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20-04-2007, 10.05.15 | #62 |
Credente Bahá'í
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Riferimento: La Fede Bahà'ì
Il tema dell'unità
Il graduale accostamento della Fede Bahá'í alla società umana trova origine nell'enfasi che Bahá'u'lláh pone sull'unità. Infatti, se si dovessero caratterizzare i Suoi insegnamenti con una parola, essa sarebbe: unità. Nei Suoi scritti Bahá'u'lláh sottolinea l'importanza e la realtà dell'unità e dell'unicità. Prima di tutto, Dio è uno: anche tutte le grandi religioni sono una e rappresentano le risposte degli uomini alle rivelazioni della parola e della volontà di Dio per l'umanità tramite successivi Messaggeri che provengono dall'unico Dio. Questi presupposti sono alla base del concetto di unità negli insegnamenti bahá'í. Da questo concetto fondamentale di unità religiosa e divina emergono altri principi. Bahá'u'lláh insegna che tutti gli esseri umani, in quanto creature di Dio, sono un unico popolo. Le distinzioni di razza, nazionalità, classe o di origini etniche divengono effimere quando viste in questo contesto. Così come qualsiasi teoria di superiorità individuale, tribale, provinciale o nazionale viene scartata dalla Fede Bahá'í. Parlando per mezzo di Bahá'u'lláh, la voce di Dio proclama: "Non sapete voi perché vi creammo tutti dalla stessa polvere? Affinché nessuno esaltasse se stesso sull'altro: ponderate costantemente nei vostri cuori in qual modo foste creati. Poiché vi abbiamo creati tutti da una stessa sostanza, v'incombe d'essere appunto come un'anima sola, di camminare con gli stessi piedi, di mangiare con la stessa bocca e di dimorare sulla stessa terra, affinché dal vostro intimo essere, mercé il vostro operato e le vostre azioni, possano manifestarsi i segni dell'unicità e l'essenza della rinunzia". |
20-04-2007, 11.08.29 | #64 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La Fede Bahà'ì
Citazione:
Ma l'unicità è una cosa da imparare o una realtà..... essa è o noi dobbiamo crearla.......?? |
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20-04-2007, 11.20.31 | #65 |
Credente Bahá'í
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COSA INSEGNA BAHÁ'U'LLÁH SU DIO, RELIGIONE E NATURA UMANA
La venuta di nuovi Messaggeri di Dio rappresenta punti di svolta nella storia, poiché essi portano un impulso spirituale rinnovato, stimolano la trasformazione personale e il progresso sociale. La rivelazione di Bahá'u'lláh, con l'impulso spirituale che l'accompagna, riveste un significato particolare perché coincide con l'epoca della maturazione dell'umanità. Vi è un solo Dio, il Creatore dell'Universo. Nel corso della storia, Dio Si è rivelato all'umanità con una serie di Messaggeri divini, ognuno dei quali ha fondato una religione. Erano Messaggeri Abramo, Krishna, Zoroastro, Mosè, Buddha, Gesù e Maometto. Questa successione di Insegnanti divini riflette un unico e storico "Piano di Dio" per far conoscere all'umanità il suo Creatore e per coltivare le capacità morali, intellettuali e spirituali della razza umana con l'obbiettivo di preparare la strada ad una civiltà globale, unica e in costante progresso. La conoscenza della volontà di Dio per l'umanità dell'epoca moderna fu rivelata poco più di cento anni fa da Bahá'u'lláh, che è l'ultimo di questi Messaggeri Divini. È questa l'essenza dei