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25-01-2008, 08.27.02 | #42 |
Ospite
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Riferimento: I Miracoli... accadono
Originalmente inviato da freedom
Il miracolo sarebbe che tu comprendessi che ogni morte è unica e irripetibile. Come ogni nascita. E che la compassione varia al variare delle relazioni (anche non personali) intavolate col morituro. Ma non credo che per te la compassione sia la medesima: sono certo che è solo il tuo ego che la pensa così........ Comprendere,che gli uomini sono tante individualità, che questa individualità, è unica nel suo genere percui anche la sua morte, per un'altra individualità non è la stessa esperienza. Anche cosi per il nascituro egli ha un’esperienza diversa dall’altro se solo riesce ha ricordarsi cosa ha esperito nel momento del parto, anche la madre ha relazione diversa fra lori ogni nascita è singolare, uguali quanti figli lei ha ricevuto è un’esperienza diversa. Riguardo la compassione è certamente unica, ma varia da individualità a un'altra è qui si entra nella sfera intima della morale, che noi non possiamo permetterci di giudicare. Ringrazio per la risposta, spero di aver centrato quello che tu hai scritto è che ti sta ha cuore. |
25-01-2008, 09.26.32 | #43 | |
Ospite abituale
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Riferimento: I Miracoli... accadono
Citazione:
In questo post hai dato alle "cose" una cinquantina di nomi, cos'hai licenza di "nominare" senza oscurare la tua mente? |
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25-01-2008, 10.07.48 | #44 | |
Ospite abituale
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Riferimento: I Miracoli... accadono
Citazione:
Condivido, Freedom. E’ a dir poco increscioso non avvertire la differenza fra la sofferenza umana e quella di un pesce preso all’amo; se non la compassione, quantomeno il principio d’identificazione dovrebbe suggerire all’anima una certa simpatia nei confronti dell’umanità piagata. Suppongo sia più agevole identificarsi con un altro essere umano piuttosto che con un pesce che si dibatte nella rete. La compassione non è quanto emerge dalle nostre proiezioni, bensì ciò che è restituito in termini di sentimento dalla nostra capacità di identificarci con chi soffre, e veramente non credo ci si possa identificare con l’agonia di un pesce al medesimo modo di quanto si possa fare con quella di un essere umano… sarebbe davvero eccessivo e il sentimento stesso scolorerebbe in un’indefinita e anodina percezione trasfusa nell’apatia. In effetti, certe dichiarazioni offrono di sé proprio la sensazione dell’apatia, dell’indolenza e dell’inerzia. Ma immagino non sia così. Non credo nell’apatia e neppure nell’imperturbabilità di nessuno. Allora forse si tratta d’errata lettura del proprio animo, se non addirittura di finzione. Se d’errata decodifica dei segnali inviati dal profondo, si tratta, non v’è che un rimedio: il ripensamento radicale di se stessi. Viceversa, dovesse trattarsi di finzione – auspico solo letteraria, diversamente si cade nel delirio più cupo -, mi domando cui prodest, a chi serve e perché?L’apnea fra i marosi della vita cui Yam pare sia tanto affezionato, la pervasività di cui parla, altro non è che la sostanziale insensibilità che tutto trascina con sé nella più assoluta incoscienza, ed assomiglia tanto e troppo all’immersione distratta nella musica che pervade le orecchie, fino a giungere allo svaporare della melodia e delle note, del ritmo e del suono, non più uditi ma solo subiti, come un leit motiv canticchiato senza rendersene conto… se è questo lo stato di coscienza, signori miei, revisionate i vostri concetti… sono semplicemente errati. Compassione, caro Yam, è relazione, cioè si entra in rapporto con qualcosa che è al di fuori di sé, diversamente si parla più appropriatamente di auto-compassione, ma anche in quel caso è indispensabile che l’origine della compassione sia posta di fronte ai propri sensi ed occhi e osservata come un’alterità. UN qualcosa, dunque, che stà oltre, al