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20-01-2006, 01.02.44 | #114 |
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Data registrazione: 02-02-2003
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- Atomista, dunque?
Atomista se si vuole, ma soprattutto è un modo di vedere che si trova alla radice della filosofia materialista. Il fisicalismo più diffuso pretende che la sola esistenza è quella materiale. Ora il fatto interessante è che proprio in ambito scientifico e non filosofico, prima nella scienza e solo in un secondo tempo in filosofia, è stata scoperta la nozione di emergenza.Che si possano dire oggi molte cose, che si possano impiantare anche delle equazioni su queste transizioni da un livello all'altro, dal locale al globale, per cui de facto la vita è qualcosa di troppo, una maniera d'essere nella natura che non è sostanziale ma, per così dire, virtuale - efficace ma virtuale - è una rivoluzione scientifica della più grande importanza. - Accetta in questo caso di definirsi olista? Il termine olista è superato, a mio avviso, perché risale all'epoca in cui c'è stato lo scontro tra l'idea che si potesse realizzare un programma riduzionista forte e una nozione filosoficamente motivata dall'esigenza di reagire contro quel programma. Qui non si tratta di olismo, ma di buona scienza. Si tratta di osservare una gran quantità di processi naturali, lo sviluppo e il funzionamento del cervello, l'organizzazione del sistema immunitario, l'organizzazione dei sistemi ecologici, che non possono essere capiti se non si prende in considerazione la dialettica tra i due livelli, che l'olismo non ha mai veramente compreso. Dunque il termine olismo non è veramente appropriato. Quando parlo di emergenza, parlo di qualcosa che è centrale nella ricerca scientifica contemporanea, anche se molti non ne hanno ancora colto l'importanza. È un problema assolutamente essenziale - e con questo chiudo questo piccolo a parte epistemologico - perché ciò che c'è di geniale nella nozione di emergenza è che, se da un lato un gruppo di neuroni in interazione con il mondo danno origine a una attività cognitiva, dall'altro, come in tutti i processi di emergenza naturale, una volta che ha avuto luogo l'emergenza di una nuova identità, quell'identità ha degli effetti, ha delle ricadute [causalité descendente] sulle componenti locali. Che cosa vuol dire? Vuol dire che il concetto di emergenza ci permette per la prima volta di pensare la causalità mentale. Il mentale non è più un epifenomeno, non è più una specie di fumo che esce dal cervello. Al contrario, si può dimostrare scientificamente, logicamente e anche matematicamente che l'esistenza, l'emergenza di uno stato mentale, di uno stato di coscienza, può avere un'azione diretta sulle componenti locali, cambiare gli stati di emissione di un neurotrasmettitore, cambiare gli stati di interazione sinaptica tra neuroni e così via. Questo vuol dire che c'è un vero va-e-vieni tra ciò che emerge e le basi che ne rendono possibile l'emergenza, che impone di fare una descrizione completamente diversa del posto della coscienza e della cognizione in generale - ma certamente della coscienza - nell'universo, non come livello fluttuante, ma come parte intrinseca della natura, come parte intrinseca alla dinamica del mondo naturale. È questo che mi piace e che ci fa avanzare rispetto alla perenne ripetizione di un dualismo che non porta da nessuna parte, senza dover ricorrere al riduzionismo, e senza che la coscienza perda il suo statuto fenomenologico [phénoménal], il suo statuto proprio. [...] [...] Si parlava prima della riconcettualizzazione della percezione, degli oggetti del mondo. Fino a poco tempo fa si aveva un'idea rappresentazionista della percezione. Là c'è il bicchiere e dentro di me ho un'immagine. L'idea fondamentale che attualmente abbiamo di questa esperienza è di una inseparabilità dell'atto e della percezione. Adesso si scopre, tra l'altro che Husserl e Merleau-Ponty hanno esaminato a lungo questi argomenti e hanno estesamente tematizzato l'inseparabilità di percezione e di azione. Se si legge, per esempio, quello straordinario libro di Husserl che s'intitola Ding und Raum, Cosa e spazio, dove descrive in tutti i particolari il modo in cui le cinestesie del corpo vanno a costituire un oggetto, si vede l'incredibile finezza d'osservazione, propria del fenomenologo, con cui mostra cose che oggi vengono confrontate - e concordano perfettamente - con i risultati delle neuroscienze. Lo stesso non si può dire dei filosofi analitici, che si sono formati su un'analisi puramente esterna e non sono mai entrati in un confronto diretto con i dati empirici. Ne consegue che c'è sempre più la tendenza a fare della fenomenologia una fonte di riflessione, tanto più se ci si interessa alla coscienza, che è per così dire lo zoccolo duro della fenomenologia[...] " (intervista integrale su: http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=452 ) [L'ho trovato decisamente.. illuminante! ] Gyta |
20-01-2006, 12.18.44 | #116 |
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Dimostrazione dell'esistenza di Dio.