Suoi insegnamenti su Dio, la religione e l'umanità. Spesso i bahá'í esprimono questa fede parlando semplicemente di unicità di Dio, unicità della religione e unicità del genere umano. L'unità è di gran lunga il tema più importante del credo bahá'í; in termini teologici si manifesta nella comprensione che l'unico Creatore ha un unico piano per l'intera umanità. Insieme a queste idee vi è il convincimento che la natura umana è fondamentalmente spirituale. Sebbene gli esseri umani esistano sulla terra con l'aspetto corporeo, l'identità essenziale di ogni persona è definita da un'anima eterna, razionale ed invisibile. "Sappi per certo che l'essenza di tutti i Profeti di Dio è una e la stessa ... "-- Bahá'u'lláh L'anima che dà vita al corpo, e distingue gli esseri umani dagli animali, cresce e si sviluppa soltanto attraverso la relazione dell'individuo con Dio, mediata dai Suoi Messaggeri. Tale relazione è rafforzata dalla preghiera, dalla conoscenza delle scritture rivelate da questi Insegnanti, dall'amore per Dio, dall'autodisciplina morale e dal servizio all'umanità. È questo processo che dà significato alla vita. Coltivare il lato spirituale della vita dà numerosi benefici. Prima di tutto l'individuo sviluppa via via quelle qualità innate che sono alla base della felicità umana e del progresso sociale quali: fede, coraggio, amore, compassione, fidatezza ed umiltà. Quando queste divengono sempre più evidenti, avanza anche la società nel suo insieme. Un altro effetto dello sviluppo spirituale è la sintonia con la volontà di Dio. Questo avvicinamento sempre crescente prepara l'individuo all'aldilà. L'anima, dopo la morte del corpo, continua a vivere affrontando un viaggio spirituale verso Dio lungo innumerevoli "mondi" o piani di esistenza. In termini tradizionali, il progresso compiuto in questo viaggio è paragonato al "paradiso", mentre se l'anima smette di crescere e rimane distante da Dio, sempre in termini tradizionali, sperimenta l'inferno". La venuta di nuovi Messaggeri di Dio rappresenta punti di svolta nella storia poiché portano un nuovo impulso spirituale, che stimola il rinnovamento personale e l'avanzamento sociale. La rivelazione di Bahá'u'lláh, e l'impulso spirituale che l'accompagna, riveste un significato particolare perché coincide con l'epoca della maturazione dell'umanità. Bahá'u'lláh insegna che l'umanità alla maturità, può raggiungere nuove realizzazioni. Imprese come la realizzazione della pace mondiale, il raggiungimento di una giustizia sociale universale e la promozione di un equilibrio armonioso fra tecnologia, sviluppo, valori umani e protezione dell'ambiente naturale, una volta considerate impossibili, sono adesso attuabili. |
20-04-2007, 13.56.57 | #66 | |
Credente Bahá'í
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Riferimento: La Fede Bahà'ì
Citazione:
Essa è fin dall'inizio, è stata, è e sarà. Non dobbiamo crearla, dobbiamo affermarla ed agire con essa. Siamo tutti della specie umana, perchè allora differenze razziali, come possiamo vivere l'unicità? Con l'unità! Essere uniti nelle nostre diversità porta all'unicità dell'umanità che è Unicità di Dio. Ciao |
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20-04-2007, 17.37.08 | #67 |
Credente Bahá'í
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Mi stò ponendo una domanda: Come essere un buon ricercatore?
