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26-06-2007, 22.51.13 | #102 |
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Riferimento: Trinità..invenzione...o....pre sa di coscienza..
“Questa è la fede cattolica: noi adoriamo un solo Dio nella Trinità e la Trinità nell’unità ... Dio è il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo, eppure non sono tre dèi, ma un solo Dio”.
Con queste parole il Simbolo Atanasiano descrive la dottrina della Trinità. Nel suo best seller Honest to God (Onesti con Dio) il defunto vescovo anglicano John Robinson, un personaggio controverso della Chiesa Anglicana, scrisse: “In pratica la predicazione e l’insegnamento popolari tracciano un profilo soprannaturale di Cristo che non trova riscontro nel Nuovo Testamento. Dicono semplicemente che Gesù era Dio, in modo tale che i termini ‘Cristo’ e ‘Dio’ sono intercambiabili. Ma nell’uso biblico non è mai così. Il Nuovo Testamento dice che Gesù era la Parola di Dio, dice che Dio era in Cristo, dice che Gesù è il Figlio di Dio; ma non dice mai, esplicitamente, che Gesù era Dio”. Alcuni citano il versetto iniziale del Vangelo di Giovanni: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”. (Giovanni 1:1, Versione Riveduta) a sostegno della Trinità ma alcuni traduttori moderni non sono d’accordo col modo in cui è reso questo versetto nella Versione Riveduta e in altre traduzioni bibliche. Perché? Perché nell’espressione “la Parola era Dio”, nel greco originale, il termine “Dio” non ha l’articolo determinativo “il”. Nella proposizione precedente, “la Parola era con Dio”, il termine “Dio” è invece determinato dalla presenza dell’articolo. Questo rende improbabile che i due termini abbiano il medesimo significato. Perciò alcune traduzioni evidenziano l’aspetto qualitativo. Per esempio certe rendono l’espressione con “la Parola era divina”. (An American Translation, Schonfield) Moffatt la rende “il Logos era divino”. Tuttavia, indicando che “divina” non sarebbe la traduzione migliore in questo caso, sia John Robinson che il britannico sir Frederick Kenyon, esperto di critica testuale, sottolinearono che se questo fosse stato ciò che Giovanni intendeva mettere in risalto, egli avrebbe usato la parola greca per “divino”, thèios. La Traduzione del Nuovo Mondo, considerando appropriatamente la parola “Dio” indeterminata, e mettendo al tempo stesso in evidenza l’aspetto qualitativo indicato dalla struttura della frase in greco, la fa precedere dall’articolo indeterminativo: “La Parola era un dio”. Il prof. Charles H. Dodd, direttore del progetto della New English Bible, fa al riguardo questo commento: “Una possibile traduzione ... sarebbe: ‘La Parola era un dio’. Come traduzione parola per parola è ineccepibile”. Nondimeno la New English Bible non rende il versetto in questo modo. Giovanni 1:1 vi è così tradotto: “Quando ebbero inizio tutte le cose, la Parola già era. La Parola dimorava con Dio, e ciò che Dio era, la Parola era”. Perché il comitato di traduzione non ha scelto la versione più semplice? Il prof. Dodd risponde: “Il motivo per cui è inaccettabile è che è contraria al modo di pensare giovanneo, e in realtà al pensiero cristiano in generale”. — Technical Papers for the Bible Translator, volume 28, gennaio 1977. Direste che l’idea che Gesù fosse un dio e non il Dio Creatore stesso sia contraria al pensiero giovanneo (cioè dell’apostolo Giovanni) e a quello cristiano in generale? Esaminiamo alcuni passi biblici che parlano di Gesù e di Dio e vedremo cosa ne pensavano alcuni commentatori che vissero prima della formulazione del Simbolo Atanasiano. “Io e il Padre siamo uno”. — GIOVANNI 10:30. Novaziano (ca. 200-258 E.V.) osservò: “Dato che Egli disse ‘una’ cosa,[] si permetta agli eretici di capire che Egli non disse ‘una’ persona. Poiché uno, al genere neutro, indica unità d’intenti, non unità delle persone. ... Per di più, che Egli dica uno è un’allusione all’accordo, all’identità di vedute e all’amorevole unione stessa, poiché ragionevolmente il Padre