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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
27-01-2005, 14.52.41 | #4 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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esempio di giudizio di fatto: "Mario e` alto 1.78 metri"
esempio di giudizio di valore: "Hitler e` stato una persona crudele" Io ritengo che entrambe le frasi siano oggettive (rifiutando cosi` la distinzione di fatto/valore), ma continuo a sostenere la relativita` morale. epicurus |
27-01-2005, 15.38.22 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Citazione:
Ma se non ho capito male, non sei off topic, anche se hai spostato leggermente la discussione sul problema soggettivo/oggettivo o anche assoluto/relativo. Credo di intuire anche il confine che poni tra oggettivo e soggettivo, (anche se non lo vedo così ben delineato). E credo di capire bene anche la sottolineatura che una proposizioni come “Uccidere è sbagliato”, in virtù di una pretesa oggettività dei valori morali, è diventata comando. Nella mia intenzione la parola “Valore” era usata per indicare “quel contenitore vuoto” che normalmente riempiamo con ciò che riteniamo che abbia valore. E qui qualcuno si affretterà a riempirlo con contenuti predefiniti e scolpiti nella roccia, come “la famiglia”, o “Dio” o “la vita”…etc…. e qualcuno si affretterà a demolire questi valori dimostrando, ad esempio, che stroncare la vita di un terrorista con una cintura piena di esplosivo, in rotta di collisione con un pulman di bambini, è un atto che ha valore. Diatriba infinita che si traduce in una ingente perdita di valore. D’altro canto non possiamo prescindere dal valore perché come dice Putnam, - “Abbiamo bisogno di una concezione della realtà secondo cui il mondo non sia solamente collocato nello spazio e nel tempo e riempito da quarks, ma possa anche contenere tramonti e cose rosse, persone e tragedie, atti di eroismo, gente malevola e belle sinfonie e così via.” e quindi stavo cercando di spodestare la visione relativista che falcidia ogni valore, e la visione assolutista che ci soffoca con valori statici, con una posizione innovativa che asserisce che il “valore è assoluto in un dato contesto”, (anche perché secondo me è proprio così che funziona). Se arrivo/arriviamo a quel punto, abbiamo ridato dignità al valore ma non l’abbiamo messo sopra all’uomo. |
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27-01-2005, 20.33.54 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
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Ciao a tutti
Posso dire di condividere molto di ciò che dite, e di apprezzare molto il discorso di Vanlag, che ritengo una lucida applicazione, di ciò che con Epicurus discutiamo da tempo
. Ovviamente, con le dovute precisazioni. Mi soffermo sul concetto di relativismo. Ciò che dici Vanlag credo che si possa tranquillamente chiamare un relativismo. Ma di relativismi ce ne sono numerosi e di diverso tipo. Ogni volta che si rende relativo qualcosa che prima non era ritenuto tale, si crea un relativismo e io personalmente non vi ho mai trovato nulla di male quando c’erano ottime ragioni per sostenerlo. In che senso relativismo? Intendendo il valore come contenitore vuoto, si utilizza un concetto di valore diverso rispetto al suo uso comune. Uno dei giochi linguistici, per intenderci, del termine valore è quello per cui esso è oggettivo e universale, ciò significa che tutti gli uomini devono sottoporvisi. In questa accezione, il termine valore è sempre stato inoltre associato a determinati valori, come ad esempio la famiglia, dio, la vita, la dignità. Tutto ciò che va in qualche modo contro questi valori, diventa amorale, o semplicemente sbagliato. ( e da qui il senso delle proposizioni “uccidere e sbagliato” ecc…) Ma il valore come “contenitore”, rende conto della prospettiva individuale del valore, e dell’irriducibile singolarità dell’individuo, o cultura che sia. Da questo punto di vista, tutto può diventare valore. E tutto può agire soggettivamente come agiscono i valori “classici”, e di fatti è ciò che accade già in miliardi di persone. Il valore in questo modo viene reso relativo all’individuo che lo vive. Il discorso quindi non è più: esistono valori universali, e tutto il resto è amorale. Ma ogni individuo segue il valore che gli è più vicino, che gli procura più equilibrio esistenziale. Questo è un relativismo. Molto importante secondo me, è con questa visione del valore, si comincia a capire molto non solo delle persone nella nostra società, ma anche delle altre culture, prima di tutte per importanza quella islamica. E lì si scoprono non errori, o cose sbagliate e amorali, ma valori diversi, spesso incompatibili con quelli della cultura occidentale, ma mai sbagliati o amorali! Per questo credo Vanlag che a falcidiare i valori non sia tanto il relativismo, che anzi ridona enfasi a ogni valore, ma proprio l’assolutismo che definirei dogmatico. Un saluto |
27-01-2005, 21.12.51 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Ciao a tutti
Ciao, vado avanti col discorso......