LE SETTE VALLI e LE QUATTRO VALLI di Bahá’u’lláh @ Copyright 2001 Casa Editrice Bahá’í - Ariccia Titolo originale: The Seven Valleys and The Four Valleys per usare le parole di Shoghi Effendi: «Egli descrive i sette stadi che l’anima del ricercatore deve necessariamente attraversare prima di raggiungere lo scopo della sua esistenza». 1 - LA VALLE DELLA RICERCA Il destriero di questa Valle è la pazienza. Senza pazienza il viandante non arriverà in alcun luogo né raggiungerà alcuna mèta. Né dovrà egli mai scoraggiarsi: se pur dovesse lottare per centomila anni e non riuscisse a mirare la beltà dell’Amico, non dovrebbe attristarsi, poiché coloro che cercano la Ka‘bih del «per Noi» gioiscono in questa lieta novella: «Noi li guideremo per le Nostre vie». Nella loro ricerca, essi si sono generosamente posti a servire e cercano ad ogni momento di recarsi dal piano dell’ignavia al regno dell’esistenza. Nessun legame potrà trattenerli, nessun consiglio distoglierli. È dovere di questi servi di purificare il cuore – che è la fonte dei tesori divini – da ogni immagine, e di allontanarsi dalle imitazioni, che consistono nel seguire le orme degli antenati, e di chiudere sia la porta dell’amicizia sia quella dell’inimicizia di fronte a tutti gli uomini della terra. In questo viaggio il ricercatore raggiunge uno stadio nel quale vede tutte le cose create affaccendate alla ricerca dell’Amico. Quanti Giacobbe vedrà vagabondare in cerca del proprio Giuseppe! Vedrà tanti amanti affrettarsi alla ricerca del Benamato, constaterà un mondo di desiderosi in cerca del Desiderato. In ogni momento farà una scoperta, in ogni ora sarà conscio di un nuovo mistero, poiché il suo cuore s’è distaccato da entrambi i mondi dirigendosi verso la Ka‘bih del Benamato. Ad ogni passo un aiuto dal Regno Invisibile lo avvolgerà e l’ardore della sua ricerca aumenterà. Bisogna giudicare la ricerca secondo le norme del Majnún dell’Amore. Si narra che un giorno Majnún fu visto, tutto in lacrime, stacciare polvere. Alcuni gli dissero: «Che fai?». Egli rispose: «Cerco Laylí». Essi esclamarono: «Ahimè, povero te! Laylí è uno spirito puro e tu la cerchi nella polvere!». Egli disse: «La cerco ovunque, a che, forse, in qualche luogo possa trovarla!». Sì, sebbene possa esser vergognoso pel saggio cercare nella polvere il Signore dei Signori, pure quest’è la prova d’un ardore intenso nella ricerca. «Colui che cerca una cosa con zelo la troverà». Il vero ricercatore non cerca altro che giungere alla mèta e l’amante non desidera altro che unirsi all’amata. Ma il ricercatore potrà giungere alla mèta solo a patto che sacrifichi tutto, cioè a dire tutto ciò che ha visto, e udito, e capito, tutto dovrà annullare per poter entrare nel regno dell’anima che è la Città dell’Unico Oggetto. C’è bisogno di sforzo se vogliamo cercare Lui, è necessario l’ardore, se vogliamo gustare il miele dell’unione con Lui, e se gusteremo di questa coppa dimenticheremo un intero mondo. In questo viaggio il viandante soggiornerà in ogni paese e dimorerà in ogni regione. In ogni viso cercherà la beltà dell’Amico, in ogni paese cercherà il Benamato. S’unirà a ogni compagnia e cercherà comunione con ogni anima, pensando se per caso in qualche mente possa scoprire il segreto dell’Amico o in qualche viso contemplare la beltà dell’Amato. E se, con l’aiuto di Dio, troverà in questo viaggio una traccia dell’invisibile Amico e aspirerà dal Messaggero dell’Unità la fragranza del perduto Giuseppe, passerà immediatamente ne LA VALLE DELL’AMORE Alla prossima la 2° Valle |
21-04-2007, 09.59.23 | #68 |
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Mi stò ponendo una domanda: Come essere un buon ricercatore?