e il Figlio sono uno in quanto ad accordo, amore e affetto”. — De Trinitate, XXVII. “Il Padre è maggiore di me”. — GIOVANNI 14:28. Ireneo (ca. 130-200*E.V.): “[Si può] apprendere da Lui [Cristo] come il Padre sta al di sopra di tutte le cose: ‘Il Padre, dice [Cristo], è maggiore di me’ (Gv. 14, 28). Che il Padre sia superiore quanto a gnosi [conoscenza] l’annunciò nostro Signore”. — Contro le eresie, II, 28,8, trad. di V. Dellagiacoma, Cantagalli, Siena, 1984. “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. — GIOVANNI 17:3. Clemente Alessandrino (ca. 150-215 E.V.): “Conoscere l’Iddio eterno, colui che dà ciò che è eterno, e mediante la conoscenza e l’intendimento possedere Dio, che è il primo, e l’eccelso, e uno, e buono. ... Chi vuole vivere la vera vita è tenuto prima a conoscere Colui ‘che nessuno conosce, a meno che il Figlio non (Lo) riveli’. (Matt. 11, 27) Poi deve imparare la grandezza del Salvatore dopo di Lui”. — Quis dives salvetur?, VII, VIII. “Un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti e mediante tutti e in tutti”. — EFESINI 4:6. Ireneo: “E così si manifesta il Padre che è sopra tutti e opera per mezzo e in mezzo a tutti ... Sopra tutte le cose è il Padre ed è il capo di Cristo”. —*Contro le eresie, cit., V, 18,2. Questi scrittori dei primi secoli comprendevano chiaramente che questi versetti descrivono il Padre come l’Essere supremo, al di sopra di tutto e di tutti, Gesù Cristo incluso. Le loro parole non lasciano minimamente intendere che credessero in una Trinità. Come è nata la dottrina della Trinità? The New Encyclopædia Britannica (1976) dice: “Né la parola Trinità, né l’esplicita dottrina in quanto tale, compare nel Nuovo Testamento, e neppure Gesù e i suoi seguaci intendevano contraddire lo Shema del Vecchio Testamento: ‘Ascolta, o Israele: Il Signore nostro Dio è un unico Signore’ (Deut. 6:4). ... La dottrina si sviluppò a poco a poco nel corso di diversi secoli e attraverso molte dispute. ... entro la fine del IV secolo ... la dottrina della Trinità assunse sostanzialmente la forma che ha poi sempre conservato”. — Micropædia, Vol. X, p. 126. Un’enciclopedia cattolica afferma: “Prima della fine del IV secolo la formula ‘un Dio in tre persone’ non era solidamente attestata, e certo non era stata completamente assimilata dalla vita cristiana e dalla sua professione di fede. Ma è esattamente questa formulazione che vanta per prima il titolo di dogma trinitario. Fra i Padri Apostolici, non c’è stato nulla che si avvicinasse sia pure remotamente a una tale mentalità o veduta”. — New Catholic Encyclopedia (1967), Vol. XIV, p. 299. Nell’Encyclopedia Americana (1956) si legge: “Il cristianesimo è derivato dal giudaismo e il giudaismo era rigidamente unitariano [credeva cioè che Dio è una persona sola]. La strada che portò da Gerusalemme a Nicea può difficilmente dirsi diritta. Il trinitarismo del IV secolo non rispecchiava accuratamente il primitivo insegnamento cristiano circa la natura di Dio; al contrario, rappresentava una deviazione da tale insegnamento”. — Vol. XXVII, p. 294L. Secondo il Nouveau Dictionnaire Universel, “la trinità platonica, di per sé solo una ristrutturazione di trinità precedenti che risalivano a popoli più antichi, sembra essere la razionale e filosofica trinità di attributi che diede origine alle tre ipostasi o persone divine che le chiese cristiane hanno insegnato. ... Questa concezione della trinità divina che il filosofo greco [Platone, IV secolo a.E.V.] aveva ... si può rintracciare in tutte le antiche religioni [pagane]”. — A cura di M. Lachâtre, Parigi, 1865-1870, Vol. 2, p. 1467. Nel suo Dizionario Biblico il gesuita John L. McKenzie dice: “La trinità delle persone all’interno dell’unità di natura è definita in termini di ‘persona’ e ‘natura’, che sono termini filosofici greci; essi infatti non appaiono nella Bibbia. Le definizioni trinitarie sorsero come risultato di lunghe controversie nelle quali questi termini, e altri come ‘essenza’ e ‘sostanza’, furono erroneamente applicati a Dio da alcuni teologi”. — Cittadella Editrice, 1973, trad. di Filippo Gentiloni Silveri, p. 1009. |
