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04-05-2002, 13.44.32 | #22 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Se hai la pazienza di leggerlo c’è uno scritto, (piuttosto corposo), a questo indirizzo http://www.geocities.com/dabpi/ekel01.html che riprende, ampliandolo il discorso sulle religioni che avevamo aperto nel vecchio forum.
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06-05-2002, 10.08.14 | #29 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Per Armonia……….. potremmo fare un club dei fans di Gibran Mi sa che sono in molti ad amarlo.
Per Alessandro riporto uno stralcio del tuo penultimo intervento. “Il recupero delle valenze primigenee, il ricollegarsi all'origine come istanza principale del genere umano, non va confuso col bisogno di credere proprio dell'atto di fede. L'esigenza di sacralizzare la propria vita nasce da un "limbo memoria" che tende alla spinta verso il trascendente, al superamento della propria finitudine.” Mi piacerebbe ritrovare quel “limbo di memoria” dentro di me. Come avrai visto da cio che scrivo, tendo a buttare giù l’immagine dell’uomo riducendolo, spesso, ad una ammasso di “memorie e di abitudini” del quale il “centro” stesso, (l’io sono), è spesso messo in dubbio. Tuttavia ascolto sempre con piacere ipotesi che non siano mere riproposizioni dei vari catechismi, soprattutto se, esposte con cognizione di causa. E’ ovvio che non puoi trasmettere il tuo “percepire” ma, hai proprietà di linguaggio per cui, tempo e voglia permettendo, mi piacerebbe sapere di più del tuo pezzo che hai scritto e che ho riportato sopra ed, in ultima analisi, della tua visione dell’uomo. HO messo, tempo e voglia permettendo perché, capisco che mantenere in vita una discussione asincrona come questa possa essere anche oneroso in termini di impegno e di fatica. |
07-05-2002, 18.23.44 | #30 |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 176
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Comunicare è relazionarsi e relazionarsi è riconoscere nell'altro. Ma riconoscere cosa? Il Dio che non siamo e potremmo essere? La propria finitudine? Il bagliore di umanità così impropriamente definito anima?
Martin Buber, eleva il tu all'ennesima potenza,al punto quasi da negare l'individualità che non si relaziona riconoscendo Dio nell'altro, ma non sottolinea un aspetto importantissimo: comunicare è espandere e condividere. Mi chiedi dell'uomo questo sconosciuto, ti rispondo che l'uomo è condivisione, solo ed esclusivamente in questo supremo atto possiamo ritrovare umanità. é difficile certo portare avanti discussioni frammentate, ma ogni occasione per espandere e condividere va sfruttata perchè quel pensiero- parola- azione diventi creativo. Se l'uomo sapesse usare gli strumenti che ha a disposizione, avrebbe una strada tutta in discesa. ale |