di fuori dell’individuo, e, che in virtù della capacità umana di provare emozioni e sentimenti, per grazia della nostra innata e naturalissima inclinazione ad identificarci con il prossimo, è interiorizzata e fatta nostra. Così è che il patir altrui diventa il nostro soffrire, il dolore è condiviso, anche se ciascuno dei due che entrano in relazione patisce il suo intimo livello e la propria gradazione di dolore. La compassione è il filo d’Arianna teso fra due individui, che permette l’instaurarsi di un rapporto simpatetico fra persone e genera la simmetria emozionale che la natura tende ad infrangere. Il vocabolario etimologico fornisce questa definizione del termine… io ad esso m’attengo, non solo per una questione semantica, ma soprattutto perché il mio sentimento (non la mente, come machiavellicamente suggerisci tu) suggerisce che sia quella più corretta e coerente: “moto dell’animo che ci fa sentire dispiacere o dolore de’ mali altrui; quasi li soffrissimo noi”. Se poi qualche stramberia del Sol Levante volesse riformulare i canoni del linguaggio sulla scorta delle proprie convenienze filosofiche, nulla questio, si presenti il concetto che s’intende esprimere all’interno di un contesto semantico ben preciso, leggiamolo, proviamo a comprenderlo e vediamo cosa collima e cosa no. Ciao |
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25-01-2008, 12.45.51 | #45 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: I Miracoli... accadono
Citazione:
OK,ci provo lo stesso..avevo detto che non sapevo che dire sull'argomento,ma vedo fioccare definizioni e allora.. Compassione,ad esempio, è anche osservare l'altro soffrire senza tentare di lenire la ferita,o addirittura procurgli consapevolmente sofferenza se riteniamo che serva per fargli comprendere e superare un punto della propria vita. Perchè il dolore (non c'è solo quello fisico) può essere anche (anzi il più delle volte lo è) una lezione da comprendere (ma adesso non mi tirate fuori adesso l'immagine dei bambini affamati..è chiaro che lì ,a quel primo livello, l' intervento è altro..e che nessuno si tiri fuori,ci mancherebbe). Compassione non ha assolutamente a che fare col sentimento o l'emozione,nè con l'identificarsi col dolore altrui ma è andare al di là di ciò...dall'ego identificato con le nostre emozioni negative e all'attaccamento col corpo,verso un'oggettività che è Verità. Ma vedo che siamo fermi lì..all'ego..ed è per questo che non ci si comprende... |
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25-01-2008, 13.31.29 | #46 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: I Miracoli... accadono
Citazione:
Errore utile, amico mio...lo chiamava qualcuno. L'importante e' non essere indentificati con i nostri vari blah blah blah... |
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25-01-2008, 13.54.33 | #47 |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: I Miracoli... accadono
In oriente, dove il pensiero antropocentrico e la separazione del sacro dal profano non hanno mai preso piede, e dove gli animali sono per fortuna piu' rispettati che qui, compassione e' Karuna ed e' sostanzialmente sinonimo di Ananda (gioia cosmica). Sono caratteristiche dell'energia creatrice....che e' una sola.
E' una esperienza viva che si manifesta nei mistici di ogni tempo e luogo che percepiscono l'unita' di tutte le cose. Visechi espone un punto di vista filosofico che e' quello del Cristianesimo e in India del Vishisthadvaita e dello Dvaita (Ramanuja e Madhva). Personalmente non sono piu' interessato alla filosofia, anzi piano, piano me la sto proprio dimenticando tutta....per fortuna. Tenetevi la vostra insensibilita', sono solo pensieri su questo e quello che la ottundono, ma non e' un problema, la vita continua e continuera' sempre. Le notre ossa o ceneri presto saranno nuovo concime a questa stessa vita...in barba a tutti questi inutili pensieri. |
25-01-2008, 14.19.09 | #48 |
Ospite abituale
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Riferimento: I Miracoli... accadono
Salve e buon pomeriggio!