LE SETTE VALLI e LE QUATTRO VALLI di Bahá’u’lláh @ Copyright 2001 Casa Editrice Bahá’í - Ariccia Titolo originale: The Seven Valleys and The Four Valleys per usare le parole di Shoghi Effendi: «Egli descrive i sette stadi che l’anima del ricercatore deve necessariamente attraversare prima di raggiungere lo scopo della sua esistenza». 2 - LA VALLE DELL’AMORE e sarà liquefatto dal fuoco dell’amore. In questa città s’erge sublime il cielo dell’estasi, e il sole del desiderio, che illumina il mondo, brilla, e il fuoco dell’amore divampa. E quando divampa, il fuoco d’amore riduce in cenere la messe della ragione. Adesso il viandante è inconscio di se stesso e degli altri. Non conosce né ignoranza né scienza, né dubbio né certezza, non sa distinguere fra l’alba che guida e la sera dell’errore. Rifugge tanto la miscredenza quanto la fede e il veleno mortale gli è gradito. Epperciò ‘A....ár disse: L’empietà all’empio, al credente la fede, ma pel cuore di ‘A....ár basti un atomo di dolorosa passione per Te! Il destriero di questa valle è la sofferenza e, se non vi sarà il soffrire, questo viaggio non avrà mai fine. In questo stadio l’amante non vede altra immagine che quella dell’Amato, non cerca altro rifugio che quello dell’Amico. Ad ogni istante offrirà cento vite sul sentiero dell’Amato, ad ogni passo getterà mille teste ai piedi dell’Amico. Fratello Mio! Fino a quando non entrerai nell’Egitto dell’Amore, non potrai mai giungere al Giuseppe della Beltà dell’Amico, e fino a che, come Giacobbe, non trascurerai l’occhio esteriore, non dischiuderai mai l’occhio del tuo essere interiore, e fino a che non arderai del fuoco dell’amore, non potrai mai entrare in comunione con l’Amante del Desio. Un amante non teme e nessun male può accadergli: lo vedi frigido nel fuoco e arido nel mare. Segno dell’amante è che lo vedi freddo nel fuoco d’inferno, segno del saggio è che lo vedi arido nel mare! L’amore non accetta l’esistenza né desidera la vita: cerca la vita nella morte e nella vergogna cerca la gloria. Per meritare la follia dell’amore l’uomo deve abbondar di saggezza e ci vogliono molte teste per meritare il laccio dell’Amico! Benedetto il collo preso nel Suo laccio, felice la testa caduta nella polvere sul sentiero del Suo amore! Epperciò, o amico, divieni estraneo a te stesso, acciocché tu possa trovare l’Incomparabile, staccati da questa terra mortale, acciocché tu possa trovare dimora nel nido divino. Sii un niente, se vuoi attizzare il fuoco dell’esistenza e renderti atto al sentiero dell’amore. L’amore non accetta un’anima vivente, il falco non preda un topo morto! L’amore pone un mondo in fiamme ad ogni istante e fa deserto ogni paese dove porta il suo vessillo. L’essere non esiste nel suo regno, gli intelligenti non valgon nulla entro il suo reame. Il leviathan dell’amore inghiotte il maestro della ragione e preda il genio della scienza. Beve i sette mari, ma la sua sete non è ancora estinta e dice: «c’è dell’altro?». Esso rifugge da se stesso e si stacca da tutto sulla terra. L’amore è estraneo alla terra e al cielo in esso vi sono settantadue pazzie. Esso ha legato miriadi di vittime al suo laccio e ferito migliaia d’uomini saggi con la sua saetta. Sappi che ogni rossore nel mondo viene dalla sua collera e ogni pallore sulle guance degli uomini viene dal suo veleno. Non offre alcun rimedio tranne la morte e non cammina che nella valle dell’annientamento. Eppure più dolce del miele è il suo veleno al palato dell’amante e agli occhi del cercatore il suo nulla è più affascinante di centomila eternità. Pertanto i veli dell’io diabolico debbono essere bruciati dal fuoco dell’amore affinché lo spirito, purificato e reso sottile, possa percepire il rango del Signore della Manifestazione. Accendi un fuoco d’amore e con esso brucia gli esseri tutti, indi alza il piede e ponilo nella via degli amanti. E se, con le confermazioni del Creatore, l’amante sfugge sano e salvo agli artigli del falco dell’amore, entrerà ne LA VALLE DELLA GNOSI Alla prossima la 3° Valle |
