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02-01-2006, 22.21.34 | #51 | |||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Re: Relativi Relativismi
Citazione:
Condivido e sottolineo che questo sia uno dei punti più importanti (forse il più importante) della filosofia. Citazione:
Condivido anche qui. Citazione:
Io sono favorevolissimo al completo abbandono della dicotomia fatto-valore. Se dai un occhio qui ti accorgerai che io sostengo una certa oggettività dei giudizi di valore, quello che non accetto è l'assolutismo morale. Mi spiego velocemente: che i campi di concentramento tedeschi fossero crudeli, è un giudizio oggettivo. Ma non ci sono mai precetti morali oggettivi (o assoluti): non è possibile trovare "Tu (non) devi fare x" e ritenerlo assolutamente (e oggettivamente) vero. Detto questo si capisce che in ogni discorso si ha livelli di oggettività (nel senso che non vi è relativismo), ma non negli ordini, che non sono mai oggettivi. Da qui il mio oggettivismo ontologico-epispemico e relativismo/pluralismo morale. Citazione:
Adesso come adesso, mi viene in mente: a) Kant (o sue interpretazioni): nel quale gli schemi concettuali degli agenti determinano in tutto e per tutto (ed in modo anche potenzialmente differente tra agente e agente) il mondo, quindi il mondo è relativo all'agente. b) Neopositivisti logici: noi abbiamo esperienza solo dei qualia (o data-sense) quindi il mondo è relativo all'agente. c) Noi sbagliamo, quindi noi potremmo sempre sbagliare. perciò, la correttezza (o verità) di asserti dipende da un dato momento storico. Citazione:
La morale è una costruzione umana e come tale va analizzata psico-sociologicamente, cioè come un fenomeno individuale e sociale. Quindi il fondamento di questa è nell'uomo e non da qualche altra parte: è stupido dire "la morale per essere morale veramente deve essere indipendente dagli interessi e scopi degli uomini, ma dato che ci siamo accorti che lo è allora la morale non esiste". epicurus |
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03-01-2006, 02.39.52 | #54 | |
Ospite abituale
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Re: Relativista? Realista interno
Citazione:
Condivido in toto!^_^ In effetti il relativismo spesso non è autentico, ma solo uno scudo per parare il proprio egoismo. Io cmq sono sempre più convinto che nel mondo ci sono cose assolute! Es stupido: se due persone hanno davnati un cubo rosso, e la prima dice che è rosso mentre la seconda no, quest'ultima si sbaglia poiché il cubo OGGETTIVAMENTE è rosso. |
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03-01-2006, 02.41.50 | #55 |
Ospite abituale
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Re: Re: relativismo: un concetto pericoloso?
[quote]Messaggio originale inviato da miky 1987
Concordo con te miky, infatti io sono contro il relativismo sui valori e non su quello culturale, poiché la diversità nel mondo esiste per forza di cose (ed è meglio che sia così!) |
03-01-2006, 15.27.58 | #56 | |
Ospite
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Re: Re: Esperienza morale e realtà sociale
Citazione:
Credo di avere capito e credo anche che teoreticamente le nostre posizioni non siano distantissime. La ricostruzione che fai col tuo esempio la ritengo giusta, sennonchè è (guardacaso...) svalutativa Quando parlavo di esperienza morale intendevo fare un riferimento forte e preciso. Mi spiego. In un certo senso un Hitler che sorride e dice "sì sto commettendo una crudeltà" è in contraddizione perchè è evidente che non ha intelligenza (morale, valutativa, emotiva) della parola crudeltà. Naturalmente il riferimento oggettivo dell'esperienza morale è qualcosa di diverso da un rigido ancoraggio logico e razionalista della morale. Non si convince Hitler con un ragionamento. Però i giudizi morali esistono e non possono essere ridotti a mere affermazioni ricavate da un sistema di convinzioni indimostrabili. Forse se dico che il surplus morale ha una radice emotiva Epicurus può dirmi che allora devo riconoscere il relativismo (e irrazionalismo?) delle affermazioni morali. Qui però allora dobbiamo discutere su come interpretiamo le emozioni. Io non penso che siano irrazionali. Come argomenta dettagliatamente la Nussbaum, la separazione ragione-emozione non si regge, perchè le emozioni sono una componente costitutiva del pensiero umano. |
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03-01-2006, 15.41.19 | #57 |
like nonsoche in rain...
