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14-01-2005, 15.13.46 | #23 | |
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Re: a difesa dei maestri...
Citazione:
Beh, atisha, Rodi ha ragione. Ci sono in giro tantissime persone che fanno i maestri e non sono capaci nemmeno di badare a se stessi, e non parlo di insegnanti di yoga, ma di persone che si propongono come Maestri! Visti con i miei occhietti personali, giuro. In compenso ho visto maestritudine in persone che rifiutano il ruolo di maestro. Rapporto complesso quello tra maestro e discepolo. Ancora di più di quello tra analista e paziente. Per Ste... educare vuol dire condurre fuori, non condurre per mano. |
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14-01-2005, 15.18.39 | #24 |
SiamoUniciPezzi di N.. :D
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E come lo 'conduci da' (una parte all'altra?)? Questo è l'intrinseco sapere di chi ha perso 5 anni in Sc. Formazione...., sarà pur servito ad addentrarsi tra i segreti delle Scienze dell'Educazione.., dovrei essere un Esperto dei Processi Formativi, ma tutto quello che fanno lì ahimé è passarti questi segretini e sottosignificati da cattedrati....
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14-01-2005, 19.33.12 | #25 | |
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Re: Re: a difesa dei maestri...
Citazione:
credo dipenda dal fatto che si vada a toccare una sfera più profonda... E come per la terapia, così per un percorso spirituale la base dovrebbe essere un inizio legato ad una esigenza interiore e non un intervento esterno troppo pressante. E più che nella terapia un 'maestro' dovrebbe avere rispetto per l'essere umano che si trova di fronte...proprio perchè si entra in una dinamica molto delicata. Che maestro è quello che, nel momento in cui il discepolo crolla e si trova impreparato di fronte a ciò che di lui stesso emerge, ne 'nega' il dolore e lo classifica alla stregua di una marionetta difettosa? Già altre volte abbiamo affrontato l'argomento e so perfettamente di far parte della minoranza che ritiene ogni essere umano degno di amore e rispetto. Perchè si manifesta questa mancanza di amore e di rispetto? Perchè tanti 'maestri', anche quelli in perfetta buona fede, non sono preparati e non hanno lavorato a sufficienza e con sufficiente sincerità ed autocritica su se stessi. Per cui nel momento in cui la crisi scoppia non fanno che mettere in moto un processo di negazione della crisi stessa...un po' come dire 'visto che non so affrontare l'argomento lo nego'. Se fossimo in un ambito di persone consapevoli ci sarebbe molta più prudenza nell'indicare una strada come universalmente valida. Ma lì credo entrino in ballo le debolezze dei presunti maestri e la loro incapacità di camminare se non con altri esseri umani che li elevino ad un ruolo 'superiore', entra in ballo il loro bisogno del discepolo. Questo è quanto mi è stato dato modo di osservare situazioni diverse tra loro, alcune incontrate casualmente, altre che hanno provocato l'incontro. Poi ognuno di noi nasce con caratteristiche diverse e crescendo dà pure una direzione a queste caratteristiche, dando priorità a situazioni che sente più congeniali per lui, o verso le quali ha semplicemente più interesse e curiosità. Ed è chiaro che questo è solo il punto di osservazione dal quale osservo io ciò che mi circonda ed in questo momento della mia vita. E forse è proprio questo modo di percorrere la strada in maniera non congrua e non completa che porta poi a quella insoddisfazione persistente di cui si parla nella domanda iniziale. Insoddisfazione, fastidio mal celato nei confronti di chi la pensa in maniera diversa da noi, intolleranza o anche esaltazione mistica. Quell'insoddisfazione dovrebbe far venire il dubbio che, forse, stiamo tenendo qualcosa celato dentro e lo sforzo che questo ci produce ci toglie l'energia necessaria per vivere in serenità. |
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14-01-2005, 20.47.53 | #26 |
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Non sono così sicura che i cattivi maestri siano in perfetta buonafede. Così come credo che non lo siano i cattivi analisti (campo in cui sono decisamente più competente!)