22-04-2007, 20.30.47 | #69 |
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LE SETTE VALLI e LE QUATTRO VALLI di Bahá’u’lláh @ Copyright 2001 Casa Editrice Bahá’í - Ariccia Titolo originale: The Seven Valleys and The Four Valleys per usare le parole di Shoghi Effendi: «Egli descrive i sette stadi che l’anima del ricercatore deve necessariamente attraversare prima di raggiungere lo scopo della sua esistenza». 3 - LA VALLE DELLA GNOSI e uscirà da ogni dubbio per entrare nella certezza, e abbandonerà le tenebre del traviamento della passione per la luminosa guida del timor di Dio. Gli occhi interiori gli si schiuderanno e sarà in intima comunione col suo Amato, spalancherà le porte della verità e della pietà e sbarrerà le porte delle vane fantasie. In questo stadio egli è pago del decreto di Dio, e vede nella guerra la pace, e scopre nella morte i segreti della vita eterna. Con gli occhi del corpo e dello spirito scorge i misteri della resurrezione nei regni della creazione e nelle anime degli uomini e con cuore spirituale diviene consapevole della divina saggezza nelle infinite Manifestazioni di Dio. Nell’oceano vede la goccia, nella goccia scorge i segreti del mare. Spacca il cuore dell’atomo e dentro vi troverai un sole! In questa Valle il viandante dotato di vista assoluta non vede contrasti e differenze nell’opera modellatrice dell’Unico Vero e dice ad ogni istante: «E non puoi scorgere nella creazione del Misericordioso ineguaglianza alcuna. Volgi in alto la vista: vedi tu fenditure?» Vede la giustizia nell’ingiustizia e nella giustizia la grazia di Dio. Nell’ignoranza trova celato molto sapere e nel sapere una miriade di saggezze palesi. Spezza i ceppi del corpo e delle passioni e prende dimestichezza con la gente del Regno immortale. Ascende le scale dell’intima verità e s’affretta verso il cielo del significato recondito. Naviga sull’arca di «Mostreremo loro i Segni Nostri sugli orizzonti del mondo e fra di essi» e viaggia sul mare di «finché non sia chiaro per loro che esso (questo Libro) è la Verità». Se s’imbatterà in un’ingiustizia avrà sopportazione e se sarà affrontato dall’ira manifesterà amore. Si narra di un innamorato che si struggeva l’anima da lunghi anni per la separazione dalla sua amata e s’era consumato al fuoco della lontananza. Per l’eccesso d’amore il suo cuore aveva perso ogni pazienza e il suo corpo aveva preso in odio lo spirito. Considerava la vita senza di lei una beffa e aveva il mondo intero in gran dispetto. Oh, quanti giorni non aveva trovato pace nell’ardente desiderio di lei, oh, quante notti il soffrir per lei non gli aveva concesso riposo! Il suo corpo era ridotto, per debolezza, a un sospiro e la ferita del suo cuore era un grido di dolore. Avrebbe donato mille esistenze per gustare un sorso della coppa della sua presenza, ma a nulla valeva. I medici non sapevano come curarlo e gli amici schivavano la sua compagnia. Sì, ché i medici non hanno medicine per l’ammalato d’amore, a meno che il favore dell’amata non lo salvi! L’albero della sua brama produsse alfine il frutto della disperazione e il fuoco della sua speranza cadde in cenere. Una notte, sentendo di non poter più vivere, uscì di casa dirigendosi verso il mercato. A un tratto una guardia notturna cominciò a seguirlo. Egli allora si mise a correre con la guardia alle calcagna. Presto altre guardie sopraggiunsero ostruendo ogni via di scampo al giovane sfinito. E il misero