devo ammettere che in questi giorni ho una certa difficoltà a segure i "voli" che si svolgono nei vari 3d,sarà la stanchezza, ha ragione vera ...ma leggo...Senza fare questioni personali ma solo di umano buon senso: come si può affermare che la morte di un essere umano susciti la medesima compassione della morte di una lucertola? di freedom e visechi che condivide, sento dentro di me una "stonatura" c'è qualcosa che non quadra, poi intuisco| o credo di untuire cosa... è il bisogno di "provare" compassione e quindi evantualmente quantificarla perchè consideriamo la morte una "perdita" e invece non lo é, o non dovrebbe esserlo, o no? claudio] ps spero di essermi spiegato |
25-01-2008, 14.29.13 | #49 | |
Ospite abituale
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Riferimento: I Miracoli... accadono
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Dato che hai introdotto il potere voglio fare anch'io qualche riflessione. Il potere non è una realtà negativa in sé e per sé, la vita è potere distribuito a tutti ( persino alle molecole) in modi diversi, quindi potere , ha per me, una valenza positiva.... dire questo è quasi un truismo. C'è il potere politico e neanche questo è negativo di per sé...tutto sta a come quel potere lo si attua. Il potere politico dovrebbe essere un servizio...in questo caso il politico potente sarebbe il servo ed i cittadini i padroni o i fruitori di quel potere....ed anche questo è quasi un truismo. |
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25-01-2008, 15.45.22 | #50 | |
Ospite abituale
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Riferimento: I Miracoli... accadono
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L’inazione che tu introduci è cosa assai diversa dal concetto astruso espresso da Yam. Ci sia o meno l’azione conseguente alla visione della sofferenza altrui scaturigine della compassione (patire insieme), ciò non invalida minimamente il fatto che l’osservazione del fenomeno, polla sorgiva della commozione o compassione, sia necessariamente al di fuori di te. Ergo, sia l’evidenza logica che il sentimento si piegano, senza meno, in favore dell’alterità e non della con-fusione del fenomeno rispetto al contemplante. Ricavo da ciò che l’ulteriore replica di Yam sia completamente errata, anche se dovesse poggiare su argomentazioni attinte dal Vedanta. La tua successiva affermazione mi lascia basito. Se la genesi della compassione non fosse rinvenibile nelle emozioni o nel sentimento e in essi radicata, la compassione stessa si tradurrebbe inevitabilmente in un ascesso superfluo dell’animo umano, se non addirittura dannoso – sempre che vogliate ricondurre a questo locus il suo insorgere, diversamente il nostro si trasforma in un trattato filosofico poco interessante -. La compassione, ben diversamente da quanto hai voluto interpretare tu, è il trascendimento dei dettami del corpo e dell’ego, anche se certa psicologia riduzionista vorrebbe costringerla proprio entro il ristretto ambito istintuale e pulsionale… ma ritengo in me non poche riserve che ciò sia vero. Yam, forse preso da un impeto obnubilante, pretende che non vi sia alcuna separazione fra sacro e profano, scordando, evidentemente, che proprio il termine sacro richiama la separazione originaria fra cielo e terra, la cui radice etimologica è infissa proprio nel lessico indoeuropeo (guarda caso); più propriamente il sacro è il campo d’esclusiva pertinenza del sentimento religioso; mentre profano è il termine significante la violazione di questa sfera. La profanazione del sacro è appunto uno stupro ed una violenza. Ciò si attua quando si pretende la con-fusione fra l’ambito prettamente umano e quello riservato alla divinità, soprattutto quando si eleva a divinità il proprio Io. Ora non mi è dato comprendere se si sia trattato di un’obnubilante interpretazione o piuttosto si sia attinto da un’obnubilata concezione. La compassione trascende la filosofia ed il ragionamento, attenendo, invece, al sentimento; più correttamente, Yam avrebbe potuto scrivere che non è molto interessato al sentimento mentre si appassiona di filosofia… tutto ciò mi può star anche bene, ma sarebbe stato opportuno definire meglio l’ambito della discussione, nessuno dei due sarebbe incorso nel presente errore. |
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