27-06-2007, 01.45.05 | #103 | |
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Citazione:
Ti dirò la verità, ma ho difficoltà ad accettare l'opinione di Robinson - alla luce soprattutto del Vangelo secondo Giovanni -, senza aver affrontato perlomeno prima le seguenti cose: "Dio era in Cristo" - dice, ma non solo, anche Gesù era in Dio (cfr. ad esempio Giovanni 14:10; 17:21; etc.). "Non dice mai (il N.T. ndr), esplicitamente, che Gesù era Dio" - dice, eppure queste sono le parole di Tommaso nei confronti di Gesù il Nazareno: Ὁ κύριός μου καὶ ὁ θεός μου. (Giovanni 20:28) -> Mio Signore e Dio mio! "O theos mou" troviamo scritto, ed è chiaro cosa si intende a riguardo, o forse no? Per non parlare di "chi vede me vede il Padre", oppure dei vari "ego eimi" (cfr. Ex. 3:14 et Is. 52:6 -> Dio si rivela all'umanità affermando: Io sono [colui che sono], non affermando: Io sono xy... E Gesù chi ha rivelato di essere - nel Vangelo secondo Giovanni?), come anche del Prologo. Poi ci sarebbe da discutere anche Matteo, che parla di Immanuel, cioè Dio è con noi... è stato per un certo periodo con noi. Cosa vorrà mai dire? Non ho nulla contro gli unitari (o antitrinitari), ma per completezza, se uno vuole sostenere certe tesi, deve prima affrontare anche quanto ho appena esposto. Accennare solo al Prologo di Giovanni non basta. Eirene soi. |
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27-06-2007, 10.14.36 | #104 | |||
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Quando Gesù apparve a Tommaso e agli altri apostoli, dissipando così i dubbi di Tommaso circa la sua risurrezione, questi, ormai convinto, esclamò rivolgendosi a Gesù: “Mio Signore e mio Dio! [lett. “Il Signore di me e il Dio (ho Theòs) di me!”]”. (Gv 20:24-29)
In questo caso però l’espressione “Mio Signore e mio Dio” dovrebbe essere in armonia con il resto delle Scritture ispirate. Non c’è nessuna ragione di credere che Tommaso pensasse che Gesù era l’Iddio Onnipotente, dal momento che il contesto rivela che precedentemente Gesù aveva mandato a dire ai discepoli: “Ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro”. (Gv 20:17) Giovanni stesso, dopo aver riferito l’incontro di Tommaso col risuscitato Gesù, dice di quello e di altri episodi simili: “Ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate la vita per mezzo del suo nome”. — Gv 20:30, 31. Tommaso può dunque essersi rivolto a Gesù chiamandolo “mio Dio” nel senso che Gesù è “un dio” ma non l’Iddio Onnipotente, non “il solo vero Dio”, che Tommaso aveva spesso sentito Gesù invocare in preghiera. (Gv 17:1-3) Oppure può essersi rivolto a Gesù chiamandolo “mio Dio” a imitazione di espressioni simili usate dai suoi antenati, riportate nelle Scritture Ebraiche, che Tommaso conosceva bene. In diverse occasioni, quando un messaggero angelico di Jehova apparve o parlò a singoli individui, questi, o anche lo scrittore biblico che descriveva l’accaduto, risposero al messaggero angelico o ne parlarono come se si trattasse di Jehova Dio. (Cfr. Ge 16:7-11, 13; 18:1-5, 22-33; 32:24-30; Gdc 6:11-15; 13:20-22). Questo perché il messaggero angelico agiva per conto di Jehova quale suo rappresentante, parlando in nome suo, forse in prima persona e perfino dicendo: “Io sono il vero Dio”. (Ge 31:11-13; Gdc 2:1-5) Tommaso può aver dunque parlato a Gesù chiamandolo “mio Dio” in questo senso, riconoscendo o accettando Gesù come il vero rappresentante e portavoce di Dio. Ad ogni modo è certo che le parole di Tommaso non contraddicono l’esplicita dichiarazione che lui stesso aveva sentito Gesù fare: “Il Padre è maggiore di me”. — Gv 14:28. Solo tre versetti dopo l’esclamazione di Tommaso, in Giovanni 20:31, la Bibbia chiarisce ulteriormente la questione dicendo: “Questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”, non che è l’Iddio Onnipotente. E intendeva “Figlio” in senso proprio, come nel caso di un padre e di un figlio