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10-05-2007, 19.31.13 | #33 | |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
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Riferimento: il pinco pallo..
Citazione:
Infatti non si può uscire dalla mente usando la mente stessa. Qui, sono d’accordo: volerlo fare è impossibile. Nel volerlo tentare ci si trova in un pazzesco quanto frustrante giro vizioso. Dunque secondo te non esiste un "qualcosa" che può osservare la mente e i suoi processi che non sia la mente stessa. Prova ad immaginare almeno, lo so che è ozioso dirlo per chi non ne ha fatto esperienza, che ci sia una Sfondo Consapevole neutrale, impersonale, sul quale scorre, passa, ogni pensiero, oggetto mentale... qualsiasi, tutto, tutto, tutto... dal più grande al più sottile pensiero. Osservare… e basta. La mente appare in ogni sua forma. L’osservare testimonia ma non è mai coinvolto. I pensieri di Dio, io, materia, spirito, solo concetti, pensiero… l’Osservare non è questo. E' il noumeno non è il fenomeno. E’ solo lo sfondo. E’ lo Specchio-Coscienza sul quale appare la mente, il cielo sul quale appaiono e si muovono le nuvole-pensiero. Vanno e vengono, ma Esso rimane immutato, sempre. Questa è una delle più diffuse metafore che alludono alla ‘non mente’ Questo sfondo è preesistente al passaggio dell'oggetto mentale, non è toccato nemmeno dalla sua permanenza, dalla relazione che può avere questo con altri oggetti, nemmeno dall’assenza di questi. Se però essi non ci fossero noi non avremmo il senso dell’essere. Quindi è giusto che ci siano. Ma noi non siamo solo questi. Siamo essere e non essere simultaneamente, paradossalmente. Lo Sfondo è pura presenza, intangibile. Molti la chiamano Consapevolezza. Essa è il substrato della mente; la mente invece è l'insieme degli oggetti che su di Esso appaiono. Per cui è ovvio che non possono essere questi oggetti mentali che possono auto eliminarsi. E' necessario invece quel balzo quantico della Coscienza che ti fa riconoscere che la tua natura essenziale è quello sfondo immacolato. La nostra identità esteriore è l’insieme dell’identificazione che abbiamo con molti oggetti mentali che abbiamo aggregato. Questi grumi di pensieri organizzati la chiamiamo personalità. Ed i modi per 'realizzare' questo balzo ci sono... Il Principale per me è stata la meditazione. Sono espedienti che, pur partendo inizialmente come stimolo mentale, vengono poi bypassati... Ma insistere a parlarne senza l'esperienza diretta ci riporta sempre come giustamente affermate, dal vostro punto di vista, nel solito circolo vizioso. Bentornato Nexus, è sempre un piacere dialogare con te. Ultima modifica di Mirror : 10-05-2007 alle ore 21.03.25. |
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10-05-2007, 22.45.42 | #34 | ||||
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Data registrazione: 02-02-2003
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Riferimento: in pace con "dio"
Citazione:
Non c'è nulla da "afferrare"; c'è da fare "spazio" in noi ed il resto segue da sé, senza alcuno sforzo alcuna violenza.. Quel punto di speciale contatto "interiore" è D-IO, siamo noi, la nostra natura più profonda. Non è più un concetto è un sentire.. il concetto lo stroppia, lo gambizza, lo corrompe ! E' la medesima cosa che fanno -e non me ne si voglia!- alcuni musicisti "tecnicisti" che stroppiano il senso della musica sezionando i vari passaggi, credendo questo sia "capire" la musica.. sino ad un certo punto va bene, ma oltrepassato quello diviene autopsia, e l'autopsia si fa ai morti non ai vivi, tanto meno si potrà pensare di coglierne il senso della sonata nello sviscerarne i passaggi.. come dire che (nella pittura) renoir lo si resuscita su tela con un bel personal computer! Dov'è il sentire?! Imparare la tecnica non dona quella particolare capacità personale che è il talento. Ebbene.. il talento, la geniale creatività si "impara" anch'essa ma dall'ascolto in se stessi, non dall'analisi strutturale del "genius-symbol" E questo è fondamentale a mio avviso. Il "lavoro" -ammesso lo si possa ritenere tale- è, a mio avviso, di pulizia, non di indottrinamento da pensieri; Citazione:
E lo è, lì proprio lì nelle tue mani! Citazione:
E' questo a mio avviso l' 'errore'.. cercare di imbrigliare la Libertà, l'Amore, Dio, Tu [chiamalo come ti piace] in una "soluzione concettuale", in una lista di ingredienti per la torta.. ma non è una torta! l'essere non è la mente! L'essere non lo puoi imbrigliare perché dovresti imbrigliare tutto il conosciuto e lo sconosciuto per averlo nel tuo pugno [e comunque non sarebbe più l' essere mancando la sua stessa vita che non conosce secondo!], perché ciò che "senti" è Tutto! Se pensi alla corrente elettrica che passa (che è) incessantemente ovunque la cui forma apparente (di superficie) è ogni materia visibile ed invisibile hai una vaga idea di cosa significhi Interconnessione, Unità Inseparabile; ma tu la vuoi separare, perché per contemplarla dall'esterno -poiché sarebbe l'unico modo!- la devi separare perlomeno da te.. ed allora come mai potrai trovarla, se è proprio in quel folle tentativo che la vai a perdere??!! Dice ciò ch'io reputo una specie di koan: " La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano" * La comprensione mentale del perché sia impossibile imbrigliarla attraverso il concetto è dunque logica! La mente pensante "sa" di dover lasciare spazio, calcola il calcolabile, ti deposita alla porta d'ingresso dopo di che il viaggio è Tuo.. tutto tuo! Ma se vuoi un testimone concettuale fai scendere il Senza Tempo a livello del gioco del tempo e.. la cosa non è fattibile, però ci puoi andare Tu, se non hai pretese di dire "Sono stato, ho visto, adesso vi racconto..!" perché se mai restano tracce, restano senza un linguaggio adatto ad esprimerle perché la mente concettuale si basa sulla memoria e quindi sul Tempo! .. Citazione:
N.B: Dove inizia la religione ** muore Dio! [attenzione!] Buon Volo a Te, dolce amico! Gyta [..in cammino] *(Bayazid al-Bistami) ** o la filosofia Ultima modifica di gyta : 10-05-2007 alle ore 23.14.15. |
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14-05-2007, 00.23.50 | #35 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-10-2004
Messaggi: 1,774
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Riferimento: in pace con "dio"
Buona nottata...non è farina del mio sacco (magara!! ) può essere utile: Quando si vede con autentica saggezza il sorgere del mondo, non si
aderisce all'idea della non-esistenza del mondo. E quando si vede con autentica saggezza il cessare del mondo, non si aderisce all'idea dell'esistenza del mondo. Il mondo, in generale, è schiavo dell'attaccamento, di ruoli e preconcetti. Ma colui che non si coinvolge e resta libero da tali attaccamenti, da punti vista, opinioni dogmatiche e tendenze latenti, non resta invischiato in questa o quella identità prestabilita". Il Buddha, Samyutta Nikaya 12, 15 Imparare a pacificare la mente può essere molto difficile. Non è sempre facile trovare il modo di fermare la mente che va a caccia di oggetti, o scrollarsi di dosso un cruccio o un'ossessione. Come fare a calmarsi, e provare un senso di equilibrato benessere interiore? Possiamo invitare la mente a fare attenzione a se stessa, e renderla idonea alla riflessione saggia e alla comprensione intuitiva? Siamo capaci di contemplare quello che ci succede, le nostre debolezze, quali che siano, in termini di stati d'animo ed emozioni, e il modo giusto per guarirle? Abbiamo una qualche voce in capitolo rispetto ai nostri sentimenti di bisogno, angustia o gioia, o è qualcosa che ci capita e basta? La via della liberazione ha a che vedere con la libertà di vivere ciò che vorremmo vivere in termini di bontà, armonia e felicità. La libertà comincia con la libertà di scegliere il sentiero, che non è un obbligo. E' l'invito del Buddha: "Se vuoi venire, sei il benvenuto". Quindi fin dai suoi esordi il sentiero è fatto di offerte e possibilità. Questa libertà di scelta sta alla base della fiducia e dell'interesse. Dobbiamo sempre tenere presente che mettere in pratica un insegnamento comporta entrambi, per via della natura della mente. La mente non può funzionare come si deve in mancanza di libertà: il 'cuore' della mente (citta) non tollera ordini. Il problema è che spesso la nostra situazione è tale per cui la mente non è lasciata sgombra da occupazioni per un lasso di tempo apprezzabile: è sollecitata dalla stimolazione sensoriale e indotta da varie forme di pressione sociale a impegnarsi e a funzionare in certi modi. La mente viene afferrata e sbattuta da una cosa all'altra, da un suono a uno stato d'animo a una faccenda urgente da