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22-04-2008, 19.27.01 | #22 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-05-2006
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Riferimento: Nel deserto della ragione
Citazione:
La Magli è un antropologa (che poi, per ovvie ragioni, sono quelli che capiscono meglio di tutti le questioni "sui generi") ed in quanto tale sa che le donne, non hanno creato mai nulla, in nessuna civiltà , in nessuna parte del mondo, in nessuna epoca. E' d'obbligo a questo punto chiedersi se le donne ne siano davvero capaci, oppure se è solo un mito, il mito della capacità femminile. Questo è l'altro articolo della Magli, sulla relazione tra ascesa femminile e declino della Civiltà e dunque, della cultura e della società. MA PUO' ESSERE UN SEGNO DI CRISI
Il maschio è in crisi? Si cade in un macroscopico equivoco se non si traduce questa affermazione nel suo significato reale: l'Occidente è in crisi. Maschi e creatività culturale sono la stessa cosa. Istituzioni, valori, idee, politica, religione, scienza, arte, ossia tutto l'assetto di una società umana - quella occidentale - mostrano ogni giorno di più di essere logori, esauriti. Se ne deduce perciò il contrario di quello che le inchieste vorrebbero far intendere: le donne vanno bene perché il mondo va male. Si può anzi andare oltre, e riconoscere (sempre che io non venga linciata prima) che il mondo va male anche perché la presenza massiccia delle donne nelle istituzioni le conserva in una pseudo-vita che impedisce di cambiarle, di imboccare decisamente la via per uscire dalla crisi. Naturalmente il termine "crisi" va inteso in un'accezione dinamica, non soltanto negativa. Lo stato di crisi sarebbe anzi il più adatto per abbandonare il vecchio modo di essere e crearne uno nuovo, se appunto non ci fosse il contrappeso apparentemente positivo della presenza fattiva delle donne. Una brevissima riflessione su questi temi è indispensabile per capire quello che sta avvenendo. Un lungo e ricchissimo ciclo culturale - quello iniziato con l'Illuminismo e l'affermazione del Soggetto - si è concluso realizzandosi nel suo contrario, nell'annientamento del Soggetto. Si tratta della conseguenza negativa di un percorso concettuale che ha le sue basi nel cristianesimo e che accompagna, con la sua falsità logica, tutti gli errori della nostra storia: far coincidere il simbolico con il concreto. Il socialismo, partendo dall'uguaglianza degli individui-soggetti, ha perseguito (e persegue) un'uguaglianza concreta, "fisica", che, non soltanto è allucinatoria, ma non può realizzarsi se non con la privazione di qualsiasi libertà, in quanto nessun essere vivente è uguale all'altro. Anche le donne, quindi, giunte all'uguaglianza proprio con il socialismo, si sono ritrovate, come tutti, deprivate della possibilità di esprimere intelligenza, creatività, invenzione di nuovi saperi e di nuove istituzioni. Ma, visto che hanno raggiunto (e stanno raggiungendo) alcuni beni a lungo desiderati e mai posseduti in precedenza, non riescono a criticarli, e non si accorgono dello stato involutivo di quasi tutto quello di cui vengono in possesso. Non esercitano perciò nessuna spinta verso la trasformazione della realtà e hanno rinunciato perfino ai princìpi libertari sbandierati durante il femminismo. E' come se avessero, invece, infiltrato iniezioni di cemento negli edifici istituzionali traballanti, diventando così la base della "conservazione" in tutti i campi. Le ragazze sono più brave dei maschi a scuola, rivelano le inchieste. Visto, però, che la scuola è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita, i più bravi sono maschi che ne percepiscono il vuoto e la respingono. Tuttavia è difficile anche per loro cambiarla proprio perché c'è la massa femminile a impedirne il tracollo. Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto. Le forze armate sono in crisi? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell'onore, a diventare le più brave della classe. I maschi abbandonano la teologia e l'insegnamento della religione, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla. La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere. Perfino il Parlamento si lamenta che "la sua centralità è a rischio". Ma i prodromi della sua inevitabile fine erano visibili da tempo al nostro strumento di misura: due donne presidenti della Camera, senza un motivo al mondo salvo il fatto che erano donne. Non sarà che anche il governo, il primo con tre ministri donne...?". Io, come la Magli, e come altri, la domanda ce la siamo posta, e conosciamo ormai anche la risposta.... |