naturali, non come una misteriosa parte di un Dio trino. Il Bollettino della Biblioteca John Rylands di Manchester, in Inghilterra, osserva che secondo il teologo cattolico Karl Rahner, anche se in versetti come Giovanni 1:1 theòs è usato in riferimento a Cristo, “in nessuno di questi casi ‘theos’ è usato in maniera tale da identificare Gesù con colui che altrove nel Nuovo Testamento è chiamato ‘ho Theos’, cioè l’Iddio Supremo”. E il Bollettino aggiunge: “Se gli scrittori neotestamentari avessero ritenuto di vitale importanza che i fedeli confessassero Gesù come ‘Dio’, come si spiega la quasi totale assenza di questa confessione nel Nuovo Testamento?” — Bulletin of the John Rylands Library, 1967-68, vol. 50, p. 253. Citazione:
Rispondendo a una domanda di Tommaso, Gesù disse: “Se aveste conosciuto me, avreste conosciuto anche il Padre mio; da questo momento in poi lo conoscete e lo avete visto”. E rispondendo a una domanda di Filippo aggiunse: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Giovanni 14:5-9) Anche una successiva spiegazione di Gesù dimostra che le cose stavano proprio così perché egli rappresentava fedelmente il Padre suo, pronunciava le parole del Padre e faceva le opere del Padre. Citazione:
Il fatto che in Gesù i discepoli ‘vedessero’ il Padre si può comprendere anche alla luce di altri esempi scritturali. Giacobbe per esempio aveva detto a Esaù: “Ho visto la tua faccia come se vedessi la faccia di Dio in quanto mi hai ricevuto con piacere”. Disse questo perché la reazione di Esaù era stata in armonia con la preghiera rivolta a Dio da Giacobbe. (Ge 33:9-11; 32:9-12) E Giobbe, dopo che Dio l’aveva interrogato dal turbine e gli aveva dato un più chiaro intendimento, disse: “Per sentito dire ho udito di te, ma ora il mio proprio occhio veramente ti vede”. (Gb 38:1; 42:5; vedi anche Gdc 13:21, 22). Gli ‘occhi del suo cuore’ erano stati illuminati. (Cfr. Ef 1:18). Anche le parole di Gesù circa il vedere il Padre si devono intendere in senso figurato e non letterale, come è evidente dalle sue stesse parole riportate in Giovanni 6:45 e anche dal fatto che Giovanni, parecchio tempo dopo la morte di Gesù, scrisse: “Nessun uomo ha mai visto Dio; l’unigenito dio che è nella posizione del seno presso il Padre è colui che l’ha spiegato”. — Gv 1:18; 1Gv 4:12. Citazione:
Ovviamente ognuno è libero di fare le sue ricerche, le sue riflessioni e di trarne delle proprie conclusioni. Può esporre tranquillamente la sua fede e il suo credo, ovviamente sempre nel rispetto del pensiero altrui.. I miei post non servono allo scopo di convincere altri, ma solo di portare prove e argomentazioni che possano far riflettere e avere quindi un qualcosa in più sull'argomento. Mi scuso se qualche volta possono sembrare "sterili" ma hanno comunque solo come base motivante, la ricerca della verità. Cordialmente. Ultima modifica di capoverde : 27-06-2007 alle ore 11.37.37. |
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27-06-2007, 11.18.04 | #105 | |||||
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Riferimento: Trinità..invenzione...o....pre sa di coscienza..
Vorrei portare alla vostra attenzione riflessioni e commenti dichiarati, da persone "autorevoli" (al contrario del sottoscritto) in merito alla trinità:
“Trinità” nella Bibbia? Citazione:
La testimonianza delle Scritture Ebraiche Citazione:
La testimonianza delle Scritture Greche Citazione:
Insegnata dai primi cristiani? I PRIMI cristiani insegnavano la Trinità? Si notino i seguenti commenti di storici e teologi a questo riguardo. Citazione:
Cosa insegnavano i Padri preniceni I PADRI preniceni sono riconosciuti come importanti maestri religiosi dei primi secoli dopo Cristo. Ciò che insegnavano è interessante. Citazione:
Cordialmente. Ultima modifica di capoverde : 27-06-2007 alle ore 11.44.16. |
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27-06-2007, 14.21.37 | #106 | |||||
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Riferimento: Trinità..invenzione...o....pre sa di coscienza..