E sono certa che esistino buoni analisti e maestri veri. Il fatto che nel marasma del "supermercato" della spiritualità si incappi spesso nella fuffa non significa che esiste solo la fuffa. Ma incappare in un cattivo maestro e salvarsi è una grande scuola. Dolorosa ma grande. Anche io credo che un essere umano abbia diritto ad amore e rispetto, ma l'amore può prendere molte forme. Se un genitore dice di no a un figlio che fa i capricci non è perchè non lo ama. Nei no c'è spesso più amore che nei sì di comodo. Allo stesso modo un maestro può "sottrarsi" a un discepolo e lasciare che si rimetta in piedi da solo dopo che è caduto e farlo in piena consapevolezza. E fargli pure bene, anche se magari uno se ne rende conto solo a distanza. |
14-01-2005, 22.24.45 | #27 |
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E' vero c'è di tutto, sia in un settore che nell'altro.
Ogni opzione è possibile: il cattivo maestro in buona fede e quello in cattiva fede. Ed anche il maestro che ti sgancia per darti modo di crescere, anche se questo ti causa sofferenza, come un genitore che non aiuta il figlio ad alzarsi dopo una caduta altrimenti non imparerà mai da solo a farlo. Come anche un terapista che chiude il rapporto con un paziente perchè lo ritiene in grado di andare per la sua strada da solo. Però in questi ultimi casi io vedo l'amore ed il rispetto. Nel caso del cattivo maestro che sgancia una persona solo perchè non è in grado di seguirla o perchè il malessere che vede nel discepolo entra in risonanza con un suo malessere che non è in grado di gestire e che non ha voglia di affrontare non vedo vero amore e vero rispetto, nè verso l'allievo nè verso se stesso. Che potrebbe essere paragonato ad un genitore che non aiuta il figlio a rialzarsi per pigrizia. Mi riferivo a questo tipo di 'sganciamento', a quello vigliacco, non a quello costruttivo. E questo vale per qualsiasi attività e situazione di vita, ma il discorso poi si allarga troppo e faccio pausa... |
15-01-2005, 09.47.29 | #28 |
Sii cio' che Sei....
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Ken Wilber
Molte tradizioni passate e presenti, molti maestri realizzati passati e presenti, hanno fatto un’importante distinzione tra il mondo manifesto della forma, il mondo non-manifesto del vuoto, e poi della loro nondualità – l’unione di vuoto e forma. Penso che, nel parlare di spiritualità ieri, oggi e domani, dobbiamo fare molta attenzione a cercare un equilibrio tra queste tre dimensioni. Quindi, per esempio, Thomas Berry e Caleb Rosado, si riferivano, essenzialmente, soltanto al mondo delle forme. Entrambi hanno tralasciato l’esperienza del non-nato, o il puro vuoto prima del big bang. Se non c’è questo vuoto come fondamentale retroterra, allora si finisce per prendere in considerazione solo il mondo manifesto e il gioco delle forme limitate. Allora, l’idea di spiritualità consiste meramente nella salvezza delle forme limitate: “Non vogliamo che la terra sia distrutta”. D’accordo. Ma chi eri tu prima che la terra nascesse? Chi eri tu prima del big bang? Cos’è questo vuoto che non entra nella corrente del tempo? La spiritualità, la spiritualità integrale deve certamente includere una profonda realizzazione del non-nato, non-manifesto, senza tempo, senza spazio, insieme a un profondo rispetto per il mondo delle forme - nella sua totalità, sotto ogni aspetto: ecologico, personale, globale, ecc. La mia esperienza è che le persone tendono a scivolare dall’una o dall’altra parte. O si immergono in questa purezza trascendente che non si preoccupa della terra o di Gaia, o si identificano semplicemente con Gaia e dimenticano il non-nato. Quello che noi vogliamo è, naturalmente, tentare di includere entrambe le dimensioni. Questa è la mia breve analisi di alcuni di quegli aspetti fondamentali che includerei in un approccio integrale alla spiritualità.
http://www.rebirthing-milano.it/dal_libro9.htm |
15-01-2005, 11.58.11 | #30 | |
Sii cio' che Sei....
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Ottimo! Anche questo: http://www.rebirthing-milano.it/dal_libro2.htm |
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