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25-05-2012, 21.02.15 | #1 | |
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Le banche: le vogliamo eliminare?
Con riferimento all’articolo di Albert:Le due funzioni delle banche
https://www.riflessioni.it/scienze/fu...lle-banche.htm LE BANCHE: LE VOGLIAMO ELIMINARE? Citazione:
Si cita sempre un prececente illustre e famoso nell’intento di attribuire una patina di autorità ai propri scritti: captatio benevolentiae! Infatti Scott Adams è famoso, fra l’altro, come creatore di “Dilbert”, una stripp (fumetto) satirica che fu pubblicata su migliaia di giornali in tutto il mondo. In proposito cito: “IL PRICIPIO DI DILBERT”: >>>Secondo questo paradossale principio, elaborato e diffuso da Scott Adams (derivato dal principio di Peter degli anni “90) il metodo di creazione del management delle imprese consiste nel promuovere le persone abili e competenti, nel loro lavoro, ad un livello di mission più elevato ove si trovino ad essere incompetenti ed ancora promuoverli non appena divenissero quì competenti e così via in modo che si trovino sempre ad un livello di incompetenza tale da non poter fare troppi danni. Il metodo è anche utile per rimuovere gli stupidi dal flusso produttivo. Personalmente, comunque, consiglierei, a chi voglia intraprendere una carriera e scalare le cime, di non eccedere mai nel mostrarsi troppo esperto e competente…per lo meno non più competente del capo… atrimenti questi avrà sempre bisogno di te e non ti promuovrà mai al tuo prossimo livello di incompetenza. Ovviamente non è proprio così: la formazione del management è tutta un'altra cosa! Per quanto sia vero che i “migliori” si sforzano di impegnarsi al massimo delle possibilità. Infatti è sempre vera la vecchia massima per cui “chi non risica non rosica”…oltre all’universale “Try and Error”, metodo basilare sia nella quotidianità che in ogni sistema di pensiero, per l’intrapresa di ogni ricerca e sviluppo. Scott Adams lucrava su estremizzazioni satiriche di questo tipo circa le modalità e l’organizzazione del lavoro con le sue esternazioni e non bisogna dargli troppo credito. Infatti sono solo paradossi satirici, magari con un pizzico di verità, con cui Scott Adams, furbetto dei furbetti, fece parecchi quattrini sfruttando un “pensiero” diffuso nell’immaginario collettivo dei colletti blu dei tempi delle catene di montaggio. Secondo tale “pensiero” solo nelle officine e workshop si farebbe vero lavoro utile e proficuo per sostenere l’impresa: ai piani superiori i colletti bianchi scalderebbero solo le sedie…o, ancor peggio, le poltrone! Ma credo che una tale contrapposizione sia oramai finita nel dimenticatoio, comunque, sia molto attutita…anche perché sempre più il trend del lavoro si và trasformando da fisico a intellettuale e virtuale: al limite le transazioni commerciali e finanziarie riguardano essenzialmente idee e progetti...energie, non prodotti palpabili e concreti! Bene o male che sia, è anche questa una delle ragioni del prevalere delle modalità finanziarie a scapito di quelle produttive. In definitiva, pur favorendo il progresso con idee e progetti innovativi sempre in evoluzione, il concetto è alla base dei pericoli e rischi che l'economia globalizzata corre e ci fa correre di questi tempi. Così è per le banche: la routine giornaliera di carico/scarico ragionieristico dei conti correnti bancari, praticamente il lavoro di Bartleby “lo scrivano”, (Herbert Melville), è effettivamente oramai marginale, ciò che veramente impegna e interessa, anche oltre l’informatizzazione, sono i servizi ed i cosiddetti prodotti finanziari (possibilmente non tossici) con tutte le loro conseguenze di diffusione, valutazione e controllo su cui le banche centrali (BCE) e i governi devono vigilare: incentivare o contrastare a seconda di casi ed esigenze del momento...flessibilmente! Più concretamnte, per il prosieguo dell’analisi circa l’articolo di riferimento, mi propongo, per ora, di tenere come veri i pochi punti che seguono: 1. - L’occhio del padrone ingrassa il cavallo: nella gestione pubblica l’occhio del padrone non c’è, per cui il cavallo deperisce. 2. - Infatti ritengo lo Stato (tanto più se a livello centrale) un cattivo organizzatore e gestore di beni e servizi, per cui sostengo che lo Stato debba essere leggero, olonico/virtuale: più che fare, lo stato deve far fare… il più possibile…minimizzando le spese proprie e quindi la pressione fiscale. 3. - Lo Stato (la funzione pubblica ad ogni livello) faccia le leggi col fine del pubblico vantaggio, rielabori e migliori quelle esistenti, studi e dia i necesari indirizzi e direttive, faciliti e controlli che vengano applicate, come in ogni attività, anche e soprattutto nelle banche, ovviamente. Sanzioni ove necessario…da cui la certezza del diritto: buone leggi, buoni controlli, buone sanzioni , ma anche incentivazioni, motivazioni e premi. 4. - Di contro intendo le Banche come imprese private (tante imprese private in concorrenza) che forniscono servizi (prodotti) e come tali, nel rispetto delle leggi e delle direttive, traggono linfa dalla concorrenza per minimizzare i propri costi interni (Qualità della organizzazione) e per massimizzare in Qualità ed efficacia il rapporto prezzi/prestazioni. 5. - Oltre lo stato, è il cittadino maturo che, coi propri passi, interventi e scelte, deve mantenere le banche in concorrenza....come ogni altro servizio, del resto. 6. - Nel regime di monopolio della gestione pubblica il cittadino non ha scelte ed è demotivato come demotivato è l'operatore pubblico: niente emozione, niente creatività...solo piatto disinteresse. Mi aspetto osservazioni e contrasti prima di affrontare un successivo paragrafo dell'articolo di Albert. Ultima modifica di ulysse : 26-05-2012 alle ore 18.24.49. |
