Riferimento: Ragione
Vedo con piacere, Sesbassar, che per giustificare la fede tu non ti appelli solo alla rivelazione e alla grazia, con tutte le conseguenze, esaltanti e pericolose che possono derivarne per l’anima beatificata, ma ti appelli anche alla storia: ed è quello che io ho sempre cercato di richiamare davanti agli invasati dell’assoluto. Perché – ho detto e ripeto – che una verità assoluta esista mi pare che non possa essere posto in dubbio, anche se non la conosciamo e presumibilmente non la conosceremo almeno fino alla fine dei nostri giorni. Ma ciò che ci dà una specie di conforto o la presunzione di meritare qualche compenso, è che la cerchiamo, quest’assoluta verità, e non solo noi filosofi o pseudo-filosofi, ma tanti altri che non conosciamo, magari attraverso un fuggevole lampo del loro pensiero durante le chiacchiere quotidiane. E forse è proprio questo che, in un eventuale ultimo giudizio, sarà soppesato prima di venir assegnati da una parte o dall’altra – voglio dire, prima che si pronunci il verdetto. E se l’angelo difensore dirà qualcosa come “costui ti ha cercato, Signore, ma non ti ha trovato” forse non sarà chiuso per lui uno spiraglio di paradiso….
Sesbassar, io credo che non bastino né una fede inconcussa né un dichiarato ateismo a determinare il destino finale: ciò che prevale, dal principio alla fine di un’esistenza, è la capacità di ricerca – che è qualcosa, d’altra parte, che può essere attuato da tutti – intelligenti o idioti, deboli o forti: da tutti gli esseri di questo pianeta, compresi piante e animali, o addirittura dagli atomi che popolano l'intero universo: almeno se la storia che hai doverosamente citato non riguarda solo quello che chiamiamo, con dubbio sussiego, il genere umano.
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