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30-06-2002, 23.06.18 | #68 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-05-2002
Messaggi: 61
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Grazie Visechi per esserti fatto carico di un'esplicitazione che sarebbe toccata a me, sei un generoso.
Alle cose da te affermate aggiungerei un invito ad approfondire la figura di Paolo di Tarso, alias San Paolo, che dopo essere stato assassino e persecutore dei Cristiani è stato uno dei pilastri della Chiesa romana, promuovendosi latore della parola di quel Cristo, che, a differenza di Giacomo e degli apostoli, non aveva MAI conosciuto personalmente e di cui si impegnò a travisare il messaggio, unitamente ai Papi,agli imperatori e ai Concilii , che produssero quella grande opera di fantasia che sono i dogmi. Non a caso fu soprannominato Paolo il menzognero. Cito alcune considerazioni al riguardo: Chi era Paolo di Tarso? La tesi di R. H. Eisenman secondo cui Paolo di Tarso altro non sarebbe che l'Uomo di Menzogna di cui parlano i rotoli di Qumran, che si contrapponeva a Giacomo, Maestro di Giustizia della comunità essena del tempo di Gesù - notizia che ha un riscontro preciso nel loghion n.12 del Vangelo di Tomaso -, trova conferma in uno dei più antichi testi sacri gnostici: "L'Apocalisse di Pietro". Nell'Apocalisse di Pietro, infatti, si parla di Paolo di Tarso come dell'"Uomo della menzogna" negli stessi termini con cui ne parlano i rotoli qumranici. Questa è una circostanza che chiarisce in maniera definitiva la veridicità delle tesi di R. H. Eisenman, tanto avversate dalla critica cattolica, sulle figure del Maestro di Giustizia, cioè di Giacomo fratello di Gesù, e dell'Uomo della Menzogna, cioè di Paolo di Tarso, che, quindi, di fatto risulta essere semplicemente il capo di una frazione della comunità essena espulsa in quanto "eretica". L'importanza di questa scoperta è evidente perché permette di cercare la genesi del cattolicesimo in una setta scismatica del movimento esseno e permette di strappare il nebuloso velo mitico che fino ad oggi la ha avvolta. La presenza nell'Apocalisse di Pietro e in altri testi trovati a Nag Hammadi di indizi come questo, che indicano una grande conoscenza da parte dei principali esponenti delle comunità gnostiche della dinamica dei rapporti tra gli esseni di Giacomo e la setta scismatica di Paolo di Tarso e la presenza di riferimenti testuali precisi al Vangelo copto di Tomaso, rappresentano una evidente conferma delle radici essenzialmente essene delle comunità gnostiche di cui questi testi sono espressione. Il mantenimento della tradizione ereditata dagli esseni aveva per gli gnostici anche un fondamentale importanza politica: riportare, come fa il Vangelo di Tomaso (loghion n. 12), frasi con cui Gesù invita i suoi discepoli a tornare da Giacomo, cioè in seno alla comunità essena, era un modo per dare un forte fondamento teologico alla negazione del conferimento a Pietro o a qualsiasi altro apostolo o discepolo del compito speciale di "costruire" la nuova istituzione-Chiesa. Viene, quindi, negata la leggittimità di sette come la cosiddetta "setta degli apostolici" di Paolo di Tarso, tramite la pretesa "successione apostolica" dei suoi vescovi, di dotarsi di una gerarchia sacerdotale che si ponga come unica leggittima erede della missione di Gesù di guidare l'umanità verso la salvezza. Per chi senta il bisogno di approfondire l'argomento senza dover affrontare lo studio di migliaia di pagine suggerisco questo sito , molto ben fatto, sulla figura storica del Cristo: http://digilander.iol.it/capurromrc/cristo1.htm |