ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
19-11-2004, 13.39.35 | #6 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
|
"Quando facciamo quest'operazione snaturalizziamo il mondo,
lo viviamo senza sentirlo realmente, lo uccidiamo ed inevitabilmente uccidiamo una parte di noi, la nostra anima, la stessa che gli abbiamo privato.." strano... vedi gyta io ad esempio ho fatto deflagrare una bomba d'una potenza inaudita che dalla faccia della terra ha cancellato solo il 95% degli esseri umani risparmiando gli indifferenti e tutte le altre forme viventi ma adesso : sono più vivo che mai e vivendo intensamente ogni mio attimo m'accorgo d'aver sempre dormito,prima prima dell'esplosione come in uno stato di perenne anestesia causata dal brusio delle civiltà strano,vero? d. [ ] ...come cantano gli uccellini,adesso (!) |
19-11-2004, 14.57.06 | #7 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Sulla Certezza:
Innanzitutto Maurizia ti suggerire la lettura di un libro di Wittgenstein, che appunto si chiama ‘Della Certezza’: è molto interessante e pone un’analisi di tale concetto che è veramente originale.
Maurizia, di fondamentale importanza è il principio peirciano di fallibilità: si può dubitare di qualcosa, ma non si può estendere il dubbio ad ogni cosa. Che io abbia sbagliato riguardo ad alcune questioni, anche su quelle più importanti e basilari, non mi può far dubitare su ogni mia credenza. Molti pensano che l’inevitabile conseguenza del fatto che una particolare conoscenza potrebbe essere messa in discussione sia lo scetticismo radicale: questo non è affatto vero! “Dubitare solo dove si ha ragioni per farlo” questa è la massima del fallibilismo da seguire, poi adottata anche da Wittgenstein: infatti (stranamente la maggior parte dei filosofi non pensano a questo argomento) se mi si presenta un dubbio, poi potrei avere dei dubbi riguardo la legittimità di tale dubbio, e quindi decidere di attenermi alla mia credenza iniziale. Ma quali sono queste ragioni? Esiste un algoritmo grazie al quale possiamo giungere all’inoppugnabile? No, un tale algoritmo non può esistere per il semplice fatto che raggiungere certezze epistemologiche immutabili è solo una fantasia metafisica. Come sostenne Hilary Putnam (Il pragmatismo: una questione aperta) la ricerca non è un algoritmo, o un metodo ben precisabile, ma ciò non significa che la ricerca non sia attuabile: la ricerca è costituita, anziché da un procedimento universale e immutabile, da un team di ricercatori che tentano di escogitare delle buone idee e le mettono alla prova costantemente: vi è un’iterazione profonda tra l’ambiente e i ricercatori, non vi è semplicemente un’osservazione passiva. Provare a mettere costantemente sotto pressione le nostre teorie, cercando controesempi e altro che possa falsificarle, è una impostazione chiamata ‘sperimentalismo’ ed essenziale per giungere ad un fallibilismo genuino e costruttivo. E’ stato grazie al Pragmatismo che si capì che non è solo la credenza a necessitare di giustificazioni, ma alla pari anche il dubbio: questo è il punto della critica mossa da Peirce a Cartesio nella quale si afferma che quest’ultimo stesse solamente pensando di dubitare nell’esistenza del mondo esterno, tracciando così per la prima volta la distinzione tra il dubbio filosofico e il dubbio reale (distinzione raccolta poi anche da Wittgenstein (Della Certezza): “119. Ma si può anche dire: ‘Nulla parla contro, e tutto parla in favore del fatto che il tavolo è là anche quando nessuno lo vede’? Allora, che cosa parla in favore di ciò? 120. Se però un tizio lo dubitasse, come potrebbe manifestarsi praticamente il suo dubbio? E non potremmo lasciarlo tranquillamente dubitare, dal momento che non da proprio nessuna differenza?”). Qui non voglio negare la fruttuosità del dubbio: un atteggiamento scettico in filosofia, quanto in una società civile, è di un’utilità incommensurabile. Il dubbio è condizione necessaria alla sperimentazione, alla scoperta, e quindi al progresso. Wittgenstein (Della Certezza): “Se faccio un esperimento non dubito dell’esistenza dell’apparato che ho davanti agli occhi. Ho un sacco di dubbi, ma non questo”. Infatti, tanto è costruttivo il dubbio tanto è distruttivo il dubbio radicale. Il dubbio è fondamentale per la conoscenza, ma spesso ci si dimentica che è altrettanto vero l’inverso: la conoscenza è fondamentale per il dubbio, infatti senza la conoscenza non si può neppure formulare un dubbio; Wittgenstein (Della Certezza): “310 Uno scolaro e un maestro. Lo scolaro non si lascia spiegare nulla, perché interrompe continuamente il maestro con dubbi riguardanti, per esempio, l’esistenza delle cose, il significato delle parole, ecc. Il maestro dice: ‘Non interrompermi più, e fà quello che ti dico; finora il tuo dubbio non ha proprio nessun senso’.” epicurus P.S. X mirror: |
19-11-2004, 18.34.26 | #8 |
Ospite
Data registrazione: 06-11-2004
Messaggi: 23
|
Per Epicurus
Non vorrei rimanere inbrigliata in un recinto di parole dal quale mi è difficile poi uscire..Forse la sapienza ed il buon senso sta proprio qui, nel non restare immobili davanti alla tentazione di avere certezze. ... La mia non è un'ossesione, una navigazione alfabetica , sono pessimista è vero però le mie continue domande forse esprimono speranza nel cammino dell'uomo verso la conoscenza...
Grazie per l'invito a leggere il libro.. |
20-11-2004, 00.07.56 | #9 | |
______
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
|
Citazione:
riferimento: "..il pensare al 'mondo' come ad un qualcosa fuori e lontano da noi (dai nostri simili, dai nostri rapporti stretti, vissuti, coinvolti, abbracciati.. legati..) Quando facciamo quest'operazione snaturalizziamo il mondo, lo viviamo senza sentirlo realmente.." -gyta Nel 'mondo' di cui parlo ci sei tu, ciò che senti, le persone che ti piacciono, quelle che non ti piacciono, i vermi, i lombrichi, gli sconosciuti, i desiderati sconosciuti, i bambini, gli alberi, gli atomi, le persone che abbiamo amato, l'amore che ci viaggia dentro, quello che non riesce a viaggiarci dentro, quello lasciato al di là del muro, la luna, il morso dei serpenti, i serpenti che mai morderanno.. Essere liberi di fronte alle limitazioni di menti meschine significa semplicemente aver ucciso in noi le menti meschine.. Vivere nel 'proprio' mondo significa semplicemente.. Vivere.. (!) [non 'sopravvivere'..!] Questo significa semplicemente essere (relativamente) liberi da ciò che potrebbe costringerci essere ciò che non sentiamo d'essere.. Gli uccellini cantano perché cantano la lingua della vita e non cercano d'imporre a te i loro lombrichi.. Il sole ti scalda perché abbraccia il tuo corpo col suo calore.. Il 'tuo' mondo è vivo perché la tua vita (=la tua 'anima' //che è lo stesso!!) ne fluisce dentro.. (e fuori // visto che 'vita' non ha esatto senso 'spaziale'-limitato) Perciò -a mio avviso!- ciò che hai ucciso non è il mondo (che non potrebbe che essere il 'tuo-mondo'// non esistendo un' 'oggettività-mondo', se non 'fisicamente' parlando..!!) ma la negazione al tuo viaggio.. (!) Sbaglio..? Gyta |
|