Citazione:
Ciò che tu hai scritto è più che dettagliato e interessante, ma non hai trattato delle questioni in più che secondo me andavano affrontate, se si vuole parlare della trinità, o negarla. Citazione:
Solo - o quasi - i Testimoni di Geova utilizzano questo appellativo quando parlano di Dio. Gli ebrei parlano di "Adonaj" (= Signore) o "HaShem" (= Il Nome) (così leggono il tetragramma, e non Jehova. I massoreti hanno messo la vocalizzazione per far leggere Yhwh con "Adonaj"), come anche i cristiani in genere parlano semai di Yahwè, o Dio, e non di Jehova. Scoperto la tua identità - se erro dimmelo -, passiamo oltre. (Ora capisco anche perché sei contro la Trinità). Citazione:
Affermando questo contraddici te stesso. In Giovanni 1:1 dici che visto che non c'è l'articolo davanti a "Dio", non si intende che il Logos [= la Parola] era Dio, ma "un dio" (cosa assai discutibile), mentre in Giovanni 20:28, dove c'è l'articolo davanti a "Dio", dici che Giovanni intendeva anche lì "un dio"? L'argomentazione è alquanto debole, e questo l'avrai notato anche te. Prendendo il passo in modo letterale, non ci sono dubbi in alcun senso che con "o theos mou" si intenda l'unico vero Dio. Ma se vuoi interpretare il passo in altro modo (secondo me fallace), fallo. Il passo però è chiaro. Citazione:
In Genesi 18:3; Giudici 6:13 - come anche negli altri passi - si parla di Adonaj (= Signore, non per forza Dio) e non di Yhwh - osservando la Bibbia in ebraico -, mentre osservando la Septuaginta - l'antica versione in greco - troviamo Kurios (= Signore, non per forza Dio) e non Theos (= Dio). Affinché quanto tu dici possa avere senso, nelle citazioni dovremmo trovare che le persone chiamano quei "messaggeri" "theos", e non "kurios", cosa che però non avviene. Quindi l'affermazione "a imitazione di espressioni simili usate dai suoi antenati" non corrisponde a verità. Non troviamo nell'Antico Testamento passi dove degli angeli (emanazioni di Dio) vengono chiamati "o theos". Citazione:
Comunque, visto che non hai detto nulla a riguardo, approfondisco un po' la questione dell'"ego eimi" (= IO sono). Come si è rivelato Dio all'umanità nell'Antico Testamento? Chi ha detto di essere Lui? אֲנִי יְהוָה, הוּא שְׁמִי (Isaia 42:8 nel TM) -> Io sono il SIGNORE (-> Yhwh); questo è il mio nome. (Nuova Riveduta) E il significato di Yhwh è? Se essi dicono: "Qual è il suo nome?" che cosa risponderò loro? (Esodo 3:13b) וַיֹּאמֶר אֱלֹהִים אֶל-מֹשֶׁה, אֶהְיֶה אֲשֶׁר אֶהְיֶה; וַיֹּאמֶר, כֹּה תֹאמַר לִבְנֵי יִשְׂרָאֵל, אֶהְיֶה, שְׁלָחַנִי אֲלֵיכֶם. (Esodo 3:14) -> Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d'Israele: "l'IO SONO mi ha mandato da voi"». (Nuova Riveduta) -> Ἑγώ εἰμι ὁ ὤν. (Esodo 3:14 nella LXX) -> IO sono colui che è. Dio si rivela dunque all'umanità affermando: "Ehyeh asher ehyeh", o in greco: "Ego eimi, o ov", che non è nient'altro che il tentativo di spiegazione del tetragramma Yhwh. E anzi, Dio alla fin fine si rivela solo ancora in questo modo: "Ego eimi" (= IO sono). διὰ τοῦτο γνώσεται ὁ λαός μου τὸ ὄνομά μου ἐν τῇ ἡμέρᾳ ἐκείνῃ, ὅτι ἐγώ εἰμι αὐτὸς ὁ λαλῶν· πάρειμι. (Isaia 52:6 nella LXX) -> Perciò il mio popolo conoscerà in quel giorno il mio nome, che IO sono - egli è colui che ha parlato: Eccomi! Dio dunque, quando si rivela nell'Antico Testamento, non dice: Ehilà, ascoltate un po' voi là, ma lo sapevate che io sono Dio? No. Egli rivela al mondo di essere Dio affermando: Ego eimi. (= IO sono). E cosa intende con questo? Che Lui è tutto ciò che è, che esiste, che ha vita, che è vivente. Dio è colui che è. È la vita. È quanto esiste. Bene. Ora, Gesù il Nazareno, nel Vangelo secondo Giovanni, come parla con le persone, chi dimostra - o rivela con un alone di mistero - di essere? Afferma mai di essere l'"Ego eimi" (= IO sono), cioè Dio in persona? Si può interpretare Giovanni in quest'ottica, senza forzare il testo? Vediamo assieme cosa troviamo nel Vangelo secondo Giovanni, e poi ognuno è libero di giungere alle proprie conclusioni: Gesù viene associato al pane, all'acqua, alla luce, alla vita, alla risurrezione, alla verità, etc. E se si nota bene, sono tutte cose necessarie, affinché uno viva o esista o sia. Tutte caratteristiche che ci portano a Colui che è, cioè Dio stesso. Senza pane (inteso come cibo), noi moriremmo. Senza acqua pure. Senza luce anche. E senza vita non potremmo in ogni caso esserci. E cosa curiosa, Gesù è tutto questo - secondo il Vangelo di Giovanni. Tutto ciò che c'è bisogno per vivere... insomma: Dio. Ἐγώ εἰμι ὁ ἀρτος τῆς ζωῆς· ὁ ἐρχόμενος πρός ἐμὲ οὐ μὴ πεινάσῃ, καὶ ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ οὐ μὴ διψήσει πώποτε. (Giovanni 6:35) -> IO sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. (Nuova Riveduta) Ἐγώ εἰμι τὸ φῶς τοῦ κόσμου· ὁ ἀκολουθῶν ἐμοὶ οὐ μὴ περιπατήσῃ ἐν τῇ σκοτίᾳ, ἀλλ' ἑξει τὸ φῶς τῆς ζωῆς. -> IO sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Nuova Riveduta) Ἐγώ εἰμι ἡ ἀνάστασις καὶ ἡ ζωή· ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ κἂν ἀποθάνῃ ζήσεται, καὶ πᾶς ὁ ζῶν καὶ πιστεύων εἰς ἐμὲ οὐ μὴ ἀποθάνῃ εἰς τὸν αἰῶνα· πιστεύεις τοῦτὸ; (Giovanni 11:25-26) -> Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo? (Nuova Riveduta) ἀπ' ἀρτι λέγω ὑμῖν πρὸ τοῦ γενέσθαι, ἵνα πιστεύσητε ὁταν γένηται ὅτι ἐγώ εἰμι. (Giovanni 13:19; allusione al nome di Dio stesso, vedi appunto Esodo 3:14 e Isaia 52:6) -> Ve lo dico fin d'ora, prima che accada; affinché quando sarà accaduto, voi crediate che IO sono. (Nuova Riveduta) Ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, πρὶν Ἀβραὰμ γενέσθαι ἐγὼ εἰμί. (Giovanni 8:56) -> In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, IO sono. (Nuova Riveduta; di nuovo molto probabilmente allusione al nome di Dio stesso) Etc. E infine: ἐγὼ καὶ ὁ πατὴρ ἑν ἐσμεν. (Giovanni 10:30) -> IO e il Padre siamo uno. (Nuova Riveduta) Ma: ὁ πατὴρ μείζων μού ἐστιν. (Giovanni 14:28; "mou" non è da sottolineare come l'"ego" presente in Giov. 10:30. Insomma non troviamo scritto "emou", ma "mou". Il che è piuttosto significativo. Tra Gesù e il Padre c'è una completa unità [vedi appunto Giov. 10:30], ma visto che Gesù è anche vero uomo, cioè legato alla carne, dal quel punto di vista è minore [vedi Giov. 14:28] fintanto che non se n'è liberato - dalla carne [la carne è debole, lo spirito è forte - parole di Gesù nel Gethsemane]). -> Il Padre è maggiore di me. (Nuova Riveduta) Perché il Padre sarebbe maggiore del Figlio, anche se sono UNO? Per il semplice fatto che Gesù il Nazareno è sia vero uomo che vero Dio (secondo il concetto trinitario). Il fatto dunque che sia vero uomo, lo lega alla carne, e questo fa sì che sia minore del Padre, dal punto di vista carnale (Dio è Spirito, cfr. Giov. 4:24), ma non dal punto di vista spirituale. In ogni caso nella Trinità il Padre e il Figlio non sono la stessa cosa, anche se sono UNO. Entrambi - il Padre e il Figlio - sono Dio, ma il Padre non è il Figlio. (Vedi a riguardo anche lo schema che ho pubblicato al principio della discussione). E per concludere: (ἵνα) ὦσιν ἓν καθὼς ἡμεῖς ἑν, ἐγὼ ἐν αὐτοῖς καὶ σὺ ἐν ἐμοί, ἵνα ὦσιν τετελειωμένοι εἰς ἑν. (Giovanni 17:22b-23a) -> Siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità. Alla fine saremo tutti UNO. Noi in Dio, Dio in noi, come Gesù è in Dio e Dio in lui. Non ci sarà più distinzione o una qualche forma di dualismo. P.S.: Se poi tu vuoi credere ad altro, sei libero di farlo. Ma Giovanni mi pare che parli in modo piuttosto chiaro. O forse anche no. |
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27-06-2007, 15.02.52 | #107 |
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I testimoni di Geova asseriscono che Gesù sia l'arcangelo Michele,i cattolici che sia la terza persona di un unico Dio,i musulmani che sia una creatura perfetta nata con un miracolo.Considerando che abbiamo tutti diritto alla verità non è giusto che si siano divise le genti anche per questo apparente motivo.A questo punto non conviene chiedere a lui stesso chi sia?Gesù chi sei?