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29-05-2012, 14.13.38 | #3 | |
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
Con riferimento all’articolo:
https://www.riflessioni.it/scienze/fu...lle-banche.htm Continua dal post di incipit. Citazione:
Le operazioni e attivita che le banche compiono con lo scopo di dare un servizio di qualità ai cittadini non riguardano solo i conti correnti…che sarebbero il meno, ma si estendono in qualcosa di assai più complesso e delicato di quanto l’articolo di riferimento voglia far apparire. Il tono semplificatorio dell’articolo prelude e vuole giustificare la proposta di affidare allo Stato i pochi servizi bancari definiti “utili”, eliminando i cosiddetti “servizi e prodotti inutili” che pure i cittadini richiedono. Secondo l’articolo le strutture bancarie attuali, oltre a fornire servizi inutili e dannosi, li gestirebbero con grande dispendio di energie e risorse buttate in cattiva e arretrata organizzazione (sic!!!) con eccessiva e inutile ridondanza di impiegati e alti stipendi agli impiegati stessi (sic!!!) Per parte mia osservo che non sono tutte rose e fiori, ma quella dell'articolo mi pare una descrizione del funzionamente bancario denigratoria e riduttiva oltre il dovuto. In effetti le banche furono fra le prime aziende ad informarmatizzarsi istituendo modalità organizzative avanzate in mezzo alla generale arretratezza di piccole–medie imprese, compreso il “Pubblico Iimpiego” ed il vecchio "Parastato" …elefantiaco. Non intendo enfatizzare ed esaltare l’attività bancaria, specialmente oggi, che di difetti da correggere ne mostra e forse ha trasgredito e trasgredisce le buone regole di etica e di prudenza nella finanza creativa…come, purtroppo, hanno fatto molte note imprese italiane, europee e, specialmente, oltre oceano.. Mi pare, tuttavia, giustificato il fatto che le banche costituiscono impresa orientata al Cliente ed alla Qualità per Profitto e che, quindi, i loro servizi non li offrano gratis: si tratta, infatti, di imprese con scopo di lucro! ...ed è proprio qusto che sci salva! In sostanza occorre spuntare un guadagno per equilibrare le uscite con le entrate. Da un lato occorre pagare i fornitori, in particolare gli impiegati che forniscono lavoro, dall'altro accumulare per prestare e reinvestire in un crescendo della qualità e numerosità dei servizi. Ai soci investitori occorre offrire, dividendi accettabili e concorrenziali a confronto con la profittabilità di altre fonti di investimento: basta non eccedere facendo lievitare i costi dei servizi! Mi pare, comunque, sempre valito e prevalente il pricipio, per cui lo Stato non deve “fare”, ma deve “far fare” e controllare che quanto delegato, sia espletato nell’ambito delle leggi e dell’etica che lo stato stesso esprime…o dovrebbe esprimere. Infatti una banca non è che un negozio: in luogo di mele e cavoli, compra e vende danaro e servizi connessi sotto varie forme: compra danaro in modo esplicito o simbolicamante implicito, lo gestisce o lo presta ad interesse, gestisce le relative rate in rientro, sollecita le morosità, assiste il cliente per consigliare, mantenere e promuovere l’efficienza (remunerazione) del danaro che il cliente investe in titoli e relativi derivati, ecc…. Sul piano della organizzazione interna in interazione con l’esterno, da oltre trentanni le banche perseguono una informatizzazione notevole con forte snellimento delle operazioni, incrementandone la massa e la varietà. In proposito l'istituzione bancaria, è sempre stata in testa alle altre tipologie di imprese, per quanto riguarda proprio l’informatizzazione e l’organizzazione. A favorire c’è il fatto che mentre nella impresa commerciale o di produzione il focus è sul prodotto, nella impresa bancaria (come, del resto, è normale nelle imprese di servizi), il focus è sulla organizzazione dei servizi (che poi costituiscono il prodotto) e sulla gestione del personale che lo esplica e produce. Ne consegue che parlare di personale oltre il necessario nel tessuto bancario privato per lo più medio/piccolo, è un controsenso…certo non lo sarebbe nelle imprese a interferenza statale…comunque politica. Sempre più, tuttavia, sulla scia e a confronto con banche estere, è perseguito il concetto per cui, una più grande banca è più efficace di una banca piccola per il maggior potere contrattuale che assume nei confronti della