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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
17-01-2005, 23.50.17 | #6 |
la metafisica stanca
Data registrazione: 19-03-2003
Messaggi: 0
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sinceramente,ho difficoltà a pensare ai fondamenti del nostro vivere senza perdermi e senza cadere allo stesso tempo in contraddizione con me stesso. spero che un esempio mi aiuti a chiarire le idee.
la scorsa settimana é venuto a farmi visita il mio nipotino, sebastiano. é un ragazzino sveglio e curioso: é vero, a volte é capace di stare in silenzio anche per tutto il giorno, ma se qualche cosa di strano e particolare attrae la sua attenzione, sebastiano mi si avvicina, mi prende per la manica e inizia a tirarmi a sé per il braccio, chiedendomi: "perché la tazza é rossa?", oppure "perché oggi non sei uscito di casa, come hai fatto ieri?", o meglio "perché non posso toccare questa bottiglia": e poi, quando lo rimprovero, vengo assaltato da un'infinita marea di singhiozzanti "perché". sebastiano é quel piccolo uomo che non si é ancora abituato alla realtà; quella realtà alla quale spesso poniamo domande e alle quali raramente dà un responso: quella realtà che sembra sospesa sul vuoto, appesa ad una condizione di essere, che, per la sua camaleontica presenza e manifestazione, non dà mai un motivo di sé finalmente chiarificatore ( e che sia pure dio per i fedeli, o la contingenza e la necessità dei fatti per i laici) : quella realtà alla quale noi di fatto apparteniamo, ma che, in piena coscienza, consideriamo come un'entità autonoma, tanto indipendente dal nostro io, quanto questo é lontano dal sentirsi parte del tutto. ed é proprio a causa di questa dicotomia tra mente e reale che sebastiano si trova in una situazione in cui le domande, insistenti e di gran numero, trovano una giustificazione valida. la differenza fra i meccanismi logici della sua coscienza e della sua ragione e quelli insondabili e oscuri della realtà, viene lentamente colmata da un potente sistema di filtraggio e acquisizione costituito,appunto, da tutti i quesiti che la sua giovane mente é in grado di pensare e proporre. ma purtroppo, come ogni meccanismo umano , anche questa semplice strategia conoscitiva ha delle limitazioni, di un tipo simile al grafico di una funzione logaritmica, dove, al posto del valore che determina l'asintoto, viene considerato l'equilibrio perfetto fra l'io e l'essere estraneo ad esso, per cui la conoscenza reciproca delle parti, e la trasparenza delle relazioni che fra esse intercorrono, sono totali. sebastiano, una volta cresciuto, farà i suoi studi, darà la vita ai suoi figli e invecchierà, nel calore della sua famiglia, per spegnersi, inevitabilmente, quando io ormai saro' rimasto soltanto un suo sbiadito ricordo. eppure, in tutta la sua vita, mio nipote sebastiano non smetterà mai di chiedersi il perché delle cose del mondo, il senso intrinseco della vita umana, palesato dalle abitudini, dalle azioni e dai silenzi quotidiani, il fondamento, insomma, dell'essere. le domande non avranno mai fine. ma, mi chiedo,é meglio porsi una domanda in attesa di una risposta, oppure martellare la muta realtà finché non urla dal dolore? l'unica certezza é ricuperabile nella nostra piu' profonda intimità. tutto cio' che rimane d'altro é come coperto da un telo logoro e bucato, che in certe parti impedisce impedisce alla luce di passare e, in altre, accoglie con generosità anche lo sguardo piu' indiscretro. |
19-01-2005, 15.32.44 | #7 |
Ospite
Data registrazione: 13-01-2005
Messaggi: 23
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risposte
Sulle obiezioni di VanLang:
sono un grande estimatore della filosofia antica, e apprezzo molto quegli uomini che sono in grado di vivere in modo "etico" pur senza essere cattolici. Ma a parte il fatto che s tratta di uomini comunque religiosi, il fatto che tutti i pensatori che tu hai citato siano precedenti alla rivoluzione di Nieztsche, Weber, Focault e tutti gli altri è indicativo...si tratta di persone che non avevano ancora sperimentato quella crisi della ragione a partire dalla quale quest'ultima non è più riconoscibile come fondamento etico. X quanto riguarda quanto scritto da Herzog sulle manifestazioni di terrorismo della nostra cultura europea (inquisizone, crociate etc), la risposta è molto semplice:in quell'epoca la cultura europea non era affatto superiore alle altre, ma secondo quei criteri (diritti umani) per me imprescindibili era nettamente inferiore. Io non sono affatto un fautore dell'europeismo a tutti costi, sono solo convinto della esistenza di valori assoluti(rispetto della persona umana) sulla cui base valutare le varie culture e civiltà. |
19-01-2005, 20.19.55 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: risposte
Citazione:
Credo che io e te non possiamo confrontarci perché tu hai la fede io no. Tu detieni la Verità trascendente, io la verità devo conquistarla momento per momento, cercandola in ogni piega della vita, in ogni angolo di una strada che, purtroppo o per fortuna, per mè, non è codificata. |
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20-01-2005, 01.19.51 | #9 | |
la metafisica stanca
Data registrazione: 19-03-2003
Messaggi: 0
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risposta a fabiobasile
Citazione:
vorrei soffermarmi per poco su queste molteplici affermazioni, che mi sembrano pericolose e infondate (e con cio` non voglio trattare né di fede, né di ricerca perpetua della verità ultima, come vanlag, del resto, ha già fatto). mi chiedo,anzitutto, quale sia la prospettiva piu' efficace per osservare,a livello generale, la situazione culturale e etnica della nostra società pluricomprensiva: non credo, infatti, che sia necessario introdurre un sistema di gerarchie fra le varie culture, secondo cui alcune di queste sono superiori ad altre. l'inserimento di una gerarchia all'interno di un insieme di elementi dello stesso tipo é infatti utile soltanto se occorre instaurare una condizione di predominio o di potere o di ordine fra questi stessi elementi del gruppo in questione. uno studio comparato fra le varie culture non mi sembra che possa implicare in qualche modo interessi politici o, comunque, di natura diversa da quelli propri della finalità stessa della ricerca. a sostituzione di questa prospettiva "verticale", credo sia piu' opportuno e efficace proporre un'ottica "orizzontale, per cui, cioé, certe culture non sono superiori o inferiori ad altre, ma semplicemente piu' vicine o piu' lontane. una giusta valutazione di una cultura va effettuata escludendo come possibile riferimento il sistema cardinale di valori di un'altra cultura, magari quella a cui già si appartiene. valutare una cultura significa esprimereun giudizion su di essa utilizzando i criteri che già le sono propri (tranne nel caso in cui le culture interagiscono fra loro) mi chiedo, infine, da dove derivino questi valori tanto assoluti da voler addirittura escludere una loro origine europea tardo settecentesca... forse i valori assoluti sono i piu' antichi: ma allora dovrebbero essere di origine cinese,visto che le culture asiatiche hanno fondamenta storiche piu' solidi e antiche di quelle europee. forse i valori assoluti sono insiti nell'uomo: ma come é dunque possibile che vi siano cosi' tanti uomini che li violano rimanendone tuttavia inconsapevoli. forse i valori assoluti sono, veramente,soltanto quelli europei,perché hanno saputo prevalere sugli altri e,a volte,addirittura inglobarli nel loro sistema culturale. ecco, allora,come si giustifica l'assolutezza dei valori europei e la posizione della nostra cultura su di una scala etnica-mondiale VERTICALE. non vi sembrano troppo pericolosi questi pensieri? |
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