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09-12-2005, 02.17.54 | #23 |
Ospite
Data registrazione: 13-01-2005
Messaggi: 23
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risposta
si può dire tranquillamente che per un proferimento morale non ha senso chiedersi se sia vero o falso, però ha senso chiede se sia morale o meno (o in che grado), quindi il tuo discorso dovrebbe essere riformulato tenendo conto di questo.
nn penso sia necessario riformulare il discorso, basta sostituire il termine vero col termine valido, come ho scritto all'inizio, visto che nn parliamo di una conoscenza, ma di un valore. Tra l'altro non comprendo quale sia la differenza tra morale oggetiva e assoluta. E comunque il nocciolo del mio discorso è questo: parlare di morale in senso assoluto vuol dire ammettere l'esistenza di in criterio di moralità valido in senso assoluto.Sono perfettamente convinto che un critero autoleggittimantesi non vi sia, motivo per cui ritengo il relativismo etico, esteso anche alla leggittimazione dell'omicido e tutto il resto(Hobbes) l'unico approdo per il vero ateo. Ma, ammessa l'ipotesi(discutibilissima) che Dio ci sia, e che possieda quelle caratteristiche di verità, inerranza, etc che una certa tradizione gli attribuisce, laddove Egli definisca un criterio di moralità, esso sarà necessariamente vero e valido in senso assoluto, senza bisogno di alcun tipo di autoleggittimazione. |
09-12-2005, 12.31.36 | #24 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Re: risposta
Citazione:
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09-12-2005, 13.08.03 | #25 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
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Re: Re: Esempio
Citazione:
Ciao a tutti, sono d'accordo con Rubin che se un valore assoluto può esistere deve avere la forma che dici tu. Questo è esattamente lo schema Kantiano della morale per intenderci. L´uomo è un essere razionale, la morale assoluta è quella che agisce in conformitá con la ragione come forma pura, e di conseguenza pone come principio etico l'agire a prescindere dai fini, ma solo per dovere, a prescindere dal contenuto. Tutti gli uomini sono razionali, tutti gli uomini devono agire per dovere. Ma l'uomo razionale non c'é, verità (nel senso di aletheia, visto che ne parlavi anche in un altro post) che verrà svelata solo con il pensiero di due secoli dopo. E allora il problema del relativismo è proprio questo. Non esiste una condizione di possibilità tale per cui é possibile formulare una morale assoluta del genere. Basta andarsi a leggere un po' di recente antropologia culturale per renderesene conto. Persino la percezione, ritenuta ingenuamente ancora da molti quella sorta di primum ontologico, viene forgiata dalla cultura. C'é pieno di esempi, che non cito. E' proprio l'impossibilità di definire la natura umana, a rendere difficile la formulazione di una natura universale. Chiudo con un esempio: In una popolazione dell'africa centrale, si svolgeva da tempio indeterminabile un rito di guerra. Durante questo rito spesso i partecipanti morivano. L'amministrazione coloniale inglese, sconvolta da questo rito bizzarro e crudele, decise di vietarlo. La sospensione del rito, rito che aveva la funzione di iniziazione, di strutturazione della realtá, un rito fondante la visione del mondo di quella popolazione, ebbe come conseguenza un vero e proprio nichilismo, un'assenza di prospettiva della realtá. I componenti della popolazione privi si una dimensione assiologica, e restii ad assorbire la nuova morale cristiana imposta, si lasciarono morire lentamente. L'enunciato: "la vita è un bene assoluto" che significato ha in quel contesto? proprio nessuno. Non significa proprio nulla, non appartiene a quella forma di vita in nessun modo. E' veramente tutto nostro. Questo dice il relativismo. Dice ogni enunciato epistemologico o morale ha significato nel contesto storico nel quale viene pronunicato. Di conseguenza vero falso, giusto o sbagliato sono relativi, ai contesti storico-culturali. Un saluto |
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09-12-2005, 13.49.18 | #26 |
Ospite
Data registrazione: 13-01-2005
Messaggi: 23
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er nexus
mai preteso che la morale cattolica debba essere valida per tutti.