cocorrenza delle altre banche, delle banche centrali e dei clienti stessi, cui offre maggiore garanzia di solidità e disponibilità di esperti, con maggiore disponibilità finaziaria. Una grande banca, informatizzata, può tanto meglio intervenire e investire nel mercato del danaro operando compravendita differenziata di titoli e di azioni per conto proprio o per conto clienti, raccogliendo e gestendo danaro per fondi d’investimento, tenendo il portafoglio titoli dei clienti, accendendo mutui e prestiti a interesse ai privati cittadini ed alle imprese solvibili, ecc…con possibilità di manipolare valori e capitali sempre più vasti nello spazio e nel tempo. Un tale attività esercitata da persone con buone basi di cultura economica e di lunga esperienza bancaria, crea operatori e manager sempre più esperti e capaci nelle consulenze e nelle valutazioni di rischio di investimnto. Tali persone sono preziose e certo non vengono bruciate e sprecate in ruoli in cui non abbiano competenza, ma formate ed aiutate ad essere sempre piu' competenti: un conto è la satira di Scott Adams citata nel post di incipit, un conto è la professionalità e l’impegno che le persone assumono nel protagonismo degli eventi….professionalità che difficilmente si troverebbe in un impiegato statale. Poichè le banche, in Italia, proprio per la pluralità di piccola imprenditorialità sul terrotorio, sono generalmente e relativamnte piccole rispetto ai colossi stranieri, oggi, per confrontarsi e concorrere nei grandi affari in ambito europeo e mondiale, perseguono una strategia di sempre maggior concentrazione. Infatti le banche relativamente più grandi fagocitano le piccole locali, oppure le piccole locali si concentrano nel cosiddetto “Credito Cooperativo” o “Casse di Risparmio” o altro associazionismo, in modo da coprire un più vasto territorio ove rastrellare danaro ed espletare servizi sempre più avvalendosi anche di pubblicità cartacea o in TV e sul Web. Questa strategia verso il “grande” ha avuto effetti notevoli nell’incremento di intensità e nr. di servizi offerti, sull’affinamento e sviluppo della organizzazione interna e sulla informatizzazione: sempre più la vecchia banca di credito e risparmio si trasforma in banca d’affari…ove se non valuti bene il rapporto rischio/beneficio dell'investimento finisci male. Forse è stato qualcosa del genere…voler ingoiare bocconi sempre piu grandi… che ha portato alla crisi delle grandi banche americane e quindi anche alla nostra. A parte il fatto che noi, senza saperlo, con 2 mila miliardi di debito pubblico, già eravamo in crisi da tempo…e non propriamente per crisi bancaria, ma per la crisi di una classe politica superficiale, priva di coordinamento e incapace nel progettare e finanziare riforme e infrastture: abbiamo i casi eclatanti, sempre in corso, della organizzazione della giustizia, della sanità, della scuola… o della gestione della TAV o del fantomatico Ponte sullo Stretto, ecc... Con tali precedenti, possiamo aspettarci della stato un servizio bancario non dico di Qualità, ma almeno funzionale? Non credo! Comunque rispetto al passato: le varie filiali di una banca, sparse sul territorio, sono fra loro sempre più integrate in rete, tanto che il cliente può movimentare danaro, accendere mutui e prestiti, con visura della propria situazione finanziaria e portafoglio titoli, in qualunque sportello della banca da Caltanissetta a Bolzano Quindi per imprenditori/commercianti conviene servirsi di banche grandi con filiali ovunque o, più spesso, di diverse banche con relative diverse carte di credito. Ma anche di più: il cliente può consultare la propria situazione finanziaria e movimentare anche dal proprio computer o da cellulari di ultima generazione. Molte aziende sono in rete con la propria banca in modo che le transazioni finanziarie con la banca e le stesse entrate/uscite da e per fornitoti/clienti avvengono in tempo reale. Quindi l’informatizzazione e integrazione fra diversi sistemi è oramai notevole e non può che tendere ad aumentare…anche perché giunge notizia che le grandi banche straniere siano più informatizzate delle nostre…quindi noi le dobbiamo inseguire e prenderle ad esempio. Tuttavia, ripeto , la complessa organizzazione bancaria è lontana dal funzionare in emulazione a tanti robot. Oltre al perseguimento delle procedure stabilizzate, si richiedono continui nuovi apprendimenti circa i prodotti e gli strumenti di manipolazione nonché una manutenzione/apprendimento continuo sia HW che SW, locale e di rete. Ne consegue l’introduzione nella organizzazione bancaria di figure non esistenti, non dico ai tempi dello “scrivano fiorentino” o “calcolatore umano” tipo Bartleby, ma nemmeno 20 o anche solo 10 anni fa. ciao |
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01-06-2012, 00.37.42 | #4 |
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
Apparirò come provocatorio, come i moralisti in fondo appaiono come “Guastafeste” , diceva Bobbio, e allora il mio pensiero è semplice: ritirate i vostri denari dalle banche e dai fondi e “fate saltare” pacificamente il sistema.
