Una semplificazione per non perdere il filo ci vorrebbe...
Perché complicare le cose? Perché parliamo tanto facilmente di cose che non conosciamo? L'anima per esempio: è una invenzione bella e buona! Cosa intendiamo con questo termine? Se guardo la radice della parola, a spanne, intenderei ciò che mi tiene vivo, in movimento, mi fa respirare, mi anima. Ma allora perché non chiamarla vita? Sai perché? Perché in quel caso devi ammettere che se l'anima è la vita allora un uomo morto è un uomo senza anima. Certo! Se è morto è senza vita. Ma a noi fa paura pensare che una volta morti non ci sia + niente di noi che continua a vivere, così abbiamo inventato l'aldilà. Ce ne siamo così attaccati che abbiamo fornito energia a tutti coloro che anche minimamente hanno vissuto qualcosa che poteva assomigliargli (vedi negli stati comatosi in cui si presume di avvicinarsi alle soglie dell'aldilà). Per non affrontare la paura della morte abbiamo ingaggiato dei confortevoli cantastorie che ci dicono proprio quello che vogliamo sentirci dire e che ci cullano "amorevolmente".
Ognuno ovviamente ha scelto il suo preferito: chi si affida alla sacra Bibbia, chi a quella dei tdg (test. di Geova), chi alla new age. Il mercato di chi vende conforto è immenso, vastissimo.
Ma ci basta il conforto?
Nessuno che sia disposto a riflettere insieme a te, nessuno che ti sappia essere vicino come amico, guardando con te quello che vedi tu, che non ti ponga davanti le tue esperienze e dica: "Devi credermi, perché io l'ho sperimentato". Sì, probabilmente ha fatto delle esperienze, ma non vuole che tu gli creda. Si mette sul tuo stesso piano e vive la tua stessa realtà, e magari fa un po' di strada con te e vede dove inciampi e ti fa vedere quella buca o quel sassolino nella scarpa. Nulla di più. Perché la realtà è qui/ora. La vita è qui/ora! E tutto il mistero dell'Universo è qui/ora! Presente!
Non si tratta di rievocare ricordi o teorie. E' tutto qui. Si tratta solo di vederlo. Magari si tratta proprio di cancellare tutto quello che ci teniamo stretto come credenze, libri sacri, teorie, idee... Togliamo tutta quella inutile sovrastruttura che ci annebbia la vista. Via tutto! Cosa rimane di immutabile? L'"io"! E cos'è questo "io"? Il centro in cui ruota tutta la "mia" vita. Esperienze, sensazioni, ricordi, ma essenzialmente un centro percettivo come ce ne sono sei miliardi sul pianeta. Avete presente un telefono o una lampadina? Sono strumenti che raccolgono informazioni e le trasmettono. Se si brucia la lampadina non è la fine della corrente elettrica; se si rompe il telefono non sei costretto a cambiare numero. Sostituisci. Molto semplice!
Ah! Ma no! Scusate... noi non siamo oggetti. Siamo ben altro! C'è l'anima!
Vi prego non ricominciamo con quelle sviolinate romantiche... che male c'è ad essere al pari di qualsiasi essere vivente. Quando si muore... si muore e basta! E' la vita che lo impone. Si muore in nome della vita.
Ma non abbiamo ancora considerato i nostri ricordi ed i nostri desideri, che sono anch'essi materia, vita, energia (nulla si crea e nulla si distrugge, ricordate?). Forse è questo che intendiamo per "anima"?
"Il ricordo dei desideri insoddisfatti imprigiona un'energia che si manifesta come persona. Quando questa carica di energia si esaurisce, la persona muore. I desideri insoddisfatti vengono trasferiti nella nascita successiva.
Quando ci si identifica col corpo, si creano desideri sempre nuovi e questo processo non non ha mai fine, a meno che non si veda chiaramente come funziona questo meccanismo che rende schiavi. La chiarezza è liberatrice, perché non si possono abbandonare i desideri se non si vedono bene le loro cause e i loro effetti.
Non dico che ci sia la stessa persona a rinascere. La persona muore e muore definitivamente. Ma i suoi ricordi restano e anche i suoi desideri e le sue paure. Essi forniscono l'energia che alimenterà una nuova persona."
Tratto da "L'eterna saggezza" di Sri Nisargadatta Maharaj