-avere qualcosa in cui credere-
gli animali possono farne a meno, perchè dipendono molto meno dall'attività mentale, ideativa, e molto di più dall'istinto, che è loro sufficiente a sopravvivere. sono anche, per quetso, molto più schiavi di noi.
noi dipendiamo dall'attività mentale, ideativa, che costruisce credenze, rappresentazioni mentali a cui attribuiamo il carattere di realtà, e questo ci è necessario per agire nel mondo: propriamente non interagiamo con la "realtà", ma con la nostra idea-credenza di realtà.. per fare un esempio, siamo un pò come dei piloti chiusi ermeticamente dentro un aereoplano che riescono a non schiantarsi contro alberi e montagne non, perchè li vedono, ma perchè osservano la ricostruzione di tutto questo sul radar, sottoforma di puntini.
ora però, noi siamo molto creativi, siamo in grado di modificare indefinitamente la nostra rappresentazione della realtà, per tornare all'esempio, siamo capaci di sostituire ai puntini immagini più complesse... un lavoro incessante di costruzione e destrutturazione e ristrutturazione: siamo liberi nel costruire, grazie alla mente, la nostra realtà, siamo liberi, forse, di trovare rappresentazioni sempre più calzanti alla vera realtà
. ma soprattutto, dal momento che ad una certa rappresentazione corrisponde un certo sentimento, ed una certa azione, siamo in grado di controllare tutto questo, siamo in grado di trovare la rappresentazione che più ci pare adatta, rappresentazione che modificherà il nostro comportamento, la qualità della nostra azione, e del nostro pensiero stesso: siamo esseri trasformativi, grazie alla mente. gli animali non lo sono.
questa trasformatività in effetti, tendiamo a dirigerla verso il piacere, ma anche verso la bellezza, e verso il bene, che sono cose stranamente simili tra loro.
tu questo lo vedi come un limite umano, mentre io invece, non molto tempo fa, vedendo delle persone stese sul prato sotto al sole, che ridevano, chiaccheravano serenamente, che si godevano un momento di piacere, riflettevo meravigliato su questo essere che è l'uomo, un essere che è per natura portato alla bellezza, al bene, al piacere, all'arte.
e poi mi sono guardato attorno, ho visto gli alberi, le piante, e ho visto che l'essere umano è artista nell'anima, ma la natura è l'arte perfetta, la bellezza e l'armonia.. si, molte cose sono superflue, nel senso che non sono collegate alla sopravvivenza, così come l'arte.
perchè bisogna salire su un eremo per dimostrarsi più forti della propria natura?
non sarebbe più bello se invece, al posto di esseri umani che tendono a rovinare tutta la bellezza e il piacere di cui possiamo godere, seminando bombe, gettando rifiuti nei prati, tutti crescessimo nell'apprezzare questa bellezza che è la vita?
ma per tornare al punto, l'essere umano è in grado di rinunciare al piacere egoistico, è in grado di sacrificare la propria vita per un bene maggiore. quetso dimostra che è un essere che si colloca, pur piacendogli il piacere, ad un livello che trascende la semplice dipendenza dal piacere.
se poi il discorso che fai ha di mira la realtà occidentale del giorno d'oggi, tutta lanciata verso la ricerca dell'ultimo piacere pubblicizzato, allora il discorso è un altro ancora, e personalmente lo trovo un discorso che ha di mira un piacere per così dire snaturato, che trova collocazione in un ambiente non più di armonia naturale, ma di un artificialità brutta, fatta di cemento e schifezze e smog eccetera
(ps: ho anche un'idea sul "perchè del piacere")