeguatamente solo i piedi.
Così insistere tanto sulla quantità di corpo da coprire per essere musulmano decente o imporre l'uso del colore blu, nero, bianco per simboleggiare il lutto continuo per i martiri, sono aberrazioni. Consigliarli come segni di tristezza e devozione è lecito. Ma pretenderlo è insano. Non è secondo lo spirito di Maometto o di un uomo saggio.
E' bellissima la motivazione per tenere la testa sempre coperta. E' segno di rispetto per gli angeli di Allah che abitano nei crani come la tartaruga sotto il suo scudo. E' un'idea stupenda. Il pensiero di ogni uomo è da meditare per quanto inverosimile possa sembrare. Un angelo accanto al cervello di ognuno in qualche modo influenza l'uscita delle idee che pertanto hanno tanta o poca verità e devono essere rispettate. Il musulmano parla mosso dal suo angelo o arcangelo. Ma l'angelo o l'arcangelo dell'altro uomo o donna cerca di dire anch'egli come può la sua opinione, usando il mezzo che ha, la lingua di chi l'ospita. Se poi l'edificio in cui abita non ubbidisce agli ordini angelici, l'angelo spacchi lui stesso il cranio e se ne vada in pace. L'uomo non osi sfrattare un angelo demolendogli la casa. Se non abbandona liberamente il cranio, si vede che si trova bene lì. Forse meglio che altrove.
La punizione coranica sembra o è crudele. La decapitazione per omicidio o tentato omicidio; la lapidazione a morte per adulterio, per falsa testimonianza o accusa di adulterio o per bestemmia; l'amputazione della mano destra per furto; la flagellazione anche fino alla morte per ubriachezza, suonano condanne tutte tremende e barbare alla mentalità di amnesty. Ma queste punizioni situate in un ambiente del 600 dopo Gesù completamente senza legge o retto da legge della giungla dove le dispute tribali si trascinano per generazioni con interminabili faide sanguinarie, la legge dell'Antico Testamento e del Corano dell'occhio per occhio e dente per dente o legge del taglione è un passo notevole di civiltà. E' meglio punire subito severamente un furto di un cammello, un adulterio o un assassinio e bloccare l'inizio di una faida che ne avrebbe uccisi centinaia. Inoltre malgrado questo atteggiamento, il Corano avverte parecchie volte di essere clementi e parchi nell'applicare questa legge del taglione e solo quando il caso viene provato senza possibilità di errore.
Certo anche in questa visione di clemenza ci sono molte arbitrarietà. Ma così sono tutti i sistemi legali. L'uso delle punizioni severe è un bel pretesto dei politici per eliminare gli oppositori. Nella civilissima e cristiana Europa la tortura le esecuzioni capitali nel passato non sono più miti di quelle dei musulmani. Ma qui è il punto. Nessuno può prendersi il lusso di condannare gli antenati. Vittime e carnefici sono ormai archiviati da Allah.
Però oggi ognuno deve prendersi la responsabilità davanti ad Allah, alla propria coscienza e alla società. Deve respingere la severa legge del taglione ed accogliere il progresso compiuto nel riconoscimento dei diritti umani. Un musulmano non può comportarsi oggi con quell'antico rigore, sorpassato intellettualmente per sempre. Non può applicare la legge del taglione in ossequio alla Bibbia o al Corano che la moda o la mentalità antica attribuisce a Dio o ad Allah.
Allah tramite Maometto opera unione e rispetto reciproco. Le tribù dell'ambiente di Maometto sono divise e nemiche fra loro. Allah vuole unire i cuori di quelle genti e renderli fratelli. Sono all'orlo del precipizio e Allah li salva. Ma dopo la morte di Maometto, si riaccendono gli antichi odi e le antiche gare di predominio sugli altri. Maometto unisce nella generosità e solidarietà.
Le ambizioni ed egoismi creano di nuovo divisioni ed inimicizie e distruggono satanicamente i veri valori islamici da dentro, come prevede Maometto. I musulmani intelligenti da sempre vedono che lo zelo sanguinario, nell'imporre la fedeltà islamica, provoca risentimenti e lotte. Allora rimettono ad Allah il giudizio sulla bontà o cattiveria del fedele. L'intolleranza reciproca suscita personalità che si combattono con vendetta selvaggia e fratricida. Uno accusa l'altro di satanismo e tutte le parti dimostrano nei fatti di essere diaboliche. Difatti si affrontano a danno dei più umili e semplici fedeli di Allah per la difesa dei quali dovrebbero invece dare la vita.
I massacri islamici dei primi secoli fino ad oggi rivelano l'aberrazione di volersi sostituire ad Allah in nome di Allah per fare giustizia. I capi sfruttano ancora il credo islamico e spingono alla ribellione e al martirio per eliminare gli "infedeli" musulmani e non musulmani e continuano a fare stragi di persone innocenti e ignoranti, fanatizzate in nome di Allah e del Corano e specialmente dalla paura della vendetta dei capi. Molti confezionano dottrine secondo la taglia delle necessità politiche e favoriscono un'adesione esteriore e superficiale ad Allah. Non si interessano della vera conversione. Inseguono l'utilità politica. Usano l'Islam come una facciata esteriore. Ne fanno una bandiera e divisa e la impongono addosso ai cittadini. Imitano tutte le dittature.
Le dittature illuminate, per dominare indisturbate e in pace senza troppo scosse e disordini civili, lasciano ad Allah il compito di distinguere chi è musulmano sincero e chi è satanico. Sanno dalla storia che affidare questo compito alle mani di un giudice umano scatena solo guerre civili. Molti forti musulmani trasformano l'islam in strumento per espandere il potere, per diventare favolosamente ricchi e per rendere schiavi e prigionieri fedeli e infedeli. Civiltà basate sulla tirannia e tortura sono i risultati delle conquiste islamiche come lo sono le glorie guerriere di tutti i forti.
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