sbrigare. Per molti, la mente è qualcosa che viene attivato da forze e pressioni esterne, più che agire di sua spontanea volontà; una specie di pesce morto in lavatrice: può muoversi parecchio, ma ciò non significa che sia vivo. La mente può trovarsi in uno stato simile, agendo e reagendo in balia di circostanze che la dominano, per cui pensiamo che sia molto attiva quando in realtà non riusciamo a farla agire su stessa. Non riusciamo a indurla a una condizione di quiete, o a lasciar andare l'agitazione. Non possiamo, con la semplice forza di volontà, far nascere uno stato di benessere. E neppure capiamo bene il perché: la mente è troppo coinvolta per riconoscere in che cosa è coinvolta. Così come una persona rapita da una banda di pirati difficilmente saprebbe descriverli con precisione o dire da dove siano venuti, allo stesso modo una mente posseduta non riconosce il proprio assalitore. Magari c'è solo una vaga sensazione di tristezza o di fatica. In queste condizioni non siamo veramente padroni della nostra vita. Possiamo riflettere su come questo processo sia dipendente da forze esterne, quali il denaro o il lavoro; si può essere letteralmente posseduti dalla smania di portare avanti un certo progetto, dall'ansia di successo e la paura del fallimento. Se c'è un legame emotivo personale nei confronti delle forze mondane, la mente non potrà che restarne coinvolta. Da qui l'importanza mai troppo ribadita di imparare a ricordarci di quello che abbiamo già e saperlo apprezzare; la rinuncia, che è vivere con semplicità, allenta la presa del materialismo. Inoltre dobbiamo fare i conti con l'insicurezza del mondo, praticando con l'ansia che ci produce. Il mondo delle forze sociali ed economiche è al di là della nostra capacità di controllo. Dobbiamo vedere il suo sviluppo e la sua decadenza come qualcosa che essenzialmente non ci appartiene. Perfino questo corpo, il suo aspetto, il suo stato di salute e di vigore, sono cose su cui abbiamo poca voce in capitolo; entro certi limiti possiamo tenerlo in forma, ma la sua natura è di essere altrimenti. Il corpo decade, non lo si può evitare. Puoi cospargerlo di unguenti e profumi, ma il suo odore naturale trapela. La sua fame, la sua stanchezza, i suoi acciacchi, si fanno sentire. Notate quanta parte della nostra attenzione è investita nel mondo dei fenomeni, nel tentativo di renderlo confortevole e comodo per poi spazientirci e disperarci, spesso con conseguenze dolorose per noi stessi e per gli altri, quando si rifiuta di essere come piacerebbe a noi. Per prendere in mano la situazione occorre sapere che cosa è di nostra competenza, e prendere contatto con una realtà più fondamentale. Da dove cominciare? Da sempre, chi cerca la libertà interiore si rivolge alla mente, alla coscienza, al cuore o anima. Questi sono alcuni dei termini che vengono usati; però, finché permane l'ignoranza, abbiamo solo un'idea approssimativa di cosa sia, in concreto, il cuore, l'anima o la mente. Pensiamo in termini di 'cammino interiore', per cui immaginiamo che la mente sia qualcosa che sta 'dentro', magari dentro al nostro corpo, mentre tutto ciò che non è mente, e dunque di qualità inferiore o non spirituale, sia 'là fuori'. Quel modo di pensare ci offre indubbiamente una certa base per essere più consapevoli dei nostri processi emotivi e psicologici, ma ci porta a credere di essere un'entità indipendente da tutto il resto. Produce un'insicurezza di fondo riguardo a quale sia il rapporto fra la mente e tutto il resto da cui è separata. E l'effetto dualistico non finisce qui: se la mente sta dentro al corpo significa che è distinta dal corpo, se può osservare pensieri e sentimenti dev'essere separata da entrambi. E quindi: che ne facciamo di quello che sta dall'altra parte dello steccato? Vuol dire che non ci importa più? Così si cade nel solipsismo: non esiste altro che la mia mente, io sono qui dentro, tutto quello che sta fuori è solo un sogno. E' un punto di vista che porta alla dissociazione, o magari a un atteggiamento di condiscendenza nei confronti del mondo fenomenico che tinge l'esperienza con i toni del fastidio o dell'egocentrismo. E che dire degli altri? Se i nostri rapporti sono impostati in quel modo non ci sarà molta comprensione reciproca. Inoltre, immaginare che la mente sia 'dentro' rende il campo della meditazione molto angusto. Nel tentativo