Perché questo sistema virtuale ha ucciso la cultura del fare. Il denaro genera denaro attraverso l’interesse. Se anche il mondo non producesse nulla, assolutamente nulla i denari accumulati genererebbero in quel giorno interesse che si assommerebbe al capitale ( questa è la finta ricchezza che nessuno vuole “inficiare”): questa è la virtualità e il pozzo senza fondo in cui il sistema si è avvitato senza che nessuno presenti idee alternative. Due sono i primitivi fondamentali che hanno costruito questo pazzo sistema umano che di umano non ha più nulla. 1) il denaro non basta mai, perché nella vita “ non si sa mai cosa cosa possa accadere” ( miei cari filosofeggiatori la causalità è dentro il nostro dna animale altro che determinismo) 2) la paura del domani per sé e i propri figli. Ed ecco l’accumulazione. Emerge la nostra natura animale, ma che gli animali non hanno. Il leone non stermina un branco di gazzelle per metterle in un congelatore, ne uccide una. Epicureo sentenziò:”L’infelicità degli uomini deriva dal fatto che essi temono le cose che non devono essere temute e desiderano le cose che non è necessario desiderare e che sfuggono loro” Accontentarsi e prendere la vita giorno per giorno gustandone i piaceri. E invece no. Noi accumuliamo e fin quando erano in pochi a farlo il sistema reggeva. Ma arriva un punto “ di non ritorno” in cui la virtualità del progresso falso che richiede costante crescita non può assolutamente arrestarsi, la forza inerziale lo spinge avanti , senza una mèta perché la finalità del mercato è il mercato stesso che intanto si è evoluto costruendo nuovi equilibri . Allora fa denaro lo strozzino, come l’antico usuraio ai danni di chi semplicemente produce concretezza. Questo sistema fatto di lavoratori che non hanno tempo per sè e disoccupati che hanno troppo tempo e nessun denaro. Il nostro governo italiano ora deve cercare di far ripartire il sistema economico: lo chieda alle banche che non producono un accidente di niente;uniche vestigia sopravvissute, dove sono i settori chiave produttivi su cui un sistema produce concretamente ricchezza in questo Paese? Il deserto, perché non hanno seminato a suo tempo e questo ora raccoglieremo.Per ben che ci andrà saremo come al solito “colonizzati”da capitali stranieri perché il mercato ha necessità di interdipendenze e di gerarchie funzionali come la corruzione e il “sommerso” sono funzionali al mercato stesso. e intanto si preparano le condizioni di colonizzazione, intervngono sul mercato del lavoro fingendo che questo è la conseguenza di altri due mercati più importanti, quello delle merci e quello del denaro. Ripensare alla giustizia ma non solo distributiva, ma anche produttiva. Lavoriamo tutti e lavoriamo meno e soprattutto produciamo concretezze non efferatezze. In fondo quello che vogliamo tutti è vivere semplicemente e serenamente, chi si”monta la testa” mettiamo in qualche atollo del Pacifico infestato da squali ( come lui). E cominciamo dai banchieri e finanzieri. Tecnicamente le banche non ritirano più il denaro per darlo in prestito a chi ha bisogno di capitale, che era lo scopo per cui era nata. Oggi “gestisce” il risparmio con pacchetti finanziari. Ognuno ha un conto corrente per utilizzarlo come moneta elettronica, come nuova forma di pagamento ( bancomat, carte di credito, ecc.) ma il vero risaprmio è investito e quindi le banche vendono prodotti finanziari ad hoc per accalappiarsi in altro modo il risparmio e a sua volta non tanto per prestarlo ai capitalisti, bensì a sua volta si presenta sui mercati finanziari speculando in prima persona “ ingegnerizzando” i derivati facendo in modo che non siano nemmeno tracciabili, facendo la banca d’affari. Il ruolo privilegiato che le compete, sia per la quantità di massa monetaria che movimenta e sia per qualità e quantità d’informazione che possiede, determina lei stessa i mercati , volendolo e potendolo e condiziona “ suggerendo al risparmiatore come , quanto e dove investire ( il gatto e la volpe , Pinocchio e il paese dei balocchi)Gli stati “sovrani” fingono di non sapere che è il più potente “potere forte” dell’intero sistema ,è da lì che nasce la politica e non viceversa, è l’economia che fa la politica, la politica può solo più o meno indirizzare le forme di giustizia distributiva ( chi e come deve pagare le tasse, chi e come deve avvalersi dei servizi, ecc.) Ma è il mercato che muove il mondo e finalmente le gente sta forse (e ridico forse) “aprendo gli occhi” . Ma il problema di questa penisola italica è che di una persona che era andata in politica a fare il comico ora l'alternativa è un comico che va a fare politica. Per forza il mondo ci ride dietro. Non esiste nella dottrina liberista che lo stato gestisca ciò che è affare privato. I liberisti radicali non vogliono l’intervento degli stati, i mercato è il vero fautore e demolitore delle ricchezze ( e ci stiamo arrivando di corsa). Il delirio del potenza di umani che condizionano i destini delle moltitudini è troppo sublime perché quei “qualcuno” abbandonino serenamente come atto di misericordia. La misericordia non è nel loro vocabolario. Le banche con decine di sportelli e l’ufficio del direttore? Che fine ha fatto? Oggi è semplicemente due sedie con un rappresentante e nessun sportello: quando la virtualità s i trasforma in realtà perché dal nulla virtuale non può che nascere una concretezza abortita. Queste sedie di plastica in una atmosfera da vetrinetta amorfa e asettica, dove non si vede più il denaro, ma si contano i suicidi e quelli sono veri perché la virtualità deve ritornare alla concretezza , è la legge economica che lo impone, riprender i surplus di risparmio e reinvestirli: evviva la ciclicità economica.. Ma soprattutto come mai quelle banche con tanti sportelli e tante persone e quel sistema indebitato è vissuto per decenni ovunque, e tutto ad un tratto calato da “chissachi” e dal “chissadove” si è deciso ( perché il mercato è impersonale e quindi si finge che non ci siano soggetti che decidono, semmai apportano correzioni, che bravi eufemismi!!) che quel sistema fosse “obsoleto”. Oggi nelle banche e ovunque si esige l’efficientismo. Paradossalmente esisteranno banche senza nessun personale ( come certe assicurazioni) un logo, un’ immagine e una società virtuale con sede sociale alle isole Caiman ( e il nome la dice lunga)su un fuoribordo intestato alla trisavola nullatenente e passata a miglior vita. Necessita un pensiero profondo e che sappia di umano e non di plastica. |
