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19-12-2012, 08.48.06 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
Citazione:
Non è che l'amore quando porta con sè sofferenza sia malato.Perchè anche nel momento della gioia( altr ostato emotivo) si sa che non durerà. Si dice:" partire è un poco come morire". La sofferenza è parte dell'amore, è intrinseca ; è una condizione umana ( e forse anche animale se lo vediamo e interpretiamo come fondamento istintivo). Il sentimento, l'aspetto emotivo , ha ben poco di logico/concettuale nel suo fondamento. E non è che l'odio sia il contrario dell'amore, perchè è ancora sentimento emotivo. Il distacco emotivo è l'indifferenza: questa è la morte del sentimento. Finisce il sentimento, ma muore la vita. In sintesi: non penso che possiamo essere esenti, purtroppo, dalla sofferenza. la ritengo una condizione umana e forse, estremizzando il concetto, nasce dallo stesso istinto della "continuità della specie" E chiudo dicendo che non è il Nirvana (indifferenza) la soluzione della condizione umana, perchè è una contraddizione in termini: essere umani e non accettare la conditio sine qua non dell'essere umano, cioè la relazione con il mondo, l'esistere, il vivere. |
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19-12-2012, 14.37.39 | #14 |
Ospite abituale
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
@ Acquario69
La morte come passaggio ad un'altra dimensione è però la visione propria della religione, non della filosofia (che semmai assume la religione solo "entro i limiti della sola ragione", come ci ricorda Kant). In realtà, la filosofia ha sempre provato ad ergersi oltre i limiti della finitezza. L'esempio a noi più vicino è quello dell'Idealismo (che ha spaziato dall'"io infinito" di Fichte fino all'"Iddio Reale" di Hegel). Ma, dal mio punto di vista, inutilmente e con esiti a dir poco fallimentari (anche per quel che riguarda l"ubermensch" nietzscheiano). Cosa ci resta? Ci resta quel che Camus chiamava "tragicità dell'esistenza", e che consiste nella consapevolezza dell'inevitabile scacco cui è destinato quell'essere finito che anela all'infinito: l'uomo. Ci resta solo quell'"essere-per-la-morte" che Heidegger definiva "vita autentica" (e che contrapponeva all'inautenticità di una vita vissuta nell'oblio e nella dimenticanza della realtà "ultima" di tutte le cose e di tutte le creature. un saluto mauro |
19-12-2012, 22.57.15 | #15 | |
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
Citazione:
sinceramente non ho mai pensato a un ipotetico passaggio a un altra dimensione in termini religiosi o filosofici,o altro ancora,oppure nell'esprimere un pensiero,un esperienza o una sensazione o qualsiasi cosa classificandola in qualche modo,(etichettandola forse?) piu semplicemente mi pongo delle domande,come credo tutti del resto..la verita non ce l'ha nessuno,io non sono da meno ovviamente,ognuno tenta di dare le proprie risposte,forse ad ognuna ce' un pezzettino di verita,un po come un pezzettino di un enorme mosaico..un sassolino di per se e' piuttosto insignificante,messi insieme,tassello dopo tassello ne viene fuori un immagine..magari un messaggio (un archetipo?) per me questo ha un senso..che poi si voglia chiamarla filosofia,religione ecc non credo sia la cosa piu importante anzi,a mio modo di vedere sarebbe come un interporre qualcosa,un po come indossare un paio di occhiali scuri di notte. perche mettere limiti alla propria curiosita intellettuale? Ultima modifica di acquario69 : 20-12-2012 alle ore 06.07.55. |
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20-12-2012, 08.41.00 | #16 | |
Ospite abituale
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
Citazione:
Ma penso che se, presa questa consapevolezza di insensatezza, non cercassimo di dare noi un senso alla vita, non resisteremmo a tante nausea. Come una tela bianca per un pittore. Lasciata li' così non ha nessun senso. E se ci assale la nausea per la consapevolezza che non esiste nulla di infinito, dovremmo provare ad immaginare cosa sarebbe una vita eterna su questa terra per miliardi e miliardi e miliardi di persone sempre in aumento! Altro che nausea... Certo ci spaventa tutto quello che ci potrebbe succedere, e perdere una persona cara è all'apice di ogni dolore, ma nonostante tutte le frasi citate, nella testimonianza di acquario69 trovo (ma solo io?) la risposta che contiene la soluzione al superamento del dolore. Ed è in questo senso che l'amore che si lascia in eredità, e chi lo riceve a sua volta lo lascia in eredità, rimane infinito. Sarà spiritualità mica solo credere al trascendente? Ultima modifica di jador : 20-12-2012 alle ore 11.07.49. |
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21-12-2012, 23.00.43 | #17 |
Ospite abituale
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
@ Acquario69