Citazione:
Con un bisticcio direi che un valore assegnato alla visione del singolo è così soggettivo che perde valore. Ecco perché propongo l’idea di un valore che non sia scritto nella roccia, ma che in un dato momento possa essere condiviso, (assoluto), in base a criteri di giudizio comuni. O se preferiamo un valore assoluto ma da riformularsi ogni volta. Tiro per i capelli l’esempio del terrorista carico di esplosivo che sta buttandosi su un pulman di bambini, che ho fatto nel post precedente. Se io sono pervaso dal valore assoluto di - non uccidere - potrei esitare in un’azione che potrebbe fermarlo, (facciamo che vengo dal poligono ed ho la pistola), se invece ho dei parametri di bene collettivo sicuramente salverò i bambini. Se così fosse quello che dovremmo individuare non è la lista dei Valori da inalzare una volta e per sempre, ma le “forme pensiero” che dovremmo usare per determinare ogni volta il valore. In pratica ho liberato il Valore dalla gabbia statica che lo ha imprigionato e svuotato ma non l’ho dato all’anarchia. Questa tecnica salvaguarda i Valori diversi, come ad esempio odos, tu citavi la diversità dei valori dell’Islam, perché prevede appunto una rielaborazione del Valore ogni volta che ci sia la necessità, (Esempio contesti mutati, esempio incontro con Valori diversi ). Non so se riesco a darvi la percezione della mia visione...... |
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28-01-2005, 09.33.31 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
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Ciao nuovamente
Se ho ben capito ciò che dici, mi domando: ma come è possibile che il nuovo valore acquisito incida nell’individuo come agisce la credenza in un valore universale? Come è possibile conciliare la consapevolezza della storicità del valore, con la sua efficacia?
Io credo che ciò sia possibile solo “dandolo all’anarchia”, ma senza connotare ciò negativamente. Per anarchia, tra le tante cose, spesso contraddittorie, che questo termine significa, io vi faccio rientrare l’atteggiamento dell’uomo che ha perso la fede nelle entità trascendentali o principi metafisici per la spiegazione del reale. In altri termini secondo me, perché ciò che tu dici sia possibile, bisogna prima di tutto avere una visione del mondo che permetta di affrontare senza problemi la consapevolezza della storicità di ogni principio morale o metafisico che sia, ma senza che questo sia indice di chissà quale debolezza. Solo in questo senso credo sia possibile, restituire al valore, tutto e dico tutto il suo “valore” appunto, messo a rischio dalla violenza di valori imposti socialmente che spesso non convincono più. Non credo che il valore acquisito possa avere efficacia nell’individuo senza una visione del mondo di questo tipo. Se no ciò, che avviene sarà sempre una via di mezzo, e non sarà difficile trovare nuovi amoralismi, e nuovi valori sbagliati. Per questo credo che elevare continuamente nuovi valori, che comunque pretendono un minimo di universalità, causa la possibilità di individuare anche nuovi amoralismi, e con ciò il chiudere gli occhi nei confronti delle ragioni delle persone che risulterebbero amorali. Ed è per questo che preferirei rendere conto del valore del singolo individuo, per donargli nuovamente piena dignità. Mi chiedo ad esempio quali siano oggi i valori che bisogna per forza condividere, a seguito della complicata questione islamica. Uccidere un terrorista non è un atto di valore perché si salvano dei bambini, ma un semplice atto di difesa, nei confronti di ciò che ci è più caro, cioè la nostra vita o quella di persone più simili a noi. Ma il terrorista ha ottime ragioni per fare quello che fa, solo è incompatibile con la nostra sopravvivenza. Per questo io non lo accuserei di amoralità, ma lo considererei un mio nemico, rimanendo convinto che nessuno dei due ha nessuna colpa, né io né lui Dunque nessun principio morale, anche se storicamente relativo, mi offrirebbe il criterio per discriminare un morale da un amorale, ma vedrei solo due valori inconciliabili, due forze contrastanti. Un saluto |
28-01-2005, 10.17.54 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Ciao nuovamente
Citazione:
In pratica dico: - (la vita umana è certo un valore che tutti dobbiamo rispettare, ma il rispetto o meno di questo valore va rivisto nella circostanza, perché in un dato momento valori minori o diversi, possono essere più importanti). Questo forse era anche il punto che diceva Epicurus parlando della valutazione che diventa comandamento. La visione a cui ti appelli forse la do’ per scontata……. Lasciare i valori statici può essere visto come lasciare la terra per librarsi nell’immensità dei cieli. Farlo da un enorme senso di fragilità, ma una volta imparato a volare quello che rimane è un grande senso di libertà e di infinito....... |
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30-01-2005, 20.55.48 | #10 |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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Parlando (o scrivendo) in termini concreti, nella vostra scala dei valori viene prima la verità o l'amicizia? Mi spiego con un esempio: se foste a conoscenza che un vostro carissimo amico avesse commesso un'azione disonesta (una rapina) o delittuosa (un omicidio), voi lo coprireste perché è più importante l'amicizia, o pensereste ad assicurarlo alla giustizia, per servire la verità?
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