01-06-2012, 16.27.22 | #5 | ||||
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
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Alti stipendi in particolare ai dirigenti – penso non servano esempi …. Nell’articolo è detto chiaramente che alcuni servizi bancari sono certamente utili, ma si potrebbero erogare in modo molto più efficiente. Per il resto, c’è sicuramente un gran numero di impiegati destinati a blandire la clientela, come ogni bancario onesto ti potrebbe confermare. Citazione:
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Certo, tutto eccellente, ma ormai dovrebbe essere del tutto scontato. E per creare e mantenere tutto questo basta una parte ridottissima del personale delle banche. |
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01-06-2012, 21.48.44 | #6 | |
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
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LO STATO, I SERVIZI BANCARI, I TITOLI: I “servizi”, non producono di per sè ricchezza, non producono beni…aiutano a produrre beni e ricchezza! Lo fanno le imprese di pulizia, le imprese di trasporti, le assicurazioni …e lo fanno le banche, ecc… Sono servizi richiesti dai cittadini stessi! nessuno obbliga i cittadini ad andare dal commercialista, dall’avvocato, dal parrucchiere o ad andare in banca: ci vanno spontaneamente se e qundo ne sentono il bisogno! Quando c’è un bisogno, eclatante o latente che sia, c’è sempre qualcuno che lo copre e si sforza di soddisfare… anche se lui stesso lo ha suscitato…per danaro ovviamente. La concorrenza regola il danaro percepito o pagato: è un buon segnale…significa che l’economia gira. Il danaro si ridistribuisce, la gente compra, altri investono, offrono prodotti e servizi e il ciclo continua a si ripete... Anhe se tutto non è perfetto...molto meglio dell'immobilismo statale. Si potrebbe, invece, costituire una società globale di libero intervento…di mutuo soccorso. Si sopperisce ai bisogni propri o altrui gratuitamente: nessuno spende, nessuno guadagna, nessuno paga o si fa pagare…tutti si prestano…sperabilmente… secondo necessità e possibilità. Ma sorgerebbe la domanda: perché devo studiare 8 anni per diventare medico con specializzazione se poi non ne traggo alcun vantaggio personale sul piano materiale, gratificatorio o di potere? Molto meglio fare il gelataio quando e se mi aggrada! Purtroppo da questo mutuo soccorso utopico deriva la disincentivazione e demotivazione insita nelle attività pubbliche ove alla gratificazione per il proprio valore certificato dal danaro liberamente guadagnato (creazione di ricchezza)... nel privato, viene sostituito, nel pubblico, il perseguimento e la soddisfazione per la acquisizione del potere… per chi ci riesce. Il riconoscimento del merito è spesso trascurato...sostituito da meccanismi familisti, amicali o di potere. Potere la cui caratteristica è quella di affermarsi, perpetuarsi ed esprimersi con l’oppressione sempre più violenta sulle masse prive di potere…finchè non si ribellano con lotte sanguinose. E' accaduto e sta accadendo! Certo non intendo deprezzare il dipendente statale come persona, stigmatizzo il sistema e l’organizzazione in cui viene imprigionato…via via che cresce il livello della istituzione: i comuni sono spesso efficienti, poi l’efficienza decresce e interviene l’abulia crescente via via che si passa alle province, alle regioni ed alle burocrazie dei vari ministeri dello stato. Ma la stessa sorte subiscono gli enti indipendenti o autonomi su cui lo stato e la politica tengono le mani: un esempio è la RAI. Ovviamente, quindi, chi compie un servizio vuole essere pagato, ma nessuno che compia un servizio pensa di vivere, vuole vivere o vuole essere accusato di vivere… sulle spalle della società: il mio barbiere non produce ricchezza, ma paga le tasse e non pensa di essere un mangiapane a ufo…se lo pensasse non sarebbe un buon barbiere…è invece orgoglioso della propria professione. Nessuno, che operi entro l’etica corrente, secondo la legge e… rilasci lo scontrino…è mangiapane a ufo…se la sua opera è richiesta e liberamente offerta. Del resto nessun cittadino che non sia soddisfatto del suo parrucchiere ha mai preteso di statalizzare la lobby dei parrucchieri…si limita a cambiare parrucchiere! Come nessuno che sia insoddisfatto del taxista propone di statalizzarlo…anzi lo vuole liberalizzare! Anche lo stato è un servizio che noi paghiamo salato con le tasse e saremmo anche contenti di pagarle, le tasse, se quello dello stato fosse un buon servizio…purtroppo non lo è…spesso, anzi, è un sevizio cattivo, insufficiente, inadeguato…e non possiamo nemmeno cambiarlo, lo stato, o pretendere di statalizzarlo… già lo è! Una cosa però possiamo fare: affidargli il minor numero possibile di impegni operativi. Quelli ove la strategia della libera concorrenza potrebbe portare un danno anziché un bene per la comunità. In tal modo anche lo stato può dimostrarsi utile a confronto col privato nel perseguire e mantenere