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27-06-2007, 15.38.09 | #108 |
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La traduzione di Giovanni 1:1: la Testimonianza Copta
Sta divenendo cosa nota che la traduzione copta originaria di Giovanni 1:1c – il Saidico, il Protobohairico ed il Bohairico – non rendono il versetto “la Parola era Dio”, come accade comunemente in molte versioni inglesi, bensì “la Parola era un dio”. Questo ha un significato notevole. Le versioni copte sono parte della raccolta delle testimonianze testuali antiche del vangelo di Giovanni. Le versioni copte sono state realizzate in un tempo in cui la koinè greca delle Scritture Greche Cristiane era ancora una lingua vivente, le cui sfumature più sottili potevano essere comprese dai traduttori copti, al punto che molte parole greche sono state lasciate senza traduzione nei testi copti. Le versioni copte non mostrano le influenze di interpretazioni seguenti della cristologia, promosse dai concili della Chiesa del quarto e quinto secolo D.C. Il testo greco di Giovanni 1:1c dice una costruzione verbale inusuale che può letteralmente essere resa come “e un dio era la Parola”. In modo simile, il testo copto Saidico di Giovanni 1:1c legge una costruzione indefinita che letteralmente si rende “e un dio era la Parola”. I filologi copti sono concordi nel dire che questo è ciò che il testo copto dice letteralmente. Ma le presupposizioni teologiche di certi filologi non permettono loro di essere soddisfatti di questa lettura. Appena hanno a che fare con il testo greco di Giovanni 1:1c, certi studiosi evangelici cercano di modificare l’evidente effetto dell’espressione “un dio era la Parola”. Ma anche laddove il testo greco ammette alcune ambiguità nelle costruzioni prive di articolo, il testo copto non ammette le stesse ambiguità in una costruzione indefinita. Diversamente dalla koinè greca, il testo copto non ha solo l’articolo definito, ma anche quello indefinito. Un sostantivo copto può essere senza l’articolo, nella costruzione “nessun articolo”. Quindi, nel testo copto si può trovare “il dio”, “un dio”, oppure “dio”. L’articolo copto saidico indefinito è usato per indicare “un individuo non specifico o un esemplare di una classe: definisce quindi un elemento come non specifico o individuale, o come elemento di una classe (“un uomo”, “altri dei”, ecc.)” – Coptic Grammatical Chrestomathy (Orientalia Lovaniensia Analecta, 1988), A. Shisha-Halevy, p. 268. In base a queste precise scelte, non può che essere altamente rilevante che, nella loro comprensione del significato di Giovanni 1:1c, i traduttori copti del testo greco scelsero di impiegare l’articolo copto indefinito nelle loro traduzioni. I traduttori copti guardavano a Giovanni 1:1c qualitativamente, come è stato ipotizzato da alcuni studiosi nelle loro analisi del testo greco? Non è molto probabile, dato che il testo copto non usa i prefissi astratti prima del sostantivo per “dio”, Essi chiamavano specificamente la Parola “un dio”, e solo nel senso in cui un dio è anche “divino” allora può essere accettata dal testo copto una traduzione del tipo “la Parola era divina”. Laddove l’espressione “la Parola era divina” può essere una legittima parafrasi inglese del testo copto, essa non è la lettura letterale. La testimonianza copta è significativa, questo preciso modo di comprendere il testo greco di Giovanni 1:1c ora prova di essere non nuovo, bensì antico, essendo tradotto come se fosse stato pronunciato da persone che parlavano il greco che Giovanni usò nello scrivere il suo Vangelo. Ma che dire di Giovanni 1:18, dove il testo copto ha l’articolo definito prima di NOYTE con riferimento al Figlio unigenito [generato]? Alcuni studiosi evangelici hanno chiesto: “E’ ragionevole che i traduttori copti interpretarono che la Parola era “un dio” in Giovanni 1:1 e poi, in Giovanni 1:18, si riferirono alla Parola come “il dio” o “Dio”?” E’ una domanda logica, ma la logica è al contrario. Dato che Giovanni 1:1 è l’introduzione al vangelo, la domanda più logica è: “E’ ragionevole che i traduttori copti interpretarono che la Parola era Dio in Giovanni 1:18 dopo essersi riferiti alla Parola come “un dio” in Giovanni 1:1c?” No. Anche se i traduttori copti usano l’articolo definito in Giovanni 1:18 nell’identificare la Parola, questo uso è dimostrativo ed anaforico, riferendosi all’individuo, “colui il quale” è identificato precedentemente come “un dio” nell’introduzione. Quindi Giovanni 1:18 identifica la Parola specificamente non come “Dio”, ma come “un dio” che, come menzionato precedentemente, era “con”, “alla presenza di”, copto: NOYTE Dio. Questo dio, che ha un’intima associazione col Padre, è in contrasto con il Padre, il Dio che nessuno ha mai visto. Una traduzione moderna dal copto di Giovanni 1:18 è “nessuno ha mai visto Dio. Il dio che è il solo Figlio nel seno di suo Padre è colui che lo ha spiegato”, come si legge su http://copticjohn.com. Essendo più vicino, in senso temporale, alle originali scritture dell’apostolo Giovanni, ed essendo esistita in un tempo in cui la koinè greca era ancora parlata e ben capita, la testimonianza copta spinge molto nella direzione di coloro che vedono nei vangeli un Gesù che non è Dio, ma il Figlio di Dio, un’entità divina che è “l’immagine dell’invisibile Dio” ma non il Dio invisibile sé stesso. E’ la Rappresentazione del proprio Padre che ha dichiarato la Buona Notizia per la salvezza dell’umanità, e santificato il nome di suo Padre. tratto da.. Ultima modifica di capoverde : 27-06-2007 alle ore 23.33.47. |
27-06-2007, 16.42.15 | #109 |
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Riferimento: Trinità..invenzione...o....pre sa di coscienza..