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22-04-2008, 22.56.14 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-05-2006
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Riferimento: Nel deserto della ragione
Citazione:
Ci terrei a delineare meglio questo punto, nella sua evoluzione, non sufficientemente chiarito dall'articolo. Allora, inizialmente l'illuminismo ha concepito, in linea teorica, l'eguaglianza come eguaglianza di diritti ed uguaglianza giuridica di fronte alla legge, indipendentemente dalla condizione sociale ,di censo, etc, insomma per tutti, a questo poi, il passo successivo l'ha portato il socialismo (comunismo) aggiungendovi che non poteva esserci una reale eguaglianza dei diritti senza eliminare (in maniera coatta) le diseguaglianze sociali ed economiche. Il passo ulteriore, l'ultimo , l'ha fatto il femminismo, piu' quello di stampo americano in realtà, il gender feminism, (che comunque ormai vediamo è entrato anche nella ns. cultura e nelle istituzioni), sostenendo che uomo e donna sono costrutti sociali, e l'uguaglianza non puo essere raggiunta se non si decostruiscono (che significa distruggere) maschilità e femminilità, obiettivo da perseguire, anch'esso, in maniera coatta. Queste le tappe "dell'uguaglianza". Bene, anzi, male, molto male, perchè partendo da un principio teorico di uguaglianza e di libertà, che era giusto, che io condivido ed immagino lo condividiamo tutti, si è arrivati all'uguaglianza forzata dei sessi (ma cos'è.....una condanna?), a perseguire l'androgino come modello del perfetto cittadino (quello che iulbrinner chiama uomonuovo, mi pare..), alle coppie omo come indice di civiltà sociale (ma nello stesso tempo, a boicottare la famiglia etero, quella dei diversi), ad eliminare il sesso dai termini, dai documenti d'identità (da noi ancora no, ma arriverà), etc, etc. Insomma, questo concetto di eguaglianza è palesemente e "strutturalmente" sbagliato ed improponibile perchè l'uomo maschio e l'uomo femmina sono ontologicamente diseguali e lo saranno sempre. La vera uguaglianza va ri-fondata sulla differenza maschile/femminile, non sull'uguaglianza dei sessi, cioè l'androginia e l'omo-sessualità. |
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23-04-2008, 11.17.39 | #24 | |
Lance Kilkenny
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Riferimento: Il Deserto Dei Tartari
Citazione:
chapeaux |
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23-04-2008, 14.10.15 | #25 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-08-2007
Messaggi: 89
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Riferimento: Nel deserto dei sentimenti
Citazione:
Véro: E strano,io non intendevo attaccare proprio nessuno..né l'uomo in generale,né te in particolare...ma solo dire la mia al riguardo;vedo che la percezione è veramente cosa propria. Ho citato quel pezzetto di Morelli,non per la "pseudo scienza universale" che sarebbe mai e poi mai..ma solo perché era trattato in modo diverso,da leggenda..tutto qui. Cio'nonostante,pochi uomini sanno esprimere le loro emozioni,non solo amorose,e molto spesso perché non è cosa che hanno appreso..non per tanto non possono farlo,in modo da essere percepiti come sono veramente.. Ma se appena si vuole scambiare opinioni o punti di vista,innumerevoli come le sfumature dell'arcobaleno,c'è chi "interpreta" a modo suo...allora passo il mio cammino...non senza prima essermi "detta" per cio' che intendevo.. Ognuno è a sé,a me lo "scambio" arricchisce....se è scambio pero'! |
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23-04-2008, 16.55.15 | #26 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Nel deserto dei sentimenti
Citazione:
Ma chi l'ha detto che quello è una parte di noi? Il femminile nel maschile? Ma cosa vuol dire? Perchè non la si chiama anima invece che femminile? (certo che Jung poteva dargli un altro nome....) Lo sai che quanbdo si parla di differenze, tra maschi e femmine "alcuni" se ne vengono fuori con frasi..."ma siamo tutti persone", e poi, gli stessi, vengono a VOLER tirare fuori il femminile dal maschile...... E' per questo, suppongo, che iulbrinner si indispone, perchè codesti, mancano totalmente di coerenza. Almeno, così a prima vista, parrebbe mancanza di coerenza. |
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23-04-2008, 17.50.46 | #27 |
Ospite abituale
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Messaggi: 89
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Riferimento: Nel deserto dei sentimenti
indubbiamente...se l'uomo è maschio,macho,possiede,non dialoga ascoltando..fa domande del tipo:"Lei non vuole fare sesso...la tradisco o meno?"