quei fondamentali particolari diritti del cittadino che non possono essere posti in balia delle leggi di mercato. Per ora si è scoperto che sono molti più i servizi da liberalizzare con pubblico vantaggio che non quelli da statalizzare o mantenere sotto il controllo delle lobbies tradizionali. Si tratta di valutare quali servizi diano danno, piuttosto che vantaggio al bene comune, se gestiti nell’ambito della strategia mercatistica in luogo della gestione statale Per esempio, come già avviene, sembra preferibile affidare al controllo diretto dello stato la sanità, l’istruzione, la giustizia, l’ordine pubblico, la protezione civile, i beni artistici e di conservazione del paesaggio, o cos’altro si ritenga conveniente sottrarre al mercato per il bene della comunità, ma tenendo nel contempo in conto gli inconvenienti ed i trabocchetti insiti nella gestione statale…tanto che rovescerei il discorso: privatizzare tutto quanto è possibile e ridurre lo stato all’osso... al limite della salvagurdia del bene comune! Le spese dello stato diminuirebbero e pagheremmo meno tasse. Oppure i servizi che lo stato (enti pubblici) mantiene (sanità, scuola, asili nido, ecc…) che pure sono tanti, diverrebbero efficienti. Se gli asili nido funzionassero a dovere per tutti e non limitati ai meno abbienti, si farebbero più bambini che, crescendo, lavorerebbero e pagherebbero contributi per le pensioni dei nonni. Con una buona pensione i nonni non dovrebbero andare all’ospizio, si pagherebbero la badante, oppure si pagherebbero ospizi meno fatiscenti che non siano ora quelli gestiti dal "pubblico"...o dalle opere pubbliche e di beneficienza. Vale per lo stato (vale per gli enti pubblici in generale) il principio del far fare piuttosto che fare direttamente. L’ente pubblico sceglie, a mezzo asta, a chi far fare in modo che, incentivando la concorrenza, si massimizza il rapporto Qualità/costi...con sperabile esclusione di favoritismi e mazzette. Ovviamente è dello stato (del parlamento) il potere di fare le leggi che regolino (inter…fra...) il funzionamento del pubblico e del privato… Lo stato deve fare applicare le leggi (potere esecutivo), controllare e sanzionare, ove necessario: potere giudiziario. Già a queste funzioni lo stato (e relative diramazioni ed estensioni) sopperisce male…. Mi chiedo perché dovremmo aggiungere altre funzioni che pure gestirebbe male? Badiamo piuttosto a far sì che lo stato gestisca bene ciò che già gestisce…in specie in relazione a leggi adeguate e loro applicazione e controlli in modo da individuare criminali, corrotti ed evasori…eliminando ogni crimine contro lo stato …poi potremo parlare anche di chi vive o non vive sulle spalle degli altri. Oggi, ad esempio, leggi inadeguate o non aggiornate hanno prodotto disastri in conseguenza del terremoto: i capannoni industriali non erano antisismici perché la legge non lo imponeva in conformità al grado di sismicità della zona. Ma le leggi non le può fare che lo stato (il parlamento) e fare le leggi non è roba da ridere…soprattutto mantenerle aggiornate! Faccia questo lo stato, le regioni, i comuni, ecc.. e controllino di conseguenza, in tempo reale, la corretta aplicazione: questo sarebbe profittevole oltre ogni limite! …altro che gestire conti correnti, quando già c’è chi lo fa benissimo...con una organizzazione efficace...per quanto, migliorare si può sempre! |
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02-06-2012, 09.26.35 | #7 | |||
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
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Il fatto che le banche possano prestare ad altri il denaro loro affidato è chiaramente una follia, ma fa parte di quell’enorme castello di carte finanziario che si deve smantellare con molta cautela. La proposta dell’articolo va in questo senso: si realizza un sistema centralizzato e gratuito di gestione del denaro che si affiancherà e poi sostituirà quello delle banche private, che verranno poco a poco “svuotate”. Citazione:
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02-06-2012, 12.54.29 | #8 | ||||||
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
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LA RICCHEZZA (o non ricchezza) E LA SAPIENZA DEI CITTADINI Citazione:
A parte la ricchezza intellettuale o psicofisica trasformabile comunque in dollari, siamo ricchi o poveri materialmente in funzione e proporzione della somma del valore monetario attribuito a ciò che “possediamo” o da esso ricavabile,,con cui poi ci facciamo ciò che ci pare. La moneta è la “misura”, sia che si tratti di oggetti concreti (yacht, SUV, case, lingotti, Know How, ecc..) sia che si tratti di moneta corrente sotto il materasso o in conto bancario o in titoli, azioni e Know How ecc. Tutte cose che ci piacciono sia in sé, intrinsecamente per l’apporto di piacere e soddisfazione che ci possono dare, sia direttamente (Yacht, diamanti, ecc..) che indirettamente: accumulare danaro e titoli di ogni genere equivale ad accumulare soddisfazione di sé, autorealizzazione e potere…che sostituisce benissimo il danaro o di cui il danaro è il simbolo. Certo non è la felicità, ma, in genere, serve! Citazione:
Appunto serve! Ma la gestione dei conti correnti è la più banale operazione di banca …ed è già di per sé semplificata…certo si può migliorare, come sempre, ma affidarla allo stato significherebbe complicarla: lo stato è il complicatore per eccellenza…infatti è nello stato che è nata la burocrazia! Citazione:
La scopo delle transazioni finanziarie corrette è essere tutti soddisfatti accettando le regole di scambio che devono essere giuste e ben congegnate: è piuttosto qui che gli stati e superstati devono impegnarsi. Per convenzione, solo operando fuori dalle regole, oltre le regole, si crea un danno: I prodotti finanziari non sono che strumenti: hanno un probabilistico corrispettivo in danaro o in beni e se il corrispettivo non è gravato da rischi oltre il dovuto, se ciò che rappresenta non crolla…per bancarotta, per usura del tempo o per terremoto…i prodotti finanziari, rappresentano essi stessi ricchezza per chi li possiede: chi li vende e chi li compra persegue un proprio fine. Lo stato si sostiene e non va in bancarotta perchè ancora riesce a vendere Bot, CCT, Btp o altre diavolerie che le banche comprano per sè o per i cittadini. Anche banche e gruppi finanziari stranieri comprano i nostri titoli…finchè si fidano e nutrono ragionevole speranza di trarne interesse. Se lo spread sale si fidano meno e la nostra asta di titoli a schifio finisce: si aumenta, allora, l’interesse, e l’asta non andrà deserta, ma le banche, dato il maggior interesse, investiranno sempre più in titoli anzichè in prestiti ai costruttori. Certo che le banche non devono rifilare al cittadino titoli tarlocchi privi di un corrispondente valore del bene rappresentato. Effettivamente qualche volta accade: infatti nemmeno i promotori finanziari che avrebbero il compito di aiutare i cittadini ad orientarsi, hanno la sfera di cristallo. D’altra parte i cittadini devono per il possibile investire in titoli ed azioni affinchè la produzione di beni sia remunerata...ed essi stessi lo siano percependo gli interessi per il capitale invesito. Il segreto di pulcinella consiste nel tenere a portafoglio una pluralità di titoli, anche stranieri, e distribuire il rischio…in modo che se un titolo cade altri salgono…e il trend è comunque crescente...per un giusto mix, Non vedo dove sarebbe il disinteresse della società: se mai, gli strumenti finanziari corretti aiutano. Suppongo esista un controllo superiore per questo. Le stesse agenzie di rating, che purtroppo non sono enti super partes, possono dare una idea. Ciò che non aiuterebbe è affidare cose del genere ad un impiegato statale! In conclusione non è a nostro favore il fatto che i nostro debito pubblico sia tanto elevato e con trend crescente, ma non è una responsabilità delle banche…se mai è una colpa dei governi che sin qui, da decenni, si sono succeduti. Citazione:
L’articolo di riferimento persegue, stranamente, la direzione opposta. Citazione:
Non credo vedrebbero volentieri che anche in questo entri la mano dello stato. Il cittadino più che superare l’analfabetismo digitale deve superare l’analfabetismo bancario…cioè deve essere sempre più esperto di come funziona la banca, conoscere i possibili servizi con relativi costi, le quotazione dei titoli, ecc... Deve saper mettere le banche di suo potenziale utilizzo in concorrenza in modo da aggredire i costi dei servizi fra i quali selezionare quelli che convengono con relative banche. Infatti il punto non è il cosiddetto analfabetismo digitale. Che l’approccio alla banca sia tele o diretto importa poco, importa, piuttosto, che l’approccio sia sempre più informato. In ogni caso non credo che il cosiddetto analfabetismo digitale scompaia rapidamente… Dovrebbero, ad esempio, prima morire tutti i pensionati da mille euro in su...e ci vorrà parecchio… con l’aumento della vita media. Comunque i cosiddetti “servizi avanzati” sono da utilizzare se fanno comodo. Solo quelli che fregano sono da evitare e lo puoi fare con l’aiuto di un professionista di fiducia o della banca stessa. Del resto si dice anche "giocare in borsa"…se si ama il rischio è meglio del poker! Difficilmente allo sportello di un impiegato statale puoi fare tanti giochini. |
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02-06-2012, 20.48.39 | #9 |
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
Procede dal post precedente: BARTLE BY LO SCRIVANO!
ORGANIZZAZIONE BANCARIA: FRA BANCARI E BANCHIERI C'E' DIFFERENZA! La conseguenza ovvia di quanto espresso nel precedente post,("Bartleby lo scrivano") è che, col medesimo o minore personale, l'istituzione bancaria compie oogi più vasti e nuovi servizi. Nel concreto sembra che, da 30 anni a questa parte, il personale bancario sia notevolmente aumentato (almeno fino al 2010) nonostante l’informatizzazione, o proprio in conseguenza di questa che ha permesso, senza aggravio organizzativo, l’apertura di un diffuso numero di sportelli sul territorio con incremento dei servizi offerti sia come quantità, che come diversificazione, personalizzazione e Qualità. L’informatizzazione sempre più spinta potrebbe far supporre che le banche siano oramai dei grandi robot che possono funzionare praticamente privi di assistenza dell'HSS…vedi homebanking, bancomat, ecc…, ma non è così. Ancora molta gente non possiede computer, non è direttamente informatizzata o preferisce non usare (non sa usare) l’homebanking...che comunque non sarebbe il più gravoso dei servizi bancari. Ed è d’altra parte vero che i servizi informatici da/per l’esterno, di cui il cliente più avanzato si avvale, hanno pur sempre bisogno di avviamento, gestione, manutenzione e controllo: per esempio, un caso semplice di servizio, ma sempre brigoso per questioni di sicurezza, è “perdere” e rifare la carta di credito. Ne consegue che all’interno della banca ancora molti impiegati lavorano sia intellettualmente che manualmente avalendosi di reti di computer che pure necessitano di assistenza...cioè di intervento non solo ragionieristico. Addirittura non è infrequente che il cliente, pur potendo prelevare da bankomat, preferisca (per inerzia mentale? Esigenza di contatto umano?) rivolgersi direttamente allo sportello tanto che le banche devono, in qualche modo, incentivare i clienti affinchè i semplici prelievi siano fatti da bankomat e non da sportello o che si