Ospite abituale
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Il Capitalismo - post 1/2
DISCUSSIONE!
Per Enrico68:
Diamo avvio alla chiacchierata, non senza averti raccomandato di dare un’occhiata (una sfrucugliata) ad alcune discussioni sparse per il forum, lì ci troverai alcuni interessanti (almeno spero – io vi ho partecipato attivamente) spunti collegati all'Oggettivismo e alla percezione della realtà. Devi scusarmi, io non rammento i titoli… sono certo che qualcun altro ti saprà indirizzare molto meglio di me… forse ne ricordo uno (l’ho scritto io… “Polluzioni notturne”… o “Scorie mentali”… può darsi). Comunque: trovale, leggile e se magari avrai qualcosa da dire, riattivale; sarei ben felice di seguirti anche su quegli argomenti.
Avviso al moderatore! Se eccedo, non farti scrupoli… fammelo notare, in privato, in pubblico… come ti piace ma fai in modo di non lasciar decadere la discussione… avrai tutta la mia collaborazione (almeno mi auguro).
Dividerò il tuo lungo intervento in molte parti. Ti propongo di affrontarle una per volta… andremo avanti ogni qualvolta riterremo, insieme, di aver esaurito l’argomento… fino a trovarci completamente in disaccordo su tutto (sempre nel massimo rispetto) – me lo auguro, non ho proprio intenzione di condividere alcunché del pensiero che hai esposto (PRECONCETTI – a 42 anni, me li posso anche permettere – ho avuto molto tempo per cazzeggiare intorno a queste cose… ci ho scritto sopra anche parecchio).
Il Capitalismo:
“…Il sistema capitalista, infatti, essendo basato sul libero scambio fra individui e permettendo così a ciascuno di perseguire razionalmente le proprie ambizioni senza dover sottrarre nulla a nessuno, si configura come l’unico sistema sociale non-aggressivo possibile”
Ciò sarebbe (forse) corretto se dovessimo intendere per aggressione quella fisica, o giù di lì. Noi, invece, sappiamo che l’aggressività fra umani si manifesta spesso in maniera più subdola, meno appariscente, meno censurabile. Noi sappiamo che una “sana” (almeno l’ironia mi sarà concessa… spero) società capitalista, si realizza solo allorché la libera iniziativa sia massimamente diffusa e, con la libera iniziativa anche, e soprattutto, la libera concorrenza fra produttori e/o fornitori di beni e/o servizi. Mi sembra di capire che anche tu abbia colto quest’aspetto. Credo che non sarei troppo fuori tema se ora affermassi che la società capitalista, così congegnata (massima concorrenza e massimo spirito d’iniziativa privata), debba tendere, attraverso la propria (spontanea???) organizzazione, a massimizzare il profitto e, grazie ad esso, soddisfacendo i bisogni dell’individuo (tutti: quelli primari e quelli secondari, anche quelli voluttuari e “voluttuosi”), conseguire una sorta di “paradiso economico” (per il momento limitiamoci a questo), il cui beneficiario principale debba essere l’uomo… poi da lì tutto il resto…
In altra parte dell’intervento affermi: “…Il libero imprenditore è il vero eroe della società libera, così come viene intesa dagli oggettivisti. Non si tratta di un “superomismo” imprenditoriale…” (ti ringrazio sinceramente per avermi almeno evitato il superomismo imprenditoriale… grazie con sincerità… ho già dato ampiamente sfoggio del mio ribrezzo nei confronti del SUPEROMISMO – acc…, ci casco sempre, Oltre Omismo – filosofico – anche se mi rimane il cruccio di non aver potuto ultimare il mio pensiero, quello di un piccolo uomo, dell’”omuncolo” (in onore di una persona che proviene “dali” Romania, approdata in Italia per ritrovarvi una nuova Armonia, credo che l’abbia trovata – sempre che legga questo mio sproposito).
Imperterrito, continui ad inneggiare: “Storicamente le società più “egualitarie” sono le società impostate su un sistema capitalista di libero mercato: è la crescita della libera impresa industriale, fra il XVIII e il XIX secolo, che ha permesso la nascita e il successivo arricchimento del “proletariato”.
Io rispondo solo: MADONNINA MIA… AIUTALO TU (chiedo scusa… sfuggì).
Ma da dove provengono queste cose????
Bene! Sono convinto che tu sia consapevole del fatto che la competizione, soprattutto quella tesa alla massimizzazione del profitto e dell’interesse di un individuo o di una società, possa avvenire, di solito, solo a scapito di qualche altro competitor (termine anglosassone solo per impressionare l’interlocutore)… la concorrenza è o non è una gara, una competizione, dove, mutuando Nietz…., il più forte, il meglio attrezzato ed organizzato arriva prima? Bene, ipotizziamo che tutte le società siano impostate sul medesimo “sano” principio. Tutte profittocentriche (qui veramente ho superato me stesso! Il termine, stavolta è mio! Lo rivendico), tutte in “sana” competizione.
Non credi che pian pianino, giacché stiamo (s)…ragionando di uomini e non di utopie, una società così impostata tenda, naturalmente ed inevitabilmente, ad erodere gli spazi, gli edonismi (così ne approfitto per salutare anche te EDO…!) delle altre società con cui entra in contatto? Non credi che in una condizione siffatta, poiché non è assolutamente ipotizzabile prefigurare un ugual livello d’organizzazione ed efficienza fra le diverse comunità sociali dell’universo-mondo, sia quantomeno conseguente attendersi che le meglio organizzate tendano, naturalmente ed inevitabilmente, a prendere il sopravvento sulle altre? O, quantomeno, ad “affermare” (eufemismo sostitutivo d’imporre… poi ditemi che non ce la sto mettendo tutta) i propri canoni organizzativi, etici, morali, religiosi (ci sarà pure un’etica, una morale, una religione… giacché questi elementi sono, si dice, connaturati all'uomo… che che ne dica qualcuno) rispetto ai valori della società “soccombente” (non ci son proprio riuscito… non ho trovato altri termini)?
Malgrado i miei vani tentativi di edulcorare la rappresentazione della competizione economica (limitiamoci, al momento), ti sarai ben reso conto che stiamo favoleggiando di un’autentica contesa agonistica che non potrà che sfociare in una vittoria e in una sconfitta (vincitori e vinti); una situazione ben diversa da quella che hai provato a prefigurare tu “…l’unico sistema sociale non-aggressivo possibile…”. L’aggressività sarebbe insita nell’organizzazione, perché tale comunità sociale sarebbe imperniata su un modello d’efficienza estremizzato, teso a superare la libera concorrenza dei competitors (mi è piaciuto). Guarda che è, in scala molto più limitata, ciò che sta accadendo con la globalizzazione dei mercati. Perché credi che nel Chapas si contesti la globalizzazione? I mercati degli Usa sono mooooolto meglio organizzati di quelli messicani; il rischio è che i contadini del Chapas (onore) risultino soccombenti… detto così, pazienza! Niente di male… sai però che dietro al termine contadino ci sta un uomo con la propria famiglia che, storicamente (questo sì) è stato mantenuto scientificamente in una condizione di arretratezza… L’intera America Laina è o non è il giardino degli USA (in tutti i sensi). La globalizzazione è funzionale, anche e soprattutto, per imporre il proprio mercato… Ma comunque, io su quest’apstetto non mi soffermerei oltre (rischiamo di snaturare una discussione appassionante).
Ok! Dimmi cosa non condividi di questo mio sproposito?
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