se aspetta consensi dei simili,se l'uomo è ridotto..da VOI...e non da me a un sesso,del quale ha "bisogno fisiologico...sic",se non si cura nemmeno della psicologia di coppia,se non sa che una relazione è simile a una corda,con due estremità,che ognuno ne ha responsabilità per metà...se l'uomo si accontenta di lui stesso,si basta a sé,non si pone minimamente l'ombra di una domanda... allora non mi meraviglio che il dialogo non possa nascere,il "relazionarsi" nemmeno,che siano in crescita esponenziale le separazioni,che le prostitute abbiano sempre clienti... non mi meraviglio,no... dipende da cio' che si pretende dalla vita... con questo passo e chiudo questo non lo chiamo interloquire...ma io saro' fuori schema...e straniera...si vede!!! |
23-04-2008, 18.30.15 | #28 | |||
Utente bannato
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Riferimento: Nel deserto della ragione
Citazione:
Ad un'attenta lettura dello stralcio del predicatore Morelli sopra postato - tralasciando gli altri predicatori - ci si accorge del vero e profondo significato carsico (ma neanche tanto) del suo psicologismo da rotocalco. Il disagio del nostro tempo, secondo le categorie d'analisi improvvisate di questo ennesimo uomonuovo ultraelasticizzato ed autoflagellante, sarebbe dato dalla mancanza di interiorità piuttosto che dalla mancanza di certezze; per cui "i disaggi collettivi come l'ansia,la depressione,il panico,insonnia,obesità vengono a trovarci,ad assalirci,ad anientarci." (copiaincollato con tanto di errori; n.d.r.) I veri responsabili di questa catastrofe spirituale sarebbero gli uomini, ovviamente, in quanto regressivamente chiusi in difesa di valori arcaici come "coppia,matrimonio,famiglia,fi gli...[ed aggrappati ad].....un'idea antiquata di virilità,di dominio e di possesso". Altrettanto naturalmente, per tale Morelli, la salvezza del mondo passa dalle mani della donna o della sua trasmutazione divinizzata in Iside (insomma, la solita mistica sclerotica dell'eterno femminino in salsa mitologica), la quale "vuole le donne vive,costi quello che costi,le vuole disposte a rimettere tutto in discussione,matrimoni,fidanzam enti,abitudini,tradi zioni...E a chi non comprende il "multiforme e variegato volto della Dea",Iside è pronta a regalare grandi dolori.....vuole "rimettere" il feminile al giusto posto nel mondo;vuole riprendersi le" chiavi della vita"........Insomma,Iside sta spazzando via "il vecchio",e le donne sono le sue preziose ancelle.", dove vecchio - insieme a "gusci vuoti e parole senza senso" sta per maschile. Peccato che questo buontempone di Morelli, sconfinando in un territorio d'indagine che non appartiene, evidentemente, al suo sapere specifico, mistifica l’analisi culturale del nostro tempo, scambiando cause con effetti, origini con conseguenze e attori attivi con quelli passivi. Se così non fosse, infatti, saprebbe che autorevolissimi osservatori delle cose sociali (piuttosto che di quelle psicologistiche) quali D. Riesman (La folla solitaria) – R. Sennett (Il declino dell’uomo pubblico) – C. Lasch (La cultura del narcisismo) ed altri, tra i quali il ricordato Zemmour, hanno teorizzato e puntualmente previsto, ormai da diversi anni, gli esiti della disastrosa frammentazione psico-sociale dell’individuo contemporaneo nelle sue intime connessioni con le dimensioni dei mutamenti culturali in divenire, quali l’individuo eterodiretto, il rifluire del soggetto dal pubblico al privato con la conseguente esaltazione della cultura intimistica (contrariamente a quanto sostiene il povero Morelli), la superficializzazione dei rapporti umani e sociali sui parametri esteriori ed estetizzanti della personalità narcisista, il tramonto dei fattori di coesione sociale quale cemento psicologico; per non parlare della tematica dell’estraniazione della figura paterna dall’ambito familiare e delle pesantissime ripercussioni di questo dato sociologico sulle generazioni più recenti, di cui Risé, tra gli altri qui in Italia, in ambito psicologico ha fornito autorevolissima denuncia ed ammonimento. Tanto l’interezza quanto le singole dimensioni di questi fenomeni portano verso una conclusione univoca: quella della “femminilizzazione della società” e della scomposizione dei ruoli naturali come origine del disagio e, comunque, come processo in atto che precede, accompagna e si compenetra al crescente disagio psico-sociale della persona media. Persino solidi sostenitori della modernità-femmina come P. Zweig (L’eresia dell’amore di sé) torna sui suoi passi o un filosofo come H. Mansfield (Virilità) rilancia la sfida del