piangeva di cuore e correva qua e là dicendo: «Certamente questa guardia è ‘Azrá’íl, il mio angelo della morte, che m’incalza così d’appresso, oppure è un tiranno di questa terra che odia i servi di Dio». Così quel sanguinante per lo strale d’amore correva col piede e col cuore gemeva. Giunto presso il muro d’un giardino, con indicibili sofferenze lo scalò, perché era veramente alto, e, dimentico della vita, si gettò nel giardino sottostante. E là vide la sua amata con in mano una lampada in cerca di un anello che aveva smarrito. Quando l’amante dal cuore conquistato ebbe posato lo sguardo sul suo incantevole amore, tirò un gran sospiro e levò le mani in atto di preghiera esclamando: «O Dio! Concedi gloria, ricchezza e lunga vita alla guardia. Poiché la guardia era Gabriele, che guidò questo debole essere, o era I..ráfíl, che portò vita a questo misero!». Certamente le sue parole erano veritiere, perché s’è visto quanta giustizia latente v’era nell’apparente tirannia della guardia e quanta misericordia era celata al di là dei veli. Con un atto di collera la guardia aveva guidato colui che si trovava assetato nel deserto dell’amore al mare della sua diletta e aveva illuminato la tenebrosa notte della separazione con la luce dell’incontro. Aveva condotto colui ch’era lontano al giardino della vicinanza e guidato un’anima inferma verso il medico del cuore. Orbene, se l’innamorato avesse potuto vedere la fine, avrebbe benedetto la guardia fin dall’inizio, pregando per lui, e avrebbe visto quella tirannia esser giustizia, ma siccome la fine gli era nascosta, al principio si lamentò e gemette. Eppure coloro che viaggiano per la terra fiorita della gnosi, poiché vedono la fine nel principio, vedono la pace nella guerra e l’amicizia nella collera. Tale è la condizione dei viandanti di questa Valle, ma il popolo delle Valli superiori vede la fine e il principio come un’unica cosa. Anzi non vede né principio né fine e non contempla né «primo» né «ultimo». Anzi gli abitanti della città immortale, che dimorano nei verdeggianti giardini, non vedono nemmeno né «primo» né «ultimo», rifuggono da tutto ciò che è primo e respingono tutto ciò che è ultimo. Poiché hanno sorpassato i mondi dei nomi e sono fuggiti al di là dei mondi degli attributi, veloci come il baleno. Così è detto: «La perfezione dell’affermazione dell’Uno è l’esclusione da esso di tutti gli attributi». Ed essi hanno fissato la loro dimora all’ombra dell’Essenza. Epperciò, acconciamente Khájih ‘Abdu’lláh – possa Iddio, l’Altissimo, santificare il suo amato spirito – fece un’analisi acuta e proferì eloquenti parole sul significato della frase «Guidaci per la retta via», così: «Mostraci la diritta via, cioè onoraci dell’amore per la Tua Essenza, così che possiamo liberarci dal volgerci verso noi stessi e verso chicchessia tranne Te, e possiamo diventare tutti presi di Te, e conoscere solo Te, e vedere solo Te, e non pensare ad altri che a Te». Anzi costoro s’innalzano financo al di sopra di questo stadio. Epperciò è stato detto: L’amore è un velo fra l’amante e l’Amato, più di questo non m’è permesso dire. In quest’ora l’alba della gnosi è sorta e le lampade dei mistici viandanti sono spente. L’immaginazione di Mosè, con tutta la Sua forza e la Sua luce, fu velata da Lui. Tu non volar senz’ali. Se sei uomo pienamente conscio del mistero innalzati sulle ali della spirituale potenza delle Anime Sante, acciocché tu possa contemplare i misteri dell’Amico e giungere alle luci del Benamato. «In verità noi siamo di Dio ed a Lui ritorniamo». Dopo aver attraversato la Valle della gnosi, che è l’ultimo stadio delle limitazioni, il viandante giunge al primo stadio della UNITA' Alla prossima la 4° Valle |
23-04-2007, 11.08.46 | #70 |