Assoluta non vuol dire universale, e il mio discorso tendeva a dimostare soltanto la possibilità logica di una morale assoluta. Che poi essa vi sia o non vi sia è un'altra questione. |
09-12-2005, 14.52.43 | #27 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Re: risposta
Citazione:
Condivido in pieno il discorso di odos sulla morale, anche se ci sarebbe molto da dire riguardo al fatto che persino la verità è relativa alla cultura/periodo storico. Comunque capisco fabio cosa vuoi dirmi. Io ho proposto di capire il significato di 'morale assoluta' come 'morale che si autolegittima', poi ho mostrato che non sapiamo che significato dare a quest'ultimo termine, e così ho dedotto che il primo non abbia significato. Tu, invece, proponi di usare 'morale assoluta' come 'morale divina'. Ma ciò è molto problematico. Infatti, è intuitivo capire che il significato di 'morale assoluta' sia diverso da 'morale divina', anche se (magari) nella fattispecie coincidano. Quindi non posso accettare la definizione "morale assoluta = morale divina". Capitoquesto noi dovremo capire perchè la morale divina dovrebbe essere considerata assoluta: dio perchè ha selto uno specifico insieme di precetti come morali e gli altri li ha definiti immorali? (ovviamente ci sarebbe da tener conto i precetti neutrali, ma ai fini di questa discussione non serve) L'unica risposta possibile è "Li ha scelto a caso", altrimenti si dovrebbe riconoscere principi superiori a dio. Quindi se vuoi parlare di 'morale divina' fa pure (nel senso che tale termine è ben comprensibile), ma 'morale assoluta' continua ad essere insignificante. epicurus |
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09-12-2005, 16.06.47 | #28 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2003
Messaggi: 978
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Re: Re: Re: Re: Re: relativismo: un concetto pericoloso?
Citazione:
Braveheart, so che non te ne frega niente di quello che dico (infatti eviti sistematicamente i miei messaggi), ma qui riproponi sempre lo stesso discorso, che è tutto, ma non è un ragionamento filosofico. E' un dogma che gira a vuoto. In filosofia non vuol dire niente dire "la vita è sacra perchè è meravigliosa". In filosofia, non si può scegliere se la morale è relativa o meno, dal giudizio che è brutto "essere bestie"; bisogna che l'altropocentrismo non intacchi il ragionamento filosofico. TE QUI NON STAI RAGIONANDO FILOSOFICAMENTE, stai solo dicendo che ti piace l'idea che ci sia una morale assoluta. Se fossi in te, mi concentrerei su questo ragionamento: "Bisogna credere a una morale assoluta, perchè <<è meglio>>". |
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09-12-2005, 16.14.26 | #29 | |
like nonsoche in rain...
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Messaggi: 1,770
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Re: er nexus
Citazione:
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09-12-2005, 16.21.02 | #30 |
può anche essere...
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Messaggi: 2,053
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il piacere assoluto
"morale" è una parola di sapore trascendente.
uccidiamo dio e restiamo terra a terra parlando di "regole di comportamento". regole di comportamento condivise sono il collante necessario di una società. è di fondamentale importanza trovare un collante anche tra queste regole e l'individuo: difficile affidarsi alla razionalità del senso del dovere e della responsabilità, perchè esistono istinti molto più forti che possono senza difficoltà spezzare queste fragili catene razionali e traviare l'individuo. L'affidarsi a dio come garante della moralità costituiva un collante molto potente per incollare queste regole di comportamento nell'anima individuale. Parlo di regole di comportamento come l'amore per il prossimo, la solidarietà, la pietà, la non violenza, ossia le regole di comportamento che rientrano nell'ambito della morale cristiana. Ma queste regole di comportamento che definiscono la qualità che deve avere una azione per dirsi cristiana (azione amorevole pietosa eccetera), come si attaccano all'anima individuale? Hanno la colla loro stesse o la colla è qualcos'altro ancora? A questo punto, per risolvere il dubbio "colla", inbocco la strada della chiarificazione terminologica: l'amore è un valore? E' il valore principe del cristianesimo? Ma cos'è un valore? E' qualcosa che merita di essere raggiunto, direi. Sostanzialmente una meta. Un'obbiettivo da raggiungere attraverso un azione appropiata, azione che è mezzo per raggiungere la meta. In questa prospettiva, allora, la meta non è l'amore, ma il paradiso, e l'amore, la pietà e tutta la lista di regole morali cristiane è il mezzo da applicare per raggiungere la meta. La "colla" che cercavo allora è da trovare nell'istinto umano, che cerca di fuggire la morte (e trova nel paradiso un'adatto rifugio per scamparvi) e ricerca il piacere (paradiso luogo di beatitudine). Allora, tornando al significato di "valore", meta dell'azione.. non è il piacere, il benessere? Il semplice, istintivo piacere, alla freud? Stando terra a terra, il piacere non è un valore assoluto? |