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27-01-2005, 10.23.30 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Buon giorno a voi…….
Intanto faccio un accenno ai contenuti per chi non sa nulla di questo libro: - E’ una sorta di guida o di istruzioni che vengono recitate ad una persona defunta per fare si che essa si diriga verso lo stato dell’illuminazione e non rinasca. Nell’attesa di altri apporti, ho sbirciato qui e la il libro in oggetto ed ho trovato un passo che me lo ha un po’ “squalificato” laddove si parla della rinascita e dell’ingresso all’utero. La tecnica che viene usata per scoraggiare questo “processo” che potrebbe attrarre l’anima del defunto, infatti, è di sottolineare gli effetti negativi della rinascita, evidenziando il dolore di rinascere come cane, o in un porcile o in un formicaio o in mezzo ai vermi. Questo passaggio mi ha ricordato tanto la tecnica che certi genitori usano nei confronti dei figli laddove il genitore ravvisa una situazione di potenziale pericolo per i figli stessi. Quello che succede è che, invece di passare ai figli la comprensione del perché un evento potrebbe essere pericoloso, viene passata la suggestione della paura, ma la suggestione della paura non libera ma castra ed incatena. Probabilmente da ragazzo ho rifiutato quel libro perché ho intuito queste “incoerenze” in esso, tuttavia rimango in attesa, con grande apertura, di altri pareri …… |
27-01-2005, 11.41.07 | #4 |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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Ti dirò... io non ho avvertito quanto affermi. A me è sembrato semplicemente una guida. Non so quante versioni ne esistano. Quella che ho acquistato io, è di Osho. La voce guida semplicemente dice di non prestare attenzione a determinati suoni e luci, ma di seguirne altri, se si vuole evitare di rinascere. Se proprio non si riesce, allora spiega come fare per "limitare i danni". Non può essere che tu lo abbia ascoltato con un pregiudizio? Grazie.
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27-01-2005, 13.28.01 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Citazione:
Quando lo lessi ero fortemente interessato a qualsiasi informazione che potesse aiutarmi nel mio “progresso spirituale” e non c’erano pregiudiziali ed anche ora, anche se ho una visione della spiritualità molto diversa, (quasi incompatibile col termine spiritualità), non sono chiuso alle idee ed ai pensieri che possono “allargare il mio orizzonte”. Oltre le “sbavature”, come quella che ho evidenziato, non nego la bontà di quel libro in se, ma continua a sfuggirmi il messaggio e, siccome se ne parla, come uno dei testi più significativi del buddismo tibetano ero curioso di leggere le impressioni di altri, per capire: - se è vero che non ho visto - e - cosa non ho visto. - Poi vabbeh nello specifico, l’incoerenza che nasce dal – spaventare per guidare verso l’illuminazione - per me ha una valenza negativa enorme, perché fa accendere tutti i miei campanelli di allarme (ma questo forse è fuori 3D). |
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28-01-2005, 18.37.44 | #6 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2004
Messaggi: 1,885
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Rispondo a Van Lag.
Hai detto:
"Sono io che non ero/sono sintonizzato con quellibro" Esatto. Ma accetti questa verità? Perchè,se accetti veramente questa verità,allora sei perfettamente sintonozzato su quel libro. "Chi è il più sapiente in tutta la Grecia?" "E' Socrate." "Perchè Socrate?" " Perchè solo lui sa di non sapere." Saluti. Kntsh Grdv. |
28-01-2005, 21.32.58 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Rispondo a Van Lag.
Citazione:
Kantaishi - se è vero che non ho visto, cosa non ho visto? - Ciao, VanLag che-farà-un-monumento-quando troverà-qualcuno-che-ha-la-pazienza-di-spiegare. |
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29-01-2005, 10.49.40 | #8 |
stella danzante
Data registrazione: 05-08-2004
Messaggi: 1,751
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x kantaishi
lo sai ke t leggo sempre con molto interesse non potresti spiegare quello ke intendi con sintonia col libro ke possa essere comprensibile anke a ki il libro nn lo ha mai letto? piacerebbe anke a me seguire questa discussione, o per lo meno capire d cosa state parlando |
29-01-2005, 13.13.55 | #9 | |
iscrizione annullata
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Citazione:
Rinpoche non è un nome, è un titolo! Ma ci cascano tutti quelli che non conoscono il buddhismo tibetano. Significa reincarnato. Nella società tibetana, prima dell'invasione cinese, era praticamente un titolo nobiliare oltre che spirituale. Il bardo, se ben ricordo, è esattamente quello che dice Mr. Bean. Una guida che si recita a chi sta morendo perchè non si incasini e non cada in reincarnazioni basse. Quello che è interessante sono le interpretazioni e lo studio e la pratica di tutta la vita che ti dovrebbero consentire di arrivare alla morte con la capacità di seguire le istruzioni del bardo. (Yam, se ho sbagliao qualcosa correggimi.) Di solito, a chi vuole conoscere il bardo, consiglio come lettura propedeutica un bel libro scritto da un lama tibetano proprio per gli occidentali. "Il libro tibetano del vivere e del morire" di Sogyal Rinpoche. Ed Astrolabio Ubaldini |
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29-01-2005, 13.47.24 | #10 |
iscrizione annullata
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Trovato in rete
Ho tenuto per ultimo (dato il tema, verrebbe da dire...) il Bardo
Thödol, genericamente ribattezzato in Occidente Libro tibetano dei morti. Per dirla in breve, si tratta di una specie di manuale d'istruzioni, con relative preghiere, versi ed esortazioni, destinato a chi sta per entrare nello stato intermedio della morte ma soprattutto a chi voglia essergli di sostegno in questa complessa e delicata fase di distacco dal corpo. Grazie alla scrupolosa osservazione dei morenti e ai resoconti di quanti tornarono da un'esperienza di “pre-morte”, i tibetani di molti secoli fa hanno potuto elaborare un dettagliata descrizione di tale processo, con tutte le tappe che la mente deve attraversare. Mentre nell'Occidente moderno l'idea della morte tende a essere rimossa, nel mondo tibetano costituisce invece una presenza che si riflette nella vita quotidiana. Per la legge dal karma: ogni azione condiziona questa vita e le successive; azioni virtuose ci permetteranno di reincarnarci in condizioni migliori; azioni negative, invece, porteranno con sé soltanto sofferenze. Ecco perché vita e morte sono tutt'uno, all'interno di un continuo sistema di trasformazioni. “Nascita e morte”, ha scritto Thich Nhat Hanh, “sono soltanto porte che oltrepassiamo, sacre soglie del nostro viaggio”. Su questi temi Sogyal Rinpoche ha costruito il suo straordinario Il libro tibetano del vivere e del morire, una lettura meno impegnativa del Bardo Thödol - che conta eccellenti edizioni in italiano (come quelle curate da Tucci, Robert A.F. Thurman, da Chögyam Trungpa con Francesca Fremantle, da Ugo Leonzio). Sogyal traduce in Occidente, e con la massima pienezza di significato, l'antica “competenza” tibetana in materia. Che, poi, discende dalla convinzione che nulla vive in eterno, tutto è transitorio, impermanente. E tutto ciò che muore rinascerà. A meno che non abbia finalmente raggiunto il nirvana Giuseppe Piacentino Giornalista e critico letterario, è appassionato di culture asiatiche. |