paghi direttamente in negozio con carta di credito o bankomat. Dire che le banche (in genere imprese private) hanno sovrabbondanza di impiegati inutili e ben pagati non ha fondamento ed è oltre il comunne buon senso: una impresa privata, banca o non banca che sia, sta ben attenta a non pagare gente incapace e in sovrappiù, né intende pagarla troppo. Cosa che invece puo’ accadere e accade nello stato (in certi servizi) per particolari influenze e interferenze politiche: invero oggi i tagli nel budget di vari ministeri e servizi statali sembrano attutire questa piaga. Infatti gli impiegati bancari, in genere multifunzione e di elevate competenze e responsabilità, sono pagati il giusto (sempre poco comunque) nell’ambito e a confronto del loro mercato di lavoro ed oggi non più di altri impiegati di imprese private comparabilmente esperti e dinamici nelle specifiche attività commenrciali o industriali. Il vantaggio dei bancari è che, per ora, i banchieri non ricorrono, o ricorrono relativamnte poco, al precariato Ovviamente sono i “banchieri” (presidenti di banche e di fondazioni, Amm.Del. consiglieri di CdA, sindaci, consulenti finanziari di alto rango, ecc…) che si attribuiscono stipendi e benefit ultra e… questo sì che andrebbe e potrebbe essere regolamentato e risolto pur senza alcuna necessità di ricorrere alla statalizzazione dei servizi...anzi con vantaggio. Ritornando a bomba direi che ancora sono molte le operazioni di banca non informatizzate. Infatti, analizzando, ci si accorge che molte operazioni, anche sporadiche e saltuarie, ma pur necessarie, richiedono, chi più chi meno, la presenza ed il controllo dell’uomo. Il fatto è che certe antiche situazioni sono ancora presenti nella nostra società e nuovi eventi accadono che non rientrano nella informatizzazione per cause sia interne che esterne alle banche…in particolare, come già accennato, in relazione alla clientela non informatizzata ed anche perché i servizi bancari, conseguenti alle esigenze che si prospettano nella economia mondiale, sono in continua evoluzione. Per esempio: 1)- La banca offre oggi, come quantità, densità, qualità e varietà, molti più servizi che non 20/30 anni addietro, per es. si hanno oggi: I C/C bancari per pensioni da 1000 euro in su, fondi di investimento, tenuta portafoglio titoli, gestione cassette di sicurezza, consulenze finanziarie, eventule assistenza nel recupero crediti, emissione e recupero cambiali, valutazione di rischio finanziario per mutui e fidi, assitenza relativa, incremento continuo delle carte di credito prepagate e non, incremento dei bankomat, gestione dei bonifici e degli assegni…oggi quasi obbligatori, ecc… Infatti sempre meno può circolare danaro liquido per esigenze di tracciabilità. Ho solo citato i servizi e le transazioni più comuni, indispensabili, ma difficilmente informatizzate, o solo parzialmente. L'organizzazione elefantiaca e burocratica dello stato potrebbe sopperire? Bisognerebbe eliminare molti servizi, ma prima mi aspetto che qualcuno ne "dimostri" il vantaggio che ne conseguirebbe. 2)- Un inciampo ad una organizzaione lineare è costituito dal fatto che l’informatizzazione dei clienti è ancora scarsa in Italia, più scarsa che in altri paesi del vecchio occidente. Servirsi del computer per consultare e movimentare le proprie ricchezze o risparmi o povertà, non è così usuale in Italia come dovrebbe…per quanto le stesse banche spingano in questo senso e pongano limiti ai prelievi da sportello. 3)- Intervengono spesso nuove normative procedurali sia per riorganizzazione interna delle banche che per imposizione esterne, della UE, dello stato o delle stesse associazioni bancarie di controllo, per la privacy, ecc…. Per esempio, non sembra infrequente l’introduzione di sempre nuove normative inerenti la sicurezza e la privacy e ti richiedono la firma di fascicoli immensi di documenti che poi gli addetti devono classificare, archiviare e mantenere...e ciò non è per iniziativa o vantaggio bancario. 4)- Esiste l’esigenza di definire e mantenere il costo dei serviz bancari: magari esiste un “cartello” cui tutte le banche si adeguano…tuttavia è pensabile che certe banche sgarrino o possano favorirti per cui è bene che i clienti abbiano ben chiari questi costi in modo da poterli confrontare con quelli di banche diverse e se del caso, cambiare banca: spetta a noi clienti mettere in concorrenza le banche sia per i costi che per la qualità del servizio: anche le banche agiscono sul mercato libero e si fanno concorrenza…per quanto è possibile e conveniente. 5)- Et cetera. ! |
04-06-2012, 22.40.32 | #10 | |||||
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Riferimento: Le banche: le vogliamo eliminare?
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Non mi pare una confutazione dell’assunto di base: i soldi non sono ricchezza, solo un modo per distribuirla (a meno che ti piaccia fare il bagno nei dollari). Se ti limiti ad aumentare la quantità di soldi con cose tipo l’”ingegneria finanziaria” non crei ricchezza Citazione:
Chiaro che quello a cui penso non è un carrozzone statale. Non tutto nello stato è inefficiente, come non tutto nelle aziende private è efficiente (lo dico con cognizione di causa, dopo molti anni passati in varie multinazionali). Pensavo ad un nucleo di gente superspecializzata, come a volte viene realizzato anche nello stato (pensa a certi gruppi investigativi) Citazione:
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Mi sembra molto ingenuo! Farsi consigliare dalle banche per gli investimenti? Ti propongono quello che a loro conviene, alle vecchiette che chiedevano investimenti sicuri vendevano le azioni Parmalat di cui dovevano liberarsi |
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