I nostri giudizi sono offuscati dalle nostre emozioni.Possiamo considerare meravigliose le azioni dei nostri cari,anche se errate,mentre giudichiamo pretenziose o false le azioni positive di chi non ci piace.Percezioni errate.
Se ciò che ho affermato sopra è a livello universale,come possiamo affermare ostinatamente che le nostre percezioni sulle guide spirituali,come Gesù, siano vere?La bibbia non è l'unico documento sacro. |
27-06-2007, 23.37.33 | #110 | |||
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Riferimento: Trinità..invenzione...o....pre sa di coscienza..
Citazione:
Che nella Bibbia non si parli di Trinità, mi sembra abbastanza scontato da dire. Come mi pare ovvio che nella Patristica (dove troviamo presente un pluralismo teologico) non troviamo in pratica conferme a riguardo, prima del IV sec. d.C. Perché? Perché la questione sulla relazione tra Padre e Figlio non era ancora stata affrontata attentamente e approfonditamente. Io stesso ho parlato in questo forum di presa di coscienza, non del fatto che Gesù dica: Ecco questa è la Trinità, bla bla bla. Presa di coscienza fatta e sorta col tempo partendo - si spera e ovviamente - dal Nuovo Testamento. Altra nota importante: Giovanni è sì finito nel Canone neotestamentario, ma il personaggio in sé non pare che ebbe troppo successo ai suoi tempi, anzi. Questo solo per dire: Anche se Giovanni tendeva forse nella direzione di divinizzare Gesù - come anche Paolo -, dopo di lui non troviamo ovunque questa concezione. L'unanimità non c'era di certo. Anzi, diversi movimenti credevano che Gesù fosse semplicemente un uomo, come poi in seguito faranno pure i musulmani, che considerano ancora oggi Gesù sì un grande profeta, ma sempre e comunque un semplice uomo, un messaggero di Dio (Allah), e non Dio, o neppure suo Figlio. Citazione:
Fatto sta che il copto non lo conosco, quindi a riguardo non posso dire nulla. Ma mi pare anche piuttosto superfluo - per quanto riguarda il Vangelo secondo Giovanni - conoscere il copto, in quanto tale Evangelo non è stato redatto in copto. Per non dire che chi ha tradotto il testo l'ha tradotto in base alle sue credenze, e visto che non era affatto scontato considerare Gesù "Dio", o meglio detto non c'era unanimità a riguardo, non è nulla di strano trovare "un dio" come possibile traduzione (se questa è la giusta traduzione dal copto, che non conosco). Ma è questo quanto intendeva Giovanni nel testo in greco? Di indiscutibile non si può dire nulla a riguardo, ma: Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος. (Giovanni 1:1) Soggetto - nella parte messa in evidenza - è "o logos" in quanto ha l'articolo, mentre "theos" essendo predicato non deve avere l'articolo (oltre al fatto che Dio di solito non era mai soggetto). La traduzione corretta è dunque - secondo il parere della maggioranza: La parola era Dio. Ma star qua ora a discutere in lungo e largo su questo passo (discussioni fatte e rifatte), mi pare un'inutile perdita di tempo. Non credo che tu cambierai idea, come nemmeno io d'altra parte. Non almeno a riguardo. Faccio solo presente ancora che nel Consiglio Ecumenico delle Chiese cristiane (movimento ecumenico che ha come obiettivo di avvicinare i vari Cristianesimi presenti in questo mondo, mettendo in risalto quanto si ha in comune e non le differenze), credere nella Trinità è una delle credenze base. Tradotto questo significa: La maggior parte dei cristiani al giorno d'oggi crede e accetta la Trinità, e solo una minoranza (unitari, Testimoni di Geova, etc., che non fanno parte di tale movimento ecumenico) la rinnegano. Questo lo dico solo a titolo informativo, per far rendere conto ai lettori di come quanto crede in questa discussione Capoverde sia un qualcosa di "alternativo" al giorno d'oggi. Citazione:
La sua risposta è comunque: Io sono colui che sono. Notte. |
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