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Non vorrei rompere codesto magico idillio, ma pensate a questo: vi trovate davanti ad un solipsista ultraconvinto di ciò che pensa (ipotesi remota, ma non impossibile); come e cosa fareste per fargli cambiare veramente idea?
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03-01-2006, 15.49.48 | #58 |
Ospite
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Messaggi: 10
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Nexus io credo che la risposta l'ha data tanto tempo fa Aristotele e non ci si deve sentire così poco originali a riproporla. Il solipstista è libero di esserlo, ma non ci venga a parlare di coerenza. Non parli proprio e nemmeno gesticoli...
Perchè se fa qualcosa cerca consenso (in qualsiasi perversa forma) e non può. Il solipsta è poco generoso e forse un po' bambino. |
03-01-2006, 16.10.23 | #59 | ||
Moderatore
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Re: Re: Re: Esperienza morale e realtà sociale
Citazione:
Non voglio parlare di convinzioni indimostrabili, perchè non c'è niente di indimostrabile perchè non c'è niente da dimostrare, ma solo da imparare ad usare il linguaggio. Mi si spiega come usare la parola 'sedia' e così l'ho imparata, senza convinzioni dimostrabili o non. Noi abbiamo competenza nell'usare la parola 'sedia', come anche le parole 'spietato' e 'antipatico'. Uno che uccide a sangue freddo un bambino è spietato, indipendentemente dalle nostre convinzioni morali. E' ovvio che solitamente con 'spietato' c'è accompagnato un rimprovero morale, ma non è necessario; inoltre se una pratica diventa comune ed accettata da una comunità diventerà non più spietata, cioè il termine 'spietato' può cambiare connotazioni in funzione del cambio di morale sociale, ma non ne è componente necessario. Hitler non è in contraddizione, anche perchè col tuo ragionamento si dovrebbe arrivare all'assurdo che la maggior parte delle persone usano tali parole in modo contraddittorio, ma ciò è falso perchè tali parole hanno si un collegamento con la morale ma essa non determina completamente il loro significato. Citazione:
Ok, in alcuni casi alcune parole sono usate (oltre al loro valore oggettivo, come proponevo) anche come un'espressione dei propri gusti e valori. Quindi i giudizi morali hanno una componente sociale e una personale: vi è una scala che va da uno all'altro. Da una parte (quella sociale) c'è l'enunciato tipo "maria è intollerante" e dall'altra (quella personale) "uccidere è immorale". Se vogliamo entrambe le componenti sono oggettive, la prima espone un'oggettività nell'uso dei termini entro una data comunità scientifica; mentre la secondo espone un'oggettività dei miei gusti, infatti se dico "a me piace il gelato", tale enunciato è oggettivo nell'esprimere i miei gusti. Ovviamente per fortuna i giudizi morali hanno quasi tutti una forte componente sociale, altrimenti non potrebbe darsi una morale condivisa o un pluralismo morale-culturale, ma solo anarchismo morale. epicurus |
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03-01-2006, 16.19.21 | #60 | |
Moderatore
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Citazione:
Se stai parlando di solipsismo morale (dato che ultimamente stiamo parlando del campo morale) allora dovrà cercare di spiegare di che tipo di solipsismo (relativismo?) morale sta sostenendo e argomentarlo. Se invece parli di solipsismo in generale (tipo rispetto al mondo), allora sei un po' off-topic perchè qui si parla di relativismo epicurus |
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