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LE SETTE VALLI e LE QUATTRO VALLI di Bahá’u’lláh @ Copyright 2001 Casa Editrice Bahá’í - Ariccia Titolo originale: The Seven Valleys and The Four Valleys per usare le parole di Shoghi Effendi: «Egli descrive i sette stadi che l’anima del ricercatore deve necessariamente attraversare prima di raggiungere lo scopo della sua esistenza». 4 - UNITÀ e beve alla coppa dell’Assoluto, e mira le manifestazioni dell’Unicità. In questo stadio egli squarcia i veli della molteplicità, rifugge i mondi della carne e ascende al cielo della Singolarità. Con orecchio divino egli ode e con occhio trascendente contempla i misteri della divina creazione. S’inoltra nel Santuario dell’Amico e condivide, da intimo, il Padiglione dell’Amato. Protende la mano della Realtà dalla manica dell’Assoluto e rivela i segreti della Potenza. Non vede in se stesso né nome né fama né rango, bensì descrive se stesso lodando Iddio. Nota nel proprio nome il nome di Dio, per lui «tutte le canzoni vengono dal Re» e ogni melodia viene da Lui. Si asside sul trono del versetto «Dì, tutto viene da Dio» e prende riposo sul tappeto delle sacre parole «Non c’è aiuto né forza se non in Dio». Osserva tutte le cose con l’occhio dell’unificazione e vede i raggi luminosi del sole divino risplendere dall’alba dell’Essenza ugualmente su tutte le cose create e le luci dell’Unità riflettersi su tutto il creato. Ti sia chiaro, eccellente amico, che tutte le varietà che il viandante, nei diversi stadi del suo viaggio, vede nei regni dell’esistenza si originano dal suo proprio modo di vedere. Ne daremo un esempio, affinché il segno di questo possa divenire completamente evidente. Considera il sole: sebbene risplenda con uguale radiosità su tutte le cose e, per ordine del Re della Manifestazione, conferisca luce a tutto il creato, pure, in ogni luogo, esso si manifesta e diffonde la sua munificenza in relazione alla capacità del luogo stesso. Per esempio, in uno specchio, riflette il suo disco e la sua forma e questo è dovuto alla sottigliezza dello specchio, in un cristallo fa apparire il fuoco e in altre cose mostra l’effetto del suo brillare, ma non il suo disco in pieno. Eppure con tali effetti, per ordine del Creatore, esso perfeziona tutte le cose in rapporto alle loro capacità, come puoi bene osservare. Similmente i colori divengono visibili in ogni oggetto in rapporto alla natura dell’oggetto stesso. Per esempio in un vetro giallo i raggi brillano gialli, in uno bianco i raggi sono bianchi e in uno rosso raggi rossi si manifestano. Pertanto queste variazioni dipendono dall’oggetto e non dalla luce che brilla. E se un luogo sarà impedito da qualcosa come da un muro o da un tetto, esso verrà completamente privato dello splendore della luce, né vi potrà brillare il sole. E così alcune anime inette hanno il campo della mistica conoscenza limitato entro il muro dell’io e della passione, offuscato dalla negligenza e dalla cecità, sono state separate dalla luce del sole dei significati profondi e dai misteri dell’Eterno Amato, sono restate molto lontane dalla preziosa saggezza della tersa Fede del Signore dei Messaggeri, sono state lasciate fuori del Santuario della suprema Dolcezza e bandite dalla Ka‘bih della sublime Maestà. Tale è lo stadio della gente di questa età! E se un Usignolo dal fango dell’io s’invola verso l’alto per dimorare nel rosaio del cuore e in melodie del ..ijáz o in dolci canzoni di ‘Iráq narra i misteri di Dio – una sola parola dei quali suscita a nuova vita i corpi dei morti e conferisce uno spirito di santità alle ossa disfatte di questa esistenza – vedrai mille artigli d’invidia, una miriade di rostri di rancore andare a caccia di