A mio avviso, non è questione di "etichettare"; ma è bene distinguere subito, in radice, alcuni concetti-base. La filosofia nasce (come canonicamente ammesso, ma io sono d'accordo) come il tentativo di rispondere a certe domande senza appoggiarsi al "mythos"; un "mythos" che corrisponde, in radice, a quella che viene definita "credenza". La filosofia è, ovvero, il tentativo di rispondere "razionalmente". Quindi no, e sono d'accordo: nessun limite alla propria curiosità intellettuale. Ma la curiosità, per essere davvero intellettuale, dev'essere filosofica, e non religiosa. Tutto questo, naturalmente, senza minimamente voler squalificare in alcun modo la religione come "conoscenza" (né mancargli del dovuto rispetto); ma è bene essere consapevoli della differenza che sussiste, appunto, fra la credenza e la conoscenza. ciao |
22-12-2012, 05.28.57 | #18 | |
Moderatore
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
Citazione:
intanto grazie per aver risposto e per l'esposizione molto chiara. premesso che non parto dal presupposto dettato da una mia personale fede religiosa,in sostanza non aderisco a nessun tipo di fede religiosa e di conseguenza non mi muovo partendo da un suo ipotetico preconcetto. detto questo,mi domando una cosa..la filosofia (dunque la conoscenza attraverso la razionalita) se non ho capito male,perche escluderebbe a priori un dialogo sull'irrazionalita? non sarebbe anche questa una contraddizione in termini?.. possibile che sia tutto ma proprio tutto riconducibile alla sola razionalita?...non vi corre il rischio di incartarsi su se stessa,precludendosi a nuovi modelli interpretativi? non per questo religiosi...in fisica (quantistica) ad esempio mi sembra che le cose tanto "razionali" non sono,almeno secondo l'attuale "concetto" di razionalita..in fondo si potrebbe anche cominciare ad obiettare questo,sulla definizione stessa di razionalita,se e' vero e dimostrato scientificamente che l'universo ha "logiche" completamente diverse dalle nostre.. porsi domande ad esempio e' cosa razionale o al contrario irrazionale? non credo che si arrivi a un certo punto e si dica;...bene,siamo arrivati fin qui,oltre non e' possibile andare,la razionalita ha comunque svolto il suo compito e la sua funzione.PUNTO il resto non e' di nostra competenza a prescindere. grazie ancora saluti |
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22-12-2012, 23.48.16 | #19 |
Ospite abituale
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
@ Acquario69
Mi pone delle domande intelligenti ed interessanti, che meriterebbero pagine e pagine di approfondimento. Cercando di sintetizzare al massimo (in verità ben oltre il lecito...), io credo che il termine "razionalità" potrebbe portarci fuori strada (la razionalità riguarda l'efficacia dei mezzi scelti in vista di un determinato fine, ed è quindi più concetto economico che altro) se non considerassimo quanto sostiene Nietzsche a proposito della nascita della filosofia. Secondo Nietzsche, infatti, la filosofia nasce come tentativo di rispondere "laicamente" alle stesse questioni che pone la credenza (e la credenza più tipica è la religione). Dunque, e riprendendo quel concetto di razionalità che prima dicevo, la filosofia sarebbe, o dovrebbe essere, un modo più efficace della religione per raggiungere quello che è sostanzialmente lo stesso scopo. Senonchè, si è "scoperto" che, sì, i mezzi potranno essere pure razionali, ma lo scopo lo potrebbe essere ben poco, visto che non presenta evidenze o dimostrabilità empiriche. Dunque, quel che ne ricavo è che la filosofia non può, dal punto di vista teorico, darmi quelle risposte che cerco. Come comportarsi allora? Dal mio punto di vista, il comportamento da tenere è in conseguenza di questa premessa: mi comporterò "credendo" ad un qualche scopo ma essendo consapevole della sua radicale irrazionalità. Questo mi eviterà di tenere alcuni atteggiamenti che, sulla base di quanto ho esposto, potrebbero condurmi ad un comportamento "pratico" fondato sul dogmatismo, che è quel qualcosa da cui scaturisce l'intolleranza. In definitiva, direi, è solo la conoscenza dell'irrazionalità "ultima" che può evitarci l'intolleranza. Mentre non lo può evitare la credenza; che è, radicalmente, credenza di una razionalità ultima dello scopo. un saluto e grazie a te. |
23-12-2012, 06.49.41 | #20 | |
Moderatore
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Riferimento: l'esistenza della sofferenza
Citazione:
condivido il tuo pensiero,secondo il mio punto di vista e' proprio il superamento del dogmatismo procedendo cosi alla conoscenza dell'irrazionalita "ultima" che puo far fare un balzo in avanti...sapere in verita che non puo esserci nulla di razionale se non nella misura in cui non considerassimo in anticipo l'esistenza della sua stessa irrazionalita. Ti confesso che per me sono parole gigantesche e pero,come dire,ci provo lo stesso a capire; in fondo provare a chiedersi come stanno le cose puo ad ogni modo portare qualche frutto anche inaspettato...quanto meno ci si prova! |
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