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20-04-2004, 07.59.17 | #43 |
Ospite abituale
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!!!
X Angel
Rif.: "Il peccato riguarda solo chi crede e la concezione di peccato cessa di aver valore quando non si hanno più legami con la religione." ************** Dunque il Buddismo e l'Induismo non sono religioni, in quanto non esiste in queste il concetto di peccato quale noi abbiamo. Ma a parte questo, pensi che Adamo ed Eva abbiano peccato? O piuttosto la loro azione è stata necessaria affinchè potessimo prendere coscienza di noi stessi e avere conoscenza della natura? |
20-04-2004, 10.22.37 | #45 |
Ospite abituale
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A proposito del Bene e del Male...
C’è chi ha affermato che il Male non è altro che ignoranza, soprattutto di noi stessi.
Allora, mi chiedo, se il peccato (il male) è ignoranza, il bene dovrebbe essere il suo contrario, cioè conoscenza. Mangiando il frutto “proibito” Adamo ed Eva acquistano conoscenza del bene e del male. Quella che in seguito Dio emette è una punizione soltanto apparente. Dio semplicemente li caccia dal Paradiso, cioè li fa uscire da una condizione di perfetta beatitudine e li inserisce in un contesto conforme al nuovo stato di cose da loro stessi posto in essere, cioè quello di persone adulte e responsabili. Volendo fare un parallelo si può dire che è come il bambino che crescendo viene tolto da una situazione paradisiaca in cui si trova inizialmente e che scaturisce dalla mancanza di responsabilità e dalla sensazione di sicurezza che deriva dalla protezione dei genitori. Prima di quell’evento Adamo ed Eva non conoscevano il male, ma non conoscevano neanche il bene, o perlomeno non lo conoscevano come tale. La consapevolezza del contrasto tra i due termini genera la facoltà di scelta e la conseguente responsabilità. E’ l’umanità che si fa adulta. Del resto come potevano essere puniti due esseri che inizialmente non conoscevano il male? Ma di più, come potevano “scegliere”? Allora, visto dal punto di vista del mito, quello di Dio non è un castigo, ma la semplice conseguenza di un atto che nasce dall’inevitabile desiderio di conoscere e che inizialmente si manifesta come ingenua curiosità di due esseri ancora sotto certi aspetti immaturi; non esiste più il paradiso perché non ci sono più le condizioni iniziali, perché non ne abbiamo più bisogno se vogliamo crescere. La scelta di Adamo ed Eva è stata in un certo senso inevitabile e necessaria. Lucifero è colui che letteralmente “porta la luce”, è il demone che ci suggerisce che noi “possiamo diventare come Dio”, ma per fare questo occorre un’autocoscienza, dobbiamo essere consapevoli della nostra volontà e intelligenza. Lucifero non è dunque il “contrario” di Dio, ma il suo complementare; simbolicamente la disobbedienza di Lucifero non è altro che l’atto attraverso il quale l’Uno si scinde nella dualità. Da quel momento esistono lo Yin e lo Yang, il bene e il male (anzi, la concezione umana del bene e del male); esiste la scelta. Il serpente non è soltanto un simbolo fallico, esso rappresenta il più terrestre degli animali, nel senso che è costretto a strisciare a terra; terrestre e “terreno”, cioè posto in una dimensione in cui può suggerire agli uomini di divenire come Dio, ma tuttavia non può elevarsi sopra di essi. Eravamo in Dio e torniamo a Dio, ma con la coscienza e la volontà di farlo. L’adulto ama diversamente dal bambino i genitori, torna a loro con una coscienza diversa. E per fare questo è stato cacciato dal “Paradiso”. |
20-04-2004, 10.57.32 | #46 | |
Navigatrice saltuaria...
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Citazione:
No Angel, guarda che ti stai sbagliando, o forse non stai parlando cattolicamente. Secondo la Chiesa cattolica il peccato è un rifiuto e un'opposizione a Dio. Il peccato è un abuso di quella libertà che Dio dona alle persone create perché possano amare lui e amarsi reciprocamente. Quindi non c'entra niente la legge divina e sicuramente non riguarda solo chi crede: Dio ama tutte le sue creature! Però forse tu hai un'altra concezione che non è quella cattolica... A presto Chiara* |
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20-04-2004, 11.01.24 | #47 | |
Navigatrice saltuaria...
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Citazione:
No Angel, anche qui non mi trovo d'accordo: anche l'uomo ha scelto, si tratta di una scelta radicale: rifiutare Dio. In seguito al peccato originale, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà. Chiara* |
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20-04-2004, 12.30.20 | #48 |
Ospite abituale
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Religione come stile di vita.