di isolarsi dall'esterno, la mente diventa letargica e inibita. A volte, il gesto di rivolgersi verso l'interno produce forti sentimenti di imbarazzo. E gli atteggiamenti che vi si associano possono essere vari: forse ci si sente in pericolo, o si sente il bisogno di mettersi in posa, come quando si viene additati in un gruppo di persone. Quindi l'imbarazzo è separativo, non fomenta la benevolenza o la fiducia, quindi rende difficile riconoscere le proprie debolezze. Quando la meditazione viene portata avanti in queste condizioni diventa difficile: la mente si rifiuta di aprirsi, si rifiuta di calmarsi. Il luogo dell'attenzione tranquilla non si trova in realtà né dentro né fuori. Si può rimanere fissati sia all'esterno sia all'interno. Se ci fissiamo sul piano esterno, il raggio dell'attenzione sarà incostante, e ci sentiremo in balìa di forze sociali, sensoriali o economiche. Concentrandoci su uno stato interno, le nostre intenzioni si distorcono nelle abituali forme di insicurezza quali la presunzione, il dubbio e la paura. Entrambi i difetti si associano a un'incapacità di stabilizzare e comprendere o entrare in empatia con l'esperienza. C'è un senso di separazione che desume l'esistenza di due realtà sostanziali. Allora la mente viene concepita come qualcosa di immateriale, e il corpo come materiale: sono diversi. Di più, la mente stessa ha due modalità separate, una razionale e una irrazionale, che non dialogano tra di loro. In ogni dicotomia, il risultato è che un aspetto cerca di dominare o controllare l'altro. La mente però non può sopprimere o controllare le sensazioni corporee, la malattia e la vecchiaia. La razionalità non può passare sotto silenzio l'angoscia, la solitudine o la passione; e senza felicità ci inaridiamo. La divisione produce inadeguatezza e conflitto. |
14-05-2007, 09.18.35 | #37 |
Ospite abituale
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Riferimento: in pace con "dio"
Per Maxim tutto è mente e niente esiste fuori della mente.
L’identificazione con la mente crea l’illusione che esiste solo l’IO. Il fuoco dell’EGO produce grandi distorsioni. Il primo passa per capire la mente è sapere che possiamo osservarla. Nel momento in cui cominciamo ad osservarla, si attiva un’intelligenza molto più grande della mente. Questa presenza che osserva è chiamata “testimone”. Non è facile spiegare che cosa significhi “Essere testimone”. Solo la pratica lo rivelare. Il testimone non si contrappone alla mente. La mente pensa, il testimone non pensa “VEDE.”. ( con occhi interiori). Il ruolo del testimone è vedere e capire “Ciò che è” Il testimone vede e trasmette “ciò che è” senza giudizio, senza resistenza. L’azione che nasce dalla comprensione profonda di “Ciò che è” crea la sua accettazione. Con questa silenziosa accettazione, arriva la tremenda energia nascosta nel presente, e in questa energia vi è abbondanza, pace, intelligenza e creatività. Questi sono i doni del testimone. Un abbraccio. SalvatoreR. |
14-05-2007, 11.34.13 | #38 | |
Perfettamente imperfetto
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Riferimento: in pace con "dio"
Citazione:
Quoto in pieno. Bisogna però scoprirlo e 'realizzarlo' quel Testimone neutro e silente (Sakshin), altrimenti si discute mentalmente di aria fritta, concettualità contrapposte senza fine. Un abbraccio |
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14-05-2007, 11.34.56 | #39 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: il pinco pallo..
Citazione:
In realta' questo e' uno stratagemma e funziona, tuttavia ha ragione Nexus perche' la Consapevolezza e' sempre la mente Non possiamo immaginare o peggio osservare qualcosa che non sia la mente, tutto e' mente. Cio' significa che Osservatore ed Osservato sono la medesima cosa, non vi e' separazione alcuna. Da dove scaturiscono le immagini testimoniate, cioe' il fenomenico? Cioe' i pensieri, gli alberi, i suoni, gli odori, le nuvole il cielo, il gatto, l'automobile, il forum? |
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14-05-2007, 11.40.44 | #40 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: in pace con "dio"
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Grande Salvatore. Gia' il Silenzio e/e' la pura Coscienza di Se'. Ultima modifica di Yam : 14-05-2007 alle ore 12.36.23. |
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