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24-05-2006, 13.22.53 | #24 |
Unidentified
Data registrazione: 20-02-2006
Messaggi: 403
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Il fastidio che provoca la propria nudità e quella altrui è un riflesso si una mancanza di accettazione del proprio corpo come una unità "indivisibile"... cioè, facciamo differenza fra le parti "pubbliche" e quelle "pudiche", queste ultime trattenute rigorosamente di nascosto.
Forse ho già ripetuto ma siamo sottoposti a dei messaggi contrapposti che ci confondono: dobbiamo nascondere, non far vedere, considerare "tabù" quelle parti pudiche e poi c'e` l'invasione sui mass media di corpi nudi perfetti... quindi, si apre in noi una tolleranza relativa sulla nudità, uno spiraglio permissivo nel quale solo c'entra la "nudità perfetta", quella che risponde ai canoni di perfezione che la società ci impone simbolicamente e che non si adegua ai parametri della gente comune.. quindi alla fine, un mix di pudore ed insoddisfazione del proprio fisico genera una sorta di bomba di orologeria pronta ad scattare e generare disturbi a volte anche gravi di inadeguatezza... Stamane, ho fatto un esercizio personale, estrapolabile a chiunque. Mi sono alzata dal letto e mi sono guardata su uno specchi completamente nuda. Ho cercato di guardarmi con i miei occhi e gli occhi degli altri e cercare di capire "cosa non va", "cosa mi manca" o "cosa c'e di troppo" rispetto alla modella di qualsiasi pubblicità... ma ho deciso che nessuna di queste modelle deve essere il mio "modello" ne' quello di nessuno... possiamo prenderci di modello noi stessi e adeguare il resto a noi, non noi al resto... Ho concluso che ci andrei in una spiaggia nudista, non per esibizione bensì perché il mio corpo nudo è un'unica sola cosa, senza parti diverse, indistinte... sto bene nel mio corpo, perché è lì dove ci sono ed è il mio punto di riferimento.... |
24-05-2006, 13.24.45 | #25 | |
Unidentified
Data registrazione: 20-02-2006
Messaggi: 403
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Re: Re: pudore
Citazione:
Sono d'accordo con te, si può, quello che dici, aggiungere a quanto ho detto sopra |
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24-05-2006, 22.07.51 | #27 |
Ospite
Data registrazione: 20-05-2006
Messaggi: 8
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Frammento 1
Sveglia Kundalini! La cieca pulsione "appartiene" alla volontà, non alla sessualità! Quando la pulsione si dischiude, quando perde la sua cecità, quando i muscoli del corpo si sentono liberi e giocosi, l'Io si fa da parte e governa l'Es, il sé, finalmente... non le convenzioni. Frammento 2 Noi non siamo veramente e profondamente quella parte che non concediamo agli altri, che sottraiamo al loro sguardo, per trovare noi stessi all'insaputa di tutti? Penso di sì, perché ogni sguardo dell'altro in qualche modo ci deruba. (E' il paradosso della fotografia: nello scatto vita - ritratta - e morte - dell'azione e del tempo - si affrontano in un cruento duello; le energie però si dividono tra soggetto e spettatore!) Per salvaguardare noi stessi non dobbiamo mai essere totalmente scoperti, perché questa è la nostra morte intima, più nientificante della nostra morte biologica, perché ci priva di quell'amore esclusivo che ciascuno di noi ha per se stesso, e che può vivere solo se gli altri non ce lo rapinano. Dunque non c'è che una soluzione per conciliare il nostro bisogno degli altri che è incompatibile con il nostro bisogno di tutelare dallo sguardo degli altri il nostro intimo sé: la maschera. Frammento 3 Non è che stiamo dimenticando la reazione del corpo alle nudità che lo fronteggiano, per esempio lungo una battima, dove si smascherebbero i nostri gusti e dove l'Io collassa? Quindi si ritorna al mio primo intervento. Saluti |
25-05-2006, 11.00.53 | #29 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: nudità
Citazione:
K. Gibran |
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25-05-2006, 12.06.30 | #30 |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
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mamma mia, lo so che il tread non è di propretà di chi lo ha iniziato, però (scioccamente forse) mi sento "onorata" dalla presenza di tanta saggezza.
bellissimo il post di VanLag....speravo in un suo intervento. Grazie anche a tutti gli altri; da una mia curiosità un po' sciocca e superficiale mi avete aperto una finestra che dà su un orrizzonte più vasto di quello che credevo. Mi ha molto colpito questo concetto nel post del interessante new entry, steady. "Per salvaguardare noi stessi non dobbiamo mai essere totalmente scoperti, perché questa è la nostra morte intima, più nientificante della nostra morte biologica, perché ci priva di quell'amore esclusivo che ciascuno di noi ha per se stesso, e che può vivere solo se gli altri non ce lo rapinano" Ho sempre creduto che la nostra natura più intima non possa esserci rapinata, in quanto gli altri non la possono cogliere, anche se la mostriamo apertamente. L'altro (noi stessi) si pone davanti a me con una serie di preconcetti, di schemi conoscitivi che gli impediscono di avere una conoscenza di me completa. A meno che non sia dotato di un'intelligenza di molto superiore alla mia (nel mio caso non è un'eventualità così impossibile a dire il vero.... )per cui mi coglie negli aspetti più remoti del mio essere. Oppure può accadere il contrario. Una specie di "gettare le perle ai porci"; quando una persona svela la sua natura più intima a chi non è in grado di coglierla, a chi la getta via. In questo senso si viene rapinati, perchè una nostra parte importante è stata "sprecata" e svalutata. Comunque secondo me ogni nostra azione, comportamento, parola, deve essere espressione della nostra vera natura; la maschera la intendo come un velo che cela, non come qualcosa che traforma quello che c'è sotto: non deve dare al mondo un'immagine diversa di ciò che sono, deve celare alcuni aspetti della persona e limitarsi a questo. |