Salve,
se per voi Dio è uno che muore e poi risorge,tanto più è Dio uno che,da 40.000 anni a questa parte,va piantando sfingi e piramidi per tutto il mondo. Dunque,fu chiesto a Ermete Trismegisto :"Chi è Dio?" E lui rispose,mostrando le tre piramidi di Giza,: "Come in basso,così in alto." E,in questo mondo,c'è gente talmente intelligente da capire cosa intendeva dire. Dunque,procurati una foto aerea della piana di Giza e osserva bene:vedrai le tre grandi piramidi,sopra il Cairo e Alessandria e sotto Menfi e Eliopoli e a destra il fiume Nilo. Bene,in una notte di ciel sereno guarda in alto e cosa vedrai? La via lattea (il Nilo) la costellazione di Orione con la cintura di tre stelle che sono disposte esattamente come le tre piramidi:stessa distanza(in scala)e stessa angolazione fra loro. Dunque,quando Dio costruì le tre piramidi e fondò le quattro città,voleva ridurre in scala ciò che si vede in cielo. Dio voleva dire:"Io abito nella costellazione di Orione." E Gesù ?(quello vero non quello cattolico) chi voleva indicare con le parole:"Il Padre mio che è nei cieli"? Ovviamente si riferiva alla costellazione di Orione,o anche semplicemente a Osiride. Dimostrata l'esistenza del Dio Ebraico-Cristiano. Da non cofondere con Allah,che è il Dio Universale. Pace e bene. Kant. |
20-01-2006, 13.04.37 | #117 |
Utente bannato
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E mo'? Che fate?
Salve,
una volta capito di essere immortali e che Dio è praticamente l'Atlantideo Ermete Trismegisto, che ci state a fare qui sulla Terra? Che prospettive avete? Migliaia e migliaia di reincarnazioni qui su questa terra? Che palle!! La rana della pozzanghera ha capito che esiste l'Oceano Pacifico e rimane ancora lì nella pozzanghera, lì per miliardi di anni? Che palle! Non sarebbe ora di far le valige e partire? Ma,prima di partire,bisogna capire,capire esattamente. Che Osiride e Iside siano sempre con voi. Kant-Horus. |
20-01-2006, 13.16.48 | #118 | |
Utente bannato
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Citazione:
Detto fatto Kantay, Questa è la carta: "rappresenta l'Antartide nell'oceano atlantico ed è sutuata fra il Brasile e il Nord Africa. La carta è perfetta come quelle che vengono stampate oggi" perfetta? dov'è l'Antartide? |
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20-01-2006, 19.08.32 | #119 |
Utente bannato
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X Nomim-porta-chi.
Salve,
ma nel mio libro la carta non è così. Si vede il Sud del l'oceano Atlantico e un'isola a 4000 Km più a Nord del Polo Sud e non c'è l'Antartide. E Hankock non può sbagliarsi. Andrò io in cerca su Internet della carta nella prospettiva mostrata da Hancock. Saluti. Kant-Ay. |
20-01-2006, 19.49.06 | #120 | |
Utente bannato
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Re: X Nomim-porta-chi.
Citazione:
Salve Kant, Temo che invece Hankock si sbagli nelle sue valutazioni e ci metta anche una buona dose di malafede. Temo che ti stia sbagliando anche tu, la carta di Piri Reis è questa, così come la vedi completa in ogni sua parte ed è su questa carta che Hankock costruisce le due tesi. Temo che tu debba rivalutare le tue competenze archeologiche. |
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