Utente bannato
Data registrazione: 15-10-2004
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L’Antiguru ha detto:
Per comprendere qualcosa dovete viverci insieme, dovete osservarla, dovete conoscerne il contenuto, la natura, la struttura, il movimento. Avete mai provato a vivere con voi stessi? Se sì, comincerete a vedere che non siete statici, ma una fresca cosa vivente. E per vivere con una cosa viva anche la vostra mente deve essere viva. E non può essere viva se è intrappolata da opinioni, giudizi e valutazioni.
Per poter osservare il movimento della vostra mente e del vostro cuore, del vostro intero essere, dovete avere una mente libera, non una mente che è d'accordo o no, che prende posizione nelle dispute, discutendo sulle semplici parole, ma piuttosto una mente che segua con l'intenzione di comprendere - una cosa ben difficile da fare poiché molti di noi non sanno come guardare o come ascoltare il nostro stesso essere più di quanto non sappiano come guardare la bellezza di un fiume o ascoltare la brezza tra gli alberi.
Quando condanniamo o giustifichiamo non possiamo vedere chiaramente, e neanche lo possiamo quando le nostre menti ciarlano senza fine; allora noi non osserviamo ciò che è; guardiamo solamente le proiezioni di noi stessi che abbiamo creato. Ciascuno di noi ha una immagine di quello che crediamo di essere o di quello che dovremmo essere, e quella immagine, quel ritratto, ci impedisce nel modo più assoluto di vedere come realmente siamo,
È una delle cose più difficili del mondo guardare qualcosa in modo semplice. Siccome le nostre menti sono molto complesse abbiamo perso il pregio della semplicità. Non intendo semplicità nell’abbigliamento o nel cibo, indossando solamente una fascia intorno ai fianchi o battendo il primato del digiuno o queste sciocchezze immature che i santi coltivano, ma quella semplicità che permette di guardare direttamente le cose senza avere paura - che permette di guardare noi stessi come realmente siamo senza alcuna distorsione - di riconoscere quando mentiamo di mentire, e non di nasconderlo o di fuggirne.
Il Pensiero ribadisce che:
Per parlare, con la BASE della conoscenza personale di questa "cosa" , di questa emozione che si chiama “offesa” o "perdono"
dovete viverci insieme, dovete osservarla, dovete conoscerne il contenuto, la natura, la struttura, il movimento... .
E non la potrete conoscere se siete...
intrappolati da opinioni, giudizi e valutazioni.
Quando condanniamo o giustifichiamo non possiamo vedere chiaramente, e neanche lo possiamo quando le nostre menti ciarlano senza fine; allora noi non osserviamo ciò che è; guardiamo solamente le proiezioni di noi stessi che abbiamo creato. Ciascuno di noi ha una immagine di quello che crediamo di essere o di quello che dovremmo essere, e quella immagine, quel ritratto, ci impedisce nel modo più assoluto di vedere come realmente siamo,
la stessa proiezione la applichiamo a coloro con i quali ci relazioniamo, praticamente noi non li vediamo per quello che in realtà sono, ma li vediamo come
una immagine che ci siamo fatti di loro o di quello che vorremmo loro fossero, e quella immagine, quel ritratto, ci impedisce nel modo più assoluto di vedere come realmente sono
Esempi tipici di situazioni che non richiedono perdono:
un amico che tradisce la fiducia di un altro amico e gli crea un danno...”
una persona che ti ruba il parcheggio tanto cercato...
un consulente finanziario che ti convince a fare un investimento che si rivela poi buono per lui che l'ha consigliato e non per chi ha accettato il consiglio...
una persona che soffia il lavoro ad un altro solo perchè è raccomandato...
volendo si può proseguire...
mi rispondo... per scambiare alcuni pensieri e non veder andare avanti all'infinito il bla bla bla...
IL FATTO:
Cosa frulla per la zucca di un offeso nel caso di
una persona che ti ruba il parcheggio tanto cercato...
(frullare = testa serena con farfalle variopinte (pensieri) che volteggiano nell'aree..)
...to! che fortunato che sono “io” oggi! un posto vuoto questo è "mio" “mi” appartiene...
...
...ma guarda che testa di ca**o questo qua! chi si crede di essere? LUI non sa chi sono IO!
Definire l’offeso: l'"io"
Definire il meccanismo dell’offesa (citando gli attori) farfalle....
"Che nessuno venga a dire che il sig. Rossi (io) sia un buono a nulla... “io” perderei la reputazione... dimostrerei di essere “uno” smidollato... la morosa “mi” lascerebbe ... la “mia” moglie “mi” farebbe i corni... i “miei” figli non “mi” degnerebbero più di uno sguardo... come potrei presentar”mi” ancora al “mio” Bar del circolo? che figura del pila ”io” farei?..."
(praticamente è crearsi una immagine futura di quello che succederà e questo genera tutta una serie di emozioni negative... che ti fanno asteriscare tutti le voci dell’esame del sangue ...)
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Definire il perdono
stesso identico meccanismo....
Il grillo ha detto, acutamente..:
Lo trovo un atto di alta presunzione mascherata da bontà ( lo so sono molto esagerata su sta cosa) questa bontà trasforma in vittima chi la mette in atto perchè nonostante il gran male subito io da vittima riconosco te come carnefice e ti assolvo .. humm come mi stona .
Definire il perdonante:
stesso attore :l'io
Definire il meccanismo del perdono. (citando gli attori).
Auto gratificazione dell' io e svalutazione dell'altro io
Trattasi di meccanismo razionale (pensato) e quindi va senza dubbio ad ingrossare il senso dell'io anche se mascherato apparentemente da un atto di "grazia".
Non c’é altro da dire il meccanismo è questo ed è inutile menar il can per l’aia...bla bla bla...
P.S.
Per quelli (ottusi) che ancora non avessero capito come si fa a perdonare do loro un compito per casa... una novità assoluta... cosa mai detta prima... una cosa orientata al massimo del nichilismo!:
Per comprendere qualcosa dovete viverci insieme, dovete osservarla, dovete conoscerne il contenuto, la natura, la struttura, il movimento. Avete mai provato a vivere con voi stessi?
un Vs fratello umile umilissimo... debole... insignificante... assente....
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