maschile per recuperare dalla “crisi di senso” del nostro tempo; ma qui da noi impera lo sdilinguagnolo di tal Morelli e di altri cerusici dell’anima i quali, inconsapevoli come sciamani delle pratiche cliniche, curano le ferite facendole incancrenire ed avviando a sicura setticemia l’ammalato che si sono presi la briga, non titolati a ciò e non richiesti, di curare. Del resto basterebbe pensare a quanto emotivismo scimunito trasuda dai nostri media quotidiani, quando solerti giornalisti di strada avvicinano al microfono le vittime dei fatti di cronaca, con l’immancabile domanda da sceneggiata napoletana: - cosa prova ad avere perso suo figlio? – quanta paura ha avuto davanti alla rapina? - Quanto le dispiace avere perso la casa? – Può perdonare il male che le è stato fatto? Insomma, le blandizie pro-female di un sociologo improvvisato e amatoriale come Morelli rimangono nella falsariga di quel delirio da predica ideologica di cui ho già detto, e il suo messaggio carsico è chiaro: viva le donne abbasso gli uomini Gli adepti non gli mancano di certo... Citazione:
Ciò di cui parli tu è l'espressione del femminile quotidiano, una abituale e irriflessiva inclinazione verso la vita emotiva (talvolta, insulso sentimentalismo da telenovela), che non si apprende ma si pratica spontaneamente; come non si apprende l'espressione del maschile, neanche da parte di quelle donne che intendono scimmiottarlo. E qui ritornano i discorsi di cui sopra sulle differenze di genere, che troppo indigeste risultano a molti/e tra cui, mi sembra di poter dire, tu stessa. Citazione:
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23-04-2008, 21.36.45 | #29 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Nel deserto della ragione
Citazione:
Ma infatti. Stavo per rispondere al post di "vero" , così come a quello di chi tacciava i "media maschili", di non ricordo piu' quale malefatta, ma poi ho desistito perchè il problema che c'e' alla radice è ben evidente, e si chiama sessismo. Su che principio si stabilisce che qualcosa di asessuato, quindi privo di organi genitali maschili e femminili (o meglio dei suoi gameti), è maschile o femminile? E qui ritorno alla domanda che evidentemente "vero" (perchè il vero è altra cosa...), non ha capito. Come si fa a dire che le qulità positive (l'ascolto , la tenerezza, etc.) sono femminili , quelli che il maschio deve tirare fuori, e quelle negative (possessore, traditore, non dialoga, etc.) sono del maschio-maschile, se non basate su un preconcetto sessista e manicheo del maschile/femminile? Era questo a cui mi riferivo quando ho scritto "ma cosa vuol dire tirare fuori il femminile dal maschile?" Quale femminile, quello della Condoleezza Rice che ordina di torturare i detenuti di Abu Ghraib? Il femminile delle mamme che mettono i figli a centrifugare nella lavatrice? Il femminile che manda uomini innocenti a marcire per 20 anni in galera per stupri mai commessi? Ripeto, esigo che mi si dia il criterio oggettivo per valutare al di fuori del dato biologico cosa sia attributo maschile e cosa sia attributo femminile, altrimenti, se per i generi sessuali si usa la sovrapposizione ideologica e manichea del bene/male, bello/brutto, buono/cattivo, beh, se è così, allora intimo i moderatori/amministratori di questo forum, che è noto per essere qualitativamente superiore alla stragrande maggioranza dei forum della rete, di considerare tali post viziati di sessismo (ideologico), e come tali, di censurarli. Grazie. |
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24-04-2008, 09.53.50 | #30 | |
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Riferimento: Nel deserto della ragione
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Io, cordialmente, lo chiederei anche a te. Perché stamattina, leggendo questi 'scannamenti' tra maschi e femmine che ormai trasversalmente si insinuano in ogni discussione mi sono fermata un momento e mi son chiesta: "ma di che c... stanno parlando da mesi?" Ecco, non credo di essere stupida, ma non ho capito. Mi piacerebbe una elencazione serena di quelle che sono le caratteristiche delle femmine (negative e positive) e le caratteristiche dei maschi (negative e positive) fatta da chi ritiene che ci siano e siano individuabili in base al sesso. Grazie Ps, con tutto il rispetto per le opinioni di Vero, che Morelli sia altamente sopravvalutato e dica solo ovvietà lo credo anche io. Il mio è un pensiero che mi rende maschio pur non essendolo, oppure una semplice opinione che col sesso non c'entra niente? |
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