Lui, intenti con tutte le forze a procurarGli la morte. Invero allo scarabeo una dolce fragranza sembra nauseabonda e per un uomo infreddato a nulla servono piacevoli profumi. Epperciò è stato detto per guidare gli ignoranti: Scaccia il catarro dalla testa e dal naso se vuoi che ti giunga alle nari l’alito dolce di Dio! Dunque le differenze relative al luogo sono state ora palesate e provate. Quanto poi alla vista del viandante, quando essa cade in luogo limitato, cioè a dire quando egli osserva soltanto i diversi globi colorati, vede il giallo, il rosso e il bianco. È per questo che son sorti conflitti fra le creature e un nembo di polvere, levatosi dalla limitatezza degli «io», ha oscurato il mondo, mentre alcuni mirano il brillare della luce e altri ancora hanno bevuto il nettare dell’Unità e non vedono altro che il sole stesso. Così, per il fatto che i viandanti mirano a tre diversi piani, la loro comprensione e le loro dichiarazioni si differenziano e quindi i segni del conflitto appaiono continuamente sulla terra. Poiché ve ne sono alcuni che sono consci del piano dell’Unità e parlano di quel mondo, e alcuni abitano nel regno della limitazione, e alcuni mirano ai vari stadi dell’io, mentre altri ancora sono completamente all’oscuro. Così fanno gl’ignoranti d’oggi che non han parte del raggio della Beltà Divina, e accampano certi diritti, e, in ogni età e in ogni ciclo, infliggono alla gente dell’Abisso dell’Unità quello che loro stessi si meriterebbero. «E se Dio riprendesse gli uomini per la ingiustizia loro, non avrebbe lasciato sulla terra anima viva; ma li rimanda fino a un termine fisso…». O Fratello Mio! Un cuore sottile è come uno specchio. Lucidalo col brunitoio dell’amore e del distacco da tutto tranne Dio, acciocché il vero sole possa brillarvi dentro e possa sorgervi l’eterno mattino. Allora vedrai chiaramente il significato delle parole: «Né la Mia terra né il Mio cielo Mi contengono, ma Mi contiene il cuore del Mio servo fedele». E prenderai in mano la vita e con infinita brama la getterai innanzi al nuovo Diletto. Ogni qual volta la luce della manifestazione del Re dell’Unità risplende sul trono del cuore e del pensiero, il suo brillare diviene visibile in ogni arto e in ogni membro. In quell’istante si sprigiona rilucente il mistero della famosa tradizione: «Un servo s'avvicina a Me nella preghiera fino a che Io gli risponda, e quando gli ho risposto Io divengo l’orecchio col quale egli ode…». Poiché così il Padrone di casa è apparso entro la Sua casa e tutte le colonne dell’abitazione risplendono della Sua luce. E l’azione e gli effetti d’essa vengono dal Datore di Luce e perciò tutto si muove per Suo mezzo e agisce per volontà Sua. E questa è la sorgente alla quale bevono coloro che Gli sono vicini, così come è detto: «La fonte alla quale bevono i vicini di Dio…». Comunque, badate a non interpretare questi detti come affermanti un’incarnazione e a non vedere in essi la discesa dei mondi di Dio nei ranghi delle creature. Mai, egregio amico, essi debbono portarti a un tale dubbio. Poiché Dio, nella Sua Essenza, è santo al di sopra di ogni ascesa e di ogni discesa, di ogni ingresso e di ogni uscita. Per tutta l’eternità, Egli ha fatto a meno di tutti gli attributi delle creature e sarà sempre così. Nessun uomo L’ha mai conosciuto, nessun’anima ha mai trovato il cammino che conduce al Suo Essere. Ogni gnostico s’è smarrito nella valle della conoscenza di Lui, ogni santo s’è perduto nel cercar di comprendere la Sua Essenza. Egli è santificato al di là della comprensione del saggio, esaltato al di sopra del sapere del dotto! «La via è sbarrata, il cercarla empietà. La Sua sola prova sono i Suoi segni e la Sua esistenza la Sua conferma». <continua> |