X CHIARA
Rif.: "scusa se mi intrometto ma il buddismo non è una religione. E' una fisolofia di vita..." ****** Intanto vorrei dire che non esiste alcuna civiltà che non abbia una religione. Poi, se una religione non è una filosofia o uno stile di vita, non è una vera religione. L'etimo stesso della parola Religione ci fa capire il suo profondo significato. Si tratta del ri-legarci alla divinità, di tornare all'unità col Tutto. E' un legame che dobbiamo cercare di mantenere saldo. Il Buddismo lo fa a suo modo. Se credo veramente, allora dovrò agire di conseguenza, cioè dovrò impostare la mia esistenza su uno stile di vita che mi cambierà totalmente. Forse qualcuno può pensare di dedicarsi all'atletica senza cambiare il suo stile di vita (fumo, alcool, nutrizione)? Non sarebbe un vero atleta. Gli esempi non sono sempre calzanti, ma in qualche modo rendono l'idea. Insomma, non posso dire di credere e poi fare tutto l'opposto. Dovrò rispettare le mie idee e metterle in pratica; questo è uno stile di vita. E anche una filosofia. Non so perchè molta gente si ostina a credere che il buddismo non sia una religione. Perchè le "vere" religioni sono soltanto quelle ufficiali? Prima di queste gli esseri umani non avevano bisogno di religione? Il fatto è che noi occidentali misuriamo tutto col nostro metro e questo a volte ci porta al rifiuto di ciò che ci è estraneo. Lo studio comparato delle religioni ci informa che esse hanno tutte un comune denominatore, e che Buddha non insegna cose diverse dal Cristo, semplicemente lo fa in tempi e luoghi diversi, adattando il suo insegnamento alle esigenze mentali e alle capacità di comprensione dei suoi contemporanei. Tutte le religioni sono degli insegnamenti e dietro a questi c'è la "filosofia" del Maestro che arriva al suo stile di vita a volte dopo varie rinunce e lotte interiori. Ma questi insegnamenti ovviamente cambiano nel tempo perchè devono adattarsi alla mentalità di uomini diversi. Cambia la parte "esteriore", la sostanza resta la stessa. |
20-04-2004, 14.10.44 | #49 |
Angelo al contrario
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Risposta a Chiara…
Ti riporto semplicemente ciò che comunemente si dice in riferimento al Buddismo. In realtà il Buddismo può essere considerato una religione di tipo non-teistico. Infatti, religioni come il Cristianesimo e l’Islamismo sono religioni teistiche, poiché ammettono l’esistenza di un Dio unico e trascendente, mentre nel Buddismo anche se non si parla esplicitamente di Dio, è possibile trovare tutte le caratteristiche proprie di una religione, ad esempio: rivelazione, legge morale, comunità, preghiera,riti, etc. Dal Buddismo originale si sono dipartite tre correnti distinte: il Buddismo Theravada o Hinayana (Piccolo Veicolo), il quale riserva la salvezza soltanto ai monaci: il monaco con estrema decisione e grandi sforzi deve riuscire a liberarsi da ogni influsso karmico (il karma consiste nell’azione buona o cattiva, che lega l'uomo al ciclo delle reincarnazioni); il Buddismo Mahayana (Grande Veicolo), il quale afferma che non solo i monaci, ma anche i laici possono giungere al nirvana; esso è caratterizzato dal concetto di “vuoto” inteso come essenza profonda della realtà, la quale può essere raggiunta svuotando la mente da ogni idea, da ogni pensiero, e il cuore da ogni attaccamento e da ogni desiderio. Infine c’è il Buddismo Zen, il quale effettivamente non è una religione in quanto non conosce dèi, non ricerca l'immortalità e non ammette concetti come peccato o anima. E non è neanche una filosofia in senso occidentale; è semmai un sistema di vita. Quindi, il buddismo originario ha tutti i connotati per essere considerato una vera e propria religione, anche se non esiste un dio nel quale credere. Dice il Dalai Lama: « Nemmeno un essere illuminato (=un buddha) onnipotente ed onnisciente che voglia salvare l'umanità dalla sofferenza è in grado di eliminare il karma di un individuo...ciascuno di noi, in misura diversa deve fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni negative, prodotte con il corpo,la parola e lo spirito. Così è.» In riguardo al peccato io ho appunto detto che cristianamente parlando il peccato è una trasgressione nei confronti di dio, che significa come dici tu un’opposizione a dio. Il buon cristiano ama dio, e lo ama rispettando le sue leggi; quando trasgredisce ovvero pecca, disubbidisce a dio e simbolicamente gli arreca dispiacere. Se gli uomini fossero perfetti, non ci sarebbe bisogno di leggi divine che li indirizzano, poiché saprebbero autonomamente amarsi e amare Lui. Ma purtroppo siamo creature imperfette, e in ogni momento possiamo essere preda di azioni malvagie. Ma bada, l’azione malvagia nei confronti di me stesso, del prossimo, di dio solo nell’ambito religioso, cristiano e no, assume la connotazione di peccato: non a caso si dice che la concezione di peccato è presente specialmente nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'Islam. Tuttavia, una distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato può essere riscontrata in quasi tutte le religioni. Solo nell’ambito delle tradizioni ebraico-cristiana e islamica si è però sviluppata la caratteristica nozione di peccato che viene comunemente riconosciuta, secondo cui operare il male significa non rispettare il disegno stabilito da Dio per l'uomo. Nello gnosticismo e nel manicheismo il peccato era considerato come una manifestazione della caduta dello spirito umano dal regno divino e della sua carcerazione nel mondo della materia, mentre nell'induismo, nel buddhismo e nel giainismo il concetto più vicino a quello di peccato consiste nell’accumulo, mediante opere malvagie, di conseguenze funeste che devono essere espiate nel processo di reincarnazione e trasmigrazione delle anime. Le tue definizioni si sviluppano prettamente nell’ambito di una morale cattolica, in base al quale un cattolico considera ogni azione peccato, anche se compiuta da un ateo o da qualcuno che crede in un'altra religione. In realtà, credo che noi non abbiamo il diritto di estendere la nozione che abbiamo noi di peccato a tutti, poiché essa varia da religione e religione e viene estesa anche a concetti che gradualmente perdono la nozione di peccato. Comunque, credimi sono molto più cattolica di quello che tu possa pensare ma ho anche spirito filosofico e votato alla conoscenza. Ops... credo sia un po' lungo |
20-04-2004, 14.58.49 | #50 |
Navigatrice saltuaria...
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Angel, non volevo giudicare ciò che tu sei ma solo fare delle precisazioni sulla dottrina cattolica, dato che è così tanto criticata ma anche poco correttamente conosciuta. Tutto qui.
Ti ringrazio x quello che mi hai scritto e spero di continuare a dialogare con te. Chiara* |